Caro amico,
ti scrivo questa lettera perché so che dalla mia bocca queste parole non usciranno mai. Ti scrivo questa
lettera, e non è di certo la prima che ti scrivo, perché il bisogno di scriverti è tanto ma non posso
semplicemente mandarti un messaggio su Whatsapp come se nulla fosse. Ti scrivo da giorni, e credo che
continuerò ancora per un bel po’ di tempo, perché non posso crollare e allora cerco di sfogarmi così. Non
posso crollare perché tutti mi farebbero domande e io a quelle domande non potrei rispondere, perché le
risposte a quelle domande fanno tanto male, perché io e te non siamo mai stati nulla in fondo e non puoi
disperarti sul nulla no? Forse disperazione è una parola eccessiva, anzi lo è assolutamente, ho un po’ quella
sensazione di aspettative disattese che avevamo da piccoli, la mattina di Natale, quando il regalo ricevuto
non era quello che volevamo noi. Quanto piangevamo amico mio? Quanto? Nessuno chiede mai a un
bambino come sta, se lo vedi piangere lo porti alle giostre e lui sorride di nuovo. Quanto è bello essere
bambini? Non ti manca quel periodo di totale illusione sognante? Quel periodo in cui credevamo alle
favole, di essere principesse, cavalieri, piloti di formula 1, calciatori in serie A, cantanti, ballerine? Quanto
erano semplici le cose allora? Tutte le ferite erano sempre visibili, le delusioni le superavamo in brevissimo
tempo, e non dovevi rispondere all’egoismo di un come stai con un sorriso spento, gli occhi lucidi dicendo
“bene” mentre l’altro finge di crederti. Noi persone “adulte” quanto siamo ipocrite? Quanto dolore inutile
ci autoinfliggiamo? Quante volte ci illudiamo, per qualche arcana ragione, di non volere ciò che vogliamo,
che tutto vada bene, che non ci interessi quella cosa o quella persona che ci fa battere il cuore
all’impazzata, che ritrovi ovunque, alla quale in fin dei conti non puoi smettere di pensare?
Caro amico, pensavo realmente che in questa lettera ti avrei scritto cose diverse, ovviamente non l’ho finita
e qualcosa, magari, la vomiterò più giù in questa pagina, o nella prossima lettera che scriverò perché fidati
che questa non sarà certo l’ultima. L’unica cosa che voglio chiederti è quando ha smesso tutto di essere
semplice? Quando le ferite sono diventate invisibili pur facendo male il doppio? Quando le lacrime hanno
iniziato a dover essere nascoste? Quando abbiamo iniziato ad avere talmente tanta paura del giudizio degli
altri da fingerci quello che non siamo? Quando la quantità ha iniziato a contare più della qualità? Quando
abbiamo deciso che i sentimenti vanno nascosti perché rappresentazione di manifesta inferiorità?
Caro amico, dicono sempre che crescendo capiremo tutto ma la verità è che crescere non ti fa capire un
emerito cazzo. Amico mio crescere fa schifo, tanto schifo. Vieni travolto da maree tumultuose che ti
cambiano e ti fanno svegliare nel bel mezzo della notte, ti fanno venire voglia di bere, di dimenticare e,
perché no?, di annientarti dolcemente nelle braccia di quello che, senza dubbio, non è un principe azzurro.
Crescere ci rende ridicoli e insicuri. Caro amico avessimo ancora 5 anni io ti direi che ti amo, tu mi rideresti
in faccia, i miei genitori(entrambi ancora vivi e felici assieme) mi comprerebbe un bellissimo gelato fragola
e limone e in due giorni non ci penserei nemmeno più. Caro amico avessimo ancora cinque anni potrei
urlare a squarciagola e nessuno mi direbbe nulla.
Caro amico torniamo ad avere cinque anni? Come quando io guardo un film e tu una partita di calcio?
Come quando giocavi felice con due tazze rotanti che ti piacciono tanto? Torniamo ad avere 5 anni, quando
avevamo solo sogni e nessuna paura? Quando diventare astronauta sembrava una cosa estremamente
realistica?
Caro amico, dai, usciamo e facciamo tutto con la stessa naturalezza di un bimbo di 5 anni, che del mondo
non sa niente, tranne che è troppo grande ma che con i suoi colori sembra estremamente bello e
rassicurante. Usciamo e stupiamoci di ogni fiore, di ogni luce, di ogni suono. Usciamo e beviamo solo succo
di frutta e dolci perché i bambini di 5 anni non possono bere alcol. Usciamo e facciamo crollare le nostre
maschere, le nostre certezze, le nostre insicurezze. Usciamo e giochiamo a giochi stupidi, non considerando le regole perché i bambini vincono sempre. Usciamo e denudiamoci di tutta la stanchezza, l’umiliazione, la
pesantezza, la presunzione, la cattiveria che caratterizza il nostro essere adulti. Caro amico, dai, facciamolo
sul serio, come se tutto fosse possibile, come se nulla fosse mai successo, scordiamoci chi siamo e non
pensiamo a chi diventeremo. Caro amico io ne ho tanto, troppo bisogno, e tu? |