Intimità
Dedicato a Fiulopis,
amica-sorella di una vita, perché quando ci appassioniamo a qualcosa
insieme facciamo sempre danno.
Intimità.
L'intimità si è fatta
strana in questa casa, da un po' di tempo a questa parte.
Potrebbe essere per il
fatto che un'intimità non esiste più, anche se Saitama non vuole
sbilanciarsi troppo in questo senso nella sua analisi. Non è una
cosa tanto facile da descrivere a parole.
Certo, se tutto si
riducesse al fatto che non ha più modo di stare solo praticamente in
nessun momento della giornata, e che quasi ogni suo movimento o
azione viene studiato, analizzato e razionalizzato in termini
matematici e chimico-fisici da un paio d'occhi che non lo lasciano
mai, la questione sarebbe estremamente facile da sintetizzare, e non
ci sarebbe neppure una vera questione, a conti fatti. Questa è
un'assenza di intimità, e con essa Saitama aveva già fatto i
conti nello stesso momento in cui ha deciso di prendere un
coinquilino; ma non è la sua assenza a renderlo perplesso. È
proprio di stranezza che parliamo.
Qualche giorno fa,
nell'ambito della sua usuale routine mattutina che prevede di
annotare e rappresentare schematicamente ogni sua posizione e
attività, corredandola di ricchi dati riguardo a postura,
angolazione del corpo e calorie ingerite, Genos gli ha chiesto:
«Quello è un simulatore virtuale di lotta?»
«Eh?» ha chiesto
Saitama giocando a Pokémon Y.
«Quello, maestro» ha
ripetuto pazientemente Genos, indicandogli la console.«Posso
supporre che sia un simulatore virtuale di lotta per studiare tutte
le possibili strategie dei nemici senza eccessivo spreco di forze?»
Saitama guarda il
gioco, guarda Genos, guarda il gioco, guarda Genos, dopodiché gli
porge la console e risponde: «È un 3DS. Sto giocando ai Pokémon.»
Naturalmente, questa
precisazione non è sufficiente a persuadere Genos che non vale la
pena di continuare a cercare la chiave del mistero della sua forza
celato in quel videogioco.
«Capisco» risponde
sovrappensiero, scrutando lo schermo con la massima serietà. «Se
non sbaglio, maestro, Pokémon è quel videogioco basato su complesse
varianti numeriche e calcoli di probabilità e statistica che
permettono di approntare a ogni sfida la strategia più accurata per
sconfiggere ogni sfidante generato casualmente dal gioco, giusto?»
«Ehm... no» risponde
Saitama a occhi sgranati.«È Pokémon. Quello con tutti i mostri
colorati. Hai presente, no?»
Forse avrebbe dovuto
dirgli quello che voleva sentirsi dire, o almeno inventarsi qualcosa
di altrettanto serio. Come gli succede sempre, tutte le risposte
migliori gli sono venute solo dopo, quando si è messo a ripensarci e
si è dato dello stupido da solo. Avrebbe potuto inventarsi un sacco
di stronzate molto serie, tipo che è un videogioco fortemente
improntato sul senso dell'amicizia, della difesa dei più deboli e
della responsabilità... o qualche cosa del genere. E invece, tutto
quello che gli ha detto è stato: quello con tutti i mostri
colorati. Chissà com'è che Genos ancora insiste a guardare a
lui come suo maestro.
Forse non avrei
dovuto nemmeno accettarlo come mio allievo, si
è ritrovato a pensare con rabbia.
Non
ha pensato soltanto a questo negli ultimi giorni, per la verità. Si
è dedicato molto anche alle offerte speciali. In modo non del tutto
casuale gli è tornato in mente di aver visto, un po' di tempo fa, un
volantino molto interessante riguardo a un forte sconto che poteva
interessargli, e Saitama ha investito un po' di tempo per ricercare
quella specifica offerta dal mucchio e per studiarsela bene. Non
aveva mai impiegato tanto tempo a prendere una decisione così
semplice riguardo a un'offerta tanto conveniente, e forse, se ci ha
messo tanto tempo a decidersi, è stato perché neppure lui era
veramente sicuro di sapere perché gli
servisse quel determinato oggetto.
Comunque
sia, Saitama ci ha pensato talmente tanto e tanto intensamente che
finalmente stasera, tornando a casa, consegna a Genos un Nintendo 2DS
e una confezione di Pokémon X che gli sono costati qualche risparmio
e un paio di vecchi videogiochi che non usava più, per poi
informarlo con la massima serietà che quel gioco costituirà un
tassello fondamentale della sua strada verso la comprensione della
forza, e che aiutarsi a vicenda a completare il Pokédex si configura
come un esercizio di pazienza e autodeterminazione molto formativo
per il carattere di entrambi.
Non
sa neppure spiegare a se stesso per quale motivo, a un certo punto
della sua vita, gli sia parso tanto importante regalare al suo
coinquilino un gioco per bambini che non aveva mai visto e sperare
che capisca perché gli piace giocarci.
«Grazie,
maestro.» La voce di Genos è calma e profonda come al solito,
eppure Saitama, che di questa voce ha imparato a riconoscere ormai
anche la più recondita vibrazione, è certo di sentirla fremere di
qualche solenne emozione. «La ringrazio di volermi concedere questa
possibilità di mettermi alla prova insieme a lei. Giuro che farò
tutto quanto è in mio potere per non deludere le sue aspettative
e...»
«Sì,
sì, ma ora accendilo» lo interrompe Saitama per sdrammatizzare,
prima che quella situazione si tramuti in un'intensa ora di rapporto
maestro-allievo in cui lui non saprebbe assolutamente che altro
inventarsi per convincerlo. «Ti devo insegnare a giocare, e poi ho
bisogno che mi passi Swirlix*...»
È
questo che intende Saitama, quando pensa che si sente stupito non
tanto dalla totale assenza d'intimità che si è sviluppata in questi
pochi metri quadri, come risucchiata da un immane buco nero che però
ha ingoiato solo quella e ha risparmiato tutto il resto – quanto
dalla sua stranezza.
Quello
che c'è di strano è che Saitama non si è sentito infastidito o
disturbato o altro quando si è accorto che Genos non capiva, ma
invece, per un qualche motivo incomprensibile che egli è in grado di
chiarire neppure a se stesso (e forse neppure gli interessa farlo),
la cosa più sensata da fare gli è parsa regalargli una console e
insegnargli a giocare.
Perché
la verità – la verità, dopo ch'egli ha tanto messo a soqquadro e
incasinato tutto all'interno della propria mente solo per avere una
scusa per non guardarla direttamente – è che una certa forma di
intimità in questa casa c'è,
e ciò che lo destabilizza è solo che è talmente diversa da quella
ch'egli ha sempre conosciuto da non riuscire a riconoscerla, così a
prima vista. Insegnare a Genos a giocare a Pokémon è
intimo, per quanto in modi
inusitati.
Non è una cosa
che si possa dire a parole,
torna insistentemente a dire a se stesso Saitama, quando ormai il
sonno comincia ad avere la meglio ed egli appoggia un po' il capo
contro il braccio di Genos, per fingere di sorvegliare la sua partita
e contemporaneamente poter chiudere un po' gli occhi senza farsene
accorgere (questo maledetto cyborg non sembra aver bisogno di
riposarsi, forse perché è instancabile o magari perché il gioco
gli piace veramente, chissà). Forse perché ci sono certe cose, come
questa appunto, che tendono a esistere molto meglio quando nessuno si
prende la briga di definirle e misurarle.
Mentre
una sfolgorante aurora che fa irruzione dalla finestra lo informa che
hanno appena passato tutta la notte a giocare ai videogiochi senza
neppure accorgersene, Saitama conclude tra sé e sé che questa nuova
intimità che gli appariva tanto strana fino a un minuto fa,
qualunque nome si voglia darle, va benissimo così, e gli piace
davvero tanto.
*Per
chi non lo sapesse, Swirlix è questo adorabile Pokémon qui.
|