Pace
interiore
Passare
l'autunno e l'inverno al villaggio dei panda aveva cambiato Po; a
volte agli occhi di Shen sembrava che fosse più maturo, altre
volte invece sembrava essere più irritante ed imbarazzante che
mai.
Comunque
fosse, Shen trovava strano che Po lo trattasse come sempre.
Quando
si erano salutati al suo ritorno il panda gli era sembrato
addirittura felice di rivederlo.
Dopo
l'iniziale disagio Shen gli chiese molte cose.
Di
Lao, del villaggio, se avessero davvero addestrato i panda che
mostravano una minima attitudine al combattimento e di Peonia.
Scoprì
che la cucciola possedeva ancora la sua arma, la custodiva
gelosamente e che era stata una dei primi a proporsi per imparare il
kung fu.
Quanto
al mostrare la nuova tecnica di kung fu, Shen si era scoperto molto
reticente.
Sapeva
che stava sviluppando qualcosa di pericoloso, ed eseguirlo di fronte
a Po lo metteva a disagio più che con chiunque altro.
Per
questo cercava tutte le scuse possibili per dileguarsi non appena
capiva che Po stava per chiederglielo di nuovo.
Solo
Master Shifu conosceva il suo reale potere, e lo osservava
svilupparsi giorno dopo giorno senza mai porgli nessun limite.
Shen
era arrivato ormai al livello di riuscire a fendere stoffa e legno,
se questo era sottile, per questo preferiva allenarsi da solo.
Diventare
bravo in quella cosa che aveva scoperto gli piaceva, ma più
diventava bravo e più correva il rischio di ferire.
Shifu
tentò di convincerlo ad usare le sue tecniche contro di lui
durante l'allenamento ma il pavone era irremovibile.
Ed
alla domanda "perché" la risposta era sempre la
stessa: "Non riesco a controllarlo bene e non voglio rischiare".
La
verità era che Shen aveva paura che, vedendo cosa era
diventato in grado di fare, loro lo guardassero di nuovo come una
minaccia. Come un mostro.
Avrebbero
creduto alla sua promessa che non avrebbe mai fatto loro del male?
La
risposta era "sì", ma Shen sentiva riaffiorare
dentro di sé antichi timori ed insicurezze, e preferiva non
rischiare.
Dopotutto
anche con i suoi genitori era andata così: lui si era
impegnato, aveva creato qualcosa di nuovo... e loro ne avevano avuto
paura.
E
la sua vita era stata rovinata.
Non
voleva che accadesse di nuovo, non ora che aveva trovato un posto da
chiamare casa e qualcuno da chiamare, forse, famiglia.
Per
questo quando combatteva contro Master Shifu Shen si limitava alle
mosse di kung fu che il suo corpo gli consentiva senza riportare
danni.
Shifu
rispettava la sua decisione e dopo la domanda iniziale non lo forzava
per utilizzare le tecniche nuove, anzi ogni volta Shen aveva
l'impressione che il maestro approvasse la sua decisione.
Quello
che non comprendeva le sue ragioni e che non smetteva di dargli il
tormento era Po.
Serviva
tutta l'abilità di Shen per svicolare senza lasciarsi prendere
dai nervi.
Solo
che prima o poi sarebbe dovuto accadere.
***
Sotto
l'albero di pesco c'era sempre una gran pace.
I
rami erano ancora spogli dopo l'inverno, ma già le nuove gemme
facevano capolino dalla corteccia liscia.
Shen
li vedeva con occhi completamente diversi adesso. Gli sembrava quasi
di capirli.
Lentamente,
Shen depose a terra il suo fagotto e poi si spinse fino al bordo del
precipizio per ammirare il panorama.
L'alba
era meravigliosa, con la nebbia raccolta in fondo alla valle che
tingeva la luce di rosa e che faceva sembrare che il sole sorgesse da
un oceano etereo.
In
quei momenti gli sembrava che la pace interiore di cui parlavano i
maestri di kung fu potesse esistere anche per lui.
Inspirò
a fondo, tentando di interiorizzare la luce tenue e la calma che lo
circondava.
Ormai
aveva appreso che il modo per dare il meglio in una lotta non era la
rabbia, ma al contrario la calma.
Lui
aveva vissuto una vita di rabbia, ed ancora faceva fatica a mettere
in pratica il concetto di lasciarla da parte, per questo preferiva
allenarsi da solo.
Prese
dal suo fagotto uno dei pezzi di canne di bambù, il più
spesso.
Non
si era mai confrontato con uno spessore simile, e quello poteva
essere considerato legno a tutti gli effetti.
Shen
era da solo, senza nessuno ad osservarlo. Non aveva difficoltà
a concentrarsi, e si sentiva calmo a dispetto di tutto.
Ogni
volta che lui aveva voluto provare qualcosa di nuovo si era sentito
in bilico: il cuore che scoppiava di euforia ed un momento dopo
veniva schiacciato dal terrore di fallire.
Ora
non aveva più paura del fallimento, non dopo che Shifu gli
aveva spiegato che ogni fallimento è solo un nuovo inizio.
Soppesò
il cilindro di bambù, lo lanciò in aria un paio di
volte per capire bene come fosse fatto, e solo quando fu sicuro di
aver capito con cosa aveva a che fare cominciò a pensare di
tagliare.
Sapeva
che non era una cosa da fare con leggerezza, perché finché
si esercitava su un oggetto non c'erano conseguenze, ma lui non
dimenticava mai nemmeno per un momento che il suo obbiettivo era
usare quelle tecniche in un combattimento, e che un giorno avrebbe
dovuto scegliere se tagliare su una persona oppure no.
Shen
sapeva di avere una responsabilità.
Si
preparò con l'ala in alto, il peso del corpo bilanciato in
modo da non ostacolarlo, poi lanciò in aria il bambù.
Ne
seguì la traiettoria contro il cielo indaco, gli occhi
socchiusi.
Gli
sembrava di vederlo al rallentatore.
Sapeva
esattamente dove e quando sarebbe caduto, e fu del tutto naturale
incrociare la traiettoria con quella del suo colpo.
Fu
rapido, senza la minima esitazione.
Il
bambù deviò appena dalla sua traiettoria come se Shen
lo avesse solo sfiorato, poi però due pezzi si separarono e
caddero a terra a pochi centimetri di distanza uno dall'altro.
Shen
era più che soddisfatto del risultato.
Aveva
raggiunto il suo scopo: guadagnarsi con l'impegno, la tenacia ed il
suo ingegno una tecnica degna di un maestro di kung fu.
Avrebbe
potuto essere tutto perfetto se solo...
-Ehi,
è stato mitico!-
Shen
si trovò con il cuore in gola a fronteggiare non un avversario
ma tutto l'ingombrante entusiasmo del panda.
-Tu?!
Che ci fai tu qui? Non hai proprio idea di cosa sia la discrezione,
giusto?-
-Scusa
ma anche io vengo qui ogni tanto, non mi aspettavo di trovarci te, e
poi ti ho visto concentrato e non volevo interromperti... e comunque
è una cosa fichissima!-
Shen
sospirò rassegnato.
Tanto
prima o poi sarebbe dovuto accadere, giusto? Non avrebbe potuto
nascondere i suoi allenamenti per sempre.
-Ci
sto ancora lavorando. Si può perfezionare- rispose evasivo.
-Ma
anche così è una delle tecniche più sbalorditive
che ho mai visto. Ehi, mi insegni?-
A
quella domanda non potè trattenere una smorfia stranita.
-Non
credo che sarebbe una buona idea-
-Perché
no? Fammi provare!-
Po,
ancora entusiasta come un enorme cucciolo, raccolse uno dei pezzi di
bambù e provò a fare la stessa cosa che aveva fatto lui
poco prima, e cioè lanciarlo in aria e tagliarlo.
-Waaa-tah!-
Non
accadde nulla. La canna di bambù rotolò a terra a pochi
metri da loro sotto lo sguardo perplesso di Shen e quello imbarazzato
del panda.
Il
pavone raccolse l'altro pezzo e provò a spiegargli come
stavano le cose.
-Non
puoi eseguire questa tecnica, Po-
-Perché
no? Posso allenarmi-
-Non
è solo questione di allenamento. Io l'ho sviluppata per un
unico scopo, che è fare il maggior danno possibile con il
minimo sforzo. Po. Questa tecnica non è fatta solo per
infliggere un dolore momentaneo come le vostre prese o la conoscenza
dei nervi. È fatta apposta per ferire. Non è adatta a
te-
Non
era arrabbiato, semplicemente quello era un dato di fatto.
-Quindi
secondo te non posso imparare?-
-No-
-Anche
Master Shifu diceva così di tutto il kung fu per me, eppure
adesso sono il Guerriero Dragone-
Un
leggero fremito percorse le piume di Shen perché il discorso
cominciava a non piacergli più.
-Questo
è diverso-
-Come?-
Shen
sentiva di essere molto vicino al limite.
Decise
di dargli la dimostrazione pratica di quello che stava dicendo.
Ormai
i suoi movimenti erano fluidi e gli ci volle una frazione di secondo
per girare su se stesso e tagliare i legacci di stoffa che fasciavano
la zampa destra del panda.
-Hai
capito adesso? Questa tecnica è adatta a me, non a te. Io
voglio ferire e mi trattengo a stento dal non farlo. Tu non potresti
mai. Dovresti essere come me per comprenderla bene, ed io non ti
permetterò di diventare come me-
Lui
rimase a fissarlo ad occhi sgranati, indeciso forse se essere
affascinato o avere paura.
-La
discussione finisce qui. Non chiedermelo mai più-
Tagliò
Shen.
Gli
voltò le spalle e prese il sentiero per andarsene.
***
Per
qualche giorno si evitarono. Shen non sapeva cosa dire e Po era
stranamente silenzioso.
Shifu
li osservava ma non interveniva in nessun modo.
In
fondo Shen sapeva di aver fatto la cosa giusta ad allontanare il
panda.
Per
eseguire quella tecnica ci voleva un cuore ferito ed in grado di
ferire, e Po di certo non era quel tipo.
Né
Shen avrebbe voluto che lo diventasse.
Credeva
che il discorso fosse definitivamente chiuso, invece una sera sentì
bussare alla porta della sua stanza.
Lui
stava leggendo un testo sulla filosofia del tao e dovete metterlo da
parte per aprire.
Gli
sembrò stranissimo che ad attenderlo ci fosse il panda.
-Ciao.
Scusa... devo parlarti cinque minuti. Posso?-
Sembrava
più serio del solito, per questo Shen annuì e si fece
da parte per farlo passare.
La
stanza era improvvisamente minuscola adesso che era occupata dalla
mole di Po, e se Shen non fosse stato sulla difensiva probabilmente
si sarebbe messo a ridere.
Il
panda si sedette sul tappeto a gambe incrociate, e non era stata un'
impressione di Shen: aveva davvero un'espressione seria e forse anche
un po' malinconica.
-Volevo
chiederti scusa per qualche giorno fa. Sì, lo so, a volte sono
irritante ed ho insistito troppo. Non dovevo, giusto? Voglio dire, se
tu dici che quella tecnica non va bene per me probabilmente hai i
tuoi motivi-
Non
si sarebbe aspettato un atteggiamento tanto maturo da parte del
panda.
-Sì,
ho i miei motivi. Non è che io sia geloso della tecnica o
abbia paura di insegnarla a voi, ma so che per utilizzarla bisogna
essere... bè... come me. E tu non devi diventare come me. Lo
capisci?-
-Stai
cercando di proteggermi?-
-Come
tu hai fatto con me-
Si
guardarono come se si vedessero davvero per la prima volta.
Shen
non provava più rabbia, rivalità o altro nei confronti
del panda . Erano sentimenti che ormai aveva superato.
All'improvviso
Po scrollò le spalle e si alzò.
-Ok,
va bene, messaggio ricevuto. Ci vediamo domani-
Quando
Po si voltò per uscire dalla stanza urtò la lampada,
che oscillò pericolosamente. Shen dovete tuffarsi a prenderla.
Fu
un attimo: aveva usato la stessa velocità e precisione che di
solito utilizzava per tagliare, ma stavolta lo aveva fatto per
evitare che qualcosa fosse danneggiato.
All'improvviso
gli fu chiaro cosa volesse dire Shifu con "Ciò che ci
rende buoni o malvagi è l'uso che facciamo delle nostre
abilità".
E
lui in quel momento aveva scelto.
Po
rimase a fissarlo.
-Hem...
tutto bene?-
-Cosa?
Sì... io... non è il caso di dare fuoco alla stanza-
-No,
certo che no. Ciao-
Lui
riuscì appena a replicare al saluto del panda perché
già la sua mente era di nuovo assorbita da quello che era
appena successo.
Si
accovavcciò sul letto con la testa tra le ali che gli sembrava
stesse scoppiando ed il respiro corto.
Lui
aveva scelto di salvare qualcosa, fosse anche solo una lampada, e lo
aveva fatto con quella che credeva essere un'abilità che
derivava dal suo essere corrotto.
Il
che forse era vero.
Le
sue abilità derivavano dalle sue ferite.
Ma
le aveva appena usate in un modo completamente diverso.
Era
come aveva detto Po tanto tempo prima: l'unica cosa importante era
cosa lui avrebbe scelto di essere.
Quando
se ne accorse dovette trattenere un verso strozzato di sorpresa.
E
quindi era tutto vero? Lui aveva superato i suoi demoni, forse senza
nemmeno rendersene conto?
Lo
sperava. Lo voleva in realtà, perché aveva passato già
troppo tempo a lasciarsi ferire da vecchie sofferenze che lui non era
stato capace di lasciare andare.
In
quel momento decise che non voleva più permettere al passato
di fargli del male.
Che
lui avesse avuto torto, ragione o cos'altro, non era realmente
importante.
Shen
si rese conto che lui per la prima volta voleva davvero andare
avanti, e vedere come altro avrebbe potuto vivere.
Avrebbe
potuto lasciar cicatrizzare le sue ferite piuttosto che continuare a
riaprirle.
Si
rese conto di tutto il male che aveva fatto a sé stesso, di
quanta rabbia, quanta paura, quanto rancore si fosse addossato.
Gli
occhi iniziarono a bruciargli come non accadeva da tempo immemore ed
il suo respiro si spezzò in qualcosa che lui riconobbe troppo
tardi come singhiozzi.
Piegò
la testa sotto l'ala e pianse per tutto ciò che era stato.
Per
sé, per i suoi genitori, per il dolore che aveva sofferto ed
inflitto, per il peso che aveva scelto di portare credendo che gli
fosse stato imposto e di non potersi sottrarre.
Pianse
per tutte le scelte sbagliate della sua vita.
Si
addormentò solo quando fu esausto e l'ultimo singhiozzo si
spense nella stanza insieme alla fiamma della lanterna ormai
esaurita.
***
Il
giorno dopo, quando si svegliò si sentiva strano.
La
manica sotto cui si era nascosto era ancora umida, e quello gli
ricordo che aveva pianto.
Non
ricordava con esattezza ogni dettaglio però.
Era
come se le lacrime avessero messo una barriera tra lui ed il passato.
Shen
considerava ogni cosa in modo diverso.
Si
alzò lentamente e la luce dell'alba lo accolse.
Forse
aveva ancora tempo prima che iniziasse l'allenamento della mattina e
lui poteva fare un po' di esercizio da solo; non si sentiva realmente
concentrato, ma era meglio aggrapparsi all'abitudine piuttosto che
restare intrappolati nell'immobilità.
Prese
il fagotto con tutto ciò che poteva servirgli e si incamminò
verso l'albero di pesco.
Ai
primi raggi di sole altri fiori erano sbocciati, mentre la brezza
faceva volteggiare quelli per cui era arrivato il momento di cadere.
Shen
si fermò ad ammirare lo spettacolo.
Posò
a terra gli oggetti perché gli sembravano un peso e si
avvicinò all'albero.
Ricordava
che una volta Shifu aveva fatto cadere quai petali su di lui per
spiegargli quanto fosse fragile.
Ora
Shen lo capiva.
Rimase
a lasciarsi sfiorare ogni tanto da un petalo rosato che volteggiava
vicino a lui (come aveva potuto credere che fossero bianchi? Forse
era la luce dell'alba a renderli di un colore diverso).
Quei
petali seguivano una corrente d'aria. Lui per la sua tecnica creava
correnti d'aria.
Quasi
senza pensarci Shen prese posizione e rimase immobile ad aspettare.
Doveva
calmare il respiro.
Scoprì
che era già calmo.
Uno
dei petali gli passò molto vicino mentre cadeva, ed allora lui
fece scorrere l'ala in modo da creare una corrente che lo riportasse
verso l'alto.
Il
petalo cambiò direzione e poi venne afferrato da un alito di
vento che lo portò lontano.
Shen
adesso speva di potercela fare.
Attese
ancora, e quando ne vide un'altro iniziò a fare il modo che si
avvicinasse a lui.
Senza
mai toccarlo lo fece volteggiare sulla punta delle piume, non troppo
vicino da colpirlo e non troppo lontano da perderlo.
Era
una danza.
Erano
tutta la sua forza, velocità ed abilità usate per
assecondare un petalo di pesco.
Poteva
essere la cosa più importante che Shen avesse mai fatto nella
propria vita, imparare a dosare la propria forza, e per farlo doveva
prima imparare a calmare il suo cuore.
Si
concentrò solo su cosa stava facendo, sull'armonia dei
movimenti, su ogni respiro, su ogni battito del cuore, sul legame che
aveva stabilito con una cosa eterea, tanto bella quanto fragile.
Non
era lui che imponeva la sua volontà al fiore, era un'armonia
di cui lui faceva parte.
Capì
che se si fosse comportato in quel modo, non facendosi sopraffare dal
peso del passato né dalla preoccupazione per il futuro,
sarebbe riuscito a dare il meglio nel kung fu ed in qualsiasi cosa
avesse fatto.
Lasciò
che il petalo volteggiasse attorno a lui, da un'ala all'altra e poi
su fino all'ultima piuma.
Infine
lo lasciò staccare da sé e lo liberò nel vento.
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Cantuccio
dell'Autore
Ebbene,
la storia è finita!
Riprenderla
dopo tanto tempo mi ha fatto trovare incongruenze ed ho dovuto
confrontarmi con il mio stile di scrittura che nel frattempo è
cambiato, comunque ho fatto del mio meglio per integrare le due cose
senza far sentire troppo lo stacco.
Per
quanto riguarda ciò che ha imparato Shen non mi sono inventata
nulla di originale, semplicemente ho ripreso gli insegnamenti di
Maestro Oogway su passato, presente e futuro.
Infatti
la colonna sonora che ho immaginato per la scena finale è
"Oogway ascends", di cui vi lascio il link
https://www.youtube.com/watch?v=cdjnonJdxtM
.
Un
saluto a tutti quelli che seguivano la storia dall'inizio, a quelli
che si sono aggiunti nel tempo ed agli ipotetici lettori futuri.
Spero
che vi sia piaciuta e che abbia un po' sistemato la delusione per il
finale di "Kung Fu Panda 2".
Makoto
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