Reverse cap. 1
Lo stadio era esaltato.
Lo scontro fra i due digimon ad ogni colpo che
si scambiavano scaldava sempre di più la folla, la quale
cominciò a lanciare urla dagli spalti o si mise ad
appendere striscioni che incitavano una o l'altra parte.
L'uomo leone saltellò dietro di se e l'osso tenuto dall'orco che
gli fungeva da arma rimbalzò contro il terreno, facendo
barcollare il suo padrone. Leomon estrasse il pugnale da dietro di lui
ed alzò le braccia all'altezza del collo, forse aspettandosi una
carica da parte dell'avversario. Ogremon scosse la testa e, stordito
dall'attacco non andato a buon fine, grignò - come solo un
animale rabbioso sapeva fare - quindi si lanciò, puntando le
corna contro l'avversario quasi fosse un toro da corrida.
In risposta Leomon abbassò la testa e, con un rapido movimento
della mano, fendette la spalla dell'eterno rivale,
facendone cadere il braccio a terra e cambiandone i colori dal
verde che contraddistingueva il digimon ad un blù che lo rese
simile ad un ologramma.
Il tamer di Ogremon, un ragazzino sulla decina d'anni, tremolò e
delle carte gli caddero di mano mentre pronunciava insulti verso Kamui,
che intanto teneva stretta nella mano destra una carta e nella
sinistra un oggetto rosso di forma rettangolare con un piccolo schermo,
dei tasti ed ai lati un lettore magnetico dove strisciare le varie
carte. Kamui sorrise,
beffansosi dell'imminente sconfitta dell'avversario ed avvicinando fra
loro i due oggetti che teneva in entrambe le mani, per poi strisciare la
carta sulla fessura magnetica. «Digimodificati! Carta della
velocità!».
Una piccola sfera d'elettricità blu
avvolse le mani del ragazzo che non se ne curò molto, andando
invece a controllare che Leomon avesse ricevuto l'input della carta -
segnalato dall'ingrossamenro di muscoli che stava effettivamente
avvenendo. Leomon si portò in avanti, pestando l'arena col
piede destro, si lanciò verso l'avversario e gli riapparì
a pochi palmi dal naso, pronto ad affondare un pugno nello stomaco di
Ogremon, il quale sputò la saliva che gli rimaneva in bocca ed
emise un verso simile a quello di un cane bastonato quando venne
proiettato verso il muro della sua parte dell'arena, dal quale si
intravidero crepe e piccoli massi in procinto di cadere nella zona
dell'impatto.
Un pannello olografico posto sul tetto dello stadio segnalò la
vittoria per Kamui e Leomon, il quale - comprimendosi in un raggio blu -
tornò dentro dal digivice del tamer che, dopo aver salutato la
folla e fatto il giro dell'arena, se né andò con un
sorriso di orgoglio in faccia mentre canticchiava una canzoncina
proveniente da una delle tante serie animate dei digimon. «E
così ce l'abbiamo fatta, eh?».
«Grazie a te,
Kamui». Fu la risposta proveniente dall'interno del digivice che
Kamui si era appena portato davanti alla faccia. «Ma per oggi
basta. Andiamo a riposarci!». Elecmon Annuì da dentro il
dispositivo e lo spense, permettendo al suo tamer di godere un momento
di solitudine prima dell'intervista.
«Kotori, potresti portarmi i fogli che stanno sul retro, per
favore?».
La prima cosa che Haruka udì mentre varcava la
porta a scorrimento automatico per entrare alla D.A.T.S fu il capo
sezione che, come al solito, stava chiedendo alla sua assistente di
procurargli qualcosa che si era dimenticato di prendere e - quasi fosse
automatica la cosa - la ragazza seduta nel banco accanto alla scrivania
di lui annuì senza proferir parola e si alzò, dirigendosi
verso il retro della base per prendere il materiale richiesto. «Buon giorno, capo sezione».
Haruka decise di farsi
notare con un breve inchino ma contrariamente alle sue aspettative
l'unica cosa che ricevette fu solo un "giorno" detto pigramente ed un
alzata di mano da parte dell'uomo interessato, quasi come se l'arrivo
di Haruka in quel posto fosse ormai una cosa normale dato che da cinque
mesi aveva cominciato a lavorare come volontario alle dipendenze
dell'agenzia. Non che si aspettasse chissà che, si
ribadì, ma proprio perché era ormai un membro
dell'agenzia da tanto che si aspettava un saluto più caloroso di
questo.
Sospirò e prese posto in un banco davanti alla scrivania,
accese il PC mentre il rumore di una porta dietro di lui che si chiudeva
attirò la sua attenzione, mostrando una Kotori che reggeva una
pila di scartoffie fra le braccia e le trasportava fino alla scrivania
con passo così lento da voler quasi essere preciso - come se non
volesse far cadere nulla. «Oh, giorno Haruka».
Lo
notò solo dopo aver adempiuto al suo compito e lo salutò
con tono neutrale come era suo solito fare, e seppur Haruka cercasse di
ricambiare il saluto di lei con un sorriso tenuto su a forza era sicuro
che come maschera non bastasse per non far trapelare il suo fastidio. «Giorno, Kotori».
Tornò a fissare il PC gonfiando e sgonfiando le guance in
continuazione mentre le dita erano intente a tamburellare il pad
tattile del computer che sostituiva il mouse, mentre attendeva che la scritta
"caricamento" su sfondo nero potesse far spazio ai campi di inserimento
del codice utente e della password del suo account - cosa che avvenne
pochi secondi dopo, quando Haruka emise un "finalmente" con tono
seccato ed inserì il necessario per iniziare a lavorare.
«Perché per ora solo casi così piccoli come
"ricerca di digimon senza tamer" o "lotte fra digimon non autorizzate"?
Non possiamo puntare più in alto?». Fu l'unica cosa che
Haruka riuscì a dire scrollando la web page della D.A.T.S.
«Non lamentarti, Haruka». Da dietro il tono di rimprovero
di Thomas avvertì il ragazzo. «È tutto ciò
che abbiamo, per ora. Dobbiamo accontentarci di questo». Fu la
conclusione a cui giunse l'uomo. Era vero che non potevano ottenere
incarichi importanti come se nulla fosse, ma se non si fossero
cimentati in qualcosa di più importante come avrebbero fatto ad
ottenere prestigio?
«Tu che ne pensi Kotori?». Tentò di ottenere
appoggio dalla collega, ma girandosi notò che non vi fu alcuna
risposta da parte sua, ma al contrario stava continuando a riempire
fogli su fogli come se nulla fosse - quasi fosse contenta di fare
questo tipo di lavoro. Un sospiro di Haruka tentò di chiudere la
cosa, ed il ragazzo cercò di tornare al suo lavoro cercando di
ignorare il resto, quando si sentì il rumore di una sedia cadere
da dietro.
«Oh, cazzo!». Il capo sezione urlò quasi ne
andasse della sua stessa vita, nel suo volto si potevano notare le
sopracciglia corrucciate e la bocca spalancata, come se stesse
accadendo qualcosa di incredibile. Si ricompose e lanciò due occhiate ad
Haruka e Kotori. «Voi due. Alla zona dello stadio,
subito!».
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