Buonasera a tutti!!
Per la serie “a volte ritornano” eccomi di nuovo di qui, pronta a
cimentarmi questa volta con un’originale, una fiaba suddivisa in 7
capitoli.
Dal momento che si tratta di un genere diverso dal mio abituale e che
richiede un certo impegno mi farebbe molto piacere ricevere suggerimenti,
commenti e critiche… insomma, ogni stimolo è ben accetto.
Vi lascio alla lettura e spero che vi piaccia.
La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul Forum EFP “‘Fairy
and Spirits - Raccontami una Favola”:
- Nick EFP: MaryMatrix
- Nick Forum: JuliaMel
- Titolo: Lyse che viene dal cielo
- Pacchetto: Luce
- Obbligo: la protagonista deve essere una fanciulla,
giovane e innocente, che si trova ad affrontare le crude realtà della vita
- Divieto: la storia non deve presentare coppie slash o
femslash ma solo het
- Bonus: verginità
- Creatura: unicorno
- Luogo: tempio
1.
Il tempio di zucchero filato
C’era una volta, tanto tempo fa, un regno lontano, ma così lontano che si
trovava niente meno che nel cielo, sulle nuvole.
Al di fuori del normale fluire del tempo, al di fuori di ogni umana regola
di vita, perennemente in movimento, questa piccola oasi di pace era
popolata esclusivamente da giovani fanciulle che si dilettavano con giochi,
con gli unicorni e preparando dolci. Beatamente assorbite da una
quotidianità fatta di spensieratezza e risate nessuna di loro invidiava
davvero il Mondo Di Sotto, uno strano luogo che, come suggerisce il nome,
si trovava al di sotto del cielo.
Nessuna tranne Lyse. Lyse aveva dei luccicanti occhi blu, una lunga e
morbida chioma dorata, delle dolci guance rosee e una gran curiosità nei
confronti di quel mondo che, al contrario del loro, “andava avanti”. Lei
stessa ignorava che cosa intendessero le sue compagne più grandi
utilizzando quell’espressione, ma aveva cessato di porre domande, stufa di
sentirsi rispondere con i soliti severi avvertimenti: “Stai lontana da quel
mondo, Lyse. Sai bene che chiunque vi abbia messo piede non ha più fatto
ritorno!”.
La giovane cercava così di placare il proprio interesse sprofondando nei
cristalli di ghiaccio e osservando quelle misteriose terre dall’alto.
Chissà chi le abitava? E poi, chissà cos’era effettivamente questa “terra”
e chissà che consistenza aveva.
Si crucciava per la consapevolezza che non ne avrebbe mai imparato di più
ed era stizzita per la carenza di informazioni al riguardo nella biblioteca
delle nuvole.
Consumata da quel desiderio di conoscenza, con le altre taceva e continuava
a comportarsi come se niente fosse. Finché un giorno, mentre giocava con le
sue amiche, non riuscì a riprendere al volo la palla che le avevano
lanciato e questa finì dritta dritta nel Mondo di Sotto.
Tutte a quel punto si affacciarono per accertarsi che non si fosse
impigliata in qualche nuvola sottostante, ma quel giorno il cielo era
piuttosto sereno e la palla era andata perduta.
- Vado a riprenderla! – esclamò Lyse con decisione.
A nulla servirono le proteste delle sue compagne, a nulla le loro lacrime:
Lyse aveva deciso di cogliere, più o meno letteralmente, la palla al balzo
e di non sprecare quell’occasione.
Sapeva che l’unico modo per raggiungere il Mondo di Sotto era aspettare il
momento tra la pioggia e il sereno e scendere dal grande arco colorato a
cavallo di un unicorno. Così attese paziente che la pioggia iniziasse e
altrettanto pazientemente che questa finisse. Infine lo vide, l’arcobaleno,
stendersi dalle sue nuvole fino alla terra.
Accarezzò il suo unicorno bianco, Tuxìn, per poi saltargli in groppa e
scivolare giù verso la più grande avventura della sua vita.
Atterrò in uno strano ambiente dove il terreno era stranamente solido, non
offriva la possibilità di affondare morbidamente, e le macchie verdi che
dall’alto sembravano così indistinte adesso apparivano ben definite in
quella che, aveva letto, si chiamava “vegetazione”. Riconobbe qualche
“albero”, dei “cespugli” e anche dei delicati steli che terminavano in
morbide e colorate “foglie” profumate: per quanto Lyse ne sapeva dovevano
chiamarsi “fiori”. Al suo primo impatto col Mondo Di Sotto Lyse poteva
affermare che le piacesse parecchio.
Tuxìn procedeva tranquillo per il sentiero e Lyse ebbe come l’impressione
che il suo unicorno sapesse precisamente dove andare. Qualche minuto dopo,
infatti, la giovane Lyse raggiunse una radura d’erba al centro della quale
si stagliava imponente un maestoso tempio bianco. Tuxìn si avvicinò al
tempio fino a raggiungere le scale e si abbassò perché la giovane
scendesse.
Lyse guardò affascinata il tempio e si rivolse al suo amico animale.
- Oh, Tuxìn, credi che la palla sia nel tempio? -.
L’animale non era purtroppo dotato della parola, ma se esistessero i
nitriti d’assenso, i lettori potrebbero senza alcun dubbio affermare che il
verso che emise altro non era che una conferma alle parole della fanciulla.
Lyse annuì e salì i tre gradini che la distanziavano dall’entrata
nell’edificio. In un primo momento la giovane aveva creduto che questi
fossero solidi, di quel materiale tanto nobile di cui aveva letto che
ricordava chiamarsi “marmo”, ma invece li scoprì malleabili e soffici, e
altrettanto cedevoli erano il pavimento, le lunghe colonne e probabilmente
anche gli elaborati capitelli corinzi di cui facevano sfoggio. Lyse allungò
la bianca mano verso la colonna alla sua destra e la lasciò affondare al
suo interno: la sostanza con la quale era costruita era quasi inconsistente
e Lyse la riconobbe subito.
- Zucchero filato! – esclamò gioiosa, portandosi la mano alla bocca.
La dolce sostanza si sciolse nella sua bocca e lei sorrise contenta per poi
entrare in una grande sala di zucchero al centro della quale si trovava,
seduto, un unicorno nero. Questo, non appena lei fu entrata, la fissò con i
suoi enormi occhi verdi.
Lyse si emozionò tantissimo: non aveva mai visto un unicorno nero, ma
sapeva che questi erano gli Unicorni Perduti delle sue compagne che una
volta scese non erano più tornate.
- Tu sei un Unicorno Perduto! – esclamò Lyse.
L’unicorno si alzò sulle quattro zampe a quelle parole.
- Io sono il Guardiano del Tempio e lo proteggo affinché nessun umano possa
accedere alle nuvole. – precisò, avvicinandosi a lei. - E tu sei Lyse che
viene dal cielo, per recuperare la palla. -.
- Tu parli! – esclamò Lyse, sorpresa.
- La mia padrona è diventata un’umana molti anni fa. – spiegò l’unicorno. –
Io sono diventato nero e ho acquisito caratteristiche umane, come la
capacità di parola, ma anche i brutti sentimenti. -.
Lyse si portò entrambe le mani alla bocca, sconvolta.
- Oh no! Che cosa orribile! Come si possono provare i brutti
sentimenti? -.
L’unicorno nero non rispose subito, ma le ruotò intorno, osservandola a
fondo e quasi mettendola a disagio. Per Lyse quella fu una sensazione
nuova, non si era mai sentita a disagio prima di allora. Anzi, a onor del
vero, non sapeva nemmeno che quella sgradevole sensazione potesse essere
definita “disagio”.
- Gli umani sono più complessi di quanto tu possa pensare. – rispose
enigmatico. – E tu, Lyse che vieni dal cielo, non sei qui solo per la
palla, dico bene? -.
Lyse non riuscì a sostenere lo sguardo di quei due occhi di smeraldo che
sembravano leggerla come un libro aperto e abbassò il proprio, colta in
fragrante.
- Io sono un unicorno e posso leggere i cuori. Nel tuo, cara Lyse, leggo
curiosità. Sarai felice di sapere che potrai soddisfarla. Non temere per la
palla, quella l’ho recuperata io, ma, se la rivorrai, ci sarà una prova da
superare: dovrai resistere nel Mondo Di Sotto per una settimana. Non è
infatti possibile risalire sulle nuvole se si nutre curiosità, in quanto
questa è propria degli esseri umani e non delle creature sulle nuvole. -.
Lyse credeva di comprendere: avrebbe dovuto restare nel Mondo Di Sotto per
una settimana in modo da saziare la propria curiosità e ritornarne priva al
tempio di zucchero filato.
L’unicorno nero sembrava ben disposto nei suoi confronti e proseguì.
- Avvicinati, Lyse, e prendi tre dei miei tre crini neri. Ciascuno è
intriso di una goccia di cielo che ti verrà in soccorso se chiederai aiuto.
-.
La fanciulla si avvicinò e strappò all’unicorno i suoi tre crini, facendo
attenzione a non ferirlo.
Ma le parole successive dell’animale furono ben più enigmatiche.
- Prima di partire per il tuo viaggio, ricorda: non c’è posto sulle nuvole
per chi perde la propria purezza, la propria verginità. Buona fortuna, cara
ragazza. -.
Quell’avvertimento confuse Lyse, che non aveva idea di cosa fosse la
verginità. Avrebbe voluto chiedere informazioni più dettagliate, ma
l’Unicorno Nero volò via e lei rimase da sola, circondata dallo zucchero
filato.
Decise che avrebbe risolto il mistero durante quella settimana e che
sarebbe stata attentissima a preservare la sua verginità, qualsiasi cosa
fosse.
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