Ryo stava facendo molta fatica ad addormentarsi quella fredda sera.
Akira si era salvato per pura fortuna e in qualche modo il biondino se
ne sentiva responsabile. “Non possiamo davvero fidarci di
nessuno, invece di dargli i soldi per procurarsi una ragazza me ne
sarei dovuto occupare personalmente… sono l’unico
su cui può fare affidamento, in un certo senso è
anche mio dovere...” si disse il ragazzo. Non credeva che se
gli si fosse proposto come amante, o più che altro valvola
di sfogo, Akira avrebbe accettato... erano entrambi ragazzi ed era
piuttosto sicuro che Akira non fosse interessato. “Ma
forse… non presentandomi come me stesso...” a
differenza di Akira, non era riuscito a fondersi con un demone, ma
aveva acquisito comunque delle capacità particolari. Il suo
corpo sembrava guarire più velocemente ed essere
più resistente di quello di un essere umano comune, lo
stesso presentimento che aveva avuto la notte in cui Akira era stato
quasi ucciso da Sirene poteva essere considerato come un qualcosa di
sovrannaturale e a volte aveva l’impressione di poter leggere
nella mente delle altre persone… anche se
quest’ultima l’aveva un po’ da
sempre… Sopratutto si era reso conto di poter mutare
leggermente il proprio corpo… nulla di straordinario, non
poteva diventare un altro animale o un demone e nemmeno cambiare la
propria fisionomia più di tanto, ma riusciva ad assumere
delle sembianze femminili senza troppa fatica. “Non penso di
incontrare particolarmente i gusti di Akira, ma se avesse di nuovo
bisogno di qualcuno su cui sfogarsi la cosa potrebbe tornarmi utile. In
questo modo eviterò che finisca fra le grinfie di qualche
altro demone. Forse però... potrebbe rivelarsi rischioso...
stiamo sempre parlando di un demone in fin dei
conti.” Il ragazzo si rigirò inquieto fra le
lenzuola. “Spero di non dover fare nulla di simile, anche
se… sono abbastanza curioso… rischierebbe
veramente di perdere il controllo e uccidermi? Akira?” si
domandò. Ryo si alzò contro voglia dal letto,
doveva prendere altre coperte se non voleva morire
assiderato… Proprio non tollerava il freddo, non
l’aveva mai sopportato da quando aveva memoria.
Una sera particolarmente fredda di quando era bambino, non trovando
coperte a disposizione, Ryo era sgattaiolato fuori dalla casa di Jenny
per introdursi furtivamente in quella di Akira e dormire nel suo letto.
A volte vedeva il suo amico come una sorta di stufa dotata di mani e
piedi, condivideva spesso il suo calore corporeo con lui data
l’abitudine di abbracciarlo che si era preso e sotto le
coperte la diffusione del calore avveniva meglio.
La mattina seguente Akira non era particolarmente contrariato
dall’esserselo inaspettatamente ritrovato nel letto, ma
semplicemente sorpreso, mentre i suoi genitori erano abbastanza
preoccupati per il fatto che avesse eluso la sorveglianza della propria
tutrice per andarsene in giro nel cuore della notte, rischiando anche
di ammalarsi, semplicemente perché avendo freddo aveva
deciso che avrebbe dovuto dormire con Akira… effettivamente,
pensandoci meglio, non era proprio fra le migliori trovate che avesse
mai avuto…
Si chiedeva, se facendo qualcosa del genere ora, Akira
l’avrebbe trovata una cosa strana… complice il
freddo, l’idea di fungere da amante all’amico e
approfittare del suo calore corporeo diventava sempre meno assurda.
Alla fine decise di provare ad approcciarsi a lui. Akira non era molto
in sé la prima sera e come previsto fu abbastanza violento,
ma Ryo era più che altro sorpreso di vederlo in azione.
Amava in ogni sua sfaccettatura il modo di fare dell’amico,
lo amava quando era un debole ma puro bambinetto, amava il modo in cui
da demone si mostrava spietato e ne amava anche il modo di perdere il
controllo, pur rimanendo umano, nonostante in quel momento la vittima
dei suoi modi bruschi era lui. Alla fine era piuttosto indolensito,
ma anche… appagato? Probabilmente era una cosa da imputare
al fatto che essendo diventato una donna ne era attratto,
così
come il fatto di non riuscire a smettere di osservarlo mentre dormiva.
Si chiedeva se gli avrebbe fatto lo stesso effetto da uomo…
“Che sciocchezza, me ne sarei accorto se Akira fosse in grado
di farmi un effetto simile dato che lo vedo così spesso
ultimamente... in ogni caso non ho abbastanza foto recenti di
Akira...” pensò sporgendosi dal letto e cercando
con la mano la macchina fotografica e l'interruttore della luce.
Akira si svegliò nel cuore della notte, era abbastanza
confuso, ricordava ben poco delle ore prima di addormentarsi.
Percepì una fonte di calore… si trattava di un
corpo disteso di fianco a lui, era il corpo di una ragazza. Gli era
abbastanza familiare, quella era forse la terza notte che svegliandosi
se la ritrovava vicino, non era sicuro se si trattasse o meno di
un’allucinazione notturna… ed era decisamente
troppo stanco per preoccuparsene… strinse a se il corpo
della ragazza e riprese sonno.
Quella mattina si svegliò prima del solito, in tempo per
constatare che la presenza percepita durante la notte non era solo il
frutto di qualche scherzo della mente.
Lei si alzò dal letto, si chinò per recuperare i
propri vestiti e cercò di allontanarsi, ma il ragazzo le
afferrò il braccio.
-Fermati!- esclamò facendola voltare. Era una bella ragazza
dagli occhi azzurrini e i capelli biondi e ondulati che le ricadevano
elegantemente sulle spalle sottili. Ma era pallida, spaventosamente
pallida… sarà anche stata colpa dei raggi del
sole che entravano dalla finestra, ma sembrava quasi emettere luce
propria. Se aveva sangue orientale era probabilmente una mezzo sangue,
o forse… “Un demone?” si chiese il
ragazzo mettendosi in allerta e squadrandola sospettoso. La ragazza lo
guardò perplessa, forse un po’ infastidita, poi
scosse le spalle e cominciò a vestirsi. Il ragazzo
sospirò “Mi starò
sbagliando...” -Scusa, ma… tu saresti?-
domandò un po’ diffidente.
-Ran…-
-Ah… Akira Fudo. Piacere...- il nome non gli diceva niente,
ma era certo di averla già vista da qualche parte...
improvvisamente il ragazzo cominciò a ridacchiare
nervosamente. -Ah giusto! S-sei… sei quella che ho
incontrato giorni fa… i-in un bar?- l’espressione
della ragazza gli fece capire che non c’era vicino neanche
lontanamente… -Ah vero! È stato quando stavo
girando in… in c-centro… emh… no!
Eravamo dalle parti del porto!- ritentò. Sembrava che Ran
dovesse mettersi a ridere da un momento all’altro, ma si
limitò a coprirsi la bocca con la mano e sorridere.
-Tranquillo, non fa niente… non ricordavi neanche il mio
nome… beh, dimmelo quando ti torna in mente qualcosa.- Akira
cominciò a sentirsi accaldato per la figuraccia, poi
tentò nuovamente di fermare la ragazza prima che andasse.
-Aspetta, non puoi semplicemente darmi tu qualche spiegazione?-
-In realtà preferirei essere lontana da qua prima che la
famiglia con cui vivi si svegli. - spiegò. Akira le
mollò immediatamente il braccio e la accompagnò
in punta di piedi per tutta il percorso guardandosi nervosamente
intorno sperando di non incontrare Taro, i genitori di Miki, ma
sopratutto Miki… sentì un rumore improvviso e
allarmato afferrò e trasportò Ran correndo. La
depositò solo quando fu sicuro di essersi allontanato
abbastanza dalla casa. La reazione della ragazza fu sorprendentemente
tranquilla, ma in generale Ran non gli aveva dato
l’impressione di scomporsi facilmente, sembrava quasi
imperturbabile… anche troppo in qualche modo…
-Visto che sono qui, vuoi che ti accompagni a casa?- domandò
Akira cercando di essere gentile.
-No, non ne ho bisogno.- rispose freddamente lei andandosene per la sua
strada…
Ryo era abbastanza sicuro che Akira lo stesse osservando
insistentemente, era normale che cercasse in continuazione nuovi modi
per infastidirlo mentre lavorava, o almeno lui pensava che
all’amico piacesse passare il tempo in quel modo…
ma quel giorno sembrava particolarmente ostinato.
-Akira… vuoi chiedermi qualcosa?- domandò
staccando gli occhi dai documenti. Akira sembrava talmente concentrato
da non sentirlo… A Ryo, non dispiaceva che l’amico
si concentrasse su di lui, ma c’era qualcosa di strano che lo
metteva abbastanza a disagio nel suo comportamento “In
effetti, ora che ci penso...” -Akira, per caso i demoni
possono vedere attraverso i vestiti delle persone?- Akira
annuì mentre continuava a fissarlo.
“Non c’è dubbio, è un
uomo… e mi domando come possa essermi venuta in mente
un’idea tanto stupida...” sospirò Akira.
-...Ma certo che sono un uomo.- rispose Ryo accavallando le gambe,
Akira annuì di nuovo, poi si allarmò.
-Ho pensato ad alta voce?! Ehm… n-non ti stavo guardando
attraverso i vestiti, tranquillo...- rise nervoso, per un attimo Ryo
gli sembrò infastidito.
-...Ma cos’hai oggi?- sospirò tornando ai propri
documenti.
-E’ solo che ho incontrato una ragazza...-
-Non dovresti pensare alle donne in questo momento.- lo interruppe Ryo.
-Sai… ti somiglia parecchio!-
-Quindi vai a letto con una che pensi mi somigli parecchio…-
sorrise l’amico.
-Hey! Non intendevo… n-non ho detto...-
-Ti sei fuso con un demone, i tuoi istinti saranno di certo
amplificati, in più sei un adolescente di sedici anni,
è normale supporre che tu abbia approcciato una ragazza per
il sesso. Però, finiti i tuoi comodi, non ti devi lasciare
distrarre. Ricorda che abbiamo una missione.- disse guardandolo serio.
-Magari per concentrarti meglio dovresti evitare di guardare attraverso
i vestiti delle persone...-
-Figurati se mi distrai.- scherzò Akira. -Sai quante volte
ti ho visto nudo da bambino...-
-Gia… ma non abbastanza per essere certo che sono un uomo a
quanto pare…-
Quando Akira andò via, Ryo recuperò una
particolare cartella dal computer.
“Non ci avevo fatto caso prima ma sembrerebbe che in fin dei
conti Akira sia attraente indipendentemente dal fatto che il mio punto
di vista sia maschile o femminile...” guardando, dalla
cartella contenente tutte le foto e i filmati riguardanti Akira, la
foto del migliore amico recuperata qualche giorno prima
provò una strana sensazione, non avrebbe saputo dire con
certezza se era positiva o negativa. Di solito gli sembrava di poter
percepire le cose più chiaramente guardando con calma le
immagini fisse attraverso le foto. Negli anni passati in America
guardava spesso le foto che aveva di lui e Akira da bambini, rivedere
se stesso e l’altro bambino lo aiutava a comprendere meglio
il motivo di quella sensazione negativa che provava sapendolo
così distante da se. Anche capire cosa provasse Akira per la
morte dei suoi genitori gli veniva più facile osservandoli
sorridenti e giocosi nelle immagini, il fatto che fossero morti
significava che Akira non li avrebbe più rivisti…
non sarebbe più potuto stare così bene con
loro… Ma per quanto riguardasse la foto di Akira
addormentato, non riusciva proprio a comprendere pienamente
l’emozione che gli suscitava... era una situazione sgradevole
sì, ma non riusciva comunque a smettere di guardare
quell’immagine.
Venuta la notte, una volta sicuro che tutti, quasi tutti, si fossero
addormentati, Ryo si ritrasformò e entrò in casa
di Akira, trovò il ragazzo svegliò ad aspettarla,
sul letto aveva del cibo… erano verdure avanzate dalla
cena… la ragazza non ci fece attenzione più di
tanto e cominciò a togliersi le vesti.
-F-ferma… - disse inquieto il ragazzo. Era molto
più in sé delle sere precedenti, ma sembrava
comunque avere delle difficoltà a controllarsi. -Prima che
ne dice di mangiare? - le disse facendole segno di sedersi sul letto.
Ran rimase un po’ perplessa. “Ma perché
si trattiene? Dovrei essere una mezza sconosciuta, non ci stiamo
realmente frequentando…” Ma in fondo il modo di
agire di Akira era affascinante proprio per quello… non
aveva senso.
-...Ti va di vedere un film? - propose un Akira non proprio a suo agio.
Ran non credeva che la sua espressione potesse in qualche modo essere
interpretata come un sì, ma il ragazzo prese comunque il
computer e cominciò a cercare. “Non può
essere... credevo di aver salvato un film che non fosse un
porno!” ma dopo un po’ che cercava, cominciava a
perdere le speranze.
-Non ci fa niente se hai solo porno, tanto non mi interessa…
- rispose Ran mettendolo in agitazione.
-Trovato! Ti va di guardare Bersek?! - esclamò, poi ci
riflettè… “Un film che finisce con uno
stupro? In una situazione simile? Che cosa ho in
testa…?”
-Non mi va… l’antagonista è talmente
stupido da essere fastidioso. Manda completamente all’aria
tutto ciò per cui per cui aveva lavorato rischiando anche di
farsi ammazzare quando poteva benissimo risparmiarselo. E tutto
semplicemente perchè era sconvolto per il migliore
amico... - “Devo sbrigarmi, non possiamo perdere
troppe ore di sonno...” si disse infastidita e
ricominciò a spogliarsi. Mise da parte il piatto e si
protese verso di lui.
-Ah… - sospirò il ragazzo arrendendosi. -Suppongo
di essere davvero noioso... l’unico modo gradevole di passare
la serata con me sembra essere il sesso… - sbuffò
infastidito.
“Non potresti essere più in errore di
così Akira... ma preferirei che riservassi i tuoi modi
gentili solo per me invece di utilizzarli con una perfetta
sconosciuta...”
-Che c’è?- domandò Ran sentendosi
osservata. "Di solito crolla addormentato e comincia a russare
rumorosamente subito dopo aver fatto sesso..."
-...Per caso sei imparentata con un certo Ryo Asuka?-
domandò Akira.
-Intendi il giovane professore? No, non mi risulta…- Akira
sospirò.
“Ryo non ha una famiglia… anche se fosse non avrei
modo di saperlo…”
-Non è che sei una prostituta?- domandò senza
ragionarci troppo.
-...E perché non mi hai ancora pagato?-
-Magari l’ha già fatto Ryo…-
ipotizzò
-Sei proprio fissato con questo Ryo.- constatò accendo un
leggero sorriso che non era riuscita a trattenere. -Semplicemente sei
attraente e mi andava di passare il tempo, tutto qua… -
spiegò senza troppo entusiasmo.
-E’ che c’è lo vedo a fare qualcosa di
simile… qualche giorno fa sono andato da lui
perché avevo bisogno di parlargli, ma mi ha liquidato
dandomi dei soldi e mi ha mandato a puttane…
letteralmente...- disse il ragazzo.
-Avrà semplicemente preferito agire anziché
chiacchierare inutilmente.- intervenne sembrando interessata. -Magari
sembravi preoccupato per qualcosa di non risolvibile ed ha preferito
una soluzione pratica per distrarti… è un
professore, deve essere intelligente, avrà avuto un motivo
per comportarsi in quel modo.-
-Già ma in quel momento avrei preferito parlargli, mi sono
sentito cacciato da casa sua… -
-Sai, avrà avuto del lavoro da fare e comunque non ti ha
cacciato… - “Ho un lavoro, ero un tantino
impegnato, sai? Già sacrifico del tempo che dovrei
utilizzare per riposare per provvedere ai tuoi bisogni...”
-Sembri essere una sua fan. - sbuffò.
-No, è che credo di capire perché si comporta
così.-
-Lo capisco anche io, infatti non c’è
l’ho con lui. È il mio migliore amico, ma credo
proprio che non sappia esprimersi a parole. - rise il ragazzo. -E,
anche se fa quel che può, penso che non sappia nemmeno
comprendere le emozioni… sopratutto le proprie, temo che
rischi di esserne travolto prima o poi… -
-Eh? Che intendi?- “Akira, ma che stai dicendo?”
-Anche se si crede molto freddo e capace di controllarsi, penso che in
realtà si lasci trascinare troppo dalla paura e il
nervosismo. - la sua voce assunse un tono quasi preoccupato, Ran si
sentiva nervosa.
-O forse sei tu ad attribuirgli emozioni che non prova. -
suggerì cercando di dare un'impressione annoiata e sembrare
il meno coinvolta possibile.
-No, non è così… - sospirò
Akira. -Ha quasi ammaz… fatto del male a una persona
perché pensava che avesse visto qualcosa che potesse
mettermi in pericolo. -
“Stai rivelando informazioni mal interpretabili che ci
riguardano ad una che praticamente conosci appena così
facilmente? Oh, Akira...”
-E’ decisamente troppo protettivo nei miei confronti, sempre
la stessa serata ha pure messo sottosopra la casa di una povera
signora. Non si comporta così perché è
cattivo ragazzo, ma quando è nervoso o preoccupato che
qualcosa vada storto agisce in modo brusco senza preoccuparsi di
danneggiare chi gli è attorno… poi quando si
calma diventa più trattabile. Passato il momento critico
sono riuscito a ragionarci e non fargli fare del male a Miki e comunque
si è preoccupato che l’anziana signora avesse i
soldi per sistemare il casino che aveva fatto… - Akira
sorrise un po’ più sereno. -E’
già… è un tipo molto pratico, invece
di scusarsi e dimostrarsi dispiaciuto quando fa qualcosa di sbagliato
pensa direttamente a rimediare… -
“Chissà se alla fine la vecchia si è
fatta esplodere? Peggio per lei, io glielo avevo detto di non toccare
il computer...”
-Mi chiedo se… - il ragazzo sembrava molto
pensieroso. Ran si sentì un po’ nervosa, da una
parte non poteva fare a meno di ascoltare Akira parlare di lui e di
cose che non gli avrebbe mai detto direttamente, ma
dall’altra la cosa lo faceva sentire strano… come
se avesse paura di ciò che Akira avrebbe potuto
dire…
-Allora? Cosa ti domandavi, Akira? - domandò dato che il
ragazzo non aveva più detto niente.
-Niente… è che mi è tornata in mente
una cosa di quando eravamo bambini… Una volta Ryo ha
cercato… emh… di mettere fine alle sofferenze di
un gatto con un taglia carte quindi in modo molto doloroso…
mi domando se non avesse semplicemente paura che aspettando avrebbe
cominciato a sperare che il gatto sopravvivesse per poi rimanere
deluso...- ripensò malinconico. -Questo non giustifica
ciò che voleva fare, anche se non credo ne sarebbe stato
veramente capace… però alla fine, mi chiedo se
Ryo non abbia semplicemente paura di sentirsi triste...-
-Mettendo che tu abbia in qualche modo ragione, forse voleva evitare
che fossi tu ad illuderti e intristirti per il gatto. Dai
l’impressione di lasciarti coinvolgere emotivamente con
troppa facilità. - Akira sembrò rifletterci.
-Non so, potresti avere ragione... Ma in ogni caso, è una
fortuna che non sia riuscito a fare niente alla fine, ironicamente
anche se voleva farlo per me, credo che avrei potuto
odiarlo… -
-...O-odiarlo? - ripetè un po’ incerta, si
sorprese lei stessa di come le era uscita quella parola. -Ma
è il tuo migliore amico… - continuò
cercando di reprimere la bizzarra sensazione di malessere la stava
disturbando. -Cosa ti piace esattamente di lui? ...Non ti piace il
fatto che non comunichi i suoi stati d’animo, non sembri
apprezzarlo né quando risolve i problemi in modo freddo e
razionale, né quando lo fa in modo brusco… -
-Hey, non fraintendermi. Gli voglio molto bene e non potrei mai
lasciarlo solo, però… non mi dispiacerebbe se si
aprisse un po’ e accettasse le proprie emozioni. -
-Emozioni che gli attribuisci tu e non sai se prova davvero. -
insistè Ran, Akira fece una smorfia, poi le sorrise.
-Io vorrei solo vederlo più sereno… Tenere a
qualcuno non significa approvare al cento per cento il suo modo di
fare, sono certo che anche lui mi trova fastidioso in un certo senso.-
“A volte è difficile avere a che fare con uno
così difficile da capire, smosso da sensazioni
incomprensibili… mi viene difficile capire il tuo punto di
vista, ma non riesco a disapprovarti, non volerti vicino e non volermi
prendere cura di te… no, nemmeno quando mi infastidisci
mentre lavoro... Ma sembra che tu invece possa arrivare ad odiarmi
facilmente...” Ran si sentì improvvisamente tirata
verso Akira. Il ragazzo la strinse, e cominciò ad
accarezzarle la schiena. Lei sentì qualcosa di umido
scenderle lungo la spalla. Lacrime?
-A-anche tu fatichi a comunicare i t-tuoi stati d’animo? -
singhiozzò il ragazzo. -Scusa… non avevo capito
che avessi problemi con le tue emozioni e che la cosa ti facesse
soffrire… -
-Akira… non sto soffrendo… sei tu che soffri
immaginandoti cosa io possa provare… - sospirò
lei cercando di asciugare se stessa e il ragazzo.
-Spero che tu assuma abbastanza liquidi, con tutte le lacrime che versi
rischi di morire disidratato. - scherzò Ran, Akira
l’abbracciò di nuovo e si calmò un
po’.
-Non prendermi per pazzo… - sussurrò…
-Ma sento sul serio quando le persone piangono, anche se non si fanno
vedere. -
-Se non le vedi mentre stanno piangendo vuol dire semplicemente che in
quel momento non stanno piangendo… sei tu che ti immagini
che in quel momento al posto loro piangeresti. - insistè un
po’ stanca.
-Io non credo che sia così… Ma non devi
preoccuparti se non riesci a
a esprimere quello che provi, sono sicuro che ti è accanto
saprà capirti e apprezzarti lo stesso, non è
così difficile. -
“Sopratutto per te che ti inventi le emozioni altrui
interpretando le cose a modo tuo...”
-Anche se le tue emozioni dovresti semplicemente imparare ad accettarle
se vuoi gestirle… -
“Peccato che non ci sia nulla da accettare...”
continuò a ripetersi.
-Senti, non è che in realtà tu sei… -
il suo tono si fece molto serio ad un tratto poi però
sembrò avere difficoltà a continuare…
-Non posso credere nemmeno io a ciò che sto per
dire… - si sfogò il ragazzo. -Senti…
non è che in realtà… in qualche
modo… tu… tu sei Ryo? -
disponendo di un’ottima vista anche in situazioni di scarsa o
nulla illuminazione, Akira potè nettamente
distinguere il viso incredulo della ragazza.
-...Come dovrebbe essere possibile esattamente? - chiese piuttosto
quieta. -Vuoi dirmi che se il tuo amico fosse in
realtà una donna tu non te ne accorgeresti? -
-L -lascia perdere… - rise imbarazzato. -E’ che vi
somigliate in modo davvero straordinario… -
-Se avresti preferito andare a letto con lui sono affari
tuoi… - cercò di darsi un tono
infastidito. “Avrei fatto meno traffico non dovendo
cambiare corpo...” non riuscì ad ignorare del
tutto la consapevolezza di sentirsi felice all’idea che anche
col suo normale corpo gli sarebbe andato bene.
-Non potrei mai fare nulla di simile.- preciso Akira.
-Capisco, capisco... gli uomini non ti piacciono.-
-E' il mio migliore amico, lo conosco da quando era bimbetto solo e
atterrito... non potrei mai usarlo in questo modo...- Akira
sospirò, poi andò nel panico e si corresse.
-N-non che ti stia solo usando!- la ragazza gli sembrò
perplessa.
-Non ti ricordi neanche come ci siamo incontrati... e di me non sai
nulla a parte che, come ti ho già spiegato, per me sei
attraente e avevo voglia di divertirmi. Non hai alcun motivo per
preoccuparti di offendermi...- Akira le sorrise e le poggiò
delicatamente le labbra sulla fronte.
-Volevo solo essere gentile e non darti l'impressione di trattarti come
un oggetto, sento che per te non sono solo questo quindi... non volevo
ferirti...- Ran non ribattè.
“Sì, deve essere colpa della trasformazione. A
causa di questo corpo mi sento come se fossi infatuato di
Akira...” constatò con arrendevolezza.
Precisazioni:
Suppongo che sia ovvio, comunque le capacità sovrannaturali
di Ryo non dipendono da dei poteri acquisiti durante il tentativo di
fondersi a un demone ma semplicemente dalla vera natura del personaggio.
E’ Ryo a non comprendere i propri stati d’animo con
la fenomenale intelligenza emotiva che si ritrova o Akira ad essere
mezzo scemo? O entrambe? Chissà…
In realtà, che si tratti del Ryo del manga o di quello
dell'anime, non saprei dire se lo apprezzo o no come personaggio, anche
se, chiedo venia, per certi aspetti quello del manga mi ha lasciata un
po' più perplessa...
Non avevo intenzione di scrivere niente riguardo questo anime in
realtà... però... non so... questa idea mi ha
“perseguitata” per diversi giorni dopo aver finito
l'anime così ho cambiato idea ed... è venuta
fuori sta roba... spero che a qualcuno possa piacere...
Se vi va di lasciarmi un parere ne sono contenta, anche e sopratutto se
avete da segnalarmi errori e cose che non vanno ma a cui non ho fatto
caso... le recensioni possono tornare molto utili per correggersi e
migliorare.
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