| Il buio di quella notte era devastante. Alzai gli occhi al cielo ed era nero, neanche una stella brillava. Nuvole di fumo circondavano la volta immensa e sembravano imprigionarmi dentro un'asfissiante bolla.
Oppressa da quella scena e soffocata dai troppi pensieri che facevano capolino in mente, spensi la sigaretta sulla fredda ringhiera grigia e decisi di rientrare in camera.
Lui dormiva beatamente. I capelli neri e ondulati gli coprivano in parte gli occhi mentre se ne stava armoniosamente addormentato, coperto per metà dal piumone color avorio che solo attimi prima aveva assistito alla solita scena *scambio corpi, scambio anime*, scena nel tempo sempre più fredda, sempre più meccanica.
I dolorosi pensieri subentrarono rapidi, offuscando la mia apparente quiete, non appena poggiai la testa sul cuscino, piano per non svegliarlo.
Fissavo il suo profilo e non potevo fare a meno che pensare a quanto bello fosse stato l'inizio, a come tutto fosse miseramente mutato.
Poi negli ultimi tempi tutto era affievolito, come un fuoco acceso ma senza più legna da ardere.
Avevo intuito marcire quel nostro sentimento, l'avevo visto declinare di fronte al suo silenzio, quando urlando tra noi, non l'avevo più visto lottare.
Era vero e proprio panico quella astratta sensazione, ma poi tanto vera da far paura. Intuito, sesto senso, capacità di immedesimarsi al punto in una emozione da capirne il sentimento reciproco, da capirne la sua morte.
Mi rigirai tra le coperte. Il letto era freddo ed era fredda la mia anima, consapevole di un futuro tanto vicino, proprio imminente, in cui soltanto una cosa si sarebbe manifestata come concreta: il mio intuito.
Io lo amavo,
ma lui non più.
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