WILL'S
POV
"Devo parlare
con Marlowe", ecco cosa aveva detto ad Alice prima di uscire alla volta
della taverna, dove era sicuro di trovare il ragazzo. E ora che era
lì fuori non aveva la più pallida idea di che
fare. É
facile Will, vai lì e lo affronti a muso duro, cosa vuoi che
sia, mica ti mangia! diceva una vocina nella sua voce,
anche se obiettivamente dell'ultima parte non era poi così
sicuro. Lo sguardo che l'altro gli aveva rivolto a teatro, quasi
felino, così da predatore, continuava a perseguitarlo. Ora basta entra e falla finita,
si disse il riccio caricandosi di coraggio e ricordando
perchè era arrivato lò nel cuore della notte.
Marlowe era
seduto in fondo alla sala, circondato da una moltitudine di ragazzi
che, ovviamente, pendevano dalle sue labbra. Ovviamente Will? Ma che ti
prende per diamine?. Non lo aveva ancora visto,
così ne approfittò per prendere un respiro
profondo e riordinare le idee, prima di avvicinarsi con tutta la finta
spavalderia di cui era capace per esclamare a gran voce: "Dobbiamo
parlare".
MARLOWE'S POV
"Dobbiamo
parlare, in privato" si sentì dire dal ragazzo che si
trovava davanti e che in quel momento lo stava fissando con un misto di
rabbia e tensione.
"In privato?
Converserebbe con le parti intime del signor Marlowe"
sghignazzò Greene, accompagnando la frase con dei gesti
decisamente espliciti "va a succhiare, menestrello".
Sì, magari,
si ritrovò a pensare Marlowe, stupendo in parte anche se
stesso, mentre seguiva riluttante Will in disparte. Il più
giovane irradiava ansia da tutti i pori e tutti i suoi movimenti erano
nervosi, notò il drammaturgo, che non si
risparmiò un'attenta analisi del lato B dell'altro. Perso
ormai nelle sue fantasie, tutte riconducibili al giovane poeta in
camera da letto, non capì subito cosa l'altro gli stesse
dicendo.
"Perchè
avete cacciato Baxter?"
Aspetta, cosa?!
"Sicuramente voletate dire vi devo la vita" rispose piccato il biondo,
senza riuscire a staccare lo sguardo dal riccio.
"Non spetta a
voi decidere" ribattè l'altro, facendogli saltare i nervi.
Stava rischiando tutto, aveva messo a repentaglio la sua vita per
evitargli una brutta fine e cosa ci ricavava in cambio? Parole cariche
di risentimento e una paternale davanti ai suoi cuccioli adoranti.
"Avete ragione.
E per rimendiare al mio errore, tutto quello che dovete fare
è dire a Topcliffe la verità" sputò
fuori, facendo spalancare gli occhi al proprio interlocutore.
"Sì"
esclamò Will voltandosi verso la parte da cui era entrato
solo pochi minuti prima. "Sì" gli ripetè,
lanciandogli un ultimo sguardo e avviandosi verso l'uscita.
Quel ragazzo... oh beh peggio
per lui, pensò il biondo, è un peccato certo,
un viso così grazioso appesa alla forca. E quegli occhi...
azzurri come un limpido cielo primaverile... Basta Kit, piantala, se
l'è cercato, hai tentato di salvarlo ma niente, guarda che
hai ottenuto! continuava a ripetersi queste parole come
un mantra, ma ogni secondo che passava non faceva altro che far
crescere l'ansia che gli attanagliava lo stomaco dall'esatto momento in
cui il ragazzo aveva varcato la soglia, diretto verso morte certa.
Dannato
Shakeshaft, borbottò sotto voce, prima di ingollare l'ultimo
sorso di birra che aveva recuperato un attimo prima e seguire il poeta.
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