Non era raro che Shino aiutasse Yamagi a lavorare al Ryusei-Go; più di una volta il pilota si era offerto come cavia, se questo fosse servito a migliorare il Mobile Suite.

Quella sera i due erano parecchio stanchi dopo le ultime modifiche effettuate e si erano addormentati nella cabina di pilotaggio del Flauros; Shino era comodo al posto di guida, mentre il meccanico era seduto sul suo grembo, con la guancia poggiata sui suoi pettorali muscolosi.

Yamagi adorava quei pettorali. A volte si sentiva alla stregua di un guardone, ma non riusciva a essere arrabbiato con se stesso: la colpa era di quell’idiota di Shino. Come pretendeva di andare in giro con quelle canottiere scollacciate senza attirare l’occhiata delle iridi chiare del meccanico?

Anche altri di Tekkadan portavano lo stesso comodo abbigliamento, perfetto per un rapido allaccio con l’Avana-Vijnana, ma nessuno aveva su di lui lo stesso effetto.

Quando poche ore dopo Yamagi si svegliò in quella posizione, il giovane non poté fare a meno di sorridere, pensando davvero di stare sognando ancora. Quei tonici muscoli che tanto adorava erano tutti lì per lui!

Felice, cercò in ogni modo di non muoversi, per non rischiare di svegliare Shino e di spezzare quell’incanto, e si accorse di sentire caldo alla base della schiena. Con la coda dell’occhio guardò le membra di Shino e si accorse che lo avvolgevano, stringendolo contro di lui, come avesse paura che cadesse o potesse andare via. Shino era veramente dolce: quella montagna di muscoli sembrava creata apposta per poter dargli la possibilità di difendere i più deboli, soprattutto i bambini che lui tanto amava.

Con quest’ultimo pensiero in testa, Yamagi richiuse gli occhi senza addormentarsi, godendo di quell’intimo calore che Shino aveva riservato solo ed esclusivamente a lui, sperando che il pilota volesse continuare ancora ad apportare migliorie al Gundam, in modo da passare quanto più tempo possibile insieme.