eat with me 2
I
Marinette non disdegnava qualche evento mondando,
ogni
tanto, purché lei non fosse al centro dell'attenzione o
comunque il soggetto del chiacchiericcio. Evitava abiti troppo
appariscenti o esagerati e tacchi, che le avrebbero causato solo dolore
alle gambe il giorno seguente a lavoro. Il trucco rappresentava quasi
più una necessità, nonostante non le
dispiacesse dilettarsi nella nobile arte del restauro del suo povero
volto, perennemente devastato dalla mancanza di sonno.
In ogni caso, faceva tutto ciò che potesse essere in suo
potere per passare in sordina, nonostante fosse molto difficile con
un'accompagnatrice come la sua manager.
Alya aveva insistito parecchio per quella serata, tanto che la giovane
chef dovette lasciare il suo sous-chef in comando per il servizio
serale, pur di accontentare la sua socia in affari.
Eppure, la felicità nel rivedere i vecchi compagni delle
medie, era paragonabile solo alla voglia di farsi frustare da un boia
con un gatto a nove code...
-Parti sempre prevenuta! Stasera potresti anche divertirti. Da quello
che mi è stato riferito, ci saranno tutti- cinguettava la
rossa, calcando sull'acceleratore.
Era esattamente ciò che la corvina temeva di più:
vedere ciò che aveva lasciato in tutta fretta. Fantasmi di
un infantile passato, pronti a giudicare o a provare ad arrampicarsi
sul carrozzone dei vincitori.
O peggio, vedere qualcosa di incompiuto, un "poteva essere ma...". O
forse no.
-Togli quel muso lungo! Stasera non ho nemmeno fiatato su
ciò che hai scelto di indossare- ridacchiò
argentina Alya.
-Cosa non va in questa camicetta di seta?- tuonò l'amica -
Guarda che è una fantastica Chanel!- risero entrambe
posteggiando l'auto.
-Mari, avevi bisogno di una serata libera. Non ti prendi un giorno Off
da quando abbiamo aperto... te lo meriti un po' di svago.-
Marinette lo sapeva, eccome se ne era a conoscenza, ma l'abitudine, e
la voglia, di sacrificarsi anima e corpo per il suo lavoro spesso
prendeva il sopravvento. Era ben cosciente delle sue scelte e sapeva
benissimo a cosa avrebbero portato, ma nonostante tutti aveva
battagliato tanto per loro, che non riusciva ad accantonarle poi
così facilmente.
La rossa, dal canto suo, era decisamente più serena quella
sera. Non temeva alcun tipo di confronto, sapeva di poter entrare da
quel portone a testa alta, sfoggiando tutta la sua sicurezza. Aveva
imparato a lasciar correre già da tempo, a non dare
soddisfazioni a chi aveva cercato di devastare le sue ambizioni. A
differenza dell'amica, che ancora cercava di evitare le ombre che
l'avevano indirizzata sulle sue scelte. Decise, per entrambe, di
indossare il suo miglior sorriso, sistemare il suo abito verde dalle
pieghe provocate dal sedile ed imbracciare la sua macchina fotografica.
-Coraggio!- strizzò l'occhio alla compagna - ora tocca a
noi-.
Marinette riconobbe il collegio, nonostante i recenti restauri
apportati, e si stupì davanti al cortile addobbato
ed illuminato. Non era difficile tornare quindicenne, in
quell'atmosfera così ingannevole e leggera mentre suonavano
le canzoni che avevano segnato la sua adolescenza. Forse sarebbe anche
riuscita a divertirsi... forse.
Avvistò Nino, alla postazione del DJ e non riuscì
a trattenere un sorriso, pensando alla sua accompagnatrice.
In ogni caso, era già psicologicamente preparata a
defilarsi, scivolare su una parete, avvicinarsi al bar improvvisato e
stare lì gran parte della serata. Era già tutto
programmato... peccato non avesse calcolato una grandissima e potente
variante: il vertiginoso aumento della sua popolarità.
-Marinette, mia cara!- gracchiò una voce dal fondo della
sala - Come sono felice di vederti!- Naturalmente, tutti gli invitati
si voltarono verso di lei, puntandole addosso i loro sguardi
incuriositi ed il loro chiacchiericcio.
La corvina, cercò un appiglio nella sua migliore amica ma il
tentativo fu vano, in un solo istante Chloè Bourgeois le si
parò davanti, senza lasciarle scampo.
-Chloè...- le fece un cenno del capo, scansando l'abbraccio
che la bionda provò ad offrirle, con un gesto meccanico
quasi fosse un'automa -piacere di rivederti- si sentiva a disagio,
inoltre non poteva dimenticare ciò che la Bourgeois le aveva
fatto. Dunque sorrise quasi forzatamente, e proseguì
cercò di farsi largo tra la folla, ricambiando i saluti,
verso la meta primaria.
-Ma cosa...?- la Chloè rimase immobile, stupita quasi.
-No, lasciala in pace almeno stasera.- le passò una mano
sulla spalla Alya -Non puoi sperare che le sia passata così.-
-Ma... ma... sono passati dieci anni. Eravamo ragazzine!- La rossa
alzò un dito, cercando di zittire l'altra, scrollando il
capo.
-Portarla qui è stato difficile, non forzarla.- Lei sapeva.
Il gesto della bionda fu una delle ragioni per cui Marinette decise di
lasciare Parigi un anno prima rispetto ai suoi programmi. -Lascia
stare.- Sussurrò prima di passare avanti, verso Nino.
Nulla era cambiato. Mari aveva gli stessi volti a due passi, le stesse
espressioni. Certo, forse i tratti erano più marcati, ma
erano loro con le stesse luci negli occhi di sempre. Tutto sommato non
si era persa molto, o almeno sembrava che il tempo si fosse fermato a
quell'estate di dieci anni prima.
Le sfuggì un sorriso malinconico poco prima di ordinare un
Hugo al barman, per poi rimanere ad osservarlo, con le gambe
accavallate, facendo molleggiare il piede destro. Avrebbe voluto
sprofondare lì, affogandosi nello sciroppo di sambuco,
piuttosto che ritrovarsi faccia a faccia con Chloè,
-Se ti avessi vista bere per la prima volta, qualche anno fa, sarei
rimasto stupito di questa scelta- sussurrò una voce
vellutata, a pochi centimetri dal suo orecchio, seguito dal rumore
dello sgabello accanto al suo, che veniva trascinato sul pavimento.
Marinette attese qualche istante prima di voltarsi, cercando di
appellarsi alla sua memoria alla ricerca del proprietario di quel
timbro vocale. già udito.
-Ci conosc...- le parole le morirono in gola. Quegli occhi. Non
importava quanto fosse cambiata la cornice, ma quegli occhi
più smeraldini e profondi di qualsiasi impenetrabile foresta
e quei capelli dello stesso colore del grano grano ad agosto, lei li
conosceva bene.
Cercò di ricomporsi, ricacciando l'ondata di sentimenti
sopiti sotto ad una montagna di rabbia e rassegnazione. -Agreste,
buonasera- Tornò a riconcentrarsi sul suo bicchiere -Non mi
credevi tipo da cocktail simili?-
-Bentornata, Marinette. In realtà no, ti avrei vista con
qualcosa di più classico.- sorrise con le sue labbra
sottili. - Volevo complimentarmi con te per il ristorante...-
-Grazie... ah, complimenti per le Olimpiadi dello scorso anno. Un oro
nel fioretto a squadre. Non è una cosa da tutti i giorni.-
Non alzava lo sguardo, evitando accuratamente ogni contatto visivo con
lui, con la costante paura che Adrien potesse cogliere i suoi pensieri.
-C'è una motivazione in particolare sul perchè
sei tornata a Parigi?- Chiese il biondo con un filo di voce. Gli
tremava stranamente la voce e lei colse immediatamente questa
variazione e decise di abbassare la guardia, quel tanto che bastava,
per voltarsi verso il biondo.
Gli donava quel completo scuro senza cravatta e quei due bottoni della
camicia sbottonati che lasciavano intravedere un collo muscoloso e
teso, Non era difficile indovinare la sua statura, nonostante fosse
seduto, avrebbe potuto superare Marinette di una trentina di centimetri
scarsi.
-Mi mancava casa.- sorrise, quasi amaramente, la corvina - Tutto qui-
scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo una seconda volta.
-Guarda un po' chi si rivede!- Squillò una voce alle spalle
della ragazza - Niente di meno che il nostro Adrien Agreste di ritorno
dagli allenamenti per i prossimi mondiali di scherma!- Alya si
stabilì tra i due ragazzi ed indicò la bottiglia
di Vodka al Barman -Le voci corrono ed un uccellino mi ha detto che ti
sei qualificato anche quest'anno. Quindi sono serviti i tuoi anni
adolescenziali passati sotto quell'orribile tutina bianca-
Il ragazzo scoppiò in una risata di gusto -Il tuo
"informatore" è il tuo ragazzo? Ho provato a spiegare a Nino
che non può farsi scappare ogni cosa che gli racconto-
Mari se ne stava lì, ringraziando mentalmente l'amica per
quel salvagente gettato in mezzo allo tsunami emotivo che lui stava
risvegliando, osservando la barba non fatta da un paio di giorni di
Adrien e maledicendosi per il suo autocontrollo inesistente.
A quanto pareva, dieci anni non erano bastati a farle scordare qualcosa
di dannatamente acerbo e che sperava di aver soffocato. Già,
doveva già essere sepolto eppure era bastato un istante.
-Alya, ho scordato una cosa in auto... arrivo subito.- Cercò
di liquidarli nella maniera più spiccia e ed indolore
possibile, ma aveva bisogno di respirare un'aria che non sapesse di
sandalo e muschio quanto la pelle di Agreste.
Il ragazzo la vide allontanarsi, rabbuiandosi - Non è
cambiata- sentenziò desolato, scrollando il capo.
-Solo esteriormente, come tutti- sorrise la rossa alzando un
sopracciglio -Certo che dopo tutto questo tempo...- sospirò
prima di essere colta dal lampo di genio -Ascolta, tra un paio di
giorni terrà il discorso di apertura per l'anno accademico
alla Cordon Bleu. Perchè non vai a dare un'occhiata?-
Spesso, Alya stessa, si stupiva di alcune sue geniali trovate.
-In realtà sarei voluto passare dal ristorante a vedere come
vi siete sistemate, ma penso che potrei riaccompagnarla lì
dopo il discorso- cercò di dimostrarsi distaccato davanti
alla proposta della ragazza ma sapeva benissimo che " l'uccellino" non
aveva cantato solo sulle sue qualificazioni. Ma quanto ne sapeva
Marinette?
To Be continued...
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