A luce spenta

di Casti
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Immagina una serie di stanze, una consecutiva all'altra. Tu non conosci le varie stanze e non sai quante sono. Arrivi nella prima stanza, c'è buio, quindi procedi a tentoni, valutando ogni passo, per arrivare alla seconda camera, quando si accende La luce. Da una flebile penombra, si fa sempre più intensa. Riesci a distinguere le sagome e infine tutti gli oggetti della stanza. Ora procedere è più facile, anzi puoi anche permetterti di guardare in giro e vedere quelli che prima erano ostacoli diventare cornice del tuo percorso. Stanza dopo stanza, ormai i tuoi passi sono sicuri; La luce ti aiuta a superare ogni ambiente, non senza inciampare, ma è sempre lì a rimetterti in piedi e spronarti ad andare avanti. Ormai non sai più cos'è il buio, la sensazione di smarrimento appartiene ad una vita passata. Poi La luce inizia a diminuire. Inizialmente cerchi di non farci caso; sforzando la vista riesci ancora a proseguire. Però in seguito la luce si spegne. Non vedi nulla, non vedi più gli ostacoli delle stanze, non sai come muoverti. Tu la invochi, la supplichi di tornare, perché senza di lei non sai come superare ogni cosa, ma La luce è andata. Non tornerà solo perché sei disperata o perché le prometti qualcosa. Quella luce è andata e non tornerà più.




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