Was it freedom or just a dream?

di Shikayuki
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom
• Settimana: Prima
• Missione: M1
• Prompt: Cerimonia
• Numero Parole: 1.143



N.B.: mi dispiace, ma non è betata! Sorry not sorry, ma sotto cowt vale il "quantity over quality", verrà fixata prima o poi!


Was it freedom or just a dream?



La truccatrice le diede un ultimo tocco di blush sulle guance di porcellana e poi si allontanò un poco, per ammirare il suo lavoro, o meglio capolavoro. Non che lei avesse bisogno di chissà quanto trucco per essere radiosa, lei era bella, lo aveva sempre saputo e le era sempre stato ripetuto. La pelle candida come la neve, i capelli argentei che le ricadevano setosi sulle spalle, gli occhi grigio scuro, unica nota di buio della sua persona.
La truccatrice annuì soddisfatta e lasciò il posto all’acconciatrice, il cui compito era quello di far reggere l’ingombrante copricapo tradizionale in modo che risultasse fine ed elegante.
Avrebbe volentieri fatto a meno di truccatrice, acconciatrice, sarta… era stata educata una vita intera, chiusa tra quelle mura dorate, e adesso non le permettevano neanche di mettere in pratica il suo sapere, rendersi bella con le sue mani, per lui.
Non gli avevano mai permesso nulla nella sua vita, dal momento in cui era nata la sua strada era già stata tracciata. Non sapeva neanche camminare quando l’insegnante di piano era stata avvertita e le varie maestre di galateo assunte per istruirla. Istruirla per cosa poi? Per essere la moglie perfetta, ovvio.
Sorridere sempre, ma con discrezione, senza mostrare mai i denti. Alla mattina svegliarsi, truccarsi, acconciarsi, preparare la colazione al marito, aiutarlo nel bagno mattutino, fargli trovare i vestiti in ordine. Cose che per lei non poteva fare, circondata com’era da cameriere, ma che per lui avrebbe dovuto fare, sottomessa, in silenzio.
Le era stato insegnato a scegliere i vestiti in base alle situazioni, ad abbinare i colori nel migliore dei modi in base all’impressione che aveva bisogno di dare, eppure non le era stato permesso di scegliere il vestito per quel giorno. Sua madre aveva deciso che avrebbe indossato il rosso, per meglio adattarsi alla circostanza. Seta rosso fuoco, per la precisione, che le scivolava fredda sulla pelle chiara, creando un contrasto da favola con i suoi colori naturalmente nivei. Il kimono tradizionale era decorato da preziosi fili argentati, dorati e rossi, che s’intrecciavano disegnando boccioli delicati tra rami intricati. Era pesante addosso, ma il fruscìo ad ogni suo movimento e la luce che si rifletteva sulla lucida seta, erano uno spettacolo che catturava gli occhi. Le permisero di guardarsi allo specchio mentre le sistemavano l’obi e per un attimo rimase senza fiato davanti al suo stesso riflesso. Si portò una mano al volto, incredula, senza però lasciare trasparire nessuna emozione, come una brava donna d’alta classe.
«Sei pronta?»
Sua madre lo formulò come una domanda, ma lei sapeva che non lo era: doveva seguirla e basta, che fosse pronta o meno. Era nervosa, questo senza dubbio, eppure si sentiva pronta. Pronta ad iniziare la sua nuova vita, di fianco all’eroe che tanto aveva ammirato. Quando le avevano proposto il matrimonio, era rimasta incredula. Aveva sempre saputo che non avrebbe mai avuto parola sulla scelta del suo consorte, ma mai avrebbe immaginato che uno dei suoi sogni, quello di sposare un eroe, si sarebbe realizzato. E che eroe poi, niente di meno del numero due, fortissimo e sempre al centro dell’attenzione. Partecipava spesso ad eventi mondani, a programmi televisivi, viaggiava per il mondo a curare i suoi affari, e lei, da brava moglie, avrebbe senz’altro dovuto accompagnarlo, curarlo, occuparsi di tutto. Se lo sentiva: quel matrimonio era la sua occasione per uscire, esplorare il mondo, vivere.
Durante i loro incontri lui era stato così affabile, accorto, gli aveva portato dei fiori, dei regali dai suoi ultimi viaggi, gli aveva raccontato che cosa aveva visto e le ultime missioni alle quali aveva partecipato. Cosa avrebbe mai potuto desiderare di più lei, farfalla delicata cresciuta in una limitante teca dorata?
Era da sola, davanti a quelle porte di legno e tessuto che le proiettavano addosso luci ed ombre. Prese un profondo respiro e sorrise tra sé e sé, felice per quello che l’attendeva, per la nuova vita che stava per abbracciare.
Le porta si aprirono e fu leggermente abbagliata dalla luce, ma non se ne curò, iniziando ad incedere con grazia tra quelle ali di persone, gli occhi puntati su di lui, che la attendeva all’altare, l’ombra di un sorriso felice sul volto, o per lo meno era quella la sfumatura che lei aveva voluto dargli. I mormorii meravigliati degli invitati furono spezzati da un singulto indignato, che lei riconobbe appartenere a sua madre. Si era permessa una piccola ribellione, gettando via il suo costosissimo bouquet nuziale e creandosi da sola i proprio fiori, sfruttando quel fortissimo quirk con il quale era nata e che mai le avevano permesso di sfoggiare più di tanto. Lanciò uno sguardo veloce alla piccola composizione di cristalli di ghiaccio che stringeva tra le mani, ognuno scolpito in forme graziose, come boccioli tra le fiamme e un moto di orgoglio la colpì nel vedere i giochi di luce che si sprigionavano da quel ghiaccio perfettamente cristallino. Nessuno lo sapeva, ma lei si era sempre esercitata di nascosto con il suo quirk, raggiungendone una totale padronanza, anche se il suo corpo debole non le permetteva di sprigionare troppa potenza, ma a lei andava bene così, si sentiva così ribelle quando lo faceva.
Finalmente fu di fianco allo sposo, che le prese la mano e le sorrise un po’ più apertamente e subito lei si perse in quegli occhi azzurri, che tanto stonavano con il suo quirk fiammeggiante. Sentiva quel calore sulla sua pelle naturalmente fredda e si sentiva finalmente viva, libera, impaziente.
La cerimonia fu lenta, eppure non se ne curò, troppo entusiasta, troppo felice di sentire quel calore, di vivere quel momento.
«Fate un applauso ai signori Todoroki!»
Il cerimoniere suonò il campanello rituale e tutto ebbe fine ed inizio.
Lei sorrise, radiosa, non curandosi dell’etichetta, sentendosi finalmente libera di vivere, di farsi notare dal resto del mondo. Enji le accarezzò una guancia e finalmente gli sorrise più apertamente, una scintilla negli occhi, che lei decise d’interpretare come gioia.
Era felice in quel momento e forse lo fu anche per i primi mesi di matrimonio, mentre si abituava alla nuova casa, la nuova vita, all’avere una libertà che non aveva mai pensato di avere. Enji era quasi sempre fuori per lavoro, ma quando era a casa la vezzeggiava, la curava, la ascoltava, a volte andavano a passeggiare nel parco o semplicemente parlavano nel giardino davanti ad un tè. Tutto era perfetto, tutto era felice, fino a che arrivò quel giorno.
«Enji, aspetto un bambino!»
Lo disse con gioia, emozionata, tenendosi le mani sulla pancia, lo aveva scoperto solo quella mattina, anche se lo sospettava da qualche giorno.
«Bene.»
La risposta fu fredda, distante e segnò solo l’inizio della fine di quella gioia passeggera e di quell’idea di libertà che lei aveva ottenuto, nutrito, ma che sin dal principio era destinata ad avere vita breve.
Il resto è la storia di Shoto Todoroki.



Shikayuki's corner: Ciao a tutti! Debutto in questa sezione con questa tristata immensa e mi dispiace XD *schiva pomodori* Ho semre trovato questi due pg estremamente tristi ed affascinanti, così appena ho letto il prompt "cerimonia", subito il mio cervellino ha pensato a loro due, fantasticando su come deve essere stato il loro matrimonio. Galeotta fu la copertina del capitolo 166 e subito ho immaginato lei proveniente da una famiglia strettissima ed altolocata, molto vecchio stampo, e lui che gli fa credere che è un marito amorevole per poi fregarla... in fondo l'ha comprata. Che mainagioia. Spero vi sia piaciuta e se ci sono errori fatemeli notare, come preannunciato non è betata, quindi RIP. Grazie per la lettura <3
PAGINA AUTRICE: Hecate - Shikayuki Efp
PROFILO AUTRICE: Shikayuki Efp chiedetemi tutti l'amicizia, ho i biscotti *^*





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