Can you feel my heart?
“Era mattina presto e ancora Kalos non si era
completamente destata. Si poteva sentire solo il tipico odore di erba bagnata
di rugiada, e l'aria fredda che batteva leggermente sulle finestre. Illumis non
era mai stata così silenziosa, per quanto aleggiasse sempre il tipico brusio di
una città continuamente in movimento.
Rimpiango i mesi scorsi, in cui ero ancora Augustine e non avevo alcun pensiero
per la testa; vivevo di scienza, di libri sfogliati al mattino, prima di uscire
di casa.
Quel mattino in particolare me lo ricordo perfettamente. Non avevo molto
lavoro, e in fondo nessuno mi avrebbe potuto dire nulla se non mi fossi
presentato al mio solito orario in laboratorio, alle otto in punto. Per cui,
con una certa curiosità mi ero avvicinato a quel Caffè parecchio elegante, con
l’insegna curata nei minimi dettagli e i tavolini in ferro battuto. In effetti
non ci ero mai entrato, prima di quel giorno. Eppure il Cafè Lysandre mi aveva
sempre affascinato.
Caddi nella trappola proprio come una falena attratta
dalla luce di un lampione, affondando subito in quella che sarebbe stata la mia
rovina.
Il locale era davvero accogliente e le pareti, di un chiaro beige, avevano un
effetto distensivo; l'odore di croissant appena sfornati mi riempiva le narici.
Tutto era immerso in un tepore statico e avvolgente,
in grado di rilassare l’intero corpo di chi s’addentrava. Dal primo passo che
poggiai nel locale capii che quello sarebbe stato un locale che avrei
frequentato per molto, molto tempo.
Avevo avuto il piacere di conoscerti, dato che eri il
proprietario. Nonostante la folla, riuscivi a dedicare tutto il tuo tempo.
Lo facevi per me, solo per me. Ed era strano vedere
dietro un bancone un uomo come te; sorrido e ammetto che come barista non ti ci
vedevo per nulla. Eppure sapevi essere molto elegante e raffinato nei modi,
stupendomi ogni secondo di più.
Mi avevi riconosciuto dal primo istante e avevi subito attaccato discorso. Mi
aveva incuriosito la tua passione verso i Pokémon e la voglia di dare loro un
mondo migliore. Di creare un mondo perfetto, per gli uomini e i loro piccoli
amici.
Sembravi così saggio, e penso che tu lo sia ancora, ma soprattutto così genuino
e sensibile.
Così mansueto.
Avevi deciso di andare piano con me, questo perché i bugiardi hanno bisogno di
tempo per costruire i pilastri dei loro castelli di bugie.
Eri un conoscente, inizialmente. E non uno di quelli che si saluta per strada, di
cui ci si ricorda il viso e non il nome; eri una di quelle persone che scavavano
nel profondo della tua personalità affinché potessero scoprire ogni cosa,
stupendosi ogni giorno di quanto si potesse essere imprevedibili, nella vita.
Mi piaceva la tua voce, e il tuo essere così virile anche nei momenti in cui
non dicevi nulla, e posavi lo sguardo fuori dalla finestra del mio laboratorio,
conscio di disprezzare il mondo esterno più di ogni altra cosa.
Ecco, quella era la prima volta che mettevi piede nel mio piccolo regno, e non
mi dispiaceva sentire un altro respiro oltre il mio. Ancor meno sapendo che era
il tuo.
Arrivato ai miei trentacinque anni avevo esperienza nelle relazioni, o almeno
avevo esperienza con le donne. Perché in fondo non mi era mai saltato in mente
di poter amare un uomo, mi era totalmente sconosciuta questa possibilità. Ma
d'altronde, nessuno può decidere se amare o meno una cosa senza averla mai
provata.
Però sono convinto tutt'ora di non essere omosessuale, gli uomini non mi
interessano per nulla. E neanche le donne.
Ci sei solo tu nella mia testa, Lysandre.
Si tratta di circostanze, una parola tira l'altra, poi uno sguardo fugace, le
schiene che si sfiorano e lentamente si finisce in quella trappola eccitante e
pericolosa della lussuria.
Alla fine però le verità saltano sempre fuori, e proprio quando mi ero reso
conto di amarti ti avevo visto nelle vesti di capitano malvagio.
Team Flare. Puah.
Ho provato ad allontanarmi subito, Lysandre, perché
non volevo che la mia testa potesse spingersi oltre l’odio che provavo per te.
Ma evidentemente è impossibile allontanare i propri sentimenti.
E ora mi ritrovo qui, su questo letto, ora caldo ora freddo, mentre osservo per
l'ultima volta la tua schiena.
Sento le forze di una notte in bianco scivolarmi dalle
dita come la vita stessa, e il petto appesantirsi, e i battiti rallentare.
Mi fissi, con quegli occhi che tradiscono le tue parole gelide nei miei confronti.
D'altronde, sei sempre stato un gran bugiardo…
Distolgo lo sguardo e osservo i miei, i tuoi vestiti sul pavimento, le coperte
sfatte e sgualcite; tu sei ormai in piedi, e davanti a me ti stai rivestendo.
Sento l'orologio in gola, e le lancette che scoccano
impazienti di separarci. E io pure, ti sto guardando supplicandoti di rimanere
e allo stesso tempo di andartene.
Sei ingiusto, Lysandre; dopo tutto quello che hai fatto sei tornato da me per
potermi dire addio, per farmi penare in silenzio.
E vorrei possedere abbastanza forza per poterti fermare, per poterti bloccare
su questo dannatissimo letto e replicare quello che abbiamo fatto stanotte. Non
me ne pentirei, mentirei a me stesso se lo pensassi.
E io non ho mai saputo mentire.
In quegli atti non c'era nulla se non il semplice
quanto disgustoso bisogno di fare sesso, senza baci, senza carezze. Sapevamo entrambi
che ci avrebbero solo fatto male le effusioni romantiche. E così avevamo
passato la notte, riempendo la stanza di sospiri, del suono delle nostre carni
che si univano.
E il vuoto che sento adesso è terribile.
Non mi sento più me stesso.
Mi alzo anch'io, con quel poco che mi resta, e mi avvicino a te, sentendomi
morire ogni secondo di più. E allora concedimelo, concedimi un'altra volta il
permesso di poterti dire addio come si deve.
Concedimi un altro bacio.
La tua espressione è dura, tende a rimanere impassibile. Poi però ti tradisci
da solo, ogni volta che torturi l’anello che hai alle dita, ruotandolo senza
sosta e facendomi notare quanto tu sia turbato profondamente.
Oramai non penso più a nient'altro, se non alla dolce quanto amara tentazione
di posare le mie labbra sulle tue. Lento, sento le fiamme della lussuria
bruciarmi, mentre mi lascio andare in questo pacifico inferno che sono le tue
braccia. Le nostre bocche si muovono in una danza audace, ma troppo veloce per
poter essere vissuta appieno.
Mi stai uccidendo. Mi stai uccidendo ogni secondo di più, Lysandre.
E' una tortura a cui non posso dir di no, anche se dovrei, prima che diventi
cenere.
Vorrei poterti accarezzare le guance, e infilare le dita nella barba ispida, ma
non lo faccio. Il mio amore sta straripando, e dentro di me rimane il nulla.
Ti amo, Lysandre.
E me ne pento.
Vorrei poter avere abbastanza autocontrollo per
allontanarti, ma in fondo sappiamo bene entrambi che sotto questo camice bianco
da professore impeccabile non vi è altro che un uomo, che davanti ai suoi istinti
appare sempre sconfitto; tu, che stronzo, sei stato colui che li ha riaccesi. E
io, che stronzo, mi sento così stupido.
Tutto tace, e ogni cosa è scomparsa intorno a noi, facendo crescere l'allettante
idea di lasciarci tutto alle spalle.
Di scomparire insieme e non dire niente a nessuno.
Poi mi risveglio e realizzo che è durato solo pochi
secondi, mentre tu ti allontani e guardi in basso.
Il gioco si è concluso, e gli specchi sono rotti. Apri la porta e io ti do le
spalle, mentre silenziosamente sparisci dalla mia vita, esattamente nello
stesso modo in cui sei entrato.
Perché tu sei stato un uragano, sei apparso dal nulla e hai lasciato il marchio
sul mio petto, sconvolgendo tutto di me, della mia vita ordinaria, rendendola
la migliore, e anche la peggiore.
Ma adesso non ci sei più, e di noi è rimasto solo il ricordo.
Sento il profondo bisogno di piangere come un bambino, ma ho promesso di non
farlo. L'ho promesso a me stesso.
Perché se mi lasciassi andare anche solo per un secondo perderei me stesso.
L'orologio segna le sette, ed è ora di prepararsi. Di mettere il mio camice e
di recitare la parte che ho imparato ormai a memoria, dimenticando però tutto
il resto; dimenticando l'uomo che mi aveva rubato cuore prezioso.
E il tempo, soprattutto, Lysandre. Perché a differenza di tutto il resto,
quello non tornerà mai più indietro.
ANGOLO AUTRICE:
Ho avuto un sacco di problemi ultimamente, per cui volevo far soffrire
qualcuno. Ecco, il mio odio verso la vita si è riversato sul povero Professor
Platan (che qui si chiama Augustine, a me non piace il francese ma i nomi di
questi due mi affascinano tantissimo).
E amo tantissimo questa coppia, talmente tanto da doverla distruggere. Perché
penso che non possa durare una relazione fra i due individui, provengono da due
mondi completamente diversi, e viva l'angst.
E niente, alla prossima!
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