We all must suffer for greatness one way or another

di Willopher
(/viewuser.php?uid=267409)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


WILL'S POV
"Devo parlare con Marlowe", ecco cosa aveva detto ad Alice prima di uscire alla volta della taverna, dove era sicuro di trovare il ragazzo. E ora che era lì fuori non aveva la più pallida idea di che fare. É facile Will, vai lì e lo affronti a muso duro, cosa vuoi che sia, mica ti mangia! diceva una vocina nella sua voce, anche se obiettivamente dell'ultima parte non era poi così sicuro. Lo sguardo che l'altro gli aveva rivolto a teatro, quasi felino, così da predatore, continuava a perseguitarlo. Ora basta entra e falla finita, si disse il riccio caricandosi di coraggio e ricordando perchè era arrivato lò nel cuore della notte.
Marlowe era seduto in fondo alla sala, circondato da una moltitudine di ragazzi che, ovviamente, pendevano dalle sue labbra. Ovviamente Will? Ma che ti prende per diamine?.  Non lo aveva ancora visto, così ne approfittò per prendere un respiro profondo e riordinare le idee, prima di avvicinarsi con tutta la finta spavalderia di cui era capace per esclamare a gran voce: "Dobbiamo parlare".

MARLOWE'S POV

"Dobbiamo parlare, in privato" si sentì dire dal ragazzo che si trovava davanti e che in quel momento lo stava fissando con un misto di rabbia e tensione.
"In privato? Converserebbe con le parti intime del signor Marlowe" sghignazzò Greene, accompagnando la frase con dei gesti decisamente espliciti "va a succhiare, menestrello".
Sì, magari, si ritrovò a pensare Marlowe, stupendo in parte anche se stesso, mentre seguiva riluttante Will in disparte. Il più giovane irradiava ansia da tutti i pori e tutti i suoi movimenti erano nervosi, notò il drammaturgo, che non si risparmiò un'attenta analisi del lato B dell'altro. Perso ormai nelle sue fantasie, tutte riconducibili al giovane poeta in camera da letto, non capì subito cosa l'altro gli stesse dicendo.
"Perchè avete cacciato Baxter?"
Aspetta, cosa?! "Sicuramente voletate dire vi devo la vita" rispose piccato il biondo, senza riuscire a staccare lo sguardo dal riccio.
"Non spetta a voi decidere" ribattè l'altro, facendogli saltare i nervi. Stava rischiando tutto, aveva messo a repentaglio la sua vita per evitargli una brutta fine e cosa ci ricavava in cambio? Parole cariche di risentimento e una paternale davanti ai suoi cuccioli adoranti.
"Avete ragione. E per rimendiare al mio errore, tutto quello che dovete fare è dire a Topcliffe la verità" sputò fuori, facendo spalancare gli occhi al proprio interlocutore.
"Sì" esclamò Will voltandosi verso la parte da cui era entrato solo pochi minuti prima. "Sì" gli ripetè, lanciandogli un ultimo sguardo e avviandosi verso l'uscita.
Quel ragazzo... oh beh peggio per lui, pensò il biondo, è un peccato certo, un viso così grazioso appesa alla forca. E quegli occhi... azzurri come un limpido cielo primaverile... Basta Kit, piantala, se l'è cercato, hai tentato di salvarlo ma niente, guarda che hai ottenuto! continuava a ripetersi queste parole come un mantra, ma ogni secondo che passava non faceva altro che far crescere l'ansia che gli attanagliava lo stomaco dall'esatto momento in cui il ragazzo aveva varcato la soglia, diretto verso morte certa.
Dannato Shakeshaft, borbottò sotto voce, prima di ingollare l'ultimo sorso di birra che aveva recuperato un attimo prima e seguire il poeta.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3756863