Di
Jedi, Sith e interruzioni poco gradite
“Ragazzina,
questa me la paghi…”
Rey, seduta in
giardino con il portatile poggiato sulle ginocchia, fissò lo
schermo interdetta e storse il naso.
Di tutti i
momenti aveva scelto di disturbarla in quello meno opportuno.
Sicuramente
doveva esserci una spiegazione razionale, un motivo plausibile per
giustificare quella calamità abbattutasi su di lei.
Una sciagura
boriosa chiamata Ben Solo.
Da individuo subdolo e perfido qual era, le aveva spezzato il filo della concentrazione,
ritrovata per miracolo.
E lei aveva
riposto in quello slancio di rinnovata voglia tutte le sue
entusiastiche speranze per terminare il saggio al quale stava lavorando
da una settimana.
Ma il destino,
naturalmente, non contemplava quell’opzione e se la rideva
alla grande, accanendosi su di lei.
Solitamente
Ben Solo si mostrava come un tipo algido, compassato, circondato da
un’aura cupa e opprimente e riservato ai limiti della
maleducazione. Eppure, da un po’ di tempo a quella parte, il
suo carattere, già di per sé sanguigno ed
esasperato da una forte crisi adolescenziale in rotta di collisione con
i genitori, aveva subìto un’impennata di
irascibilità e collera di proporzioni epiche.
Però
adesso tutta quell’arroganza cominciava a darle sui nervi.
Si
passò una mano sulle gambe, incontrando la superficie calda
e gonfia una puntura di zanzara. Provò a non grattarsi e
incise, con l’unghia, una mezzaluna sulla pelle.
Rey
rifletté. No, quello non poteva essere lui.
Del tutto
improbabile.
Assolutamente
impossibile.
Pura
fantascienza.
Forse il
distrattore non era altri che Poe, appropriatosi - in maniera
illegittima - dello smartphone di Ben, e adesso si stava divertendo un
mondo a incasinarlo sfruttando il suo contatto Facebook.
Probabilmente
ci aveva preso gusto da quando, quella volta, e grazie
all’aiuto di Finn, era riuscito a filarsela
dall’aula di chimica facendo saltare il test a sorpresa. Il
genio, infatti, aveva inviato un messaggio alla più racchia
della scuola dal telefono di Ben e quella si era presentata come una
furia professandogli eterno amore davanti a tutti gli altri studenti.
Sghignazzò
al ricordo di quella scena memorabile e si decise a rispondere.
“Poe,
piantala di scrivermi dall’account di Ben, se ti becca
stavolta nessuno potrà salvarti dallo spargimento di sangue
e parti del corpo, a cui sei affezionato, nei quattro angoli della
galassia.”
La risposta
non si fece attendere, e Rey si sarebbe aspettata di veder passare
sotto il suo naso la parata dei tributi degli Hunger Games piuttosto
che quello. Si ritrovò a sospirare pesantemente.
“No,
sono proprio io, sciocca mercante
di rottami. Kylo Ren in persona.”
Rey
batté le palpebre per qualche volta, sconcertata.
Si
scostò dalla fronte qualche ciuffo di capelli sfuggito alla
coda scomposta e sollevò gli occhi verso il cielo terso di
fine maggio, alla ricerca spasmodica di un segno
dell’imminente Apocalisse.
Purtroppo non
trovò nessuna bizzarria che motivasse l’attimo di
profonda idiozia di Ben Solo.
Lo sguardo
perplesso si appuntò di nuovo al monitor.
Inarcò
un sopracciglio ed iniziò a schiacciare velocemente i tasti
sulla tastiera.
“Cos’hai
da minacciarmi così, idiota di un Maestro dei cavalieri di Ren?”
Le parole del
ragazzo si stagliarono sullo sfondo bianco della chat. Ovviamente, per
mantenere un certo tono da duro impassibile e serioso, si guardava bene
dall’utilizzare qualsivoglia faccina o smile.
“E
hai persino il coraggio di chiedermelo, stupida Jedi? Guarda cosa
hai fatto al Finalizer!
E alla Star Killer!
Io ti distruggo.”
Una profonda
ruga si disegnò tra le sopracciglia aggrottate di Rey e si
mordicchiò il labbro inferiore.
Finalizer?
Star Killer?
Finalizer e Star Killer…
Una lampadina
di comprensione le si accese nel cervello.
Oh.
Finalmente
aveva capito.
Quei Finalizer e Star Killer…
E Rey, ormai
conscia di dove stesse andando a parare quel discorso surreale,
concluse che Ben Solo era, senza ombra di dubbio, un deficiente.
Si
domandò quanto fosse stata cieca a non rendersene conto in
tredici anni di solida amicizia (praticamente da quando aveva quattro
anni e il suo padrino Luke l’aveva adottata, dopo la
scomparsa dei suoi genitori). Decise di accantonare momentaneamente la
questione relativa alla sua pessima capacità di giudizio e
al suo scarso raziocinio e rispondergli come meritava.
“Siamo
in quel periodo del mese, Kylo Ren?”
Inviò
e si stropicciò gli occhi. Non era mica colpa sua se Ben
Solo o, come si faceva chiamare adesso, Kylo Ren, era un fesso ottuso.
E poi cosa diavolo significava quel nickname che aveva scelto? Ancora
non se ne capacitava.
“Me
li hai disintegrati! Non ti bastava avermi abbattuto Absolution, Enshado e Carrion Spike. Ora
anche Finalizer
e Star Killer!
Il sarcasmo non ti salverà da pesanti ritorsioni.”
Rey fece una
smorfia e sbuffò, irritata. Ormai la dose di tolleranza
giornaliera nei suoi confronti si stava assottigliando in maniera
pericolosa.
La corretta
prescrizione per la giusta sopportazione della spocchia di Ben Solo ne
prevedeva piccole dosi quotidiane.
E lei poteva
vantarsi di essere un vero fenomeno nel seguire alla lettera le
indicazioni mediche.
Poco importava
il fatto che trascorressero circa sedici ore al giorno insieme. Quelle
erano eccezioni. Tipo rimanere interi pomeriggi a scuola per assistere
ai suoi allenamenti di nuoto (in maniera del tutto disinteressata) o
intrufolarsi in casa sua e piagnucolare affinché
l’aiutasse con gli esercizi di matematica. O quando facevano
binge watching di Game of Thrones o le intere nottate trascorse ad
affrontarsi alla PS4.
Quindi Ben
Solo sì, ma a piccole dosi (più o meno).
Perché quel ragazzo era fin troppo cocciuto e testardo. Una
persona poco raccomandabile.
Lei aveva
provato, più e più volte, a convertirlo, a
persuaderlo affinché abbandonasse la strada delle tenebre
per imboccare quella giusta, quella del Lato Chiaro, degli Jedi della Resistenza.
Ma aveva
ottenuto l’effetto contrario. Si era impuntato, come un
ragazzino capriccioso.
Era passato al
Lato Oscuro,
scalandone la vetta fino a raggiungere i vertici del Primo Ordine, e ora
stava scontando la pena della sua stolta decisione.
“Senti,
Ben, in quale lingua vuoi che te lo dica? Siamo in guerra!”
E, in uno
scontro a due, doveva pur esserci un perdente, no? Come mai la sua
mente, tanto talentuosa, dotata e brillante, si ostinava a non recepire
quell’irrilevante, banale e futile dettaglio?
“Sei
sempre stata dalla mia parte… Unisciti a me. Ti
prego.”
A Rey per poco
non cascò la mandibola sull’erba. Quello era
davvero un colpo basso e meschino. Far pressione sui suoi sentimenti,
sul suo buon cuore… stava giocando sporco, Ben.
La stuzzicava
con mosse scorrette in una lotta senza esclusione di colpi.
Si
sforzò di minimizzare il significato di quelle parole, senza
leggervi ulteriori significati tra le righe. Perché,
ovviamente, Ben stava scherzando. Nonostante ciò, un brivido
le si irradiò lungo la spina dorsale e lo stomaco si
contrasse in maniera strana. All’improvviso aveva caldo e la
gola secca. Si affrettò ad aprire la bottiglina
d’acqua accanto a lei e ne tracannò un paio di
sorsi abbondanti. Stese la testa contro la corteccia del pino che
svettava in giardino, chiuse gli occhi e inspirò
l’odore della resina.
Quando si fu
calmata, dopo aver messo a tacere ogni altro pensiero convergente verso
Ben- vi- sbagliate-siamo-solo-amici, stabilì che ne aveva
abbastanza.
Decisa come
non mai si apprestò a porre fine a quella storia.
Ben doveva
capire. Ormai era completamente andato.
“Dunque,
mio buon Kylo Ren, lasciami l’onore di illustrarti come
stanno le cose.”
Pigiò
il tasto invio. Trasse un respiro profondo e continuò.
“Punto
uno: sei stato TU ad abbandonare la Resistenza per
andare prima tra i Sith
dell’Impero
e poi nel Primo Ordine.
Quindi sono problemi tuoi.”
Nessuna
risposta, e questo le piacque. Una volta tanto Ben ascoltava.
“Punto
due: ti sei fatto abbindolare come un allocco. Dovevi pensarci prima di
dar retta a quell’imbecille di Snoke e passare al Lato Oscuro. Io te
l’ho detto e ripetuto diecimila volte. Ho provato ad
instillare un po’ di giudizio in quella tua zucca piena solo
di pretenziosa supponenza. Certo all’inizio eravate forti,
spietati, micidiali e picchiavate duro, ma poi noi ci siamo organizzati
a dovere e vi abbiamo fregato usando la strategia più
scaltra. A quanto pare non vi siete impegnati abbastanza per diventare
più intelligenti. Anche qui, fammi causa.”
Rey
inviò anche questo messaggio e si preparò al gran
finale.
Conoscendo
Ben, l’ultima parte sarebbe stata quella che avrebbe
richiesto più tempo per essere assorbita dai suoi neuroni,
ma si fece coraggio. Il toro andava preso per le corna.
“Punto
tre: Benny caro… Star
Wars: Battlefront è un gioco di guerra!
È normale combattersi tra eserciti nemici! Sei tu che non
sei voluto rimanere nella mia fazione!”
Finalmente era
fatta.
“Quindi
se ora ti sto polverizzando, la colpa è solo tua. Adesso
vorrei ci dessi un taglio perché devo finire questo
maledetto saggio, altrimenti giuro che in un batter d’occhio ti scateno contro tutta la flotta stellare e ti faccio esplodere anche la Morte Nera.”
Chiuse la
conversazione stizzita e riprese a leggere le poche frasi scritte sul
documento di Word, pervasa da una piacevole sensazione di trionfo e
soddisfazione nell’avergli dato il fatto suo.
Ma aveva
cantato vittoria troppo presto. La nuova notifica stabiliva
inesorabilmente quanto Ben non intendesse mollare la presa.
Cos’altro
poteva volere ancora da lei?
Cliccò
sulla conversazione, lesse e pregò che si aprisse un varco
nel cielo e ne uscissero gli alieni, gli elefanti rosa, i draghi, un
esercito di Minions non morti. Tutto pur di essere lasciata in pace.
“Rivoglio
i miei Stormtrooper!”
Davvero non
avrebbe mai pensato a Ben Solo, suo migliore amico praticamente da
quando aveva memoria, come un essere così puerile e pronto a
dare sfoggio di tanta immaturità. Evidentemente quella
stupidità spinta era direttamente proporzionale alla sua
altezza. Ed essendo molto alto, il quantitativo in suo possesso era
certamente notevole.
Scosse la
testa e lo ignorò, andando offline.
Che cuocesse
nel suo brodo, maledizione, lei ne aveva abbastanza.
Pochi secondi
dopo, una notifica di un messaggio su WhatsApp le fece venir voglia di
lanciare il cellulare contro il muro con tutta la forza in suo possesso
e fracassarlo.
Poi prevalse
il buonsenso.
“Passa
da casa, sei il solito impiastro quando si tratta di saggi. Stasera
pizza e serie TV.”
Rey, suo
malgrado, sorrise. Quasi poteva vedere la mano del ragazzo, tesa
davanti a lei, in attesa che l’afferrasse.
Forse, per Ben
Solo, c’era ancora speranza di essere redento.
***
Ehilà,
salve!
Come voi
tutti, sono in botta tremenda con Star Wars, una roba di una tale
intensità che non mi capitava dai tempi di Loki in Avengers.
Ovviamente mi è partito un fangirling selvaggio su Rey e
Ben, tanto che pian piano sto leggendo tutte le fic presenti nel
fandom. Aspettatevi dunque una bella dose di commenti :D
Per il resto,
il mio contributo non è lontanamente comparabile con la
profondità e l’analisi dei personaggi presente in
altre storie, vuole più essere un momento di leggerezza in
un contesto dove la guerra è solo presente sottoforma di
dati e algoritmi. Anzi, credo di essere andata pure OOC.
Chissà,
magari scriverò dell’altro, ritornando al contesto
originale e soffermandomi su qualche altro aspetto della storia.
Spero vi abbia
comunque fatto sorridere e che, nel suo piccolo, l’abbiate
apprezzata.
Le astronavi,
basi e incrociatori citati sono presi pari pari da Wookiepedia, una
grandiosa fonte di informazioni.
Se vi va,
fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un abbraccio,
Jo.
|