TELEFONATA
FAMIGLIARE
Il
suono del telefono impiegò qualche istante, prima di
svegliare Emma.
Alzò la testa dal cuscino, talmente confusa dal sonno da
guardarsi
intorno, come per capire dove si trovasse. Quando mise a fuoco la
situazione, si allungò per prendere il cellulare, che
suonava
ancora, dal comodino. Non si preoccupò neanche di guardare
chi le
stesse telefonando, prima di rispondere.
“Pronto?”
“Dimmelo
ancora.”
“Cosa?..
Agostino, sei tu?”
“Perché,
aspettavi la chiamata di qualcun altro, a quest'ora della
notte?”
“Veramente
non aspettavo nessuna telefonata... che cosa hai detto?”
“Dimmelo
ancora... Anzi, sai una cosa? Non dirmelo. La prossima volta che me
lo dici, voglio essere lì con te”
“Per
chiedermi ancora di chi è?”
Adesso
Emma era completamente sveglia e avrebbe tanto voluto capire il
significato di quella chiamata. Dubitava davvero (anche questa volta)
di lei?
“Emma...
Mi hai preso talmente alla sprovvista che avevo bisogno di una
scappatoia... Non c'era bisogno di riattaccare, ad ogni modo.”
“Beh,
ti ci è voluto un po' per richiamarmi.”
“Ho
pensato che non mi avresti risposto, se ti avessi richiamato
subito.”
“Ah,
quindi hai aspettato che facesse notte per cogliermi di
sorpresa?”
“Qualcosa
del genere. Mi dispiace di averti svegliata.”
“Quindi,
mi hai svegliato per farti dire una cosa che non vuoi sentirti dire
di nuovo per telefono?”
Il
tono di Emma adesso era leggermente adirato, ma Agostino non ci fece
caso.
“In
realtà volevo che tu me lo dicessi di nuovo... E' solo che
voglio
davvero averti davanti a me quando me lo dici. Voglio che tu ti sieda
sulle mie ginocchia e me lo dica. Voglio poterti baciare subito dopo,
tirarti su di peso, portarti in camera e dimostrarti quanto sia
felice della notizia.”
Agostino
aspettò una replica che non arrivò. Quello che
udì dopo qualche
secondo di silenzio assoluto fu un sommesso singhiozzare e
sospirò.
“Emma,
tutto bene?”
“Si,
credo che siano gli ormoni sballati.”
“Di
già?! Andiamo bene...”
Di
nuovo il silenzio. Solo che, stavolta, dando un'occhiata allo
schermo, Agostino comprese che Emma gli aveva riattaccato il
telefono. Di nuovo. Sorrise, per fortuna a sabato mancavano solo tre
giorni, dopodiché non le sarebbe stato più
lontano per un po' di
tempo. Appena era tornato a bordo della Vespucci, era andato a
parlare con i suoi superiori, chiedendo di poter abbandonare la
campagna di istruzione. Non c'era stato quando era nata sua figlia.
Aveva a malapena visto sua figlia dopo che aveva partorito, senza
peraltro riuscire a vedere la sua nipotina. Non voleva più
perdere
gli eventi più importanti della sua famiglia. Poteva
comunque essere
utile alla Marina anche rimanendo in Accademia a Livorno.
Sperò che
quella novità potesse calmare gli ormoni di sua moglie.
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