Sono le 2.30 del mattino a Londra,in una casa al numero 12
di Grimmauld Place.Un uomo non riesce a dormire e,ormai stanco di rigirarsi
inutilmente nel letto,si veste e scende al piano di sotto. La casa è vuota,e lo
rimarrà ancora a lungo.L’unica presenza nei dintorni è quella di un elfo domestico,ma non è una compagnia che
il padrone di casa apprezzi.Per fortuna l’esserino è in mansarda,ad osservare
la foto di una donna.
L’uomo entra nella cucina e apre la dispensa.In realtà non
ha né fame né sete,quindi rinuncia e si dirige verso il soggiorno.Entra e si
accomoda su una poltrona.Alza lo sguardo e si trova a fissare un antico arazzo
rappresentante l’albero genealogico della famiglia Black.
E inizia a pensare….
La mia famiglia.O più precisamente la mia odiata famiglia.
Avevo giurato che non avrei più messo piede in questa
casa,quando me ne andai anni fa.
Ma ora sono dovuto tornare.
Il destino sa essere davvero crudele.Anche coi miei
parenti,comunque.Se sapessero che uso la nobile magione dei Black per dare rifugio
ad un “orda di mezzosangue e babbanofili”, probabilmente mi ucciderebbero.
Mi sembra di sentirlo mio padre,mentre spiega a me e Regulus
la storia di famiglia: torme di parenti nobili di sangue ma non di cuore.
Neanche fosse un insulto essere buoni.
Ma con che diritto io parlo di bontà? Non posso
criticarli.Io sono come loro.
La pendola batte le 3.00. L’uomo si alza e va alla
finestra.Tira su la tenda e osserva la notte. Tutto è quieto là fuori,e la luna
piena illumina il cielo coi suoi gelidi e misteriosi raggi.
Il giorno in cui ricevetti la lettera da Hogwarts ci fu una
notte come questa.Quieta e affascinante, piena di promesse e aspettative.Per
tutti.
Ripensandoci credo che quello fosse l’unico momento della
mia vita in cui i miei genitori furono fieri di me.Ma non per molto.
Non gli piacque affatto sapere che ero un Gryffindor.Non era
giusto,in una famiglia di nobili Slytherin.
Si arrabbiarono così tanto che non mi fecero avere loro
notizie per un mese intero.Non che mi importasse,comunque.E poi mi trovavo
benissimo fra i Gryffindor.Avevo amici,diverse ragazze innamorate di me,persone
che mi stimavano.Avevo la famiglia che non mi era mai stata data.
Il suono di un auto macchia di rumore la silenziosa
oscurità.
Tutta la scuola mi ammirava.
I fari aprono uno squarcio nel buio.
Gli Slytherin mi odiavano,ma cosa importava?
Le gomme scivolano sull’asfalto,come guidate dalla traccia
della Luna.
Sapevo come sistemarli.
Il mostro metallico si muove piano,quasi fosse alla ricerca
della preda.
Ero felice.
I raggi di luna rimbalzano sulla pelle color acciaio.
Lo ero davvero.
Illuminano l’interno della rumorosa creatura
Sul serio!
Colpiscono la sua volontà,che ha forma di uomo anziano.
No!!!
Lo strano animale è ormai sparito da tempo dalla vista,ma
l’uomo non se ne rende conto.E’ di nuovo perso nei suoi pensieri e pronto,per
la prima volto,ad ammettere la verità.
Non ero davvero felice.Non lo sono mai stato.
La mia famiglia. La mia odiata famiglia.
Almeno questo è quello che pensano tutti.
Il dolore non può sparire così facilmente.
Io li amavo.E questa la verità.Tutti.Dal primo all’ultimo.
Amavo mio padre,che rimaneva fermo sulle sue convinzioni
anche se il mondo gli dimostrava il contrario.
Amavo mia madre,che difendeva le stesse idee di mio padre
con una passione infinita.
Amavo mio fratello,che viveva per loro.
Già,mio fratello.
Lui sì che gli diede soddisfazione.Faceva tutto quello che
gli ordinavano di fare.Diceva tutto quello che gli ordinavano di dire.Pensava
tutto quello che gli ordinavano di pensare.
Finchè non morì.
Il loro dolore fu grande.E anche il mio.
Ma nessuno lo seppe mai.
Nessuno sapeva quanto mi mancassero.
L’unica cosa ereditatata dalla mia famiglia.
La menzogna.
Sono sempre stato il migliore,nel mentire.Superavo persino
le mie cugine.
Ed è solo grazie a questa mia abilità se sono riuscito a
sopravvivere a scuola.
Quando arrivai,tutti sapevano chi ero.Tutti conoscevano la
mia famiglia e, soprattutto,le sue idee.
Ero segnato.
Ed essere assegnato a Gryffindor fu una vera sorpresa per
tutti.Soprattutto per me.
Ma non cambiò le cose.
I miei compagni mi stavano lontani,convinti che fossi una
specie di spia della mia famiglia e degli Slytherin.E in particolare James.Lui
non ha mai potuto soffrire i sostenitori dell’oscuro signore….di Voldemort! Di
Voldemort sì…..solo i mangiamorte lo chiamano in quel modo…ma in famiglia lo si
appellava rispettosamente così…un’altra cosa che mi distingueva dai miei
compagni.
E quando James mi sentì
chiamare Colui-che-non-deve-essere-nominato in quella maniera ci mancò
poco che mi saltasse addosso.
Coloro che amavo mi odiavano,e le persone con cui speravo di
poter cambiare le cose mi consideravano un reietto,un mostro infiltrato tra
loro per eliminarli.Ero disperato.
Pensai che dimostrarmi ostile verso gli Slytherin e in
particolare verso le mie cugine sarebbe servito.Ma non funzionò.Servì solo ad
accentuare il disprezzo che entrambe le fazioni nutrivano già verso di me.
Così vuotai il sacco.
Una sera diedi appuntamento a James in riva al lago,e gli
raccontai tutto della mia famiglia: gli dissi che erano solo degli
esaltati,indegni di definirsi maghi,e gli spiattellai tutti i loro segreti,dal
primo all’ultimo;ciò che mio fratello temeva,quello che mia madre odiava,e
tutti i contatti che mio padre aveva coi mangiamorte,compresi alcuni dei loro
luoghi di ritrovo abituali.
James non mi credette,all’inizio,e mi chiese perché lo
facessi.
Io risposi che li odiavo,e che avrei fatto qualunque cosa
per fermarli.E assieme a loro tutti gli altri.
Era fatta. Avevo tradito coloro che amavo.Ora dovevo
odiarli.Per non ammettere che l’avevo fatto solo per debolezza,per avere un
amico.
Se Potter mi avesse accettato,tutti gli altri lo avrebbero
fatto.Lui era la star dei Gryffindor.
Passò qualche giorno prima che James si convincesse a darmi
una possibilità,anche grazie all’intercessione di Lupin.Caro Remus,sempre
pronto a dare un’opportunità anche a
coloro che non la meritavano.
Ma capivo da solo che non sarebbe bastato.James cominciò a
trattarmi da amico ma sapevo che lo faceva principalmente per ricevere altre
informazioni,che io non ero però più in grado di dargli. Quel poco che gli
avevo raccontato lo avevo scoperto per caso,e non avevo idea si come reperire
altre informazioni.
Un mese dopo la mia confessione,James mi portò davanti ad
una quercia in riva al lago,dove si riunivano molti Slytherin,e mi obbligò a
sceglierne uno a cui fare uno scherzo molto pesante.
Una prova d’ammissione,la definì.
Non sapevo che fare.Li conoscevo tutti,erano figli di amici
dei miei genitori.Con molti di loro avevo persino giocato,quand’ero piccolo.Non
potevo fare del male a nessuno di loro.Non me la sentivo.Col senno di poi mi
rendo conto che quello di cui avevo realmente paura era il cambiamento.Ora
avrei dovuto scegliere da che parte stare,ed essere fedele.A qualunque costo.
Perché sapevo che nessuna delle due parti mi avrebbe concesso una seconda
possibilità.
Guardai nuovamente il gruppo,cercando la mia vittima.
Lucius Malfoy….No,mia cugina lo amava,non potevo farle
questo…
Antonin Dolohov? Lo consideravo il mio migliore amico,quando
ero piccolo.
Tiger,Goyle,Narcissa….In tutti loro vedevo un pezzo
importante,incancellabile,della mia vita.Non potevo toccarli.
Cominciai a tremare.Non avevo speranze.Guardai verso James,e
vidi che mi studiava attentamente. Lui ancora non credeva alla mia
redenzione,evidentemente.Ero in trappola.
Poi lo vidi.
Un ragazzino magro,dai lunghi capelli scuri,che sedeva
solo,intento a leggere un libro all’ombra di una quercia,lontano dal resto del
gruppo.
Non conoscevo il suo nome.Non avevo mai fatto caso alla sua
esistenza,preso com’ero dai miei drammi,e non faceva parte dei miei ricordi
d’infanzia.Uno Slytherin sconosciuto.
La vittima perfetta.
Mi dispiaceva vederlo solo,mentre i suoi compagni si
divertivano: lui era come me,non apparteneva a loro,ma aveva già fatto la sua
scelta.
La mia la compii in quel momento.
Mi liberai dalle catene della mia famiglia e colpii.
L’incantesimo funzionò,e James scoppiò in una gran
risata.Poi mi prese per un braccio e cominciò a correre,urlando insulti contro
la casa di Salazar.
Da allora le cose cambiarono.I Gryffindor cominciarono a
volermi bene.Non ero più il nemico,ma il miglior amico di James Potter.Eravamo
sempre insieme,ed ero ormai certo di aver trovato un’amico.Tanti amici.E anche
tante amiche…Ero felice,anche se una piccola macchia nera continuava a sporcare
la mia anima: un sottile ma persistente senso di colpa,che continuava ad
alimentare l’affetto,mai confessato, per la mia famiglia.
In breve il ragazzino solitario divenne la mia vittima
preferita.Per James non faceva differenza,ma a lungo andare trovò strano il mio
continuo accanimento su di lui.
Ci sono tanti altri Slytherin che hanno bisogno di una
raddrizzata,diceva,non esiste solo Snape.
Ma James non capiva.
Severus era sacrificabile.
E cominciai ad odiarlo,lo consideravo debole,patetico,un
povero perdente senza speranza,ma in realtà vedevo in lui ciò che sarei potuto
essere io se avessi scelto diversamente.E ne ero atterrito.
Soprattutto dopo che la mia famiglia me lo portò ad esempio.
Dopo il mio ultimo scherzo arrivò una lettera di mia madre;
la cosa non mi turbò affatto, ne ricevevo diverse,e tutte con lo stesso
argomento: la mia cronica incapacità di giudizio,la mancanza di maturità,il
poco impegno nello studio…in genere non gli prestavo molta attenzione,dopo aver
dato loro una rapida scorsa le gettavo nel fuoco…per poi riprenderle
dopo,quando i miei compagni dormivano.Per quanto non studiassi,un semplice
incantesimo ignifugo riuscivo a compierlo…In quelle lettere era scritto l’odio
di mia madre per me,e tenendole dimostravo l’effetto che nutrivo per lei.Era un
modo per avere un legame,un gioco perverso in cui il perdente ero sempre e solo
io.
Ma questa era diversa.
Dopo il solito inizio pieno di ramanzine e preoccupazione
per il buon nome di famiglia,saltò fuori il nome di Severus.
“Non concepisco la tua mancanza di disciplina e di
abnegazione verso lo studio!Perché non prendi esempio dai tuoi compagni?In
particolare c’è né uno che,ne sono certa,ti gioverebbe frequentare. Severus
Snape è al tuo stesso anno,e nonostante non provenga da una nobile casata,si è
subito distinto per il suo altissimo rendimento scolastico e per le sue
altolocate e ottime amicizie.La signora Malfoy ci ha inoltre detto che è
diventato il miglior amico di suo figlio,e portano avanti insieme gli ideali e
le tradizioni del grande Salazar Slytherin.Figlio mio,dovresti seguire il suo
esempio. Sono certa che i suoi genitori,al contrario di altri,sono fieri di
lui,e hanno ottimi motivi per farsi vedere, a testa alta, in società.”
Mi sedetti vicino al fuoco e piansi calde,salate lacrime di
rabbia e dolore.
I miei genitori mi odiavano.
Non avrebbero mai voluto un figlio come Me.
Avrebbero voluto un figlio come Lui.
Avrebbero voluto Lui.
Mai Me.
E in quel momento lo odiai davvero,come mai avevo odiato in
vita mia.Un furore cieco mi avvolse,e mi permise di concepire lo scherzo più
crudele che fosse mai stato inventato ad Hogwarts. La morte di uno studente.
Il resto è storia.
Lo convinsi a seguirmi fino alla stamberga strillante e alla
camera in cui Remus mutava, e dove James lo salvò.
Già,io non ero più lì.Scappai sfruttando gli attimi di
stupore e paura di Severus,e mi misi in salvo.
Anche dai sensi di colpa.
Mi trincerai dietro alla scuse,al fatto che fosse uno
Slytherin e,come tale,un nemico abituale che ero stanco di tollerare.Un
ragazzino impiccione che aveva bisogno di una lezione,perché ci lasciasse in
pace una volta per tutte.
Ma ormai so che non è così.
Ma conoscere non comporta necessariamente un cambiamento.
Anche adesso che siamo dalla stessa parte,continuo ad
odiarlo.
Provo una gioia cieca ad ogni insulto lanciato,ad ogni
provocazione crudele.E se Remus non ci dividesse sempre…so cosa succederebbe,e
me ne vergogno ogni volta.
Non sono affatto cresciuto dai tempi della scuola,nemmeno la
prigione mi ha reso più maturo.
Solo più folle.
Ancora adesso voglio bene alla mia famiglia,e ora che sono
morti posso illudermi che anche loro me ne abbiano voluto.Specie mia madre.
Anche se il suo quadro mi sputa addosso il suo veleno ogni
giorno,posso convincermi che è solo un dipinto,in cui non ha riversato i suoi
veri sentimenti,ma solo la sua apparenza.
Ma è ora che le mie illusioni crollino e io accetti la
realtà.
Loro mi odiavano.Mia madre in particolare.
Quando me ne andai di casa,mi urlò che me ne sarei pentito
amaramente,che quando l’Oscuro signore sarebbe salito al potere,lei avrebbe
avuto la sua rivincita nel vedere soffrire l’orrendo aborto che il suo grembo
le aveva dato.Mi urlò che non mi considerava più suo figlio da tanto tempo,ma
che ero avevo firmato la mia condanna a morte.
Voldemort non ce l’ha fatta,ma io rimango preda dei miei
insani affetti.
Mia madre ha avuto la sua vendetta,tramite il sentimento che
meno le apparteneva.
L’Amore.
L’uomo ormai stanco dei ricordi sale al piano di sopra e
torna a letto.Ora che si è liberato
dalle sue catene mentali,può tornare a preoccuparsi solo di quelle sociali,che
la sua vita da recluso gli impone.
La sua mente si svuota e finalmente riesce a dormire.
Ma non prima che una piccola,enorme lacrima gli segni il
volto.