NOTA
DELL’AUTRICE: Grazie
a tutti voi per il sostegno.
Posto il nuovo cappy, il penultimo (sigh!!!). Non deludetemi e
commentate
numerosi….
endif
CAP.
36
OBBLIGHI
E SCELTE
BELLA
Una
sensazione di
torpore ed indolenzimento si era impossessata del mio corpo. Provai ad
aprire
gli occhi con lentezza. La stanza era fresca e avvolta dal buio, fatta
eccezione per una flebile luce che proveniva dalle mie spalle. Il
silenzio era
totale.
Ero
girata di fianco
con il viso rivolto alla finestra. Ebbi la chiara percezione di non
essere
sola.
Mi
voltai con il capo
alla ricerca del mio miracolo personale e mi scontrai con due ridenti
occhi
color miele in un volto incorniciato da una zazzera spettinata di
capelli neri.
Sobbalzai
trattenendo
il fiato.
«ALICE??!!!»
la voce mi
uscì stridula e gracchiante. Arretrai con
velocità disumana al bordo opposto
del letto tirandomi il lenzuolo fino sopra la punta del naso e mi misi
una mano
sul cuore. Aveva perso un battito ed ora cercava di recuperare
galoppando come
un cavallo da corsa. Lo sentivo fino alla gola.
«Tranquilla,
Bella! Ti
farai venire un infarto!» la sua voce scampanellante
nascondeva una nota
gioiosa. Era in estasi.
«Come
ti senti? Dormito
bene?» ora aveva assunto un tono cospiratore e malizioso.
Arrossii
fino alla
radice dei capelli e puntai gli occhi sulle lenzuola.
«Che
… ci fai qui?
Dov’è Edward?» chiesi mentre tentavo di
riprendere padronanza di me stessa passandomi
una mano tra i capelli.
«E’
dovuto andare a
caccia. Lui non voleva, ma gli ho consigliato vivamente di farlo. Con
le buone,
si intende … Io sono rimasta ad attendere il tuo
risveglio.» rispose lei
serafica.
La
guardai. Era seduta
comodamente su una poltroncina nell’angolo della stanza, con
gli immancabili
jeans sbiaditi e una camicetta color panna tutta intarsiata con motivi
tribali.
Impeccabile,
come
sempre.
Era
imbarazzante sapere
di essere completamente nuda sotto le lenzuola, ma, soprattutto, sapere
che lei
ne era perfettamente a conoscenza.
Mi
guardai intorno
disorientata. Non avevo di certo immaginato così il mio
risveglio dopo quella
serata indimenticabile, ma conoscendo Alice, doveva esserci di certo
qualcosa
sotto.
La osservai con
circospezione e lei mi
restituì uno sguardo candido e beato.
Sì,
decisamente c’era
qualcosa che mi stava nascondendo.
«Da
quanto sei qui?» le
chiesi un po’ infastidita, ma anche un po’
preoccupata.
«Da
un po’.» rispose
sempre evasiva.
Strinsi
le labbra
indispettita. «Bhè, ammetterai che non
è propriamente la stessa cosa …»
mormorai secca.
«Cosa?»
fece lei di
rimando.
«Svegliarmi
e trovare
te, invece di lui. Dopo che …, dopo la nostra …,
insomma dopo aver …» cominciai
ad impappinarmi e ad arrossire.
«…
fatto l’amore?» finì
lei per me, sporgendosi sulle ginocchia e sorridendomi dolce.
«Infatti,
e per la
prima volta per giunta.» aggiunsi io e la voce mi si
incrinò leggermente. No,
non era affatto un bel risveglio non trovare al tuo fianco la persona
con cui
hai condiviso dei momenti così intimi proprio poco tempo
prima.
Cercai
di ricacciare
indietro le lacrime che sentivo pizzicarmi gli occhi, e presi dei bei
respiri
profondi per calmarmi. Ad ogni inspirazione sentivo male al fianco.
Mi
piegai indolenzita
per sciogliere i muscoli. Peggio, il movimento mi faceva stare peggio.
Dal mio
risveglio idilliaco, stavo lentamente passando alla scomoda
realtà. Certo,
forse tra vampiri non si usa, ma non avrei mai creduto che Edward mi
lasciasse
sola proprio dopo aver fatto l’amore con me per la prima
volta!
Alla
sofferenza fisica
si sommò quella morale.
Cominciai
ad agitarmi
sotto le lenzuola. Aggrottai le sopracciglia e vidi che Alice si era
seduta sul
bordo del letto dal lato opposto al mio. Mi guardava con occhi dolci ed
io non
riuscii a trattenere un musetto dispiaciuto.
«Bella,
calmati. Se ti
agiti, sforzi la costola.» mi disse piano.
«La
costola?» le chiesi
disorientata.
«E’
incrinata. E hai un
labbro tumefatto, oltre ad un po’ di lividi sparsi su tutto
il corpo.» aggiunse
tranquilla.
Assimilai
le sue parole
con una lentezza esasperante persino per un umana, poi, mi
assalì un dubbio
atroce.
«Lui
…, lui lo sa?» le
domandai sconvolta. Forse per questo era andato via.
«Non
precisamente. Ha
usato tutto il suo autocontrollo, ma è cosciente che avresti
potuto avere delle
conseguenze. Non dimenticare le sue lauree in medicina
…»
«Peccato
che gli manchi
quella in psicologia femminile!» non riuscii a trattenermi
dal dire stizzita.
Alice
sospirò e,
guardandomi con tenerezza, disse: «Bella, credo di capire
come ti senti in
questo momento. Hai tutta la mia comprensione femminile, ma non
dimenticare che
voi due non siete una coppia come dire …,
TRADIZIONALE.» scandì piano l’ultima
parola.
La
fissai senza capire.
Ovvio che non eravamo una coppia come le altre, ma questo che
significava? Che
lui era autorizzato a disertare il letto subito dopo aver fatto
l’amore con me
perché era un vampiro? E che lasciandomi la sorella nella
stanza, al mio
risveglio mi sarei sentita felice come una Pasqua, invece che
mortificata ed
umiliata come in realtà mi sentivo?
«Alice,
non offenderti,
ma perché non è qui a dirmele lui queste cose?
Perché ha lasciato te a
spiegarsi e non c’è lui qui? Se
c’è qualcosa che non và, avrei
preferito
sentirmelo dire personalmente …» la mia voce che
era salita di tono
progressivamente, si perse in un singhiozzo strozzato.
La
vidi scuotere la
testa con un sorriso comprensivo dipinto sul volto angelico.
«Bella,
non capisci.
L’HO OBBLIGATO IO AD ANDARSENE.» scandì
lentamente parola per parola.
E
quando la fissai
ancora più confusa, la sentii prendere un profondo respiro e
scostare il
lenzuolo con un gesto deciso.
«L’ho
dovuto fare per
forza.» disse indicandomi il coprimaterasso.
Pensai
che fosse
impazzita, ma poi, guardai il punto verso cui era rivolta la sua mano e
capii.
Quasi
al centro del
letto una vistosa macchia di sangue ormai rappreso faceva bella mostra
di sé.
Il
rosso era di una
tonalità molto chiara, viva.
Quello
era il sangue
proveniente dalla mia verginità.
Fissai
imbambolata quel
contrasto di colore con il candore del resto del lenzuolo e mi
sembrò di andare
a fuoco.
Oh,
Edward!
Chissà
cosa doveva aver
sofferto a starmi vicino mentre del sangue vivo fluiva da me!
«Alice,
io …» cominciai
mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.
Lei
ricoprì il lenzuolo
e mi accarezzò una guancia.
«Shh,
non piangere,
Bella. Questa è una cosa meravigliosa, non una tragedia. Ad
alcune donne non
succede proprio nulla, ma tu perdevi molto sangue. Non avercela con
lui. Se ti
può consolare, l’ho dovuto letteralmente
scaraventare fuori di casa, perché non
si sarebbe mai mosso da qui. Che impicciona, penserai tu! Ma ricorda
che io ho
qualche informazione supplementare …» e si
toccò la tempia con l’indice.
«Hai
… hai avuto una
visione?» le chiesi balbettando.
Mi
fissò con occhi
vacui per un attimo, poi, scrollò le spalle e mi
guardò nuovamente con lo sguardo
limpido «Non ci pensare.»
«Quando
tornerà?» ero
ansiosa di rivederlo, mi mancava terribilmente.
«Fra
non più di
mezz’ora. Bella, giù c’è
anche Carlisle. Se te la senti, vorrebbe darti
un’occhiata alla costola. Ma se vuoi possiamo aspettare
Edward …» la voce di
Alice era dolce e affettuosa.
«Dammi
solo un attimo
per riprendermi.» risposi io.
«Ma
certo, quando sei
pronta lo accompagno su da te.» fece lei alzandosi dal letto
e dirigendosi
verso la porta.
Si
soffermò con la mano
sulla maniglia, poi si girò e strizzandomi
l’occhio disse: «Però, niente male
il mio fratellino eh?!»
Il
cuscino che le
lanciai si scontrò sulla porta chiusa, mentre la risata di
Alice scampanellava
per le scale.
EDWARD
Lo
osservai
attentamente.
Era
sempre un piacere
cacciare insieme a lui, ogni volta c’era qualcosa da
imparare. La sua
esperienza in tattica e strategia era davvero insuperabile. Si
accucciò e
chiuse gli occhi per farsi guidare essenzialmente dall’udito
e dall’istinto,
invece che dalla vista.
Anche
quando si
trattava di prede molto facili, Jasper agiva con cura e precisione. Era
nella
sua natura. Lo vidi girarsi in maniera impercettibile verso destra e
affinai
anch’io l’udito.
Il
silenzio del bosco
era una delle cose che preferivo quando cacciavo. Amplificava la
concentrazione
e acuiva i sensi.
Un
battito leggero e
rapido proveniva da quella direzione. Dopo qualche attimo un giovane
stambecco
maschio si fece strada tra le rocce. Il ritmico rumore dei suoi zoccoli
si era
fatto leggermente più intenso ora che non procedeva
più sull’erba.
Jasper
spostò il peso
sulle punte dei piedi e in una frazione di secondo gli fu sopra
afferrandolo di
lato. Vidi l’animale dibattersi furiosamente tra le sue
braccia. Scalciò con
tutta la sua forza, quindi Jasper inclinò con grazia la
testa verso il suo
collo. Lo stambecco si irrigidì un attimo ed infine, si
accasciò privo di forze
su se stesso.
Lui
lasciò
cadere la carcassa con delicatezza per
terra.
Nel
suo modo di fare,
in ogni suo gesto non c’era disprezzo per la vita che aveva
preso.
Paradossalmente uno dei vampiri più sanguinari che avessi
mai conosciuto, di
quelli che avevano ucciso nella loro esistenza centinaia e centinaia di
esseri
tra umani e vampiri, provava rispetto per l’animale che
l’aveva nutrito.
Ecco
una nuova lezione
che si poteva trarre quel giorno dall’aver cacciato con lui.
C’è sempre tempo
per recuperare, per capire quale sia la strada giusta da percorrere.
Si
avvicinò a me con
passo lento.
Mi
osservò mentre,
appoggiato con le spalle al tronco di un quercia, lo guardavo assorto.
Qualcosa
non và?
Pensò fermandosi a pochi passi da me.
Scossi
leggermente il
capo. «Jasper, cosa provi quando cacci?»
Spostò
il capo di lato
e guardò il corpo esanime dello stambecco poco distante da
noi. Sospirò e puntò
gli occhi su di me: «Non mi piace uccidere, se è
questo che vuoi sapere.» Non mi
è mai piaciuto. Pensò quasi
contemporaneamente.
Continuai
a guardarlo.
Lui sosteneva il mio sguardo tranquillo. Sentii dalla sua testa che
stava
cercando di sondare le mie emozioni.
Sorrisi.
Lui fece
altrettanto. Sapeva che gli stavo leggendo la mente.
Ti
stai chiedendo cosa mi ha convinto a cambiare rotta alla mia esistenza?
Mi chiese con i suoi pensieri.
Annuii
con il capo in
maniera impercettibile.
«Alice.»
rispose.
Attesi
che continuasse.
In genere non ci soffermavamo quasi mai in discorsi così
confidenziali, ma
quella sera le cose per me erano cambiate. Sentivo di essere ad una
svolta.
«Come
sai, prima di
incontrarla ero allo sbando, in un vortice di violenza e di
odio.» si
interruppe un momento, poi continuò.
«Edward,
io ho ucciso
molti uomini, e molti vampiri. Troppi. Nella mia mente sentivo le loro
emozioni, prima che le loro esistenze finissero. Ho preso le loro vite,
ma
quello che non riuscirò mai a cancellare dalla mia anima e
la perdita della
loro speranza. La consapevolezza che il mio viso sarebbe stata
l’ultima cosa
che avrebbero visto, che non si sarebbero mai salvati e che io ero la
loro
fine, mi ha marchiato a fuoco. Al pari della loro, anche in me la
speranza
moriva con ogni vita che stroncavo, con ogni famiglia che distruggevo
…» fece
un attimo di silenzio, poi proseguì: «Incontrare
Alice è stato come un fulmine
a ciel sereno. Ho saputo immediatamente che lei era il mio destino, che
non
sarei mai più stato lo stesso. Lei è stata la
cima a cui mi sono aggrappato per
risalire a galla. Con lei ho ritrovato la speranza.» disse le
ultime parole con
un sorriso a fior di labbra.
E’
un po’ come quello che provi per Bella. Ogni cosa al suo
posto …
terminò la frase pensandola nella sua testa.
Feci
un cenno di
assenso con il capo. Già ogni cosa al suo posto.
Sì, ma lui non rischiava di
ucciderla Alice. Erano uguali, loro.
Di
certo io potevo
considerare lei il sole nella mia eterna mezzanotte, la mia ancora di
salvezza.
Ma lei? Quella sera avevo reso donna la mia Bella, ma almeno un paio di
volte
avevo messo a rischio la sua vita. E il suo corpo da umana ne aveva
risentito.
Non sapevo quanto male le avessi fatto, ma di sicuro non era un caso
che con Alice
fosse sopraggiunto anche Carlisle.
Jasper
mi aveva portato
via a forza, proprio quando ero giunto al limite.
“I
nostri corpi erano ancora allacciati, i nostri respiri ancora
affannati, e mi
ero accorto che Bella aveva perso conoscenza tra le mie braccia. Il suo
corpo
era caldo, un po’ sudato. Il mio si era leggermente
intiepidito a contatto con
il suo. Le avevo sostenuto il capo con delicatezza appoggiandolo sulla
mia
spalla, dopo essermi spostato io sotto portandola sopra di me, per non
pesarle addosso.
Immobile, ascoltavo il battito del suo cuore che da forsennato stava
lentamente
normalizzandosi. Reazione umana normale, avevo pensato,
tranquillizzandomi un
po’. Avevo dato uno sguardo rapido alla sua schiena mentre
con dita leggere l’accarezzavo.
Alcuni segni rossi, sulle braccia, uno più vistoso alla base
del fondoschiena,
in prossimità della colonna vertebrale. Lì dovevo
averle fatto davvero male.
Sospirai.
Avevo cercato di essere il più delicato possibile, ma ero
consapevole che il mio
meglio poteva non essere stato abbastanza.
Dopo
un po’, stringendo i denti al pensiero che era giunto il
momento di staccarmi
da lei, di uscire dal suo corpo, presi un bel respiro e accennai ad un
lieve
movimento. Ma non avevo tenuto conto della delicatezza del suo
organismo.
Appena mi ero spostato un po’, ritraendomi, avevo avvertito
un caldo fluire dal
suo ventre verso di me.
Sangue.
E
parecchio anche.
Vivo
e caldo sangue.
Bella
priva di sensi tra le mie braccia, il richiamo della mia droga
preferita che si
faceva sentire prepotente, che mi invadeva l’olfatto, il
tatto, tutti i sensi.
Gli
occhi che si scurivano. La bocca che si apriva leggermente e si
avvicinava al
suo collo reclinato sul mio petto. I miei denti scoperti, affilati
quanto
rasoi, che avevano quasi sfiorato la sua carne tenera
…”
Ansimai
e chiusi gli
occhi.
Calmati,
Edward. Stà bene, non temere. Carlisle la starà
visitando per sicurezza, ma se
le fosse accaduto qualcosa ci avrebbero avvertiti.
Sentii la voce mentale di Jasper e un senso di pace mi invase.
“E,
poi, come in un sogno la sua voce che sussurrava il mio nome
«Edward …»
Mi
ero bloccato ad un millimetro dalla sua gola, chiudendo gli occhi.
«Ti
amo …» ancora la sua voce nel sonno.
Con
gli occhi ancora chiusi, avevo sorriso impercettibilmente.
Non
esisteva forza più potente al mondo che potesse piegare la
mia belva della voce
dolce e angelica di Bella Swan. Specie quando era indifesa,
inconsapevolmente
innocente tra le mie braccia.
Avevo
deglutito il veleno che mi invadeva la bocca, e l’avevo
stretta a me
teneramente.
Dopo
più o meno una trentina di minuti avevo cominciato a sentire
i pensieri di
Alice. Mi mostrava me
stesso, con gli
occhi neri dalla sete e sofferente per la vicinanza con il sangue di
Bella e
aveva insistito affinchè andassi a caccia con Jasper.
Bhè, diciamo che mi aveva
praticamente obbligato, dopo avermi mostrato una certa immagine di
Bella …”
Non
essere così duro con te stesso, in fondo è andata
bene, no?
Osservai Jasper strizzarmi l’occhio furbescamente.
Bene,
non rendeva in
realtà l’idea. Era stata un’esperienza
indimenticabile, unica e meravigliosa.
Una smania incontrollabile di rivederla cominciò a farsi
sentire
prepotentemente.
Bella,
amore mio …
Chissà cosa aveva pensato al suo
risveglio non trovandomi accanto a lei?
«Jazz,
se tu sei
pronto, vorrei tornare.» dissi staccando il busto dal tronco
e drizzandomi con
le spalle.
Annuì,
comprensivo.
Ero
impaziente di
ritrovarmi con Bella.
Dovevamo
parlare.
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