Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa su Lucci e Kaku, mi mancavano questi due ragazzacci >.< Ecco a
voi una piccola fic scritta in un lampo di ispirazione, spero vi piaccia J
Silent Friends
Ormai a largo di Saint Poplar, sulla
nave che li sta portando verso la loro nuova vita, o più probabilmente solo
lontano da quella vecchia, Kaku osserva Lucci
attraverso un oblò. Poi dice a Jyabura che il loro
capo gli sembra pensieroso in quei giorni. Jyabura
gli chiede come faccia a dirlo, visto che il gattaccio
ha sempre una unica e sola espressione.
Kaku non risponde. Sa benissimo
che Jyabura sta solo seguendo un copione. Tutti i
membri della CP9 hanno imparato a decifrare certi piccoli indizi. In un certo
senso, anche quello fa parte del loro lavoro.
Sono capaci di capire che Kalifa
li accusa di molestie sessuali, perché non sa ringraziarli per il rispetto che
dimostrano a lei, che è l’unica donna del gruppo; sanno stabilire quando Foukuru ha qualcosa di importante
da dire, e distinguere quando Kumadori è veramente
imbarazzato per qualcosa, o sta solo creando un diversivo. Sanno quando gli
insulti di Jyabura nascondono un complimento, o
quando il sorriso gentile di Kaku nasconde una
promessa di atroci sofferenze. E
sono grati che quel sorriso non sia mai rivolto a loro.
Sanno anche che a volte Lucci se ne sta in disparte non
perché è freddo come il ghiaccio, ma perché ha bisogno di riflettere su
qualcosa.
Kaku lo sa meglio di tutti gli
altri, le cose più importanti che Lucci gli dice, sono
sempre senza parole.
Esce allora, e lo raggiunge. Lucci è
a prua, con lo sguardo fisso all’orizzonte, il vento che gli butta indietro i
capelli e la luce calda del tramonto che dona alla sua pelle bruna dei riflessi
dorati. Kaku si concede qualche istante per
contemplare quel bellissimo volto perennemente
accigliato, poi si volta verso l’orizzonte anche lui. E
rimane in silenzio accanto al compagno per un bel pezzo. Aspettano insieme che venga
la sera, poi Kaku gli da una minuscola pacca sulla
schiena che somiglia un po’ troppo ad una carezza e si volta per rientrare
sotto coperta.
L’altro lo segue qualche secondo dopo.
Kaku sa bene che chiedere è
inutile. Probabilmente anche Lucci, come tutti loro, è preoccupato per il futuro, o forse no, perché i gatti cadono
sempre in piedi. Non ha importanza, quando sarà pronto a parlare, lo farà. Lo
cercherà senza darlo a vedere. Farà in modo che sia Kaku
a chiedere, per non dover ammettere di aver bisogno di confidare qualcosa a
qualcuno, anzi, ad un amico.
E Kaku lo
accontenterà, perché è così che fanno gli amici. Alzerà gli occhi al cielo,
concedendosi un momento di esasperazione per tutte le
complicazioni del compagno, ma poi seguirà esattamente la strada che Lucci avrà
inconsapevolmente preparato per lui. Perché sa di essere
l’unico con cui Lucci sia in grado di aprirsi un minimo, e in parte gli
dispiace per il collega. Ma in parte è anche felice per sé stesso, e sa che se
mai dovesse venire il giorno in cui dovrà condividere
quel privilegio con qualcun altro, ne sarebbe terribilmente geloso. Sa che è
infantile e stupido, ed anche un po’ egoistico, ma poi ricorda a sé stesso che in
fondo è ancora poco più che un ragazzo, e forse, può concedersi di essere un
po’ immaturo una volta ogni tanto.