Il principe sulla fetta di bacon

di greyscale
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Olivio siede su uno sgabello sbilenco quando Sofia arriva. Alzatosi le va incontro, il passo felpato di noia. Lei ha dei meravigliosi capelli castani, lunghi e lisci sulla schiena vestita di una morbida giacchetta antracite. La guarda un istante, prende la cartellina e lei lo segue su per le scale.

Ciao, come stai?
Bene, grazie – risponde – e lei?
Olivio è interdetto. Avrebbe preferito che quel lei glielo avesse detto uno sconosciuto per strada o il cassiere al supermercato, dove lo prendevano per un ragazzo cresciuto.
Lei è un cippo degno del confine elvetico.
Poco convinto risponde: ti-prego-dammi-del-tu.
Sofia annuisce un secondo.
Prego, continua aprendole la porta.

L’ufficio di Olivio è appartato dalla sala e ha una scrivania un po’ spoglia, sebbene sia sovraccarica di un grande schermo LCD, il telefono e un anfiteatro di carte e cancelleria. Nessuna tazza con un meme o una battuta idiota. Né c’è nemmeno la solita piantina triste. Solo pratiche e un bicchierino accartocciato dimenticato da qualche pausa caffè.
Prego, accomodati pure.
Sofia poggia la giacca sulla spalliera e si siede un po’ in punta.
Olivio le sorride senza esagerare. Le appenderebbe la giacca sull’attaccapanni se non fosse esagerato. Prende con calma la cartellina con la pratica e la apre.
Dunque, Sofia, 19 anni, hai finito la quarta. Psicopedagogico, è corretto?
Sì.
Lo sa. Ha programmato ogni attività pensando al suo percorso e dopo aver chiesto informazioni a un’amica insegnante.
Olivio ama i convenevoli. Si aggiusta il colletto della camicia piquet e le porge una Bic blu mezza scarica.

Onciale postmoderna, leggermente inclinata a destra, primo quarto del secolo XXI. Sofia firma con lettere morbide come palloncini, chiare e un po’ naif di chi non ha sottoscritto che biglietti di auguri e missive amorose. Sempre che ancora si usino.
Ha deciso di stare due mesi per un tirocinio estivo. Trecento ore e una po’ d’aria nuova in cambio di tre righe su un resumé mezza pagina Arial 14.
Grazie.
Con delicatezza Olivio riprende la penna.
(Scusa per averti fatta venire qui. Potevi andare al mare. Almeno tu.)





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