vds
Un'offerta
diversa
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“Nei suoi slavati occhi grigi, stranamente
occhialuti, il nostro povero romanzo d'amore fu riflesso, ponderato e
scartato come una festa noiosa, come un picnic sotto la pioggia a cui
abbiano partecipato solo i più barbosi scocciatori, come un compito
monotono, come un pezzetto di fango rinsecchito che inzaccherasse la
sua infanzia”
Lolita, Vladimir Nabokov
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Blaise
Zabini è quasi un istituzione a Hogwarts.
Brilla di
quell’oscurità tipica dei cattivi ragazzi e possiede quel fascino
vanesio e decadente di chi ha già visto e provato tutto. Non c’è
ragazza, in tutta la scuola, che non abbia attardato lo sguardo, almeno
una volta, su quella sua mascella perfettamente squadrata o su quei
suoi occhi obliqui e neri come la pece.
Blaise è un
predatore lascivo, ammalia le sue vittime con pazienza e quando lascia
intravedere il bagliore bianco delle zanne attraverso quel suo mezzo
ghigno seducente, l’ipnosi è irreversibile, la preda è già sua.
C’è chi dice che
la mela non cada poi molto lontano dall’albero, che collezionare
partner sia un’affare di famiglia, che ce l’ha nel sangue, così puro e
aristocratico, ed è proprio per quel
sangue aristocratico, che la noia gli scorre dentro. Perché per vivere,
Blaise, deve cibarsi di corpi sempre nuovi, sensazioni diverse sotto le
dita, gemiti e sussurri ancora sconosciuti.
Ama la caccia
Blaise, le novità e anche un po’ le lacrime delle sue vittime.
“Mi dai
l’aconito?”
Daphne
Greengrass, camicetta sbottonata quasi casualmente, gli tende distratta
la mano senza spostare lo sguardo dalla pozione che ribolle nel
calderone.
Blaise, ritto
nel suo metro e novantacinque lì accanto, appoggia contrariato il
coltello con cui stava tagliando una radice, si sporge pigramente verso
una boccetta chiara dall’altro lato del tavolo e la fa scivolare verso
di lei.
“Aprila, dai!” la mano aperta a mezz’aria
ancora più tesa verso di lui, gli occhi puntati sempre e solo su quella
stramaledetta pozione.
“Apritela da
sola!”
“Eddai!”
Blaise alza gli
occhi al cielo ma cede, stappa la fiala e gliela mette in mano. Deve
stringerle le dita attorno al vetro perché lei è distratta, non si
volta, non lo guarda, non ringrazia. Dopo averla svuotata la abbandona
con noncuranza sul tavolo.
Blaise la fissa
ipnotizzato roteare, vuota e inerme sul legno consumato, fino a
scomparire oltre il bordo - CRACK -
Daphne si scosta
con il dorso della mano una ciocca di capelli biondi dalla fronte “E
adesso?” indifferente alle schegge di vetro ci passa sopra con la suola
della scarpa.
“Sei giri in
senso orario e sei in senso antiorario, ripetere nove volte”
Annuisce, mentre
con le labbra rosee inizia una conta silenziosa “1,2,3” con quella brutta abitudine
di non legare mai i capelli “4,5,6”
biondo grano che danza sempre troppo vicino alla fiamma “1,2,3” Blaise li afferra
volutamente all’ultimo minuto dal disastro “4,5,6” ma lei non si volta, non
sorride, non ringrazia.
Daphne non lo
guarda, non lo guarda quasi
mai e Blaise, abituato ad avere gli occhi di tutti addosso, si sente
sempre derubato di qualcosa quando è con lei.
[“1,2,3”]
Daphne ha
capelli color dell’oro che le arrivano quasi fino alla vita sottile.
Blaise ne saggia la consistenza sotto le dita. Sono lisci, dritti in
modo quasi innaturale. Lasciano sempre sul suo cuscino un profumo di
lavanda intenso, quasi insopportabile.
E come tutto ciò
che ci fa male e che nel farlo ci fa sentire
finalmente qualcosa, Blaise ne aveva preso il vizio. Se ne era
assuefatto a tal punto da iniziare a desiderare che lei rimanesse fino
al mattino. Per potersene inebriare direttamente dalla fonte.
[“4,5,6”]
Così, una notte,
quando si era alzata dal letto, allontanandosi da quel cuscino che
sapeva ancora così poco di lei, lui le aveva afferrato un polso quasi
senza accorgersene.
“Resta”
Si era morso le
labbra, spalancando gli occhi nel buio, agghiacciato dalle sue stesse
parole. Ma la sua mano era rimasta ferma, salda attorno al suo braccio.
“mmh?” lei però aveva finto di non
sentire e si era sciolta dalla sua presa con grazia. Si era rivestita
in fretta e se ne era andata in silenzio, il rumore debole della
serratura che scattava alle sue spalle.
Non salutava mai
Daphne, quando se ne andava. Non si voltava, non sorrideva e Blaise,
solo tra quelle lenzuola candide, bruciava di rabbia e umiliazione.
[“1,2,3”]
Daphne fissa il
calderone e continua a scandire ogni giro con un’attenzione quasi
maniacale. Sposta la testa di lato lasciando scoperto un lembo di pelle
bianchissimo nascosto dal colletto della camicia.
Lo sguardo di
Blaise si sposta dalla chioma bionda, stretta tra le mani, alla curva
del suo collo sottile e indugia tormentato su una macchia violacea che
contrasta oscena contro quel candore. La gelosia che si trasforma in
odio, si spande nel suo animo come inchiostro liquido.
“4,5 - AHIA!”
Daphne si scosta
dalla sua presa e lui indietreggia verso il bordo del tavolo, qualche
capello dorato gli è rimasto tra le dita.
“Merlino Blaise,
qual’è il tuo problema? mi
hai fatto perdere il conto!”
“Eri a sei. Senso antiorario adesso”
Blaise sposta il peso del corpo da un piede all’altro, si protende in
avanti e afferra la prima cosa utile da tritare, sminuzzare, fare a
pezzi.
[“1,2,3”]
Il problema -
perché il problema c’è, ed è
inutile negarlo - sta tutto nel fatto che Daphne Greengrass, altra
istituzione marcata serpeverde, non si era fatta cacciare come le
altre.
Era entrata
nella sua vita in punta di piedi e lui non aveva potuto controbattere a
un’offerta così diversa, così
succosa.
Perché oltre a
gambe lunghissime da gazzella e occhi azzurri come ghiacci,
l’aristocratica Greengrass, di sangue persino più puro del suo, vantava
un fascino magnetico e freddo, che attirava e respingeva allo stesso
tempo, un’aura inspiegabile che imponeva a tutti un timore quasi
reverenziale.
Valeva doppio,
la reginetta algida, o forse persino
triplo, e le sue lacrime - aveva pensato Blaise sfregandosi le
mani - jackpot.
Ma aveva fatto
male i suoi conti perché Daphne non lasciava spazio al suo ego
maschile. Non ammetteva frivolezze e non lo idolatrava come il dio che
sentiva di essere. Continuava a girargli intorno in centri concentrici,
a bussare alla sua porta e rivestirsi in fretta subito dopo. E Blaise,
oltraggiato da quella mancanza di attenzioni, aveva inconsapevolmente
iniziato ad avere a noia le novità,
i capelli non biondi, le pelli non candide, i gemiti sconosciuti e
improvvisamente tutti così striduli.
[“4,5,6”]
Alla fine se ne
era accorta tutta la scuola.
Ma era stata una
cosa facile, perché Blaise
aveva gli occhi di tutti sempre puntati addosso.
Era stato più
difficile, invece, accorgersi di lei.
Perchè Daphne parlava poco, non sorrideva, rifuggiva gli sguardi
nascondendosi in angoli bui. Ma alla fine, forse proprio per l’errore
di essersi associata a lui, non era riuscita a sfuggire a tutti quegli
occhi. E Hogwarts si era accorta di tutto.
Blaise d’altro
canto, tronfio nel suo riflesso perfetto da narciso impenitente, aveva
messo insieme i pezzi del puzzle molto più lentamente.
La lampadina che
aveva innescato in lui un flebile ma inesorabile meccanismo, si era
accesa un pomeriggio afoso di metà settembre quando Astoria Greengrass
si era attardata nella Sala Comune. Quando l’aveva salutato con un
cenno del capo grazioso accompagnato da un lieve risolino. Quando
Daphne vedendola aveva stretto i pugni sotto le maniche del mantello.
[“1,2,3”]
Astoria e Daphne
non si parlano molto. E sembra più che naturale che tra le due sorelle
ci sia competizione dato che tutta Hogwarts sembra aver deciso che
Astoria sia la versione 2.0 di Daphne. Più giovane, più affabile, più
allegra. Dicono che con la seconda siano riusciti ad eliminare tutti i
bug del sistema.
E così la bionda
regina algida è stata spodesta all’improvviso e senza troppe cerimonie
da una sua copia carbone con occhi più grandi, ciglia più lunghe,
labbra più piene.
C’è da ammettere
però, che ha incassato il colpo con classe. E’ scesa dal piedistallo
con grazia ed eleganza, come se non ne avesse affatto bisogno per
guardare gli altri dall’alto in basso.
Ma Daphne non è
ghiaccio imperituro e Blaise riesce a sentirne gli stridii
preannunciarne il crollo.
[“4,5,6”]
“Passami le
zanne di vipera” di nuovo quella dannatissima mano tesa a mezz’aria,
quell’odiosa abitudine che aveva preso di pretendere sempre.
“Sto tagliando
l’elleboro Greengrass, prenditelo da sola”
“Non vedi che ho
da fare?!”
Blaise stringe
il coltello tra le mani continuando a tritare la pianta. Non vuole
dargliela vinta, non anche questa.
“Merlino Blaise, ce l’hai di fianco,
dai che sta iniziando a cambiare colore! Muoviti! ”
E alla fine
cede, come sempre, appoggia
il coltello e si protende in avanti fin sulle punte dei piedi.
Nell’allungarsi
attraverso il tavolo non può fare a meno di notare che quel barattolo è
a distanza uguale tra loro due. Forse
persino più vicino a lei.
[“1,2,3”]
Quand’è
che era successo?
Quand’è
che le aveva permesso di entrargli dentro?
[“4,5,6”]
Daphne bussa
sempre alla sua porta nel mezzo della notte. Mai alla stessa ora e a
intervalli completamente irregolari, cosicché Blaise passa il tempo a
rigirarsi tra le lenzuola chiedendosi non quando, ma se lei tornerà. E nell’esatto
momento in cui smette di tormentarsi, quando si convince che lei non
tornerà più, quando inizia finalmente
a prendere sonno, eccola bussare alla sua porta con una puntualità
quasi luciferina.
[“1,2,3”]
A volte si
presenta ogni sera della settimana e a volte non si fa vedere per
giorni per poi ricomparire sulla sua soglia con la cravatta lenta - lasciva - la camicetta scomposta - indecente - e quei segni estranei a
costellarle il collo lungo e bianchissimo.
Oscena.
E quando lui si
alza e le apre, perché lui si alza e le apre sempre, lei ha stampato in faccia
il ghigno malizioso di chi sa già cosa succederà e solo in quelle
occasioni lo guarda fisso,
gli occhi azzurrissimi come fari, sotto le ciglia lunghe e incurvate
[“Mi
dai l’aconito?”
“Me
le dai le zanne di vipera?”
“Me
lo dai il tuo corpo, Blaise?”
“Me
lo dai il tuo cuore?”]
[“4,5,6”]
“Ragazzi avete
della pelle di Girilacco in più?” Draco si accinge, quarta figura
chiave di questo intrigo marcato tutto Serpeverde. Tamburella le dita
sul legno “Quell’incapace di Pansy ha rovinato tutto quello che avevamo”
Daphne alza gli
occhi e sorride, si sporge
velocemente verso l’altro lato del tavolo e gli porge gentilmente una
fiala. Le sue mani si trattengono un istante più del dovuto su quelle
sottili e pallide di lui.
Blaise è
turbato. Si lascia scivolare il coltello dalle dita.
“Attento!” la
voce di Draco gli giunge ovattata, e lui non può non cogliervi un
monito scadente di carattere più ampio. E la sua risposta nelle viscere
- Troppo tardi - sangue puro
e scuro gli ha già imbrattato il polsino candido della camicia.
“Puoi prenderlo
anche tutto, non mi serve più” Daphne si sovrappone, si accavalla, uno
sfarfallio di ciglia e quel suo modo di parlare sempre e solo al
singolare.
Blaise tace e
volge la testa a guardarli, gli occhi obliqui preda di una furia che
non sa come esternare, la mano ferita abbandonata lungo il fianco, e
l’altra con il coltello sporco di sangue ancora stretto tra le dita.
Il biondo
tentenna, lo squadra fisso prima di rispondere. Sa, Draco, tutta Hogwarts sa di quel famoso triangolo
trasformato in quadrato.
“Grazie Daphne”
E lei si
illumina di un sorriso puro che scioglie per un istante quei ghiacci
perenni che la circondano “Figurati Draco”
Ma Blaise non
può fare a meno di notare che lui non la guarda negli occhi, che le da
le spalle, che non l’ha sentita quella nota incantata, armoniosa,
persino dolce tra le sillabe
del suo nome.
Daphne si sposta
i capelli dietro l’orecchio prima di riprendere a mescolare. Ha i
lineamenti ancora deformati da una gioia infantile e sognante. E quello
è un dolore sottile per
Blaise, quasi insopportabile.
[“1,2,3”]
“E così, Draco e tua sorella,
eh?” l’acido gli impregna la voce, la mano ferita torna al
lavoro, il coltello affilato si alza e si abbassa ritmicamente.
“mmh?” Daphne finge di non sentire,
si sporge sul calderone, le sue nocche sono bianche intorno al mestolo
e quel sorriso puro le abbandona rapido gli angoli della bocca.
“Stavo dicendo, Draco e Astoria, chi
l’avrebbe mai detto?” un ghigno compiaciuto indulge, davanti alla
piccola ruga di tormento tra le sopracciglia di lei, per poi allargarsi
sadico sulle labbra di Blaise.
[“4,5,6”]
Daphne scuote la
testa, scacciando i capelli dalla fronte al pari di un insetto
molesto
“Mi hanno detto
che è venuto persino a casa
vostra, è proprio una cosa seria, eh?” - colpita -
“Così pare”
glissa fulminea “cosa dice adesso il libro?”
“Bacche di
vischio, Greengrass, 3, tutte insieme, asfodelio tritato, 27 grammi”
Blaise assottiglia gli occhi mentre raccoglie l’elleboro in una piccola
ciotola, ma non è sufficente, vuole il suo sangue ormai “Credevo che le vostre
famiglie avessero in mente un matrimonio tra primogeniti”
Daphne appoggia
il mestolo sul tavolo con un gesto secco, la mano freme
impercettibilmente “Vado a prendere le bacche dalla dispensa”
Blaise fissa
compiaciuto la sua testa bionda fluttuare tra i vapori dell’aula per
poi indugiare davanti al tavolo di Draco. Gli sembra di vederlo, anche
da così lontano, quando lui non alza nemmeno lo sguardo, il sangue. Così simile al suo che
continua a espandersi sul polsino della camicia.
Blaise si sporge
sul bordo del calderone e getta con cura i 46 grammi appena pesati di
elleboro. La sua immagine si riflette nitida sulla superficie chiara
della pozione prima che improvvisamente questa si addensi e diventi
nera come la pece. Assomiglia quasi al distillato di morte vivente che
hanno preparato il mese precedente.
Sfoglia le
pagine del libro e rilegge le istruzioni, è preciso Blaise, è indolenza
meticolosa, non sopporta le cose fuori posto. Ma deve rileggere ancora,
e ancora, perché la sua testa
ha seguito Daphne attraverso la classe, ed è all’armadio degli
ingredienti ora.
E se la sua
assenza lo soffoca, è condannato Blaise, perché Daphne è ghiaccio puro,
a contatto con la pelle ferisce, scotta, brucia. E’ una donna in
fiamme*, azoto liquido tossico che gela e ustiona contemporaneamente.
Daphne infragilisce in ogni modo possibile e Blaise è ferito, scottato,
bruciato, congelato, in pezzi. Sorride amaramente mentre ripulisce il
tagliere con un colpo di bacchetta deciso. E’ un uomo solo* che sta per
andare in frantumi.
*
La pozione emana
finalmente un bagliore madreperlaceo innaturale, Daphne e Blaise ne
osservano i vapori che salgono in spirali ipnotizzati.
“Oh ecco, siete gli ultimi per la
valutazione” il professor Lumacorno si abbassa sul calderone e aspira a
pieni polmoni “Idromele invecchiato, ananas candito e.. oh meglio che non vi sveli tutti i
miei segreti” strizza l’occhio in direzione di Blaise che ricambia con
un sorriso di circostanza.
“Ottimo lavoro,
ottimo davvero! 50 punti a Serpeverde” sorride benigno sotto i lunghi
baffi prima di voltarsi verso l’intera classe e tornare alla cattedra.
“Dico a tutti,
ragazzi, la lezione finisce qui, la prossima settimana proveremo
qualcosa di meno, come dire, romantico,
ma sono convinto che desterà comunque il vostro interesse! Buon fine
settimana”
E mentre tutti
ripongono i libri e si preparano per uscire, Daphne si avvicina con
circospezione alla pozione. Blaise la vede sporgersi e la imita
inconsapevolmente, socchiude gli occhi prima di inspirare.
Un profumo di
lavanda così intenso da essere quasi insopportabile gli invade le
narici.
Non è una
rivelazione per Blaise. Non lo è per
nessuno in realtà. Tutta Hogwarts l’aveva capito da molto tempo.
Lei invece ha lo
sguardo dolorante già puntato
sull’altro lato dell’aula.
“Perché non
glielo vai a chiedere cosa sente lui?”
gli ultimi strascichi di veleno della serpe ormai addomesticata
“Anche se la risposta la sappiamo già entrambi, non è così?”
Ma lei sta già
riponendo i libri dentro la borsa. E' sempre pronta ad andarsene Daphne
quando ha ottenuto ciò che vuole, l’Eccezzionale in pozioni, i 50
punti, il suo cuore.
“Merlino! Ti sto parlando!” Blaise
la afferra per un polso.
“mmh?” finge sempre di non sentire
Daphne, finge sempre tante, tantissime cose.
“tu cosa senti?”
Lei sbarra gli
occhi e serra la mascella perché pur di non ammetterlo se la mangerebbe
quella lingua.
“Draco!” la voce angelica di
Astoria li fa voltare entrambi di scatto. Sul bordo della porta sorride
melliflua con quegli occhi azzurri che luccicano inquietanti nella
penombra dei sotterranei.
Draco si
affretta, afferra la borsa e attraversa la classe di corsa. E’ luminoso
Draco quando è lei, le prende la mano come fosse la cosa più preziosa
sulla terra e quando si volge verso di loro ha un’espressione estatica
dipinta sul viso - quasi raccapricciante
pensa Blaise-
E così, i
quattro vertici del quadrato si osservano da un capo all'altro della
aula, inconsapevoli - o forse no
- che ad alimentare quella geometria perfetta sono proprio le passioni
che li divorano.
Perchè Blaise,
amico e quasi fratello di Draco, si è innamorato per la prima volta
nella sua vita di Daphne, ma Daphne ama Draco, dalla prima volta che
l’ha visto da bambina, di uno di quegli amori puri che mettono le
radici e che crescono forti nonostante le intemperie. Draco dal canto
suo non ha fatto nulla di premeditato, si è innamorato di Astoria semplicemente, ed è il suo profumo
quello che ha sentito nell’amortentia poco prima. Glielo dirà a breve
prima di invitarla a casa sua per le vacanze estive.
Astoria dirà di
sì. Dirà sempre di sì a
Draco, un po’ perché forse le piace anche, ma sopratutto perché ama
l’invidia degli altri, specialmente quella di sua sorella.
“Ci vediamo a
pranzo Blaise” Draco gli sorride, sembra che quando sia vicino ad
Astoria venga fuori la parte migliore di lui. Lei li saluta entrambi e
scocca un occhiolino a Blaise prima di uscire.
Daphne si scosta
con grazia, la sua pelle liscia scivola leggera e perfetta tra le dita
di Blaise
Ma lui è stanco
di tutto quello scivolare,
svicolare, sfuggire. Il lungo fine settimana incombe, privo di
qualsiasi lezione o scusa per poterla osservare con smania selvaggia
mascherata da fintà superiorità. Solo un tempo infinito passato tra le
lenzuola ad attenderla. Giorni lunghi e senza parole**.
E così la
afferra con più forza, e sputa fuori le tossine di quell’amore andato a
male “Io sento il profumo dei tuoi capelli, sento te Daphne. Solo te, lo capisci?”
Lei si paralizza
sotto la sua stretta, alza lo sguardo verso il suo, sbatte le ciglia,
studia, pensa, riflette, soppesa i pro e i contro.
Blaise attende
con il suo polso stretto tra le dita e in testa la speranza flebile che
lei lasci che quel fastidioso quadrato collassi in due segmenti
semplici, separati, distanti.
Ma il verdetto
arriva rapido e unanime in quelle pupille ghiacciate. E Blaise, sogno
proibito di tutte le adolescenti e non in quel castello, viene scartato
come un vecchio paio di scarpe comode ma ormai del tutto logore.
Non ne è
sorpreso in fondo Blaise, lo sapeva già dopotutto. Tutta Hogwarts l'aveva capito da tempo.
Eppure non
pensava che avrebbe fatto così
male.
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*"E’ una donna in fiamme [..] E’ un uomo
solo che sta per andare in frantumi" è una libera
rielaborazione del verso "tu vedrai
una donna in fiamma e un uomo solo" della magnifica "Hotel
Supramonte" di Fabrizio de Andrè
** "Giorni lunghi e senza parole" è
un'altra libera rielaborazione, il verso originale è "perché domani sarà un giorno lungo e
senza parole" sempre della magnifica "Hotel Supramonte" di
Fabrizio de Andrè
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Questa storia
partecipa al contest Hotel Supramonte e Cuori Infranti indetto da id_s
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Note: facciamo
un elenco e dimostriamo un po' di (mal)sana organizzazione:
(1) mi sono
presa una grande licenza poetica nel descrivere gli ingrendienti
dell'Amortentia che Blaise e Daphne stanno preparando. Un po' perchè mi
sembrava che nei libri non fossero specificati gli ingredienti, un po'
perchè gli ingrendienti che ho trovato su internet non mi soddisfavano
particolarmente e sopratutto perchè mi servivano in alcune parti cose
che si potessero affettare. A mia discolpa posso affermare di aver
usato solo ingredienti già citati nei libri. Che dite, posso essere
perdonata per questa poca precisione potteriana?
(2) ci tengo a
precisare che questa storia è avulsa dal conteso temporale di Harry
Potter, ossia in generale non tratta della guerra e delle conseguenze
che ha avuto sui personaggi. Questo è stato del tutto volontario,
l'intenzione era porre l'accento su altre tematiche. Perciò se volete
proprio - per forza -
concentrarvi sull'aspetto temporale della vicenda vi posso dire che
nella mia immaginazione si svolge dopo la guerra in un ipotetico anno
di recupero, in cui i protagonisti sono grandi maggiorenni e hanno
superato senza troppi traumi - adattabilità
dei serpeverde docet - la guerra e le varie tragedie.
(3) Altra
licenza poetica per i dormitori costituiti da camere singole. Nella mia
visione in cui i protagonisti sono piuttosto grandicelli e sopratutto
molto, molto snob e ricchi, i dormitori condivisi mi sembravano
decisamente troppo poco posh.
Detto questo,
spero che la mia storia vi sia piaciuta e vi ringrazio per averla letta. Che dire? Auguratemi buona fortuna
per il contest e se voleste lasciarmi qualche commentino, sappiate che
ve ne sarò eternamente grata.
Un abbraccio
smielato
Sweetprincess
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