Disclaimer: Questi
personaggi non mi appartengono, sono stati scritti da J.R.R. Tolkien e
messi sul grande schermo da Peter Jackson; questa storia è
stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ringraziamenti: Ringrazio
tantissimo la mia beta, che ha letto e ha corretto gli orrori della
fanfic (trovandala anche carina a detta sua!); grazie mille evelyn,
per tutto... Se non vi siete letti ancora la sua fanfic, su andatelo a
fare. Un ringraziamento infine va a tumblr per le gif a inizio
capitolo...
Buona
lettura.
Prologo.
Frodo
e Sam avevano incontrato un essere deforme e l’avevano domato
quella stessa sera. Ora erano in tre a
viaggiare insieme, con la corda elfica legata
attorno al collo della creatura che
urlava e piangeva perché non sopportava quel laccio.
La donna che li seguiva di nascosto era
sempre più contenta di non essersi mostrata, perché
quella presenza le era insopportabile alla vista: odiava la creatura
che stava con i due hobbit, ma voleva seguirli comunque.
Li rincorreva per curiosità, poiché non si
vedevano molti mezz’uomini negli Emyn
Muil, e perché aveva sentito parlare dagli orchetti di un
hobbit che portava un oggetto di grande valore per il Signore Oscuro.
Era lo hobbit con i capelli neri ad avere
l’elemento prezioso che il Signore Oscuro voleva. Da quando
si trovava nelle terre oscure non aveva mai visto né sentito
nulla del genere, e per questo motivo
inseguiva i due mezz’uomini, appiattita,
nascosta alla loro
vista.
Fin
da quand’era piccola amava
giocare con spada
e arco, per poter uguagliare le leggendarie
donne delle storie che Luine, sua madre,
le leggeva da
un grande tomo scritto decenni prima.
Ella era brava e metteva passione nei suoi gesti, tanto
da esser notata da Boromir, figlio
del Sovrintendente di Gondor.
“Ti va se giochiamo insieme alla guerra?” le aveva
chiesto un giorno Boromir,
che era già grande
abbastanza a quell’epoca, anche se non troppo da non poter
giocare.
“Prima devi parlare con mia mamma” aveva risposto la
giovane fanciulla, senza
provar timore nel guardare negli occhi del ragazzo.
Boromir aveva annuito, facendosi
guidare verso la casa umile e popolare dove lei viveva con sua madre,
una donna mortale che aveva amato un elfo con poteri di
guarigione.
Il figlio del Sovrintendente parlò
con la donna, e se questa inizialmente
sembrò sorpresa e un po’ indispettita, quando
capì che i giochi non avrebbero tolto tempo agli studi della
figlia parve
riflettere. “Anzi, potrebbe studiare anche
meglio: giocheremmo vicino al palazzo dove, come
ben sa, c’è la biblioteca” aveva proseguito
il giovane, e sua
madre aveva accettato.
“Il mio nome è Eliean” si era presentata
la ragazza e Boromir l’aveva salutata militarmente prima di
andarsene.
“Mi chiamo Boromir” si era presentato a
sua volta il figlio del Sovrintendente.
“Vi conosco, messer
Boromir!” aveva
urlato la
giovane guardando il condottiero andarsene.
Nel
cuore della giovane c’erano stati gratitudine e sorpresa. Mai
si sarebbe immaginata di poter giocare con un condottiero come Boromir.
Gli allenamenti erano
cominciati quella
settimana stessa. Erano
stati duri, ma lei
non si era mai
lamentata, anzi, era
orgogliosa delle sue cicatrici.
Aveva continuato a
allenarsi duramente e, allo stesso tempo, aveva
studiato sui tomi
antichi e polverosi della biblioteca di Minas Tirith con Faramir, il
fratello minore di Boromir, e
un vecchio saggio con il mantello grigio, che lei conobbe con il nome di Apeliote. [1]
Costui era un viaggiatore e un uomo assai sensato che presto si era
preso a cuore il
destino di Faramir e della fanciulla, facendo loro da
maestro.
“Miss
Eliean, miss Eliean!” l'aveva
chiamata una donna
mentre stava giocando con Boromir.
I lunghi capelli rossi acconciati in treccine
per non esser di peso durante gli allenamenti, gli abiti maschili e la
spada puntata contro l’uomo. Così
appariva la fanciulla in quel momento. Faceva
caldo e difatti goccioline di sudore imperlavano il corpo tonico e
scattante della giovane donna.
“Un momento” aveva
detto Eliean e aveva
colpito il fianco
destro di Boromir, facendo applaudire il fratello minore che stava assistendo
al combattimento.
“Mi avete distratto, donna
Jilly. Cosa
c’è?” aveva
domandato Boromir
alla donna grassoccia che aveva chiamato Eliean.
“Scusate. Ma penso che miss Eliean debba esser informata. Sua
madre è deceduta.”
Gli occhi della
fanciulla si erano
allargati e una
lacrima le aveva
solcato le guance.
Era corsa verso
casa abbandonando la spada.
Vi era arrivata trafelata, trovando già alcuni uomini
fuori della porta, che
avevano il cappello in mano. Era
entrata e aveva
visto sua madre
che veniva portata fuori su una
barella di legno. Era sempre stata una bella donna, anche
nel momento della morte.
“Soffriva di cuore” aveva
detto il vecchio
saggio, Apeliote, che
Eliean, piena di angoscia, non
aveva visto. Era appoggiato
allo stipite della porta e fissava il vuoto.
“Mi dispiace amica mia” aveva
ripreso l’uomo
stringendo la mano alla
fanciulla, che si era
messa a piangere, liberando infine la
disperazione trattenuta.
“Parti con me, devo andare lontano da qui. Cosa ti lega a
queste terre, dopotutto?” le
aveva detto il
vecchio saggio, sorridendole
in modo triste.
Eliean aveva
annuito asciugandosi
gli occhi. “Lasciatemi solo salutare i miei amici” aveva
detto, riferendosi
a Boromir e a Faramir.
“Ti aspetterò alla locanda” aveva
replicato Apeliote,
“e poi partiremo.” La giovane aveva
annuito ancora, abbracciando il vegliardo.
Era
corsa verso il
castello, come se avesse
avuto i piedi
alati, ed era
entrata dentro
salutando la guardia. Velocemente era
arrivata nel
cortile e si era
fermata a
guardare i suoi
migliori amici che stavano bisbigliando fra loro.
“Eliean” aveva
mormorato Faramir
guardando verso l’amica che, con
un colpo di tosse, aveva
comunicato la sua presenza. “Mi dispiace tanto per tua
mamma” aveva
detto il ragazzo
più giovane, stringendo
la mano della fanciulla e
guardandola tristemente.
“Sto bene, Faramir. Per
davvero. Apeliote mi ha chiesto di viaggiare con lui” aveva
spiegato la
giovane donna, e si era
messa a raccontare
ai due giovani ciò che si era detta con il vecchio della
biblioteca.
Gli occhi di Faramir si erano
riempiti di lacrime al sentire
che l’amica lo lasciava. “Se potessi fuggirei anche
io, e tu lo
sai bene” le
aveva detto asciugandosi
le lacrime.
“Se Apeliote ti fa del male, sai che non avrà vita
facile” aveva
borbottato il
maggiore.
Nonostante il dolore, Eliean aveva
riso di gusto
vedendo l’espressione sul volto del ragazzo.
“Ah, Boromir... Non
ti preoccupare, starò bene” aveva
detto la
fanciulla e Faramir l'aveva abbracciata di
slancio. Eliean
aveva nascosto il
viso sulla spalla del giovane, annusando
l’odore buono del suo amico.
“Questo non
è un addio, Faramir. È un arrivederci” aveva
bisbigliato la
giovane lasciando andare il
figlio minore del Sovrintendente, che le aveva
sorriso.
“E allora vai amica mia, e fai grandi cose, se questo
è il tuo destino” aveva detto Faramir e lei aveva
annuito piano, staccandosi
dal ragazzo.
Era corsa, infine, alla
locanda sperando di non essersi sognata tutto.
Aveva
trovato Apeliote
seduto ad uno
dei vecchi tavolacci di legno duro. “Partiamo?”
aveva chiesto il vecchio, e la giovane aveva annuito.
Apeliote si era rivelato esser un ottimo maestro, e
così i suoi sensi erano stati sviluppati con allenamenti
sempre più stancanti, ma anche assai appaganti.
Si erano divisi quando l’uomo era dovuto
partire per la Contea; da allora lei aveva
viaggiato per le
terre libere e non, offrendo la sua spada come soldato di ventura.
Si
trovava nelle terre oscure perché aveva visto che qualcosa
si stava svegliando, e dove
c’era guerra e distruzione lei, la guerriera, era
là a combattere.
Era l’unica cosa che la faceva sentire viva.
NOTE.
Salve, sono orgogliosa di presentarvi le nuove avventure per Indil e
compagni.
In questo capitolo però l'elfa non compare, bensì
si rivela a voi un nuovo personaggio, del tutto estraneo al'opera di
Tokien, un altro OC per dire, che però è asssai
legata a Faramir e a Boromir, e che seguirà le vicende di
Frodo e Sam.
Spero tanto di avervi incurisito.
[1] Apeliote. E'
il nome greco del vento dell'est: ho pensato che per il personaggio
misterioso, può andar bene come nomignolo. Probabilmente
avete già capito di chi parlo, ma mi illudo di fare la
misteriosa.
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