⚠ ATTENZIONE ⚠
Non credo sia uno spoiler, comunque non leggete se non avete ancora
confermato l'identità di Subaru Okiya. Questa drabble parte
proprio da un'ipotetica scoperta di Ai di chi sia lui realmente.
Non
sono una bambina
Dai Moroboshi.
Finalmente le
emozioni confuse – per lo più
negative – che il misterioso
universitario accolto in casa da Kudo le suscitava acquistavano un
senso.
Il fidanzato di
sua sorella, Dai Moroboshi; o meglio, Shuichi Akai, l'agente dell'FBI
che aveva sfruttato Akemi per la sua missione.
Una missione il
cui fallimento si era tradotto in morte per la ragazza.
E lui non solo
era vivo, ma era entrato nella sua vita con un'identità
nuovamente falsa.
Lacrime di rabbia
e frustrazione rigavano il volto di Shiho.
Non era
arrabbiata per il ruolo giocato dall'agente nella morte di Akemi, si
rese conto. Non riusciva a ritenerlo davvero colpevole.
No, quello che le
faceva male era essere stata ingannata per tutto quel tempo... di nuovo.
Non solo
dall'agente, anche dalla persona di cui aveva scelto di fidarsi,
l'unico nella sua stessa situazione.
Shinichi Kudo.
Lo faceva ogni
volta che scopriva qualcosa. "Dottore, non lo dica a quella ragazzina,
non voglio farla preoccupare."
Ogni singola
volta, a meno che gli servissero informazioni che solo lei poteva
dargli.
Stavolta le aveva
addirittura nascosto Dai – così l'aveva
conosciuto, così le veniva istintivo chiamarlo –, e questo nonostante
sapesse che la sua presenza l'inquietava. Mi avresti "protetta" di
più raccontandomi la verità, si scoprì a
pensare con rabbia.
Mentiamo ai
bambini, o li teniamo all'oscuro, se pensiamo che non siano pronti ad
affrontare determinate situazioni.
Ma io, per quanto il
mio aspetto dica il contrario, non sono una bambina.
Sono stufa di essere trattata come tale dall'unico che lo sa.
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