Questa flashfic partecipa alla V edizione della "Challenge per
un'amica" indetta dal sito Writer's Wing
Il
segreto della scrittura
(parole
461)
David entrò nella
vecchia biblioteca del campus carico della sua fedele tracolla e un
bicchierone di caffè: il primo della giornata che preparava
la caffetteria del college. Ogni mattina varcava quella soglia alle sei
in punto. Come ogni volta, si guardava intorno come a cercare un posto
libero, ma quel grande stanzone, pieno di tavoli lunghi e lampade
verdi, a quell'ora era sempre deserto.
In
realtà, da quando avevano aperto quella della
facoltà di lettere, più moderna ed efficiente,
dove il wi-fi era ultra veloce e c'erano le colonnine per la ricarica
degli smartphone a ogni angolo, la vecchia biblioteca vedeva pochi
visitatori.
Come
ogni volta, sceglieva di sedersi all'estremità sinistra del
tavolo in fondo, quello più vicino alla sezione paranormal,
pieno di libri con copertine strane e titoli improponibili.
Appoggiò il caffè e dalla borsa prese i tre
quaderni che si portava sempre dietro, disponendoli uno a fianco
all'altro davanti a sé. Ognuno aveva la copertina di un
colore diverso, era scritto con una penna diversa e aveva una funzione
specifica. A completare il suo rito personale, dalla tasca interna
della borsa prese un altro quaderno.
Questo
era speciale. Alto quanto cinque di quelli normali, aveva la copertina
in cuoio sbiancato con delle strane figure in rilievo ed era fermato da
un gancino in ottone. Sembrava di fattura antica, trovato in
chissà quale bottega di uno sperduto paesino uscito da un
racconto gotico; era perfetto per alimentare la sua vena creativa. Per
la verità era modernissimo e l'aveva comprato su amazon per
quindici dollari, ma poco importava: faceva la sua figura e questo gli
bastava.
Tutto
era al proprio posto, o quasi.
Dal
fondo della borsa prese un astuccio metallico, che custodiva una penna
davvero orginale. L'aprì con una riverenza ossequiosa. Sopra
uno strato di morbido velluto rosso erano disposti una cannuccia in
legno d'ebano, intersiata, un pennino d'argento e una boccetta di
cristallo, nella quale c'era ancora uno poco di inchiostro nero, ma non
era sufficiente.
Andò
al bancone del bibliotecario e da uno dei cassetti prese una confezione
di cartucce per stilografica. Con la punta di un temperino fece
scendere la sferetta della prima cartuccia e strizzò il
contenuto nella boccetta. Poi, fece lo stesso con le altre, riempiendo
la boccetta di almeno un terzo.
Come
tocco finale, sollevò il cerotto dall'indice sinistro, fece
stillare una goccia di sangue dal taglietto che non si era ancora
rimarginato dal giorno prima e miscelò bene con la punta del
pennino. Concentrato sul quel piccolo vortice scuro, una strana luce
animò i suoi occhi infossati.
Quando
finalmente la punta d'argento iniziò a scorrere sulla carta
giallognola, tracciando sinuose curve ininterrotte, nel silenzio della
biblioteca, era come se le parole gli fluissero direttamente dalle
vene, calde e intrise della forza della vita.
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