Note
dell'Autore:
I personaggi di
questa storia vengono da una mia Originale che qui ho
solo iniziato a pubblicare.
Per capire questa
os [che è una specie di What if?], comunque, vi basta sapere
che in questo mondo la
Natura conferisce il potere degli Elementi a determinati ragazzi, gli
"Ela". Questi ragazzi divengono un tutt'uno con il loro elemento e
possono controllarlo.
Aidra
è l'Ela dell'Acqua, Malek del Fuoco.
Isryl è un loro amico.
Volevo cimentarmi
con un po' di Angst. Non so come mi sia riuscito.
Antefatto:
affrontando un avversario, gli alleati di Aidra subiscono
danni abbastanza seri; lei stessa sembra di non essere in grado di
sconfiggerlo... finché Isryl non salva la situazione. Non
importa come, e non importa chi fosse il nemico.
Quello che ci
interessa è cosa succede dopo.
Scusate la
vaghezza!
In caso voleste
leggere comunque, buona lettura!
L’uomo,
sembrato
invincibile fino a poco prima, sparì in un
secondo. Ce l’avevano fatta, l’avevano reso
innocuo. Non dovevano più
preoccuparsene.
Ma
a quale prezzo?
La
maggior parte di loro era a terra,
incapace di reggersi
in piedi; non c’erano feriti gravi, ma per riprendersi del
tutto ci sarebbe
voluto tempo.
Ma
Aidra non pensava a questo, ora;
lei e Isryl erano gli
unici ancora in piedi… più o meno.
Il
ragazzo sferrando
l’ultimo colpo si era esposto all’attacco
nemico; sbilanciato da esso, stava cadendo all’indietro.
Dritto nel dirupo.
Aidra
si slanciò nel
tentativo impossibile di raggiungerlo
prima che fosse troppo tardi, ma non ci riuscì. Le sue dita
sfiorarono quelle
del ragazzo, senza che potessero trattenerlo in alcun modo.
Lo
vide cadere.
Quello
che successe poi le
spezzò il cuore.
Isryl,
mentre precipitava nel
burrone, le sorrise.
Come
a dire che andava bene
così, che era soddisfatto. Che
lei non doveva rimproverarsi nulla.
Ma
non andava affatto
bene
così.
Aidra
urlò, lacrime amare
le solcarono il volto.
Il
suo urlo suonò come
un’onda che s’infrange sulla costa. Non
un’onda qualsiasi; un maremoto.
Nubi
temporalesche si addensarono
ovunque nella regione,
rispondendo al pianto della Scelta dell’Acqua.
Lei
nemmeno se ne accorse.
Che
se ne faceva del suo legame con
l’Acqua, dei suoi doveri
di Scelta, se non poteva nemmeno salvare i suoi amici?
Continuava
a fissare il punto in cui
era sparito il biondo,
credendo d’intravederci la sua ombra.
Stavolta
Isryl non sarebbe tornato.
Era
impossibile sopravvivere ad una
caduta da quell’altezza;
lo era in condizioni normali, figuriamoci quando si era già
feriti.
Questo
non valeva per lei,
però.
In
fondo al dirupo c’era un
lago, lo sapeva, lo sentiva.
Lei
si sarebbe semplicemente
ricongiunta al suo elemento, se
fosse caduta. Non l’avrebbe uccisa.
Dovevo
cadere io al
posto suo.
Se
solo…
Se
solo fosse riuscita a fermare prima il
loro avversario, Isryl non
sarebbe dovuto arrivare a
tanto.
È
colpa mia se è
morto.
È
colpa mia, e non lo
rivedrò mai più…
Si
alzò in piedi nel mezzo
della tempesta scatenata dalla
sua tristezza.
Aveva
lo sguardo perso nel vuoto, le
lacrime continuavano a
scendere.
Si
guardò indietro. I suoi
amici erano a terra, ma erano
vivi. Intravide un movimento, due di loro si stavano alzando. Non
avrebbe
saputo dire chi.
Non saprei
aiutare
nemmeno voi, pensò. Saremmo
tutti
morti, se non fosse stato per…
Tornò
con lo sguardo sul
burrone. Tese una mano verso il suo
oblio, l’attirava… la stava chiamando.
Isryl
la chiamava,
ne era certa.
Ricordò
l’ultimo, bellissimo sorriso che le aveva rivolto
solo pochi attimi prima.
Non
poteva accettare di non rivederlo
più. Non ci sarebbe
riuscita.
Sono debole.
Non
si voltò indietro, non
più, ma sentendo i rumori alle
sue spalle – rumori vaghi, resi irriconoscibili dallo
scrosciare dell’acqua
tutt’intorno a lei – capì che i suoi
amici si stavano riprendendo.
Non
avevano bisogno di lei; non
sarebbe stata di nessun
aiuto comunque.
Se
anche lei non ci fosse stata,
avrebbero avuto Malek.
Fece
un sorriso amaro.
Ci
aveva creduto davvero, di poter
essere utile. Che sarebbe
andato tutto bene.
Era
la sua ingenuità ad
aver ucciso Isryl.
Lei
era lì, in piedi e
relativamente illesa, mentre lui… lui
era solo. Sul fondo di un lago centinaia di metri più in
basso.
Non
era giusto, non se lo meritava.
Non
poteva lasciarlo solo.
Mosse
un passo in avanti. Si trovava
sull’orlo del
precipizio, allora; un alito di vento da dietro, e sarebbe caduta.
L’avrebbe
raggiunto.
Cacciò
indietro le
lacrime, accarezzando l’idea.
Isryl
si era sacrificato anche per la
sua vita; era giusto pensare di
tradirlo così?
Di
tradire tutti gli altri?
Ma
dall’altra parte, poteva
veramente vivere a quel costo,
ricordando per tutta la
vita il suo debito con il suo migliore amico?
Migliore
amico… che era
morto da solo.
Non
poteva nemmeno onorare il suo
corpo.
Rabbrividì
a quel
pensiero; ormai Isryl era solo un corpo,
non più vivente.
Un’altra
lacrima traditrice
le rigò la guancia,
confondendosi con la pioggia che scendeva sempre più
abbondante.
Dovrei…
Sentì
dei passi dietro di
sé.
«Che
stai facendo,
Aidra?»
Era
la voce di Malek. Sembrava
preoccupato, ma lei non si
voltò. Non rispose nemmeno, ne era incapace.
Lui
la raggiunse. Vide il suo sguardo
fisso nell’oscurità
del vuoto sotto di loro, e forse capì, perché non
disse nulla. Provò a
poggiarle una mano sulla spalla, ma lei la scansò.
«È
colpa
mia», disse.
La
sua voce era stranamente roca, ma
questo lo notò solo
Malek.
«Sai
che non è
così». Una frase sola, perentoria. Sapeva che
il ragazzo aveva buone intenzioni, ma in quel momento non le importava.
«Se
mi tuffassi, non
morirei» disse.
Non
aspettò una risposta,
non la voleva; fece semplicemente un
altro passo, trovando il vuoto ad accoglierla. L’avrebbe
raggiunto…
Probabilmente
l’avrebbe
raggiunto, se Malek non
l’avesse afferrata all’ultimo. La tirò
su.
L’allontanò
dal
dirupo – da Isryl
– senza dire niente, solo
Il
suo sguardo disperato valeva
più di mille parole.
Aidra
abbassò il suo, di
sguardo. Non voleva muoversi, ma il
suo corpo lo stava facendo in automatico, seguendo l’altro
Scelto. Non sarebbe
più tornata lì.
Un
pensiero attraversò la
sua mente, mentre lacrime
silenziose riprendevano a scorrere.
Un
pensiero che l’avrebbe
tormentata a lungo.
Perché
non eri qui per
afferrare lui, ma hai salvato me?
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