La maledizione della bestia

di Percyxx
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                                                                 Nathan

 

Era l’ultima giornata di scuola ed era il giorno in cui io ed il mio amico Ezio andammo in libreria per prendere l’ultimo libro uscito di Peter Johnson. Eravamo ossessionati dalle sue avventure come semidio e sognavamo di essere anche noi semidei, si lo so, è una cosa stupida da desiderare, da dei ragazzi diciassettenni, ci si aspetterebbe altro, ma no, noi volevamo divertirci vivendo incredibili avventure, per quanto incredibilmente pericolose, c’è da dire che la vita normale per noi era fin troppo noiosa e monotona.

Mentre andavamo verso la libreria ammirai la mia città natale, un enorme complesso di strutture, che con effetto onda, dal centro verso la periferia, erano sempre più moderne, il centro città ove era posizionata la libreria era caratterizzato dall’avere quasi tutte le strutture ricoperte da tetti arancioni composti da tegole, la periferia invece era il ritratto della modernità con file e file di pazzi moderni di chi sa che società.

Nel frattempo che io mi godevo la città al mezzogiorno, quel corvino del mio amico mi disse per la millesima volta:- Quanto vorrei essere un semidio!-

- Si lo so Ezio, lo dici ogni volta che parliamo di Peter.- dissi con tono desolato, lo volevo anche io, ma era qualcosa di impossibile, si insomma entrambi eravamo orfani di un genitore mai conosciuto, ma è difficile anche solo sospettare di essere semi divini quando sei sicuro che le divinità greche non esistono.

Arrivammo alla libreria, un edificio di poco separato dalla schiera di case, quasi come se la struttura volesse mettersi in mostra, per il resto non era gran che, un blocco di cemento dipinto bianco pieno di finestre tutte chiuse. Appena entrati riconoscemmo la costante sensazione di caos, per quanto Salvatore, il proprietario, ci provasse a fare ordine il caos rimaneva. Salutammo Salvatore e andammo verso lo scaffale dove eravamo sicuri ci fosse il libro interessato e lo trovammo in più copie, illuminato dal lucernario della libreria, ci avvicinammo e lo sfogliammo. Per aria si percepiva lo strano odore di fragole, strano perché non aveva senso ci fosse quell’odore in una libreria sprovvista di spray per ambienti o altro , io e Ezio ci eravamo ormai abituati a quel odore ed era da mesi ormai che sospettavamo che Salvatore ci nascondesse qualcosa .

Vi erano trentacinque gradi in quel edificio e si sentivano tutti, i miei capelli tenuti in ordine con il sacro potere della pazienza e del gel non avrebbero resistito visto che stavo per grondare sudore, mi voltai verso Ezio e notai subito che anche lui stava soffrendo, a quanto pareva la sua camicia camicia bianca e la mia canottiera nera erano in pericolo, perciò ci sbrigammo ad uscire per andare a prenderci qualcosa di rinfrescante, ma nel preciso istante in cui facemmo un passo la parete alla nostra destra esplose e i vari scaffali saltarono per aria ed entrò dell’aria fresca.

-Siiiiiii, un po' d’aria fresca, posso respirare. - gridò entusiasta.

Ammetto che ,per un attimo, pensai che il tutto fosse ridicolo perché sembrava che la parete fosse crollata a causa della incredibile forza con cui io ed il mio amico poggiammo i nostri piedi, nel tempo che ci misi per metabolizzare ciò che era successo Ezio si avvicino all’apertura e disse: - Nathan non crederai mai a ciò che sto veden… - non finì la frase che un enorme mano che sembrava fatta di pietra lo afferrò e lo tirò fuori.

Tutto ciò in cui credevo crollò non appena mi avvicinai alla parete sfondata, vidi due esseri alti almeno quattro metri, uno era un ciclope, me lo fece intuire il suo unico occhio verde grande quanto un piatto di plastica, il suo corpo era sproporzionato, le sue braccia erano tanto lunghe da arrivare alle ginocchia delle sue corti gambe, era cosi grasso che sono sicuro non riuscisse a vedere i suoi piedi, la sua pelle era colorata di un verde grigiastro ed il suo volto mi ricordava quello di un pugile dopo uno incontro in cui le ha prese di santa ragione, per fortuna che i lunghe capelli rossi gli coprivano parte del volto anche se sembrava avesse un ragno in testa. Il secondo invece fu più facile da capire, era un essere più simile ad umano solo che era fatto in pietra, con una barba leggermente accennata sul volto, due enormi Zaffiri al posto degli occhi e vestito con camicia e pantaloni corti, tutto in pietra.

Poi vidi qualcosa che mi fece impazzire di rabbia, il gigante di pietra stava stritolando Ezio tra le sue mani, prima che potessi reagire però sentì il mio amico urlare di rabbia, dopo di che il suo corpo fu circondato da fulmini e la mano del colosso esplose, causando tantissimo dolore al mostro e facendo cadere il corvino a terra e grazie alla sua solita fortuna, senza rompersi le gambe, ma evidentemente affaticato da qualunque cosa avesse appena fatto. Nel mentre il ciclope tentò di schiacciarlo con il piede, il mio corpo non riuscì più a trattenersi, saltai verso il ciclope, non so perché lo feci, insomma erano tipo otto metri, cioè cosa mi passava per la testa in quel momento? Cosa mi aspettavo? Di saltare otto metri da fermo? Beh ci riuscì, non solo, mentre ero in volo capì la situazione, quindi ne approfittai e atterrai a piedi uniti contro la sua spalla sbilanciandolo e portandolo verso il basso, Ezio capì cosa volevo fare perciò, prima che il mostro mi afferrasse, fece un gesto con la mano, come se volesse lanciare una onda energetica, forse voleva lanciare un fulmine visto che ormai era chiaro li potesse lanciare, invece lancio un onda d’aria, che colpi il grassone sulla gamba su cui teneva tutto il peso e crollo come un sacco di patate perdendo anche i sensi. Intanto che noi buttavamo giù il suo amico, la statua dagli occhi azzurri smise di lagnarsi per la mano ed infuriato andò verso il mio amico con intenti poco amichevoli.

- Userò il tuo sangue per lavarmi i denti stanotte. - disse il mostro pensando di essere minaccioso, ma andiamo, cosa credeva? Che ci saremmo messi a piangere dopo aver scoperto cosa sapevamo fare? Ovvio che no.

- Io no n ci metterei la mano sul fuoco se fossi in te.- rispose il signore dei venti in tono ironico.

- Certo che ti è costato un occhio questo scontro. - dissi ridendo in modo inquietante dopo aver strappato al ciclope il suo unico occhio viscido e buttato via. Anche in questo caso non so perché lo feci, il mio corpo e la mia bocca si muovevano come se fosse un’altra persone a controllarli, tutto questo mi capitava qualche volta ma grazie al cielo nessuno se n’era mai accorto, la cosa era parecchio inquietante, ogni volta che succedeva mi ritrovavo in una stanza ampia cinque metri per cinque, con le pareti coperte di carta da pareti bianca strappata in alcuni punti che facevano intravedere le pareti di colore grigio scuro. Su una parete vi era un enorme televisore che mostrava il punto di vista dei miei occhi ed al centro della stanza una sedia di legno d’ebano.

Ezio si volto di scatto, notai nei suoi occhi paura, curiosamente i suoi occhi erano azzurri invece che castani chiari, questo accadeva quando era furioso o quando faceva sul serio.

- Dai smettiamola con queste pessime battute e buttiamo giù sto tipo- disse Ezio dandomi le spalle ma mantenendo un tono divertito.

- Andiamo! - dissi in modo inquietante, quasi come se il far male a quel mostro mi desse piacere.

Corremmo verso di lui, mi accorsi di essere spaventosamente veloce, più di una macchina da corsa, superai il mio compagno di battaglia andai verso il mio nemico che tento di afferrami, ma che schivai facilmente e che superai di qualche decina di metri. Il gigante si girò verso di me, iniziai di nuovo a correre verso di lui, non capivo cosa volessi fare, ero imprigionato in quella stanza senza porte, il signore dei venti a quanto pare lo capì perché lanciò un’altra onda d’aria talmente forte che fece andare a gambe all’aria il nemico, a quel punto io saltai e mi schiantai, di nuovo a piedi uniti, sulla su testa portandolo a cadere di testa e fracassandosi il cranio.

Sia io che Ezio tirammo un sospiro di sollievo anche se con il fiatone, la stanza intorno a me scomparve e tornai a controllare il mio corpo mentre gli occhi di Ezio tornarono castani.

- Wow, siamo stati grandi - dissi con un sorriso.

- Ora che si fa? - mi chiese affaticato, la risposta ci venne data da macchina nera che si sfracello a terra a due metri da noi, il ciclope si era risvegliato.

- Rivoglio il mio occhio, voglio la mia vendettaaaaaaa! - urlò.

Non fummo cosi stupidi da dargliela, eravamo fin troppo affaticati, va bene difendersi, va bene divertirsi, ma non ha senso rischiare la vita per uccidere un nemico già sconfitto, perciò scivolammo silenziosamente nei vicoli vicini gasati dalla battaglia appena fatta e dai nuovi poteri appena scoperti.


 Vi prego di avvisarmi se vi sono errori grammaticali e non vedo l'ora di leggere i vostri coommenti.





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