La casa degli spiriti
** Partecipante al
"Naruto Aternative University 4° edizione" indetto da
DarkRose86**
VII°
classificata.
…:La
casa degli Spiriti:...
Il legno scricchiolò sotto i suoi passi
leggeri. Tutto era rimasto esattamente come lo avevano
lasciato, nonostante fossero passati cinque anni dall'ultima volta che aveva
messo piede in quella dimora. Uno strato di
polvere ricopriva tutto della casa in cui aveva trascorso una piccola parte
della sua vita. Una vita che poteva essere come un frammento di
eternità trascorso tra fragili emozioni e sterili
sentimenti. Hinata sfiorò i vecchi dischi in vinile di Ten
Ten, ricordandosi di tutti quei pomeriggi passati con il giradischi in
funzione. Ten Ten amava la musica. Quando lei ballava, il
mondo scompariva e, anche se per poco, rimanevano solo loro. Lei che ballava e
loro tre che la guardavano estasiate, come se con la sua danza riuscisse a
creare un mondo diverso. Un mondo fragile che si spezzava non appena la
musica cessava di scivolare tra le pareti di legno. Invece ora, quel
silenzio le sembrava tremendamente strano, fuori posto tra quelle
mura.
Il suo sguardo niveo vagava tra i disegni della
polvere e del tempo, perdendosi nel famigliare profumo di erba fresca della
brughiera che entrava dalle finestre oramai senza vetri. Ricordava quanto
Sakura amasse quell'atmosfera. L'aria fremente
che precedeva un temporale, il cielo coperto di nuvole grigie e quel suono
indefinibile che sembrava giungere come un sospiro ovattato dal cuore della
terra. Spesso Sakura teneva le finestre aperte: le
piaceva il profumo della pioggia, adorava la sfumatura perlacea che il cielo
assumeva. Sakura era una pittrice e amava immortalare quei
rari momenti di perfezione che la pioggia portava con sé. Alle pareti
erano ancora appesi alcuni disegni che aveva creato. Erano bellissimi.
A Hinata piacevano, sopratutto perchè le riportavano alla mente tanti
momenti trascorsi. In un certo senso, le ricordavano il viso di
Sakura. Come se dietro alle pennellate verdi e grigie spuntasse la sagoma della
chioma rosea dell'amica. Le sembrava
quasi di poter rivedere il suo profilo immerso, concentrato nel cogliere ogni
sfumatura, il modo in cui arricciava il naso quando non era soddisfatta oppure
quel suo giocherellare con i capelli quando meditava appoggiata alla finestra,
scorgendo nei disegni delle nubi qualcosa che loro potevano solo
immaginare.
Raggiunse la cucina. I mobili non erano altro che
un pallido miraggio di ciò che erano stati un tempo. Ricordava quanto
Ino amasse cucinare per loro la domenica mattina. Alla fine, era diventato un
rito. Prima che la loro tutrice, Tsunade, morisse, era
sempre lei che si occupava di preparare loro la colazione.
Ma poi, quando anche lei le aveva abbandonate, era stata Ino ad assumersi
quel compito. Si svegliava presto e si metteva subito ai
fornelli, preparando ad ognuna il proprio piatto
preferito. Quando si svegliavano, era già tutto in
tavola. Le sembrava quasi di poter sentire di nuovo la
sua risata risuonare tra quelle pareti mentre il profumo filtrava da sotto la
porta che Ino teneva chiusa. Ino amava
cucinare. Hinata aveva sempre pensato che le ricordasse Tsunade. Anche se Ino
sembrava forte, in realtà era fragile come il cristallo.
Quando Tsunade era morta aveva lasciato un vuoto incolmabile nei loro
cuori, ma forse Ino era quella che tra loro aveva sofferto di più.
La bionda non aveva mai conosciuto i suoi genitori e la figura della loro
tutrice era forse la cosa che più si avvicinava a quella di una madre. Perderla
era stato come privarsi ancora una volta di una parte di se.
Un dolore che, per nessuna di loro, era nuovo. E tutte avevano
pensato che cucinare fosse un modo, per Ino, di tenere vivo dentro di lei il suo
ricordo.
Hinata sospirò mentre la malinconia si faceva
largo nelle sue iridi di un grigio talmente chiaro da sembrare
bianco. A volte, le sarebbe piaciuto poter tornare a quei
tempi. Quando loro erano insieme e non serviva
nient'altro se non un buon disco e qualche chiacchiera durante un temporale per
sentirsi bene. Sentiva la mancanza di quella semplicità, forse
perché da quando ognuna aveva preso la sua strada non si erano mai più riviste.
Non erano altro che spettri del passato che ogni tanto tornavano a farle
visita. Ognuna di loro aveva imboccato la sua strada e
l'aveva seguita. Sakura era andata in Francia. Ino in Australia.
Ten Ten in America. E lei era partita per l'Italia. Da quel momento,
non aveva saputo più niente di loro. A distanza di
cinque anni, ricordava l'ultima volta che si erano salutate come se fosse
successo solo il giorno prima. Erano davanti a
quella stessa porta che ora Hinata fissava con ostinazione cercando di evocare
l'ultima immagine che le vedeva insieme. Pioveva. E loro
erano lì, a fissarsi per l'ultima volta negli occhi. Era stato tutto molto
veloce, forse perché tutte e quattro sapevano di non poter stare lì, che non
avrebbero resistito a lungo in quel luogo pieno delle loro essenze.
Un ultimo abbraccio. Un arrivederci che sapeva di addio appena sussurrato
e quattro direzioni diversi imboccate da figure
solitarie. Era l'inizio? Era la fine? Forse entrambi?
Hinata non avrebbe saputo dirlo. E ora, cinque
anni dopo, aveva sentito il bisogno di tornare lì, anche se nemmeno lei sapeva
perchè. Camminando tra quei vecchi mobili, sentiva il
passato tornare a galla. E poteva fare male, ma era un male quasi
piacevole. Un dolce dolore che scalfiva il suo cuore.
Guardò l'orologio. Le cinque. Era tardi. Si avviò verso
la porta, fermandosi per un attimo e voltandosi verso il soggiorno, congelato in
quell'attimo che l'avrebbe accompagnato per l'eternità. Vide il suo
passato materializzarsi tra la polvere e il vento, disegnando ghirigori tra i
resti di ciò che era stato. Un ultimo
sguardo e poi varcò la soglia, lasciandosi alle spalle i suoi ricordi perchè
intanto quelli sarebbe sempre stati lì, ad aspettare un ritorno che non sarebbe
mai arrivato.
…:The
End:...
VII° classificata
La Casa degli
Spiriti di Princess Hina
Correttezza
grammaticale: 5/10 - ho notato alcune virgole di troppo e diverse parole
sbagliate: di al posto di sì, molti "sé" senza accento, "ognuna" scritto con la
"i" (ogniuna), ed un accento sbagliato sulla parola perché . Stile:
7/10 - mi spiace per la grammatica, perché sullo stile ci siamo. Non è niente di
troppo elaborato o coinvolgente, ma l'ho trovato buono comunque. Soprattutto, mi
sono piaciute le molte similitudini che fai, che contribuiscono a rendere
l'intera storia più profonda e significativa. Caratterizzazione dei
personaggi: 6,5/10 - non me la sono sentita di darti di più perché
l'introspezione del personaggio è minima. Nonostante ciò, ho trovato la
caratterizzazione accettabile, anche se sono dell'idea che la storia sarebbe
risultata migliore se ti fossi soffermata un po' di più su Hinata, sulle sue
sensazioni. Invece ti sei limitata ai ricordi che il luogo fa riaffiorare nella
sua mente. Originalità: 7/10 - l'idea di base non è male, penso che
anche sotto quest'aspetto la fiction potrebbe essere maggiormente sviluppata. Un
long fic su questo tema potrebbe essere interessante, pensaci su.
Attinenza al tema: 7,5/10 - ho dato questo voto perché è chiaro che
la storia è ambientata nel luogo dell'immagine scelta, ma non ho trovato
abbastanza approfondite le descrizioni che lo riguardano. Apprezzamento
personale: 2/5
Totale: 35/55
Giudizio: come ho
già detto sopra, credo che la storia sia eccessivamente corta; indi per cui,
stenta a risultare coinvolgente. Ritengo che, se trasformata in una long
fiction, potrebbe migliorare di molto. Consiglio di rileggerla prima di
pubblicarla, al fine di correggere quegli errori che stonano molto ed è un
peccato, perché trovo sia un buon esperimento. Ammetto di trovarmi in
difficoltà nell'immaginarmi una Ten Ten che danza ammaliando le altre, o una Ino
intenta a cucinare per tutti, ma ho ritenuto ciò una tua personale visione dei
personaggi e credimi, non ha influito nel punteggio finale. Quel 6,5 è dovuto
semplicemente alla trattazione della protagonista, che non ho trovato
soddisfacente. In poche parole, credo che dovresti risistemarla ed
allungarla un po', sono certa che verrebbe fuori un lavoro decisamente migliore.
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