La Tigre e il Piedone

di ToraStrife
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Tigre Piedone
La Tigre e il Piedone





- Servizio in camera!
Questo era stato l'annuncio con il quale i quattro inservienti avevano annunciato il loro ingresso nella camera dell'hotel.
Spingendo un carrello portavivande con sopra un vassoio chiuso da un coperchio, erano entrati nella lussuosa suite, accolti dallo sguardo sorpreso del commissario Rizzo.
Il corpulento italiano non era, in fondo, abituato a tanta riverenza, tantomeno se l'aspettava.
Era laggiù ad Hong Kong in veste non ufficiale, dal momento che apparteneva  alla squadra  narcotici, e non la buoncostume.
Tuttavia, le voci di una tratta di prostitute, il cui centro pareva essere proprio in quel palazzo, avevano convinto il napoletano ad assecondare la richiesta di aiuto da parte di un amico dell'Interpol, indagando discretamente nei panni di un anonimo turista sessuale.
La copertura però non doveva essere risultata abbastanza convincente, o forse era saltata a causa di qualche doppiogiochista.
Si era subito insospettito, infatti, Rizzo, e non era solo una questione di "istinto di poliziotto".
Decise, tuttavia, di stare al gioco.
- Ah! - Esclamò, sfregandosi le mani. - E' arrivata la pizza che avevo ordinato!
- Proprio la pizza che desiderava, signore. - Rispose, educatamente, quello che pareva il capo dei quattro.
Naturalmente era una bugia.
Non aveva ordinato alcuna pizza.
Anzi, non erano proprio state fatte ordinazioni.
Simulando un grande appetito, il commissario alzò il coperchio della cena.
Il piatto sottostante risultò perfettamente vuoto.
- E la pizza? - Chiese, con finto stupore.
Il capocameriere sorrise, di un sorriso di quelli malvagi, che l'italiano aveva visto fin troppe volte dipinto sui volti di tanti "mariuoli".
Dopodiché, questi aprì bocca.
- Beh, c'è l'impasto... - Iniziò, indicando uno dei colleghi.
Questi si fece avanti ed eseguì una breve esibizione con un nunchaku fino ad allora tenuto nascosto.
- ... Poi abbiamo la mozzarella...
Il secondo tirò fuori una spada da samurai, e la agitò minacciosamente, urlando, sotto il naso di Rizzo,
-... Dunque il pomodoro...
Il terzo era armato di due bastoni corti, che esibì con relativi kata.
- ... E infine io, che sono il basilico. - Concluse, sfoggiando due coltelli a farfalla e mimando un calcio in avanti.
I quattro fecero un inchino.
Rizzo si dimostrò impressionato dalle esibizioni.
- ... E immagino che io debba mettere la pancetta.
- Proprio così, signore. - Dichiarò il capo camereriere, mentre ripeterono l'inchino in segno di assenso.
Ormai era chiaro che volevano fargli la pelle.
Ma lui non si sarebbe fatto sorprendere, quei musi gialli non erano mica i soli a conoscere le arti marziali.
Non che lui che le conoscesse, beninteso, ma volle comunque dimostrar loro di non esser da meno.
Con un grido di furore, il commissario si esibì in una esotica posa di combattimento marziale, e accompagnandoli con relativi gridi, improvvisò una serie di kata.
Quando fu certo di avere gli occhi di tutti incollati su di lui, improvvisamente puntò il dito alla sua sinistra, urlando:
- Guarda là!
Tutti si girarono nella direzione indicata, e alle loro spalle, Rizzo fece il gesto dell'ombrello e scappò dalla parte opposta, inseguito subito dopo dagli assassini furenti. .

Poco lontano, anche qualcun altro stava scappando da pericolosi brutti ceffi armati fino ai denti.
Interrompendo per un attimo la corsa, strappò di mano da una donna delle pulizie uno spazzolone, e lo roteò per gambizzare l'inseguitore più vicino.
Tentò poi di colpire il secondo sopraggiunto, ma questi, con i guanti artigliati in dotazione, sminuzzò senza fatica il manico dell'attrezzo.
Il fuggiasco guardò con orrore i moncherini di legno, e li buttò via.
- Sei finito, sbirrò!
Schivando un letale attacco, il poliziotto si tuffò, tra le urla della inserviente, oltre il vicino carrello delle pulizie, e al volo lo calciò contro l'avversario.
A poco valsero gli artigli contro un oggetto così grosso: il killer prese il mezzo in tutta la sua potenza, e finì a terra mentre il carrello si rovescliava lungo il corridoio.
Jackie tirò un piccolo sospiro di sollievo: l'ostacolo avrebbe fatto perdere agli inseguitori dei secondi prezioni.
Quindi non perdette tempo e riprese la fuga.
Nel correre, dovette schivare vari imprevisti: una porta che si apriva improvvisamente per via di un alloggiante incuriosito dal baccano, una signora che aveva scelto quel momento per passare col chihuahua al guinzaglio, una inserviente che portava un carrello della biancheria.
E finalmente, la salvezza: la porta di un ascensore che si stava aprendo in quel preciso istante.
Dalla cabina satava uscendo un cameriere che spingeva un carrello con sopra una torta gigante.
Scattando in avanti, Jackie aveva già deciso il piano: buttarsi sopra il carrello, anche a costo di attraversare la torta e di coprirsi di crema, ed entrare nell'ascensore, non prima di aver calciato il carrello come ulteriore ostacolo per quei maledetti sicari.
Sarebbe stata la salvezza, se non fosse che qualcuno aveva pensato di anticiparlo.
Sbucando da un corridoio laterale, un corpulento signore barbuto fermò l'avanzata del carrello, ricacciandolo, insieme a chi lo spingeva, oltre le porte della cabina, infilandovisi infine anche lui.
Jackie guardò atterrito le porte chiudersi impietosamente davanti alui, mentre l'indicatore segnalava il percorso in discesa.
Ritrovatosi quindi in un vicolo cieco, il poliziotto poté quasi sentire l'avvicinarsi della sua fine, anticipata da grida di vendetta e il clangore di armi più o meno affilate.
Guardandosi disperatamente attorno, trovò la salvezza in un montacarichi poco lontano, nel quale si infilò prontamente.

Dopo imprecisate peripezie, Jackie sbucò da una feritoia posta nelle cucine, cadendo rovinosamente in un cassonetto.
Imprecando per l'immondizia, si tolse di dosso luride foglie di insalata, una buccia di banana che gli si era posata in testa, e saltò fuori dal contenitore.
Salvo ributtarvisi dentro subito dopo, un attimo prima che quattro tizi armati irrompessero sulla scena.
- Dov'è finoto? - Gridò uno degli sgherri, mentre roteava il nunchuaku.
- Proviamo da quella parte! - Suggerì un altro, armato di spada, indicando la sala da pranzo.
Urlando feroci minacce, si allontanarono.
Jackie si assicurò che non ci fosse davvero più nessuno, prima di uscire nuovamente.
Poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Sollievo misto a sconforto.
Dove poteva mai essere Pai Cheng?
E non riguardava solo il fatto che fosse la cugina del suo migliore amico Sammo.
Poteva ancora vedere negli occhi lo sguardo supplicante della madre.
"Lei è un poliziotto, lei può far qualcosa".
"Ho le mani legate" era stata la squallida  risposta che era stato costretto a fornire.
Ed era vero.
Lui era un semplice agente, e i suoi superiori, almeno per una buona parte, erano sul libro paga di Lan Di, il Signore del Crimine di quella città.
Ottenere quindi autorizzazioni per quell'indagine sarebbe stato impossibile.
Ma, diceva un grande saggio, se hai le mani legate, puoi sempre usare i calci.
Ed è ciò che aveva deciso di fare.
Anche nel rispetto del suo informatore che, per rivelargli l'ubicazione della tratta di prostitute, la causa dei vari rapimenti di sfortunate minorenni in tutta Hong Kong e, pare, anche a livello mondiale.
Lan Di rimaneva su un altro pianeta, intoccabile, ma lui, Jackie, giurò che almeno quel giorno avrebbe, se non sgominato la banda dietro i rapimenti, almeno sottratto a un destino infame Pai e chissa quali altre povere vittime nascoste laggiù.
A costo di rinunciare a quel distintivo al quale era rimasto l'unico, tra i suoi colleghi, a dare un valore.
Rumori di lotta lo riportarono alla realtà, e si preparò, in posizione di guardia, al peggio.
Ma con sua sorpresa, il nemico non arrivò, perlomeno, non correndo, ma in volo.
Il rumore di un pugno infatti anticipò il volo di uno sgherro, che andò a canestrare nel cassone.
Subito dopo sopraggiunse quello che riconobbe come il gigante barbuto che aveva preso l'ascensore al posto suo.
- Un altro cinese? Ma siete un miliardo! - Protestò quest'ultimo, cercando di colpire Jackie.
Quest'ultimo evitò per un soffio due manrovesci e un pugno, specificando, tra una schivata e l'altra, il fatto di essere di Hong Kong.
Cercò poi di difendersi sferrando un calcio al corpo dello straniero, senza risultati.
Tentò allora una sequela di pugni sempre sullo stomaco, che l'avversario subì senza reagire, sbuffando anzi per la noia.
Quando ne ebbe abbastanza, l'omone decise di afferrarlo per la collottola del giubbotto.
Si ritrovò in mano solo il relativo indumento, da cui Jackie si era agilmente sfilato.
Prima che potesse reagire, Jackie tese le mani, chiedendo una tregua.
- Tu chiedi una tregua a me? - Rispose seccato l'altro, con forte accento straniero. - E' da mo' che tu e tuoi amici state cercando di fare una pizza con le mie  chiappe!
Jackie fece una faccia corrucciata. - Scusa, quali amici?
- Tipo lui. - Il gigante indicò il tizio intontito che nel frattempo era sbucato fuori dall'immondizia.
Jackie lo guardò, e lo riconobbe: era il sicario dei guanti artigliati. Quest'ultimo lo riconobbe a sua volta.
Il risultato fu che entrambi urlarono, il primo di paura, e il secondo di rabbia.
Il gigante, stufo di quel chiasso, coprì la testa di quest'ultimo con il giubbotto del collega, e poi lò zittì con un pugno in testa.
Jackie si sporse per recuperare il vestiario: sollevando la giacca con una mano, avvertì con disgusto la puzza di immondizia di cui ormai il capo era pregno, e a malincuore decise di lasciarlo lì dov'era.
Ad attenderlo, vi era ancora il barbuto.
- Quindi non è tuo amico?
- Assolutamente no! Sono un poliziotto! - Ribatté Jackie, estraendo il distintivo dalla tasca della camicia.
- Oh, un collega. Commissario Rizzo. Squadra Narcotici di Napoli. - Salutò, stritolandogli affettuosamente la mano.
- AHIAAAaddirittura dall'Italia - Commentò Jackie, agitando la mano dolorante dopo averla strappata alla pressione idraulica del commissario. - Traffico internazionale di droga?
- In realtà no, è un motivo un po' diverso... - Spiegò il commissario.
Prima che potesse continuare, sopraggiunsero contemporaneamente i quattro camerieri della pizza e tre degli inseguitori di Jackie.
- Credo che sia lo stesso mio motivo. - Rispose Jackie. - E anche quello di queste persone.
Da due parti opposte, due sgherri arrivarono in volo con dei calci volanti.
A Jackie e Rizzo bastò una schivata affinché gli stessi si scontrassero in aria, l'uno col piede sulla faccia dell'altro.
Dopo la caduta rovinosa dei due, un terzo assalitore tentò di colpire Jackie con un pugno, ma questi si abbassò, le il colpo andò a finire sulla faccia del napoletano.
L'attacco venne ripetuto, ma con gli stessi esitì: il sicario tirava il pugno, Jackie si abbassava, e il colpo arrivata al commissario.
Al terzo pugno ricevuto sul muso, Rizzo decise di averne avuto abbastanza, e con un pugno a martello si sbarazzò del seccatore, sollevandolo poi con l'intenzione di colpire anche Jackie, colpevole di avergli fatto prendere tutte quelle botte.
Jackie tese le mani per fermarlo, proferendo scuse: per la distrazione, non si avvide di un calcio che un quarto uomo gli sferrava sulla testa.
Mentre il poliziotto si ritrovava a terra, l'assalitore si galvanizzò per il colpo andato a segno, quindì girò su sé stesso, con l'intenzione di colpire anche il corpulento italiano tramite un calcio girato al volto.
Prima che il piede potesse raggiungere la faccia, però, una delle grosse mani di Rizzo glielo afferrò al volo,e con una potente spinta invertì la rotazione: come una Ballerina Volante, l'uomo girò su sé stesso con la gamba tesa, col risultato di mettere al tappeto gli altri tre uomini attorno a lui.
Mentre la Ballerina terminava il suo giro con un gran giramento di testa e uno svenimento, l'italiano afferrò Jackie per la collottola, riportandolo in piedi.
Approfittando del momento in cui tutti erano a terra, i due decisero di separarsi, fuggendo in direzioni opposte: avrebbero così costretto il gruppo, che si stava già rialzando, a dividersi.

Jackie venne raggiunto per primo
da "Mozzarella" nell'angolo cotture.
Cominciò a raccogliere alla rinfusa della verdura da un tagliere lì a fianco, per poi tirarglierla, un pezzo alla volta.
Che fosse una carota, un pomodoro, un ceppo di insalata o altro, però, questi veniva prontamente tagliato in due perfette metà, grazie all'affilatissima lama della katana dell'avversario.
Una volta finite le munizioni, Jackie schivò un fendente e poi un affondo, arretrando nel contempo.
Incalzato dal sicario, sentì un infausto calore attraverso la schiena: si girò, e scoprì di avere alle spalle un fornello acceso, con sopra una padella piena di olio sfrigolante.
- Sono fritto!
Le distanze si accorciavano, e "Mozzarella" sorrise, gongolandosi in un gustoso interrogativo: spingere il ficcanaso ad ustionarsi come un pollo fritto, o infilzarlo come un pollo allo spiedo?
Qualunque fosse l'esitò, lo sgherro decise di scattare, la lama dritta davanti a sé.
Con la forza della disperazione, un po' di fortuna e molti riflessi, le mani del poliziotto trovarono un coltellaccio da cucina e una piccola mannaia, che portò, incrociandole, avanti a sé, appena in tempo per intercettare la katana e deviarla.

Dall'altra parte, Rizzo era stato raggiunto da "Impasto", che cominciò a mulinare il nunchaku in una serie di kata intimidatori.
Per nulla impressionato e anzi, con aria annoiata, il commissario lo fermò tendendo una mano nel pieno dell'esibizione.
- Sì, sì... - Sbuffò. - Questo me lo hai già fatto vedere, vai avanti!
Confuso, "Impasto" variò i mulinelli, facendoli in senso orizzontale.
Forse per la distrazione, però, l'arma gli si avvolse attorno al collo.
- Hey, attento, così ti strozzi! - Lo rimproverò Rizzi nel soccorrerlo, e una volta liberato, lo punì con un devastante sberlone.
Subito dopo, arrivò il capocameriere, che estrasse di nuovo i coltelli a farfalla e cominciò ad agitarli con maestria.
- Ecco, dopo l'Impiastro, ecco il Prezzemolo! - Si lamentò Rizzo.
- Basilico! - Corresse indignato il sicario, incapacitandosi di tanta ignoranza  da parte dello straniero. Ma questa distrazione gli costò un incidente con il coltello destro, con il quale si ferì un dito.
Mentre in preda al dolore lo metteva in bocca come un bambino, il commissario si preoccupò.
- Oh, poverino, ti sei fatto male?
"Basilico" annuì, aspettandosi ingenuamente comprensione, ma
invece ricevette  anche lui un sonoro ceffone.

Jackie intanto stava continuando il duello di scherma. Impegnato coi ferri corti per deviare i continui attacchi a filo di spada, era svantaggiato dall'effettiva lunghezza della lama giapponese.
Come un novello Errol Flynn, il poliziotto decise di evitare l'ennesimo fendente con un balzo, andando ad atterrare direttamente sopra i fornelli.
Con un doppio colpo di piede, fece leva sul manico della padella in cottura, scagliandola direttamente contro "Mozzarella".
Quest'ultimo deviò l'oggetto con la spada, ma non poté fare niente per evitare l'olio bollente ivi contenuto, quindi corse via, urlando in preda alle ustioni.
Jackie cantò vittoria, almeno fino a quando non si accorse che i piedi, a contatto con la fiammella del fornello acceso, avevano preso fuoco.
Abbandonò quindi le armi e si gettò a terra, scalciò via le scarpe in fiamme e con una mappina estinse il fuoco che stava lambendo gli orli dei pantaloni.
Intanto era sopraggiunto "Pomodoro", all'attacco con i bastoni corti.
Jackie scattò in piedi e, aiutandosi con lo strofinaccio, deviò entrambe le armi.
Poi, usando lo straccio come una frusta, colpì prima l'inguine e poi la testa dell'uomo.
Lo finì poi con un calcio volante.
Una terza persona soppraggiunse correndo: con grande orrore di Jackie, si trattava di nuovo del tipo con i guanti artigliati, ansioso di fare uno spezzatino di sbirro.
Questi, tuttavia, nello slancio, non si avvide del pavimento ancora sporco dell'olio della padella, quindi slittò e finì con le gambe all'aria.
Jackie gli legò con lo straccio mani e piedi assieme, come un vitello al lazo.
Ne approfittò per sfilargli anche le scarpe, che erano del suo stesso numero, per infilarsele, non prima però di aver steso un quarto uomo sopraggiunto, usando le stesse come guantoni da boxe.

Dall'altra parte, Rizzo aveva afferrato una padella e stava quindi distribuendo sonori rintocchi ai danni degli ultimi due avversari.
Credette di aver finito, quando sulla sua strada sopraggiunse in corsa "Mozzarella", ancora dolorante per le ustioni, ma con la spada ben sguainata.
Iniziò un secondo duello all'arma bianca, questa volta spada contro padella.
Urlando come un samurai, "Mozzarella" provò un attacco dall'alto, e Rizzo tese la padella per pararlo: la resistente lama della katana riuscì a penetrare nell'acciaio dell'utensile da cucina, tagliandolo in due.
Il sicario rise di soddisfazione, aspettandosi un volto terrorizzato da parte del commissario.
Al contrario, il napoletano si irritò terribilmente e, stufo, gli strappò di mano la spada con un gesto secco.
Poi, con le manone, spezzò il filo pezzo per pezzo, per riconsegnargli, finalmente, la sola elsa intatta.
Resosi finalmente conto di quale mostro di forza aveva davanti, "Mozzarella" decise di battersela.
La fuga, però, fu fermata dal sopraggiunto Jackie che, aprendo l'anta di un frigorifero, gliela sbatté in faccia.
Il sicario barcollò, ritrovandosi spiacevolmente a portata di Rizzo, che lo punì con una doppia manata sulle tempie.
"Mozzarella", ancora più tramortito, annaspò quindi nella direzione opposta, dove Jackie lo aspettava con un calcio, e venne quindi spinto in frigo e rinchiuso dentro.
Era finalmente finita?
Mentre Jackie si avvicinava, Rizzo afferrò uno dei tramortiti per la collottola e lo scosse per farlo riprendere.
Fu Jackie a interrogarlo.
- Le ragazze! Dove le tenete rinchiuse?
Il malvivente sollevò debolmente un braccio per indicare una porta, poi svenne.

I due si prepararono a irrompere.
Quando la porta si aprì di scatto, trovarono una scalinata, alla fine della quale vi era uno scantinato sporco e umido.
Doveva essere in corso un'opera di ristrutturazione, dal momento che vi erano impalcature,  ponteggi, e macerie di vario tipo.
Ma soprattutto...
- Pai Cheng!
La voce di Jackie risuonò tra le pareti, facendo alzare il viso a una ragazza rannicchiata in un angolo.
Aveva diciasette anni, occhi a mandorla, capelli lisci di un nero ingrigito dalla sporcizia e dalla prigionia.
Gli occhi spenti brillarono di una luce incredula, e si inumidirono, a vedere finalmente una faccia amica.
- Zio Jackie!
Risvegliate dalla sua voce, una decina di adolescenti, coetanee, se non più giovani, spuntarono fuori.
Erano tutte incantenate ai piedi.
- Pai Cheng! - Ripeté il poliziotto, che corse ad abbracciarla, commosso.
Si sentì osservato dagli occhi delle altre: ricambiando quegli sguardi, poteva leggere in loro paura, timore, diffidenza.
Sentì crescere in lui rabbia e indignazione.
Appartenevano a una variegata serie di etnie e nazionalità. Vi erano delle cinesi, malesi, persino una afroamericana. Ed alcune occidentali.
Le vittime dei recenti rapimenti, pronte ad essere "ricollocate".

Bisognava fare in fretta: Jackie cercò di forzare le catene alle quali erano legate, inutilmente.
- Posso aiutare? - Chiese una voce profonda.
Le ragazze si ritrassero, un po' impaurite, quando l'imponente figura del commissario Rizzo discese i gradini.

Quei piedi che scendevano con passo lento ma inarrestabile, quella barba che sembrava nascondere la saggezza degli antichi, gli occhi piccoli ma profondi, severi. Le mani enormi, che potevano accarezzare così come stritolare. Una apparente flemma che nascondeva, lo si poteva avvertire, la furia del fuoco sotto la cenere.
- Un dragone... - Sussurrò Pai Cheng, dando voce all'impressione che, nel bene o nel male, il commissario stava suscitando in loro.
Senza farci troppo caso, Jackie lo presentò. - Oh, lui è il commissario Rizzo, dall'Italia.
- Dobbiamo smammare da qui. - Sentenziò quest'ultimo, senza convenevoli.
Senza sforzo, spezzò ognuna delle catene, come se fossero di cartapesta

Poi indicò un lucernario, sotto al quale sistemò una scala.
- Una alla volta, ma in fretta! Perché qui tra poco...
- Fermi dove siete!
- ... Ecco, appunto.
Rizzo si passò una mano sulla barba, sbuffando per la previsione avverata.
Il capocameriere, insieme ad un paio di suoi sgherri, era appena apparso sulla soglia.
- E' tornato Finocchio.
Il nomignolo pronunciato dal commissario suscitò una certa ilarità tra i sottoposti.
- Basilico! - Corresse il capo, con voce stridula.
- Dai capo, un po' finocchio lo sei!... - scherzo un sottoposto, ricevendo come risposta un calcio in faccia.
- Pai Cheng! - Ordinò Jackie. - Occupati delle ragazze. Io e il commissario li terremo occupati.
"Basilico" ghignò. - Credete di farcela?
E con uno schiocco di dita, altre persone sbucarono fuori, armati di coltelli e bastoni.
In tutto, erano una ventina.
La forza dispiegata intimidì un po' il poliziotto, mentre l'italiano si limitò a sbuffare, seccato.
- Ma non finiscono mai!
- Beh, lo hai detto tu, sono un miliardo! - Puntualizzò Jackie.
A sentirsi rinfacciare la sua stessa battuta, il commissario ribatté, seccato.
- Ma non avevi detto che siete di Hong Kong?
Jackie alzò gli occhi al cielo. Poteva tollerare venti avversari da combattere, ma l'ottusità dello straniero era quasi impossibile da sconfiggere.
Fece alcuni passi, andandosi a posizionare tra i nemici e il commissario.
I malavitosi, dopotutto, sembravano troppo divertiti dalla discussione che stava nascendo tra i due.
Gli si posizionò  davanti, guardandolo bene negli occhi.
- Io sono di Hong Kong! - Spiegò, Jackie, indicando sé stesso. Poi puntò il dito all'indietro. - Loro sono cinesi. Sono la mafia cinese.
Il commissario si lisciò la barba, scettico.
- Ma se la mafia è cinese, che ci fa ad Hong Kong?
L'ingenua domanda suscitò una risata generale da parte degli uomini presenti.
Jackie, esasperato, raccolse da terra un vecchio contenitore bucato.
- La tua testa è più vuota di questo secchio!
- Strano, - Ribatté il commissario. - Eppure a scuola mi dicevano che ero un secchione!
Una seconda risata generale fece eco.
- Adesso basta, eh! Sei impossibile! - Gridò Jackie. - Sai cosa faccio ora? Eh? Lo sai?
- Su, dai, sentiamo. - Lo sfidò Rizzo, mettendo le mani sui fianchi e guardandolo dall'alto in basso.
- Faccio... questo!
Jackie si girò di scattò e con il secchio coprì la testa di un delinquente, poi con un calcio colpì il secchio e spedì la vittima contro altri due uomini.
Quella che si era rivelato un bluff fu anche il gong che scatenò la rissa.
Un aggressore ebbe l'idea di attaccare il commissario con il bastone: quest'ultimo però, lo intercettò, afferrandolo e tenendolo saldo con entrambe le mani.
Nonostante gli sforzi, l'attaccante non riuscì a divincolare il bastone: al contrario, Rizzo cominciò a ruotare su sé stesso, sempre più velocemente. Il povero cinese si ritrovò a volteggiare, come una giostra calcinculo, aggrappato disperatamente al supporto, mentre chiunque si trovasse attorno, veniva colpito senza pietà.
Alla fine anche lui cedette la presa, andando a sbattere tra i ponteggi, gli stessi in cui Jackie stava zigzagando per rendere ardui gli attacchi dei bastoni avversari, troppo lunghi per così poco spazio; tra una schivata e l'altra in quella giungla d'acciaio, il poliziotto restituiva ogni tanto anche qualche pugno.
Rizzo, intanto, dimostrava una inaspettata maestria nell'usare l'arma di cui si era appropriato: tra parate, deviazioni e contrattacchi, ogni uomo che si faceva avanti veniva regolarmente bacchettato e sopraffatto.
Jackie, d'altra parte, uscito da sotto i ponteggi, si accorse di altri avversari che, armati di coltelli, erano atterrati saltando dal ponteggio.
Il poliziotto pensò quindi di arrampicarsi agilmente rintanandosi proprio nel luogo da cui gli stessi erano arrivati.
La mossa provocò un'ondata di proteste da parte dei nemici, che iniziarono un assedio.
Jackie difese quindi la posizione da ogni arrampicatore che tentasse di raggiungere la cima: con un calcio, con un cazzuola trovata sul posto, e quando un fortunato riuscì a salire dalla parte opposta, anche saltando a piedi uniti su una tavola da ponte, per fargli arrivare l'altra estremità sul muso.
Nonostante gli sforzi, ben presto gli avversari divennero troppi, quindi Jackie scappò come un gatto, lasciandosi verso la scala a pioli poggiata sul lucernario, che proprio in quel momento aveva visto attraversare fuori l'ultima delle ragazze.
Scivolando quindi dalla stessa, la afferrò, negando così ogni possibilità di far raggiungere gli ostaggi, e poi cominciò a rotearla come un bastone, il che fece piazza pulita di chi era attorno, costringendo gli altri ad abbassarsi o scappare.
Dopo un po', le braccia di Jackie si stancarono del peso eccessivo, e quindi la appoggiò a terra, sedendovisi sopra.
- Non male come idea. - Si complimentò Rizzo, il bastone spezzato, mentre si avvicinava a Jackie.
- Purtroppo, però, non basta. - Ammise il povero poliziotto, soprattutto a guardare la folla di avversari che, nonostante tutto, sembrava sempre troppo numerosa.
- Non basta una scala? - Obiettò Rizzo. - E allora proviamo con un puntello.
Jackie non seppe mai se l'intenzione del commissario fosse di usare quel tubo di metallo come arma, o se le conseguenze fossero tutta un'idea intenzionale di Rizzo.
Fatto stava che non appena il commissario strappò, senza pensarci, il sostegno da sotto le impalcature, queste crollarono come un castello di carte, imprigionando o costringendo alla fuga tutti gli uomini presenti.
Rizzo fissava per terra, come un bambino che aveva fatto una marachella. Ma Jackie lo fissò come un pulcino di squadra dell'oratorio fisserebbe Leo Messi*
.
- Che ti dicevo? - Sussurrò. - Venti in una botta sola.
Jackie scosse la testa. Forse aveva ragione Pai Cheng: costui era un drago nei panni di un uomo.
Un drago buono, per fortuna.
E come da copione poliziesco, le sirene della polizia iniziarono a farsi sentire in sottofondo.
Il resto fu quasi storia.
Si scoprì che l'amico nell'Interpol del Commissario altri non era che lo stesso Sammo.
Si scoprì che fu una sua idea radunare due tutori dell'ordine con l'attitudine a cacciarsi nei guai, ma con la stessa attitudine a risolverli.
Lan Di rimaneva irraggiungibile, ma almeno quel giorno, una delle suoi losche e vili attività aveva avuto termine.
Si lasciarono, all'aeroporto, con una vigorosa stretta di mano (con gran dolore, fisico, di Jackie).
- Comunque, - Ci tenne a precisare Rizzo. - Gli amici mi chiamano Piedone.
Con una mano tesa, salutò prima di incamminarsi.
Jackie rimase a lungo a fissare le spalle dell'italiano scomparire tra la folla.
Si domandò se un giorno lo avrebbe rivisto.
Ma il mondo era piccolo, si disse.
Sorrise, allontanandosi a sua volta, canticchiando "I get around" dei Beach Boys.
Che non è proprio italiano, ma non importa.



FINE


* Questa frase la dedico ad Andrewthelord.







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