Quando Byun Baekhyun
fu sbattuto fuori dal taxi, sotto la pioggia serale e senza un soldo in
tasca, capì che il mondo gli era crollato addosso per
davvero.
- Brutto
stronzo!- esclamò con un tono di voce più alto di
un’ottava o due rispetto al normale.
Si strinse nel
cappotto lungo e pesante e con cipiglio guardò
l’auto allontanarsi in fretta, nel traffico di una
città che sul momento non riconobbe nemmeno.
Con la mente
ripercorse tutti gli avvenimenti che l’avevano portato a quel
punto: la telefonata a casa, la partita alla play station interrotta,
le urla di suo padre e la voglia compulsiva di shopping estremo per
togliersi di dosso lo stress. Non gli aveva creduto, quando suo padre
lo aveva ricoperto di insulti e imprecazioni a vedersi prosciugare il
conto in banca da suo figlio. “Ho solo preso in prestito
qualche centinaio di won per il mio party!” aveva ribattuto
Baekhyun, anche se in realtà si era trattato di molto
più denaro. Per ripicca, aveva speso tutti i soldi rimasti
sulla carta di credito del padre, comprando quel cappotto di marca che
ora rappresentava la sua unica consolazione e non avendo più
nulla per pagare il viaggio di ritorno in taxi. Dopo un’altra
sfuriata dall’autista, eccolo a battere i piedi per terra
dalla rabbia, avvolto in quel cappotto troppo grande ma perfetto per la
sua vendetta personale.
Tutto quello
che voleva era solo essere trattato bene e avere soldi da spendere per
i suoi “bisogni”. Era chiedere troppo?
Restò
impettito sul marciapiede per un lungo minuto, senza la minima idea di
che cosa fare. Si guardò solo un po’ intorno: le
auto viaggiavano svelte per la strada in mezzo a luci fastidiose di
vari colori, la pioggia era forte e creava pozzanghere enormi su cui
ogni tanto qualcuno che andava di fretta camminava e schizzava verso di
lui, il quale si spostava irritato. Si voltò su se stesso e
vide una fila di palazzi tutti uguali, pieni di portoncini dentro cui
ogni tanto si infilava qualcuno velocemente.
A
quell’ora non poteva certo permettersi di restare in quella
zona buia e minacciosa, perciò Baekhyun sbuffò
frustrato ed iniziò a camminare, pur non avendo la
più pallida idea della direzione che aveva preso. Andava
tutto male, malissimo, ed era a pochissimo dal piantare uno strillo
d’aquila per il nervosismo.
Da un angolo
si avvicinò un gruppetto di ragazzi rumorosi e vestiti di
nero, al che Baekhyun trasalì dallo spavento e si
rifugiò nel primo posto che gli capitò sotto gli
occhi: un anonimo bar con un’insegna al neon dondolante e
sgangherata di cui non si riusciva a leggere la scritta, siccome era
spenta. Baekhyun, senza neanche darsi un’occhiata in giro,
rabbrividì dal freddo – quel cappotto non teneva
nemmeno caldo, con quello che era costato, e cominciò a
toglierselo aggiustandosi i capelli con un gesto civettuolo. Quando
alzò lo sguardo, vide che era capitato in un bar piccolo e
un po’ vecchio, ma almeno faceva un piacevole calduccio.
Ma prima di
produrre altri pensieri su quale bellissima o pessima idea era stata
entrare lì dentro, Baekhyun vide a un metro da sé
un ragazzo alto, appena paffuto in viso ma dal fisico asciutto, che
teneva in mano una scopa e lo guardava fisso con quei suoi grandi occhi
tondi.
-
Sei fottutamente bello.-
Quella frase
mormorata stranì Baekhyun, che fece d’istinto un
passo indietro e tenne il cappotto stretto tra le braccia, ricambiando
quell’occhiata insistente con la fronte aggrottata.
- Ch-Che hai
detto? Come ti permetti?- sbottò, guardandolo
dall’alto in basso.
L’altro,
presumibilmente un cameriere da come era vestito, sobbalzò
ed arrossì, rendendosi conto solo in quel momento della
frase inopportuna e leggermente volgare che aveva appena sputato fuori.
- Oh!- fece,
muovendosi a sua volta indietro di un passo. - Scusa, io …
Benvenuto, vuoi accomodarti?- aggiunse, accennando un sorriso e
indicandogli cortesemente un tavolino.
Baekhyun lo
scrutò ancora con perplessità, poi
andò a sedersi ad un tavolo diverso poco distante e porse il
cappotto al ragazzo. - Non sgualcirlo, mi raccomando!- disse,
sospirando poi rassegnato mentre si metteva comodo e si guardava ancora
intorno, spaesato.
Il cameriere
lo guardò con un sopracciglio alzato, prima di annuire ed
appendere il cappotto vicino alla porta. Tornò al tavolo e
sfoderò un sorriso più sicuro e cordiale,
sperando di contagiarlo. - Cosa posso portarti?- chiese con le mani
dietro la schiena.
- Una tisana
di tiglio e malva andrà benissimo.- rispose Baekhyun, senza
neanche guardarlo in faccia e smanettando con il suo cellulare di
ultima generazione, che aveva tra l’altro la batteria quasi
scarica.
Il ragazzo
sbatté gli occhi e si mise a ridere, suscitando
l’irritazione del suo cliente.
- Cosa ci
trovi di divertente?- domandò quello, accigliato.
Riprendendosi
dalla risata, il cameriere rispose: - Qui non facciamo tisane, non ne
abbiamo. Ti sei guardato in giro?-
Confuso,
Baekhyun lo fece. - Certo, perché?-
- Temo che non
sia esattamente il tipo di locale a cui sei abituato.-
Il
più basso roteò gli occhi, lasciandosi andare
sulla sedia e massaggiandosi le tempie. - Oh, maledizione … -
Il cameriere
l’osservò e si abbassò un poco, senza
smettere di sorridergli. - Però, se hai bisogno di
rilassarti e riprenderti da tutta quella pioggia … Jongin fa
un cappuccino eccezionale, come quello italiano.-
Baekhyun non
perse tempo a chiedersi se Jongin fosse un barista e se effettivamente
il suo cappuccino fosse così buono, ma
l’espressione di quello spilungone gli trasmetteva sicurezza,
uno sprazzo di serenità in mezzo a tutta la tensione della
giornata.
-
D’accordo.- si arrese dunque, sbuffando e appoggiandosi al
tavolo con i gomiti.
Il cameriere
annuì e si inchinò educatamente, prima di tornare
al bancone e comunicare l’ordine al suo collega.
Quel ragazzo
aveva ragione: gli aveva portato un cappuccino buonissimo. Era il primo
evento positivo dopo mille disgrazie e Baekhyun riuscì
finalmente a rilassarsi un po’.
Da dietro il
bancone, il cameriere l’osservava rapito, con il mento su una
mano. Jongin gli diede una gomitata.
- Che
c’è?- bisbigliò il primo ad occhi
sbarrati.
- Dai,
è tutto tuo.- lo incitò il collega. - Ci siete
solo voi, se non ne approfitti adesso sei uno stupido.-
- A chi dai
dello stupido?!-
- Avanti, hai
capito.-
Jongin lo
spinse appena per la spalla, facendolo irrigidire. L’amico
sospirò, ma sorrise di sottecchi: in effetti, se non ci
avesse provato, se ne sarebbe decisamente pentito.
Tornò
accanto all’unico cliente della serata e si rivolse a lui
gentilmente. - Ti piace?-
Baekhyun
sollevò gli occhi dalla tazza e lo scrutò
brevemente, come per assicurarsi che meritasse la sua fiducia, ed
annuì posando la tazza sul tavolo.
- Sono
contento.- rispose l’altro, allargando il suo sorriso.
Baekhyun lo guardò incuriosito, senza però dire
nulla.
- Allora
… - esordì dunque il ragazzo, sedendosi sul bordo
del tavolo. - Cosa ti ha portato in questo buco in questa serata di
pioggia?-
- Mi ispirava
il posto.- mentì spudoratamente l’altro, evitando
di guardarlo negli occhi troppo a lungo.
- Con
l’insegna rotta e la porta che scricchiola?- fece
l’altro, ridendo. - Scusa, ma non ci credo. Deve essere stato
qualcos’altro.-
-
Perché ti interessa?- sbottò ancora Baekhyun.
Il ragazzo gli
sorrise dolcemente. - Perché un tipo così bello
ed elegante come te non entrerebbe mai qui dentro, a meno di non avere
qualche brutto pensiero per la testa.-
Baekhyun lo
fissò meravigliato, non abituato ad un complimento simile.
Non detto con quello sguardo così gentile e sincero, almeno.
Arrossì di colpo e si schiarì la gola, prendendo
la tazza e poi un sorso di bevanda per non far notare il suo imbarazzo,
anche se era piuttosto evidente. Il cameriere ridacchiò
intenerito e si sedette di fronte a lui, per poi appoggiare i gomiti
sul tavolo e concedergli tutta la sua attenzione.
- Immagino di
trovarmi nella scena di qualche film scadente in cui il protagonista
racconta le proprie disavventure al primo sconosciuto che capita
… - commentò allora Baekhyun con sufficienza,
dopo aver rapidamente finito il suo cappuccino.
A quel
ragazzo, però, non importava quanto lui rimanesse sulla
difensiva. Era lì, con gli occhi ben aperti e curiosi e
quelle assurde orecchie a sventola pronte ad assorbire ogni parola del
suo racconto. Baekhyun pensò che parlare e sfogare la sua
frustrazione nei confronti dell’universo non poteva essere
così male, se ad ascoltarlo c’era quel giovane
cameriere così gentile. Raccontò tutto, dal
principio fino a quando era entrato lì, e più il
ragazzo annuiva e dava segni di comprensione, più Baekhyun
aveva voglia di continuare e si sentiva tranquillo.
- Ah, gran
brutta faccenda … ma tu non lavori?- domandò lo
spilungone.
-
Perché dovrei?- alzò le spalle l’altro.
- Sono ricco. Non oggi, ma lo sono.-
Il cameriere
annuì in fretta, con un sorrisetto ironico e tirato. - Ah,
certo, dimenticavo … -
Solo allora,
quando ormai aveva raccontato tutto di sé, Baekhyun ebbe
l’impulso di interessarsi a qualcuno che non fosse se stesso.
- Come ti
chiami?-
- Io? Mi
chiamo Chanyeol.- rispose l’altro, gongolando felice per aver
suscitato l’interesse del suo nuovo cliente preferito.
- È
tuo questo posto, Chanyeol?- chiese ancora Baekhyun, dandosi
un’occhiata in giro.
Chanyeol
annuì. - Sì, ma non da molto … e non
so se riuscirò a mantenerlo.-
- Capisco
… - commentò soltanto il più basso,
con espressione pensierosa.
Il
più alto invece lanciò un veloce sguardo al
bancone, dove Jongin stava asciugando dei bicchieri e smise per fare un
segno d’approvazione con la mano all’amico.
Chanyeol seppe di dover cogliere la palla al balzo.
- Senti, ehm
… - iniziò, ma all’improvviso si
imbarazzò tantissimo ad avere gli occhi dell’altro
su di sé.
Sospirò
e proseguì: - Non so esattamente che tipo sia tuo padre, ma
se riesci a rimediare i soldi da restituirgli, dovrebbe perdonarti,
giusto? Potresti vendere qualcosa … tipo quello.-
Indicò
il cappotto costosissimo che indossava il più basso prima,
suscitando però il suo disappunto.
- Ce ne sono
di più economici che tengono molto più caldo,
sai?- aggiunse allora Chanyeol, tentando di essere convincente.
Baekhyun
sembrò rimuginarci sopra ed infine scrollò le
spalle, accennando una smorfia simile ad un sorriso, anche se Chanyeol
non poteva esserne sicuro.
Il cliente si
alzò in piedi, intenzionato ad andarsene, e frugò
nelle tasche con la fronte corrucciata. Era evidente che voleva pagare
il cappuccino, ma Chanyeol si affrettò a sollevare una mano
con un sorriso rassicurante: - Per stavolta offro io.-
- Grazie.-
fece soltanto Baekhyun con tono solenne, andando poi a rimettersi il
cappotto sotto gli occhi perplessi di Chanyeol. Quest’ultimo
gli andò vicino, quasi angosciato all’idea di
vederlo uscire.
- Aspetta, tu
come ti chiami?- gli domandò d’impulso.
Il cliente lo
guardò per un attimo e gli sorrise. Stavolta era un sorriso
chiaro e riconoscente, dolce e in grado di scaldare il cuore. - Mi
chiamo Baekhyun.- rispose, prima di tornare fuori al freddo, sotto la
pioggia.
Chanyeol
restò impalato sul posto per un lungo momento, prima di
girarsi verso il suo collega al bancone.
- Hai visto?
Mi ha sorriso …!-
Al tono
sognante dell’amico, Jongin scoppiò a ridere,
mentre fuori Baekhyun si faceva coraggio e chiedeva indicazioni per la
via casa ad una signora, per poi fare qualche fermata in autobus senza
biglietto e sentirsi un grande idiota.
Persone come
Chanyeol erano difficili da incontrare, o almeno così
pensava Baekhyun. Finì per rifletterci a lungo e quando ebbe
un’idea per rimediare al suo guaio si sentì di
nuovo un genio.
Un pomeriggio
apparentemente tranquillissimo, Chanyeol stava dando una pulita ai
tavoli quando la porta si aprì e il visetto un po’
dispettoso di Baekhyun apparve.
- Hey, sei
tornato!- esclamò il cameriere vedendolo.
L’altro
rimase sulla porta e sorrise in modo enigmatico. - Certo che sono
tornato … e non da solo!-
Se
già Baekhyun sembrava completamente un’altra
persona, con quella frase si portò dietro ancora
più mistero e Chanyeol lo fissò con la fronte
corrugata … ma il suo sguardo si fece pieno di sorpresa
quando altri cinque, no, dieci, anzi almeno venti ragazzi fecero il
loro ingresso trionfale nel piccolo locale. Erano rumorosi, anche se ad
una seconda occhiata sembravano fatti della stessa pasta di Baekhyun:
abituati ad un certo ambiente, vestiti bene e con tanti soldi in tasca.
- Sorpresa!
Oggi gli affari voleranno!- esclamò il ragazzo,
avvicinandosi ad un meravigliatissimo Chanyeol con un sorriso a fior di
denti che era adorabile a livelli galattici.
- Ehm
… - cominciò il più alto, notando con
la coda dell’occhio che Jongin dietro il banco era
già in difficoltà. - Credo che
chiamerò Sehun.-
Si
precipitò verso il banco a recuperare il blocchetto delle
ordinazioni, ma intanto sorrise incredulo verso Baekhyun, il quale non
comprese molto le sue parole, ma poteva ritenersi soddisfatto e
soprattutto con la coscienza pulita. Fece spallucce e tornò
in mezzo ai suoi amici, vantandosi di aver mandato indietro la palla da
discoteca e la macchina del fumo per offrire loro il miglior cappuccino
della città. “Un party alternativo”,
l’aveva chiamato.
Tutti
riuscirono a sedersi e ordinarono qualcosa, per mettere alla prova la
strana idea del loro amico. Jongin non si separava mai dalla macchina
del caffè e Chanyeol volava da un tavolo all’altro
senza stancarsi, prendendosi solo ogni tanto un istante per ammirare il
volto di Baekhyun perso in chiacchiere o accartocciato dalle risate.
Dopo un tempo
imprecisato, il cameriere si prese una pausa e si sedette sullo scalino
storto fuori dalla porta d’ingresso con una birra in mano.
Inspirò l’aria fresca del tardo pomeriggio e con
piacere si spostò un poco quando notò che anche
Baekhyun era uscito.
- Vuoi
sederti?-
- No, ti
ringrazio.- scosse il capo il più basso, avvolgendosi bene
la sciarpa intorno al collo e abbottonando la giacca.
Chanyeol prese
un sorso di birra e lo osservò per un lungo momento. - E il
cappotto?-
-
L’ho restituito!- trillò l’altro
allegro. - Avevi ragione, questa è più calda e
comoda … -
Il cameriere
rispose solo con un sorriso, di quelli di circostanza e senza una
ragione precisa dietro, o forse talmente tante da non potersi definire.
-
Perché l’hai fatto?-
La sua domanda
fece cadere il silenzio, prima che Baekhyun si stringesse nelle spalle.
- Beh
… tu mi hai aiutato e io ho voluto aiutare te. Potrai
mantenerti il bar almeno per un altro mese!- fece lui, dondolando un
po’ sul posto. - Se fossi in te, gonfierei un po’ i
prezzi per il secondo giro … ma io non ti ho detto niente!-
Baekhyun
ammiccò e Chanyeol dovette frenarsi dal prendere un altro
sorso di birra, altrimenti era sicuro che gli sarebbe andata di
traverso.
Quel ragazzo
era bellissimo, splendente come una stella. Certo, viveva in un mondo
luminoso di lusso e sfizio; che lui fosse la stella più
brillante era abbastanza naturale.
E invece lui
era solamente un illuso sognatore, senza un granché da
spendere ma tanto da dare a partire dal cuore e dalla mente.
- Grazie,
Baekhyun.- mormorò con gli occhi grandi e intensi che
sorridevano più delle sue labbra tirate verso
l’esterno.
Il ragazzo ne
fu a dir poco abbagliato ed arrossì leggermente senza
rendersene conto. Nessuno era mai stato così spontaneo e
senza pregiudizi fin dalle prime parole, per non parlare del fatto che
dei suoi capricci e della sua puzza sotto il naso non gliene era
importato nulla. Chanyeol era un tipo speciale, tutto sommato, e
dolcemente gli sorrise.
E mentre la
cassa del bar cantava, Sehun era arrivato in fretta a dare una mano ai
suoi colleghi con le ordinazioni e con il locale e senza di lui le cose
sarebbero andate a rotoli, soprattutto considerando quanto fossero
caotici e poco umili i clienti di quella giornata. Dopo il primo giro,
spesso le bevande venivano mandate indietro perché non
soddisfacevano il palato altrui, o peggio finivano rovesciate per terra
per pura ripicca. Per non parlare di come si lamentavano dei prezzi o
di come cadeva a pezzi quella “catapecchia”.
Purtroppo, per
il proprietario del locale, ciò rappresentò
presto un incubo.
- Che diavolo
sta succedendo?- mormorò tra sé con disappunto,
mentre tornava dentro il locale e si dirigeva subito verso il bancone.
Si consultò velocemente con Sehun e Jongin, che apparivano
esausti ed esasperati anche agli occhi di un Baekhyun a dir poco
stupito.
Proprio in
quel momento, un forte rumore acuto spezzò l’aria
e gli occhi di tutti puntarono verso la porta di vetro del bagno, ora
frantumata in mille pezzi perché un tizio vi aveva dato una
gomitata per sbaglio mentre si spintonava con un suo amico.
Chanyeol
spalancò gli occhi e divenne livido di rabbia. - Ma che
cazzo state facendo??- sbottò, camminando ad ampie falcate
per esaminare il danno.
Baekhyun si
avvicinò, ma restò a qualche metro di distanza.
Trasalì e sobbalzò quando la prima persona con
cui il ragazzo si arrabbiò fu proprio lui.
- Baekhyun,
che razza di persone mi hai portato?- cominciò, dapprima
calmo ma poi alzando il volume della voce profonda. - Sono questi gli
idioti che frequenti? E anche tu hai l’abitudine di trattare
posti come questo come se fossero spazzatura?-
Era vero.
Durante le feste a casa sua o di qualcun altro di loro, il rispetto per
il luogo in cui si trovavano non esisteva. Erano tutti ricchi, abituati
ad avere sempre dietro qualcuno che coprisse loro le spalle o ripulisse
i loro disastri. Baekhyun non era da meno e se stava pian piano
imparando a migliorare quel lato di sé, grazie
all’incontro con Chanyeol, per i suoi amici non poteva dire
lo stesso.
- Ma
… io volevo aiutarti!- fu solo in grado di dire
l’altro.
- Vuoi davvero
aiutarmi? Allora vattene.- sibilò il più alto,
tremando per trattenersi dal tirare un pugno a qualcuno. - Vattene e
porta via con te questa banda di imbecilli. Non permetto a nessuno di
danneggiare il mio locale, trattare male chi ci lavora o schifare
quello che facciamo.-
Aveva ragione
e Baekhyun lo sapeva, lo sapeva perfettamente. Eppure, con una
leggerezza fatale, aveva permesso che il suo mondo entrasse in
collisione con quello del tutto diverso di Chanyeol, senza calcolare le
conseguenze. Non aveva funzionato.
Le linee del
suo viso si fecero dure dalla tensione. Non disse niente che potesse
peggiorare le cose, si limitò con un gesto di stizza a far
segno a tutti i suoi amici di andarsene senza pagare. Voleva solo
sparire, da quanto si vergognava. Non parlò con nessuno e in
pochi minuti il locale era sporco, disordinato e di nuovo vuoto.
Chanyeol
sospirò e pensò che non avrebbe potuto riparare
la porta del bagno facilmente. Se non avesse cacciato Baekhyun e gli
altri, forse sarebbe stato pagato e …
- Ah,
fanculo!- diede un calcio a una sedia e si accasciò contro
il muro, venendo consolato poco dopo dai suoi colleghi.
A pensarci
più tardi, Baekhyun sembrava proprio suo padre, mentre si
arrabbiava con i suoi amici che gli avevano fatto fare una bruttissima
figura. Ripeteva che Chanyeol non si meritava quel trattamento, quando
appena la settimana precedente lui stesso si lavava le mani di ogni
pasticcio che combinava soltanto perché era ricco. Non lo
riconoscevano più; alcuni glielo rinfacciarono e altri
restarono semplicemente basiti. Che cosa gli era successo, da cambiarlo
in quel modo?
Alla risposta
ci arrivò solo dopo qualche altro giorno di riflessione:
aveva incontrato qualcuno che gli aveva insegnato in poche parole che
cosa era davvero importante nella vita e ciò non
corrispondeva certo a quello che aveva sempre messo Baekhyun in cima
alla lista delle sue priorità.
Non gli
importò di vedere ancora quei damerini almeno per bel
po’, dal momento che gli ricordavano il moccioso capriccioso
e viziato che era. Se ne restò in solitudine a pensare, ma
più cercava una soluzione al suo guaio e più si
concentrava solo su Chanyeol, il suo sorriso con la birra in mano e la
sua rabbia a veder trattare male il proprio bar. Era proprio quel
ricordo a fare più male a Baekhyun e una sera non ce la fece
più: sarebbe tornato in quel piccolo locale a chiedergli
scusa in ginocchio; era il minimo che poteva fare.
Tuttavia,
quando scese dal taxi, restò senza fiato.
L’insegna
al neon sempre spenta e dondolante era stata evidentemente sostituita
con una nuova. Brillava di una luce soffusa azzurra e, una volta letta
la frase, Baekhyun si mise naturalmente a ridere.
Ricordò
il primo incontro con quel cameriere troppo alto e dalle orecchie
troppo a sventola, ma dal sorriso dolce e dal carattere speciale.
Ricordò le prime parole che gli aveva rivolto quando era
entrato per ripararsi dalla pioggia … e il cuore
cominciò a battergli forte. All’improvviso, non
era mai stato così felice di ammettere le proprie colpe e
chiedere scusa.
Entrò
piano e fece un cenno di saluto a Jongin, fedelmente al lavoro dietro
il bancone. Il ragazzo ricambiò il gesto ed
indicò il collega che stava uscendo dal bagno, la cui porta
era stata riparata.
- Oh, ciao.-
fece il più alto, andandogli incontro con calma.
Baekhyun si
tolse la giacca e la appese con educazione, procedendo poi in sua
direzione.
- Ciao. Sono
qui per scusarmi.- esordì, con lieve imbarazzo. - Mi
dispiace di averti dato tutti questi problemi. Sono solo uno stupido,
che oltre ai soldi non conosce niente della vita vera. Tu mi hai
aiutato e io invece non sono riuscito a fare che casini.-
Si torturava
le mani e teneva la testa bassa, accentuando ancora di più
la loro differenza d’altezza. Chanyeol lo osservò
in silenzio, per poi commentare:
- Ok
… scuse accettate.-
Baekhyun
corrugò la fronte: - Come, tutto qui?-
-
Sì.- l’altro fece spallucce e si girò
appena per indicargli il bagno. - I tuoi amici sono tornati qualche
giorno fa a pagare tutto quello che avevano preso l’altra
volta … con un po’ di interessi per la porta del
bagno.-
Il
più basso ne restò sinceramente impressionato e
il suo viso si illuminò dalla sorpresa.
- Ah
… b-bene!-
-
Già, quindi penso che vada bene così.- concluse
Chanyeol, sorridendogli appena.
Tutto sommato
gli sforzi di Baekhyun non erano andati sprecati, perciò
quest’ultimo annuì e si trattenne dal sorridere a
sua volta in modo troppo aperto. Non pensava di poterselo permettere.
- Ho
… ho visto che hai cambiato anche l’insegna
… - mormorò invece, arrossendo un poco.
Anche Chanyeol
arrossì ad occhi spalancati, ma stavolta era così
evidente che Baekhyun dovette trattenersi sul serio dallo scoppiare a
ridere.
-
Sì, l’ho cambiata.- si limitò a
confermare, guardando in basso e dondolando con i piedi. - T-Ti piace?-
Per tutta
risposta, Baekhyun fece due passi in avanti ed afferrò il
colletto della sua vecchia camicia da cameriere, per poi posare un
riconoscente bacio sulla sua guancia e farlo crepare di imbarazzo.
- Mi piace
tantissimo.- disse poi con un sorriso, e quella frase ebbe il potere di
sciogliere tutta la tensione tra loro come lo zucchero nel
caffè.
Un mese dopo,
i due bevevano birra da una bottiglia seduti fuori dal bar,
chiacchierando di tutto e di più. Ogni tanto si scambiavano
un bacio, una gomitata, un dispetto o un abbraccio.
Sopra
di loro, l’insegna azzurra funzionava ancora e illuminava le
loro teste.
*
Amici e amiche,
Eliot è instancabile anche senza più vita
sociale! Fanwriter.it non smette di sfornare iniziative e prompt
bellissimi e anziché dedicarmi ai soliti XiuChen (di cui
c'è una raccolta in corso, andate a dare un'occhiata!), ho
dato un po' del mio amore e del mio fluff ai ChanBaek, che amo tanto.
Che ve ne pare?
Vi è venuta la carie per bene dalla dolcezza? Good.
Lasciate un
segno della vostra lettura e ditemi che cosa ne pensate. Un bacione!
Eliot
;D