GLI EROI DI BRITANNIA
La mia fanfiction è ispirata
al film di Antoine Fuqua “King Arthur”, con Clive Owen e Keira Knightley. So
che il film non ha avuto un gran successo ed è sconosciuto ai più, ma a me è
piaciuto e, dopo averci pensato molto, mi è venuta l’idea di riscrivere la
storia di Artù e dei suoi cavalieri, facendo in modo però che nessuno di loro
muoia in missione e che alla fine si ritrovino tutti assieme a festeggiare la
nascita della nuova Britannia liberata dai Romani. La storia, dunque, segue abbastanza
fedelmente il film (tanto che temo che quelli che non sanno nemmeno di che si
tratta non possano capire la fanfic), ma io vi introduco due varianti: come ho
già detto, la prima è non far morire nessuno dei personaggi e la seconda, più
‘audace’, l’aver ideato la nascita di un legame ‘particolare’ fra i miei due
personaggi preferiti del film, Galahad e Tristano. Ci saranno dunque accenni ad
un amore omosessuale (ma senza descrizioni o scene hard), che io ho immaginato
molto simile a quello dei due protagonisti di ‘I segreti di Brockeback
Mountains’, forse per il carattere simile dei personaggi. Se non vi siete
scandalizzati o annoiati troppo durante questa presentazione, possiamo dare il
via a questa avventura.
Artù ed i suoi cavalieri avevano
compiuto la loro ultima missione: avevano salvato il vescovo romano Germanus da
un attacco dei selvaggi Woad e adesso stavano scortando il suo convoglio verso
la fortezza ai piedi del monte Badon, poco oltre il Vallo di Adriano. I sei
uomini ed il loro comandante erano allegri al pensiero delle carte di
affrancamento che Germanus aveva recato con sé da Roma e che avrebbero permesso
loro di essere finalmente liberi dal servizio reso per tanti anni all’esercito
romano. Finalmente ognuno di loro avrebbe potuto andare dove più gli fosse
piaciuto e si sarebbe costruito una nuova vita.
Galahad, però, appariva
pensieroso e il suo giovane volto era corrucciato.
“Non mi piace quel romano”
brontolò, riferito a Germanus. “Se è qui per congedarci, perché non ci consegna
le nostre carte? Cos’è tutta questa messinscena?”
“Ancora non conosci i romani?”
gli rispose scherzosamente Gawain, che procedeva a cavallo accanto a Bors e a
lui. “Senza cerimonie ufficiali non si grattano nemmeno il culo!”
Galahad continuava ad essere poco
convinto e non si unì alle risate degli amici.
“Voi scherzate, ma per me c’è
qualcosa sotto.”
“Quella sarebbe la tua faccia più
felice?” insistette Gawain. La battuta riuscì finalmente a strappare un sorriso
al giovane guerriero.
“Puoi sempre tagliargli la gola,
Galahad, così il tuo congedo te lo prendi da solo.” suggerì Bors, ma il ragazzo
scosse decisamente il capo. Ora il suo umore sembrava migliorato e partecipava
all’allegria dei compagni.
“Lo farei solo se fossi
costretto” replicò, ma non si stava rivolgendo all’amico che gli aveva parlato.
Tristano, silenziosamente, si era affiancato al gruppo ed era lui che Galahad
voleva coinvolgere nel discorso. “Io non uccido per divertimento, come invece
fa qualcun altro…”
L’allusione era chiaramente
diretta al nuovo arrivato che però, inizialmente, non rispose. Solo dopo aver
visto che Galahad aspettava una sua reazione, Tristano ribatté con un
sorrisetto: “Invece dovresti provare, qualche volta. Magari poi ti piace.”
Nessuno capì se si trattasse di una battuta o se invece il valente e
misterioso arciere dicesse sul serio. Ad ogni
modo egli non se ne preoccupò più di tanto.
Lanciò un fischio verso il cielo e lasciò che il suo falcone venisse ad
appollaiarglisi sul braccio: da quel momento in poi tutta la sua attenzione fu
rivolta all’animale e non si curò degli scherzi e delle risate dei compagni.
“Aspetta a dirlo, ce l’hai nel
sangue, questa vita. Non potrai più farne a meno.” insisté Bors, ma il ragazzo
si era ormai distratto e non aveva più voglia di scherzare. Sembrava deluso dal
fatto di non essere riuscito a trascinare Tristano nella discussione.
“Ti sbagli di grosso. Da domani
per me tutto questo sarà solo un brutto ricordo e finalmente potrò avere una
vita normale.” concluse in tono serio. Sì, sarebbe tornato a casa, nella natìa
Sarmazia. Non vedeva l’ora di partire, anche se… Di nuovo lo sguardo gli corse
a Tristano che si stava occupando del falco. Chissà che cosa avrebbe fatto,
lui. Di tutti loro era forse l’unico che non avesse mai parlato dei propri
progetti.
Senza quasi accorgersene Galahad
fece rallentare il cavallo, lasciando che i compagni si allontanassero da lui e
rimanendo appena un poco più avanti di Tristano. Avrebbe voluto chiedergli se
anche lui desiderasse partire al più presto
per la Sarmazia, ma non sapeva come iniziare. L’amico non era solito confidarsi
con nessuno e in quel momento, poi, pareva tutto preso dalla cura del falcone.
Il ragazzo si rese conto di sentirsi intimidito di fronte a lui e di non osare
disturbarlo. Il portamento fiero e quasi aristocratico del guerriero lo metteva
in soggezione.
Nel frattempo Lancillotto si era
affiancato a Bors e Gawain e aveva cominciato a scherzare con loro.
“In realtà io non so bene che
cosa farò una volta libero” diceva Gawain. “Per Galahad è diverso, ma io faccio
questa vita da tanto tempo che non ricordo neanche più la mia casa.”
“Ci faceva un freddo cane e a
quest’ora tutti i miei amici e parenti saranno morti. Inoltre qui ormai ho…
quanti? Una dozzina di figli, più o meno? No, no, dai retta a me, lascia
perdere la Sarmazia. Quando i romani se ne saranno andati, qui saremo noi i
padroni. Io diventerò governatore e Dagonet sarà la mia guardia del corpo e
baciachiappe reale! Eh? Che ne dici, Dag?” esclamò Bors sempre più chiassoso,
rivolgendosi al compagno che chiudeva la fila e che però non gli rispose,
limitandosi ad abbozzare un sorrisetto.
“Magari sposerò una bella donna
sarmata e avrò una nidiata di marmocchi…” continuò pensieroso Gawain, ma
l’amico lo interruppe di nuovo.
“Belle le donne sarmate? Ma
allora non ti ricordi perché siamo scappati da laggiù! E tu, invece,
Lancillotto, cosa farai quando sarai un uomo libero?”
“Beh” rispose maliziosamente il
giovane cavaliere, con gli occhi che gli brillavano nel volto bello e fiero “se
la donna di Gawain è davvero così bella penso che passerò molto tempo a casa
sua. Lei ne sarà felice.”
“E io dove sarò nel frattempo?”
“Semplice: a domandarti a cosa
devi la fortuna che i tuoi figli assomiglino a me!” replicò Lancillotto. Sapeva
di essere un bell’uomo e le attenzioni delle ragazze della fortezza glielo
confermavano continuamente. A Gawain però questa risposta non piacque granché.
“E questo prima o dopo averti
spaccato la testa con la mia ascia?” ribatté, ma il compagno già non lo
ascoltava più. Ridendo, aveva spronato il cavallo per raggiungere Artù.
“Tu cosa farai, Artù?” gli
chiese. L’amicizia fra i due risaliva addirittura ai tempi del loro
addestramento e Lancillotto avrebbe desiderato non allontanarsi troppo dal suo
comandante e compagno di tante battaglie.
“Io andrò a Roma.” rispose
l’uomo, sentendosi finalmente sereno e ottimista. “Non vedo l’ora di essere là.
È una città ordinata, civile, progredita, la migliore del mondo. Dovresti
venirci anche tu, sarei felice di ospitarti.”
“Roma?” ripeté il cavaliere in
tono deluso e disgustato “No, grazie tante. Un posto pieno di arroganti
presuntuosi che si credono dèi in Terra!”
Il gruppetto dei cavalieri
continuò a cavalcare fra chiacchiere e risate fino all’ingresso della fortezza.
Vi scortarono dentro il carro episcopale, poi ognuno di loro si recò a
prepararsi per l’incontro con Germanus nella sala del consiglio. Erano
impazienti di avere in mano le tanto desiderate carte. Artù, invece, insieme al
suo scudiero Jols, accolse il vescovo che scendeva dal carro, gli diede il
benvenuto e disse che lo avrebbe fatto sistemare nei suoi alloggiamenti.
“Sarete a vostro agio lì e, per
qualunque bisogno, non avrete che da chiedere. Il mio scudiero è a vostra
disposizione.” assicurò rispettosamente Artù al romano prima di lasciarlo alle
cure di Jols.
Germanus lo ringraziò
distrattamente, poi seguì Jols che condusse lui ed il suo segretario Horton
agli alloggiamenti. Prima di entrare, però, rivolse uno sguardo sprezzante e
disgustato al cortile della fortezza, disordinato, sporco e semplice, con servi
che portavano cibarie e bambini che scorrazzavano qua e là, giocando alla
guerra. In che razza di luogo era mai capitato e con che barbari si trovava ad
avere a che fare?