l' Aggiustacuori

di Oniro
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In un piccolo villaggio, viveva un vecchio.
 Quest’uomo possedeva una bottega molto frequentata sulla quale svettava un cartello con su scritto Aggiustacuori.
 Ne vedeva di gente quell’anziano. Donne, uomini, bambini, ragazzi. Tutti venivano portando il proprio cuore rotto.
Frantumato.
 Spezzato.
Schiacciato.
L’uomo li prendeva, li sistemava con cura, li lavava e li restituiva a chi di dovere. Solo che, neanche il tempo di aggiustarli, ecco che quelli facevano di nuovo capolino porgendo l’organo rotto. Il vecchio, paziente, continuava ad aggiustarli più e più volte.
 Un giorno. Uno qualunque. Tra la calca si fa spazio una bambina che chiede di farsi aggiustare il proprio.
Reca con sé solo un pezzo.
 Il resto dice, lo ha perduto.
 L’uomo la guarda sorridendo e le chiede di tornare il giorno.
 Prende tra le mani il resto di quel piccolo cuore.
 Per tutta la notte lavora sul frammento. Senza, però, sapere bene come aggiustarlo.
Il giorno dopo la bimba torna.
L’anziano uomo le porge il cuore, ora integro. La piccola guarda prima l’organo poi chi glielo porge domandandogli come abbia fatto.
 L’altro risponde che è stata una magia. La creaturina sorride e se ne va.
 Felice.
Passano una decina d’anni e il vecchio aggiustacuori è ancora nella sua bottega a fare il proprio mestiere.
Un giorno qualunque. Come il dì in cui entrò una bambina. Una donna si avvicina porgendogli il cuore.
L’uomo lo prende. Lo esamina e alzando gli occhi rivede una bimba con un piccolo pezzo in mano. Lui le sorride.
Aveva conservato il cuore intatto. Tanto le era stato prezioso.
La donna pone la stessa domanda.
 L’anziano si sbottona la camicia e le mostra il proprio di cuore.
Era solo un frammento. Un frammento fragile e vitale.
Il resto lo aveva donato alla piccola.




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