Ci sono linee
immaginarie che ci impongono di non oltrepassare determinati confini,
al di là dei quali convergono condizioni misteriose che
vanno oltre la nostra logica.
Nonostante la ragione
cerchi in tutti i modi di darci un freno, siamo sempre tesi verso
l'ignoto, ci avviciniamo sempre più ai margini per poter
assaporare cosa si prova a stare dall'altra parte.
Noi uomini siamo
esseri che non si accontentano di osservare: tracotanti di desiderio ci
spingiamo sempre più lontano, sospinti da un titanismo
prometeico sfidiamo gli dei e la sorte. Ci macchiamo costantemente del
peccato e non ce ne pentiamo perché è il nostro
nettare divino; é ciò che ci fa sentire liberi.
Anche se riusciamo a
conquistare quello stato di libertà solo per poco, ci basta
comunque per continuare ad esistere in ricordo e in venerazione di esso.
Fin quando l'anima
sarà riuscita a liberarsi dalle catene che la
imprigionavano, nulla importa; neppure l'autodistruzione del corpo che
la contiene.
Esibiamo al mondo una
maschera di remissività, ci mostriamo accomodanti e sempre
pronti a scendere a compromessi con i nostri simili per salvaguardare
la nostra esistenza.
Ma il nostro vero io,
che si nasconde nell'ombra attendendo il momento migliore per
mostrarsi, é una bestia dall'insostenibile leggerezza, che
vuole essere nutrita e soddisfatta.
Demian sapeva che una
volta valicato il bordo non ci sarebbe stato un modo per ritornare
all'equilibrio iniziale, al punto zero. Non ci sarebbe stato neanche il
tempo per guardarsi indietro.
Fino a quel momento
era riuscito a controllarla, la vertigine. L'aveva tenuta a bada per
tutto quel tempo, lei si era assopita, e mansueta si era fatta isolare
in un angolo remoto della sua mente.
All'inizio aveva
provato a proteggersi nascondendosi dietro la paura, trincerandosi in
una fortezza costruita mattone dopo mattone intorno a se stesso. Voleva
essere padrone del proprio io, non poteva farsi vincere dal desiderio
di andare oltre.
Ma la vertigine ha la
dolce voce ammaliatrice di una sirena. Lo chiama, sospira il suo nome
con voce sensuale. Lo attira, lo alletta.
Quella voce
è il desiderio di cadere nel vuoto, di precipitare
dall'altra parte, è la sua vera natura che chiede di
manifestarsi.
Demian ha
così imparato ad essere un equilibrista. Come un funambolo
sulla fune tesa, si muove in bilico sulla sua vita, oscillando in un
continuo limbo tra la vera natura del suo essere e la realtà
razionale. Si burla di entrambe, fa finta di perdere l'equilibrio e di
star per cadere dall'altra parte, ma poi torna stabile con i piedi
sulla fune e continua a camminare su di essa, più sicuro di
prima.
Sa, che prima o poi la
voglia di congiungersi col suo vero io diverrà
più forte di qualunque altra cosa. Sa che
accetterà, abbraccerà la vera essenza del suo
essere senza ripensamenti. Sa che è qualcosa di cui non
potrà pentirsi, perché smettere di vivere una
bugia vale più di ogni possibile conseguenza.
Sa che in fondo
l'ebbrezza dell'incertezza durerà ancora per poco.
Lo sa, ed è
per questo che non ha fretta.
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