Un allenatore da 720 Pokémon e oltre!

di Anmo
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Capitolo 1

Sospirava mentre guardava fuori la finestra della sua camera. Un piccolo Pidgey, posatosi sul balcone della sua stanza, beccava allegramente le mollichine di pane che erano cadute dalla tovaglia, dopo essere stata sbattuta fuori, proprio per eliminare il più.
-Perchè non esci a prendere una boccata d’aria?
-Lo sai che faccio fatica…
-Fai fatica perchè hai deciso di non camminare abbastanza per abituarti alla protesi!
-Vuoi veramente che esca fuori combinato così?
-Sì.
-Allora sai cosa devi fare!
-Ne abbiamo già parlato. Per diventare allenatori, qui l’età minima è dieci anni, quella massima sedici. Tu ne hai venti ormai…
-Non è colpa mia!
-Non è colpa di nessuno, se non delle stelle. Ora alzati, e vai a fare una passeggiata.
-Posso prendere Ponyta?
Riflettè un po’ prima di rispondere.
-Ok, puoi uscire con Ponyta, ma attento alla gamba!
-Alla mia NON gamba…
Uscì zoppicando fino al box. Ponyta, vedendolo arrivare, nitrì ancor prima che si avvicinasse al recinto. Peeta salì sui tre scalini, creati appositamente per lui e, saltato in groppa al Pokemon, insieme incominciarono ad avviarsi verso il paese. Durante il cammino incontrarono Susan, una vecchia amica d’infanzia.
-Ehi! Ciao Peeta! Che ci fai da queste parti?
-Indovina.
-Tua mamma.
-Mia mamma.
-Dove vai di bello?
-Faccio fare un giro a Ponyta, nel frattempo le ore passano e anche mia madre si sentirà realizzata. Tu?
-Sto andando al Centro Pokémon, ho appena vinto una lotta con il mio Wartortle, ma è sempre meglio farlo visitare, non si sa mai. Perchè non fai lottare il tuo Ponyta?
-Lo sai che per quel motivo non ho potuto registrarmi nell’elenco degli allenatori. Se lo facessi lottare senza essere iscritto, infrangerei delle leggi…
 
Poi, con lo sguardo verso il cielo, come se lo stesse rimproverando, aggiunse:
 
-… sia dello Stato che di mia madre, dato che il Pokémon è suo.
I due ragazzi si salutarono e Peeta continuò la sua passeggiata. In lontananza vide un lampo dissolversi velocemente nei pressi del cespuglio. Più si avvicinava, più notava che c’era qualcosa che non andava. Dei ragazzetti sembravano accaniti proprio con quel cespuglio, o meglio, con chi c’era dentro, mentre obbligavano i propri topi elettrici a scaricare elettricità.
-Ehi, che succede!
I ragazzi si girarono verso di lui.
-Che ti interessa? Fatti gli affari tuoi!
-Non vorrei che steste facendo qualcosa di male. State catturando un Pokémon per caso?
Ad un certo punto, il cespuglio cominciò a tremare, fece un gemito quando poi si sciolse in una fanghiglia blu.
-Ma che…
-Ah ah! Ti sei sciolto finalmente! Ora te ne daremo delle altre!
-Cosa diamine state facendo? Cos’è quel coso?
Continuava ad emettere gemiti, sempre più deboli. Peeta scese velocemente da Ponyta e fece appena in tempo a proteggere la fanghiglia blu da un’altra scarica di un Raichu, facendogli da scudo col proprio corpo.
-Oddio, squagliamocela!
Peeta rimase a terra, inerme ed incoscente. Riaprì gli occhi quando era già sera, si sentiva dondolare, come se qualcuno di molto forte lo stesse trasportando. Aveva la vista offuscata, ma riuscì a notare Ponyta nitrire e girarsi più avanti, come se stesse dando indicazioni a qualcuno. Alzò lo sguardo e vide una testa molto strana, per colpa della scarica elettrica continuava a vedere annebbiato, però dall’ombra sembrava proprio la testa di un Machamp. Forse qualche allenatore si era accorto di lui?
Si sentì appoggiare a terra, Ponyta nitrì forte, colpì la porta con gli zoccoli e dopo poco fu aperta dalla madre di Peeta sconvolta alla vista del figlio a terra. Riperse conoscenza alla sua vista. Si risvegliò il giorno seguente in una stanza d’ospedale, con la madre accanto.
-Peeta! Tesoro! Oddio, aspetta che vado a chiamare il dottore e papà!
Dopo pochi secondi, entrarono tutti per accertarsi delle condizioni del ragazzo
-Hai qualche dolore particolare?
-No, dottore, mi sento solo un po’ stordito.
-Ma che cosa è successo! Tua madre mi ha detto che ti ha ritrovato a terra davanti casa! Sei caduto da sella forse?
-Veramente sono stato colpito da un Raichu e qualcuno mi ha riportato a casa… qualche vicino ha per caso un Machamp?
-Sei stato colpito da un Raichu selvatico?? Che ti avevo detto a proposito dei boschi!
-Non era selvatico e non vado nei boschi da… lo sai da quando.
-Un allenatore ti ha attaccato??
-Non fatemi domande azzardate, vi prego. Ero in sella quando ad un certo punto ho trovato dei ragazzetti che stavano seviziando una sorta di Pokémon, molto strano a dirvi la verità… Ho cercato di fermarli, ma all’ennesimo attacco, ho fatto da scudo. Sono svenuto e mi sono risvegliato quando il sole era già tramontato. Mi è sembrato di vedere che mi stesse trasportando un Machamp. Ah, Ponyta dava indicazioni per portarmi a casa, perciò doppia razione di frutta questa settimana
-Ah! Il mio tesoro! Per fortuna ti ho consigliato di uscire con lui! E’ più fidato di una persona!
-È normale, è un Pokemon!
Disse sorridendo il padre. Il dottore controllò un’altra volta il ragazzo, senza trovare nulla di particolare. Disse che poteva tornare a casa, ma doveva riposare a letto per una decina di giorni. Ma, visto la pigrizia di Peeta, non c’era pericolo che lo contraddicesse. Stese nel suo letto a leggere libri, disegnare ed a giocare al PC. Ma non poteva non pensare a ciò che era successo, al Pokémon seviziato e a quello che gli aveva salvato la vita. Dieci giorni dopo, prima che la madre ricominciasse ad assillarlo per farlo uscire fuori, prese Ponyta e uscì, con la speranza di saziare quegli interrogativi che, da dieci giorni,  lo tormentavano.




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