Cassiopea di Delfi
Cassiopea di Delfi: Il Risveglio
Un profumo allettante mi svegliò dal mio torpore. Il buio,
rassicurante e avvolgente si dileguò con una luce accesa e abbagliante.
Poi, il
rosso.
***
Non ricordo esattamente come riuscii ad alzarmi, e neanche
di come mi ritrovai in una strada in pieno inverno, sporca e grigia, decorata
ai lati da strane lampade appoggiate a
dei pali di metallo. Solo qualche vaga
ombra, dove scendevo delle scale di mogano appoggiandomi ad un muro coperto di
figure. Non erano affreschi, fatto piuttosto singolare.
Doveva fare freddo,
visto il vapore esalato ad ogni mio respiro, ma non lo sentivo. La mia veste,
candida e stracciata, era macchiata di sangue. Non ricordavo di cosa, ma di
certo non pensavo fosse di qualcuno. Strane
voci si affollavano nella mia testa. Non era strano per me sentire delle voci,
era questo il modo in cui il mio dio comunicava con
me, ma queste erano
diverse. Affollate. Inconcludenti. Ossessive.
<< Qualcuno mi aiuti...>>
<< Il serpente entra nella tana del ratto e lo sbrana
hahahah >>
<< Non sono pazzo. Non sono pazzo. Non sono pazzo...
>>
<< Secondo voi cosa si prova a bruciare vivi? >>
<< Le streghe sono tornate, sono dappertutto intorno a
noi >>
<< Dio salvami da questo incubo >>
<< Pentitevi o morirete! L'apocalisse è vicina, solo Dio
può salvarvi dai quattro cavalieri, quando l'anticristo arriverà per
conquistare il mondo... >>
<< La chiamano deviazione... >>
Scossi la testa e cercai di ricacciarle indietro.
Vidi un
bambino, logoro e vestito di stracci che mi guardava con gli occhi
stralunati. -
πρὸς ἡδονήν,
δύναμαι... - Non feci in
tempo a finire la
frase che il bambino
urlò e si nascose nei vicoli di quella sporca città. La
delusione durò qualche
attimo, prima che cercassi di coprirmi il più possibile e mi
affrettassi a
trovare una locanda. Dopo qualche minuto sentii i passi di una persona
che mi
seguiva. Non ci badai. Poi i passi divennero di due, tre, quattro,
cinque
persone.
Mi voltai. Cinque persone incappucciate di nero mi
circondavano. Un
urlo lasciò la mia gola, prima che il buio mi inghiottisse di
nuovo.
***
In un palazzo poco distante da lì, un uomo dai capelli
lunghi e raccolti scriveva ad una scrivania con un pennino, la stanza
illuminata dalla calda luce del caminetto. I capelli
erano scuri e l'aria
assorta.
<< Dovremmo essere più attenti, potrebbero
scoprirci...>>
<< Non ha importanza, la tua argomentazione è
futile... >>
Anche egli sentiva le voci. In quel momento un urlo,
agghiacciante e terrorizzato gli invase la testa. Si prese la testa tra le
mani, e il calamaio si rovesciò su ciò che stava
scrivendo. - Arthur - Chiamò
dopo a voce piuttosto alta. Qualche secondo dopo di palesò una figura alta e
slanciata, vestita da maggiordomo e assolutamente impeccabile.
- Si, mio
signore?-
- Sta succedendo qualcosa. Scopri di cosa si tratta-
Il maggiordomo annuì e scomparve tra le ombre del corridoio
poco illuminato.
***
<< O giudici, voi che vedete sempre il vero e giudicate
con la massima onestà, ascoltate la preghiera di un innocente. Perchè io sono e
fui innocente di tutto ciò che mi
capitò in vita. Adorai e servii il mio Dio,
il febo Apollo, con zelo e dedizione,
finchè un uomo, un uomo violento e perverso mi strappò dal mio tempio, mentre
stavo
andando a raccogliere le offerte dei fedeli. Egli mi rinchiuse in una
cella, mi ferì e mi costrinse a fornirgli oracoli, senza alcun rispetto per la
volontà divina. In una cruenta e
sanguinosa battaglia riuscii a fuggire dalla
mia gabbia, ma purtroppo non riuscii a trovare la strada di casa, tanto ero
scossa. Vagai per le città, confusa e sperduta, e presa
dalla stanchezza mi
addormentai in un vicolo. Vi prego o
giudici, ditemi dove sono? Come posso tornare a casa? Voi che siete i più
onesti e giusti tra gli uomini, ascoltate le
mie suppliche. Tutto ciò che desidero, è di tornare a
servire il mio dio, che tanto ho trascurato nella mia prigionia. L'uomo che mi
rapii si chiamava Gourias di Tebe, e se
non è già fuggito con inganni e
menzogne, nascondendosi nell'ombra, perchè solo l'ombra può accogliere tale
bruttezza e malvagità d'animo, scoprirete che dico il vero. Mi
rimetto al vostro
giudizio e alla vostra saggezza, implorando la vostra pietà >>
***
Il mio nome è Cassiopea di Delfi, e questa è la mia storia.
Ciò che vedete allegato sopra è la mia orazione, la quale avrei dovuto recitare
davanti alla corte della Camarilla,
in un latino piuttosto stentato, per aver
quasi fatto scoprire l'intero mondo dei vampiri. Purtroppo all'epoca non
esistevano più i logografi, ma il mio avvocato, ovvero una
persona che difende
le altre persone in tribunale, lo lesse con estrema dedizione, tanto che mi
scagionarono dalle accuse. Prima del tribunale fui rinchiusa in una cella e un
uomo era incaricato di portarmi del sangue ogni giorno. Le mie doti oracolari
mi permisero di vedere la sua morte poco prima del processo, e da lì mi
affibbiarono il
soprannome di Banshee. Dopo il processo, il principe dei Malkavian,
così si chiama adesso la mia nuova famiglia, mi prese sotto la sua ala di
protezione, e mi mandò in
una terra molto lontana, al di là del mare, chiamata
America. Egli pur di assicurarsi del mio benessere e la mia sicurezza decise di
seguirmi nel mio viaggio e di trasferirsi
con me a Miami, ed è così che fu
esiliato. Mai mi sarei aspettata da lui una simile nobiltà d'animo verso una
sconosciuta, per quanto antica. Dopo che il nostro
trasferimento in America io
e lui vivemmo insieme per molti anni, ed arrivai a chiamarlo ἀδελφός, fratello,
poichè era ciò che avevo di più simile ad una famiglia ed inoltre
la sua
esperienza e le sue continue attenzioni nei miei riguardi lo rendevano per me
come un fratello maggiore. Ebbi paura durante il viaggio in nave, perchè erano
dopo le
colonne d'Ercole e temevo la punizione divina, ma nulla capitò. Il mio
dio non mi ha dimenticata, nonostante la luce del sole, la sua manifestazione
più grande, attenti
costantemente alla mia vita. Evidentemente sono l'unica
sopravvissuta che ricorda i suoi culti e le sue preghiere, e per questo mi
concede ancora il dono della Vista.
Arrivata in America decisi di aprire una
locanda per chi, come me, era straniero non solo in una nuova terra, ma anche
in una nuova epoca. La chiamai infatti Xenia. La
mia vita da lì proseguì
felicemente, senza più droghe, senza più bianco, senza più obblighi, se non di
stare tranquilla e lontano dai guai. Nonostante ciò cercai di far sentire
la
mia presenza come meglio potevo, dando ospitalità e aiutando i bisognosi, come
mi avevano insegnato tempo addietro. La mia locanda con il passare degli anni
si
trasformò in un hotel di lusso, e mi feci tre servitori personali: un
autista, di nome Hector, un barista, di nome Andrew, e un manager di nome
Philip, per aiutarmi a gestire
il mio hotel. Il principe di Miami mi donò un
altro servitore per divertirmi e tenermi occupata, una sorta di attendente ai
miei bisogni, di nome Carlos.
E così la mia non vita continua.
Nota dell'autrice
Salve a tutti. E' da molto
tempo che non scrivo su questo sito, e forse è meglio così. Rileggendo le fan
fiction che avevo scirtto ancora anni e anni orsono ormai mi vengono i
brividi
xD inutile dire che non le finirò mai. Il capitolo sopra è il breve background
del mio personaggio nella campagna di Vampiri che abbiamo appena finito. Vorrei
comunque precisare che questo breve racconto non sarà scritto solo da me ma
molto probabilmente sarà un lavoro a 10 mani, in quanto trovo giusto che anche
il resto dei
miei compagni di gruppo possano dire la loro, incluso il GM. In
caso anche gli altri scirvano qualcosa io fungerò da correttore di bozze. Spero
vi sia piaciuto e buona serata!
Kodoma
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