Marchiato
a Fuoco
La
porta d'ingresso si aprì di scatto con un clangore metallico
sinistro che somigliava incredibilmente ad uno sparo e per un attimo
gli occhi saettarono spaesati verso quel punto, prima di ritornare
lentamente alla ragione e al computer che avevano davanti, masticando
oltre alla bile anche i soliti improperi contro il sé stesso
di
cinque anni prima che aveva osato rispondere 'ok' alla proposta di
Pen di entrare in società con lui.
Law
si passò una mano sul viso imprecando tra sé e
sé muovendosi
appena sulla sedia dietro il bancone del loro studio.
Il
suo caro socio si era di nuovo scordato di chiamare
il tecnico
per far riparare quella dannata porta. Erano due giorni che
sobbalzava ogni volta che entrava un cliente, ormai era diventato
automatico sentire il battito accelerare e temere irrazionalmente per
la propria vita lo faceva sentire stupido oltre al fatto che non era
per niente fruttuoso per gli affari accogliere col nervoso il nuovo
venuto.
Accidenti
a Pen. 'Lo chiamo io il tecnico, ho un amico che ripara
qualsiasi
cosa!' e alla
sua normale
reticenza aveva pure aggiunto un laconico 'non
ti fidi mai
di me!' che
aveva basi
scientifiche e studiate a puntino, mica se le era inventate! Di
fatti, Law non
metteva in dubbio l'abilità di codesto prodigio della
tecnica se non
fosse che dopo due giorni ancora non aveva avuto modo di testarla
tale dote sovrumana visto che Pen non si era ancora ricordato di
chiamarlo e nel frattempo lui passava il tempo a saltar su come una
molla ogni volta che quella dannata porta veniva aperta! E tutto
perché all'ingresso ad accogliere i clienti ci stava quasi
sempre
lui visto che lo spirito troppo esaltato del suo amico avrebbe potuto
in qualche maniera danneggiarli facendo fuggire il cliente ancora
prima che avesse avuto modo di vedere un catalogo.
Con
la parte di cervello non impegnata nella filippica contro il socio
sentì la figura appena entrata avanzare piano verso di lui e
fermarsi davanti al bancone, in evidente attesa della sua attenzione
e Law ringraziò la sua buona stella di riuscire a non far
trasparire
mai nulla di quello che gli passava per la testa, riuscendo a
sembrare sempre il ritratto dell'imperturbabilità
anche mentre immaginava come ridurre a pezzettini l'amico, o gli
avrebbe messo in conto pure quello.
Alzò
lo sguardo dallo schermo con assoluta pacatezza, pronto a capire se
si trovava davanti un probabile cliente che aveva bisogno di vedere
un catalogo o del classico tizio che necessitava di semplici
informazioni e si ritrovò, senza sapere bene come, a
ringraziare
di nuovo il suo innato autocontrollo.
Un
sorriso luminoso gli restituiva l'occhiata e in un attimo il battito
accelerò ancora.
“Buongiorno!”
C'era
una ragazza appoggiata al bancone e ad una prima occhiata poteva pure
azzardare che fosse anche piuttosto carina. Anzi, certamente carina.
D'accordo, era bella. Ok, era decisamente bellissima, non poteva
negarlo.
“Avrei
bisogno di un consulto, tu sei disponibile ora? Ti porto via solo un
attimo!”
Era
bellissima, sorridente, acconciata come fosse appena stata dal
parrucchiere, vestita di un sensuale tubino rosso e sicuramente in
bilico su 15 cm minimi di tacco. Law aggrottò le
sopracciglia,
confuso. Sembrava appena uscita da una rivista di Vogue,
letteralmente da una delle pagine, che diamine ci faceva nel suo
piccolo e anonimo studio di tatuaggi? Doveva aver sbagliato
indirizzo, senza dubbio. Però accidenti se era sexy...
Si
rese conto con una punta di orrore di aver già lasciato
passare fin
troppo tempo dalla domanda e Law grugnì contrariato per la
sua
personale flemma, si sentiva gli stessi riflessi di un bradipo quel
giorno ma non poteva permettere che la sconosciuta si accorgesse che
l'aveva fissata imbambolato per cinque secondi buoni prima di
ritrovare l'uso della parola.
“Credo
abbia sbagliato.” commentò asciutto cercando di
non guardarla
negli occhi. “La boutique francese è dall'altra
parte della
strada.” snocciolò in fretta riportando lo sguardo
sullo schermo
del computer e indicandole un punto fuori dalla finestra alle sue
spalle, praticamente certo che si fosse sbagliata.
Quella
ragazza l'aveva colpito parecchio ma cercò di non prestarle
più
molta attenzione, convinto com'era di sentirla scusarsi per l'errore
e allontanarsi con il suo tacco 15 che rimbombava nella saletta,
già
pronto a non vederla quando avrebbe rialzato la testa, ma aveva fatto
male i calcoli, forse per la prima volta in vita sua.
La
ragazza era ancora lì e non sembrava dell'idea di imboccare
la
porta.
Law
la guardò di sottecchi, suo malgrado incuriosito. Si era
appoggiata
al bancone con un gomito e ci aveva poggiato sopra una guancia,
squadrandolo sorniona dall'alto.
“Non
cerco una boutique. Cerco un tatuatore serio che mi
faccia un
consulto su un tatuaggio che voglio fare!” proferì
volutamente
ironica, obbligandolo ad incastrare lo sguardo con il suo.
Law
sostenne fieramente il contatto. Quegli occhi fissi lo stavano
mettendo a disagio ma che gelasse l'inferno se glielo avrebbe fatto
capire, lui non si sentiva mai a disagio, mai
e anche quella sconosciuta l'avrebbe capito.
Nonostante
i buoni propositi il disagio passò in secondo piano quando
si rese
conto di cosa avesse detto. Faceva un po' fatica a credere che una
tipa del genere cercasse davvero un tatuatore, ma a quanto pareva non
aveva sbagliato. E quello cambiava tutto. La tipa sexy si era
improvvisamente trasformata in una papabile cliente.
Si
sistemò meglio sulla sedia, unendo le mani tatuate in grembo
e
dedicandole tutta la sua professionale attenzione. “D'accordo
signorina, ha trovato il tatuatore. Di che cosa ha bisogno?”
La
ragazza sorrise, chiaramente sollevata di non doversi spiegare
ulteriormente. Certe volte gli uomini erano dei completi imbecilli
quando c'era da assimilare un concetto chiaro a chiunque ma che
andava oltre le loro fisse mentali. A quanto pareva quello che aveva
davanti rientrava tra le eccezioni, poteva pure perdonargli di averla
scambiata per un'idiota che sbaglia indirizzo così
facilmente.
Certo, obiettivamente ad un tipo del genere avrebbe potuto perdonare
qualsiasi cosa...
“Ho
un tatuaggio sulla schiena che vorrei coprire con un altro.”
Law
annuì estraendo penna e fogli bianchi dal cassetto.
“Si, lo
facciamo. In base alla grandezza e ai colori possiamo aggiustare,
modificare o cancellare del tutto quello che non vuoi più.
Hai già
un'idea per il disegno nuovo?”
Lei
annuì e Law fece il giro del bancone fino a trovarsela
davanti.
Forse si era sbagliato, quello doveva essere almeno tacco 20, se non
di più. Vedeva bene che non era particolarmente alta eppure
riusciva
ad arrivargli al naso, a lui che difficilmente trovava persone da
guardare negli occhi dall'alto del suo metro e novanta. Anche lui
aveva fama di essere un masochista ma soffrire per dei tacchi
così
alti non sarebbe mai riuscito a capirlo.
“Mi
puoi mostrare il tatuaggio da coprire?”
Lei
indietreggiò impercettibilmente, sembrando all'improvviso
titubante.
“Oh,
non pensavo di mostrarlo proprio oggi...”
Lui
la guardò battendo gli occhi, in attesa che continuasse.
“È
che si trova sulla schiena...”
La
fissò di nuovo alzando poi un sopracciglio e lei
sbuffò incrociando
le braccia.
“Indosso
un tubino che ha una sola cerniera ed è sulla schiena! Se
vuoi
vedere il tatuaggio mi dovresti aiutare ad aprirla!”
Law
sgranò appena gli occhi dandosi dell'imbecille da solo.
Ovvio che
non sarebbe stata una cosa facile con questa qui.
Lei
gli diede le spalle tenendosi i capelli a caschetto con la mano,
mostrandogli la nuca e lui si ritrovò a deglutire piano per
quel
gesto, neanche gli si fosse denudata completamente davanti.
Esitò
per un istante a toccarla, sentendosi sempre più stupido e
sempre
meno lucido.
Oh
andiamo, che c'era di strano? L'aveva fatto centinaia
di volte!
No,
in realtà aveva visto centinaia di volte le più
diverse parti del
corpo di chiunque ma di solito erano di clienti ed erano sempre gli
stessi clienti a denudarsi la zona interessata, lui doveva solo
prendere l'ago! Non gli era mai stato chiesto in tanti anni di lavoro
di adoperarsi
personalmente per far scendere piano la zip di un eccessivamente
-l'aveva già detto vero?-
sexy e provocante vestitino rosso lungo la candida schiena di una
ragazza terribilmente attraente. E lui di donne attraenti se ne
intendeva, accidenti. Le uniche volte che gli era capitata
un'occasione simile alla tizia di turno doveva fare ben altro che un
tatuaggio e il connubio tra le due cose arrivò immediato al
suo
cervello non appena la zip fermò la sua corsa poco sopra
alla curva
di quel pezzo di marmo che era il suo sedere. Si impose di cancellare
quel pensiero dalla testa, lei era lì per il tatuaggio,
poteva
essere sexy quanto voleva ma lui era un professionista serio!
E
passò i successivi quindici secondi di totale perdizione
sulle
piccole fossette che aveva alla base della schiena tanto che quando
lei girò appena il viso incuriosita dal suo responso, lui
trasalì
come se l'avessero colto a rubare la marmellata. Law
ringraziò
nuovamente i kami perché fosse girata e non avesse potuto
vederlo
visto che al tatuaggio non aveva nemmeno fatto caso, troppo impegnato
a mangiarla con gli occhi e a desiderare cose indicibili che
comportavano la fotocopiatrice nuova sotto la finestra e quel vestito
ridotto a brandelli. Cosa-diavolo-gli-stava-succedendo?
Fece
finta di riflettere un istante sul tatuaggio per guadagnare tempo.
Lui era Trafalgar Law e non avrebbe mai ammesso di essere un comune
essere umano e sentirsi come tutti i santi diavoli quando si
trovavano una donna bella e mezza nuda davanti! No, neanche morto!
Che lei fosse bella era innegabile e poteva giusto considerare che
gli provocava un leggero sconvolgimento a livello dello stomaco,
nulla che potesse dare problemi però, ne era certo! Il
tatuaggio,
lei era lì per quello e quello lui doveva controllare!
Smise
di fingere, tanto gli era bastata un'occhiata per dare il suo
giudizio.
“Dunque,
è piccolo e monocromatico. Direi che possiamo disegnarci
sopra tutto
quello che vuoi.” commentò richiudendo velocemente
la cerniera e
tornando dietro al bancone, cercando di mettere più distanza
possibile da lei e dallo sconvolgimento assurdo che aveva portato con
sé vederle solo la schiena.
La
ragazza si illuminò. “Per fortuna! Sono dieci anni
che voglio
farlo, finalmente mi sono decisa.”
Law
si accigliò, sinceramente interessato. “Dieci
anni? Sembri molto
giovane...” snocciolò senza paura alcuna di
offenderla.
Lei
alzò un sopracciglio fissandolo ironica. “Ho da
poco compiuto 29
anni.” chiarì ridacchiando.
Law
batté gli occhi un attimo, perplesso.
“Oh.” fu l'unico commento.
Avevano la stessa età, chi l'avrebbe mai detto, gliene dava
al
massimo 23. “Comunque sia è un tatuaggio piuttosto
curioso.”
Lei
storse il naso “Errori di gioventù...”
ammise controvoglia. “Ho
perso una scommessa con un amico...”
Al
ché Law si trovò ben più che
interessato e lei dovette coglierlo
perché sbuffò. “Sono una persona
corretta, io! Avevo perso e il
pegno era un tatuaggio. Poteva andarmi peggio in fin dei
conti...”
lui la guardò per incitarla a continuare e lei
abbozzò una risatina
orgogliosa. “Non chiedermi cosa gli ho fatto fare io quando
è
toccato a lui perdere...”
Law
ghignò contagiato dalla sua risata. Non gliel'avrebbe
chiesto ma
accidenti se avrebbe voluto saperlo.
Prese
in mano la penna per distrarsi da quel sorriso o sarebbe andato
avanti a guardarla per tutto il pomeriggio con un'espressione ebete
in faccia. Cosa-diavolo-gli-prendeva??
Si
schiarì la voce e si concentrò sul foglio che lei
gli tendeva e lo
srotolò. Senza dubbio voleva proprio cancellare il
passato... quel
disegno era un enorme foglio A3 ricoperto di inchiostro rosso nella
forma che riconobbe essere un semplice ma ben strutturato sole. Senza
dubbio un disegno molto più bello di quello che aveva sulla
schiena.
“Se
è questo quello che vuoi non ci sono problemi. Ora occorre
capire
quanto tu lo voglia grande, da lì possiamo decidere se
occorreranno
una o più sedute e...”
“Tutta
la schiena.”
Law
sgranò appena gli occhi mentre riportava le indicazioni su
un
taccuino.
Nessuno
si permetteva mai di interromperlo, quella donna si stava rivelando
un'accozzaglia di grattacapi! Avrebbe dovuto liquidarla in fretta
eppure non riuscì a trattenere una battuta stizzita.
“La
prossima volta però cerca di metterti qualcosa di meno
complicato da
togliere...”
Spalancò
gli occhi inorridito non appena si rese conto di come potesse suonare
ambigua come frase ma ormai era troppo tardi. La ragazza
mostrò un
sorriso piuttosto compiaciuto e a Law prese a piacere sempre meno
come lo faceva sentire. Dannazione lui era Trafalgar Law! Il cinico,
freddo, indifferente -e in questo caso indifferente era la
parola
chiave- Trafalgar Law! Lui non si rendeva ridicolo davanti a
niente!
“Intendevo,
io...”
“Oh,
tranquillo! So cosa intendevi...” esclamò lei
ridacchiando e lui
sentì il proprio orgoglio scivolare verso il pavimento.
“Di solito
non mi vesto così ma vengo dal matrimonio di due cari amici
e per
puro caso questo negozio era sulla strada del ritorno così
ho
pensato di fermarmi.”
Law
schioccò la lingua. “Non mi devi certo
spiegazioni...”
“Lo
so.”
La
pausa di dieci secondi contribuì a metterlo ancora
più a disagio e
il suo sguardo puntato addosso pure. Riprese il taccuino cercando
qualcosa da fare per cavarsi dall'impiccio. “Comunque ora hai
capito perché ho pensato cercassi la boutique.”
Si
sarebbe schiaffato una mano in fronte se non fosse che lo considerava
ammettere completamente di essersi fregato con le sue mani. Piuttosto
si sarebbe fatto tatuare la scritta 'IloveRufy' su una chiappa.
Davvero non gli era venuto in mente nulla di meglio da dire? A lui??
Che poi perché accidenti voleva tentare un dialogo??
“Si,
l'avevo intuito... ragazza sola, vestito elegante...”
Pausa.
“Già.
Mi stupisco che nessuno ti abbia riaccompagnato a casa.”
L'aveva
detto davvero?
Lei
sorrise. “Spesso i ragazzi che incontro non sono
così
interessanti...”
Pausa.
“Sembra
una cosa... triste...”
“Si...
Più o meno come il tuo tentativo di chiedermi se esco con
qualcuno.”
Law
quasi si strozzò con la saliva ma lo dissimulò
con un colpo di
tosse.
Lei
lo fissò furba senza traccia di imbarazzo. “Quando
sarà il primo
posto disponibile?”
Law
nemmeno guardò l'agenda, sapeva perfettamente che il primo
buco
libero era per il martedì successivo perché Ace
aveva chiamato
proprio quella mattina per disdire il suo. A quanto pareva Perona
voleva portarlo alle terme...
Fu
combattuto per un attimo su cosa dirle. La ragione gli imponeva di
liberarsi di quella seccatura sexy quanto prima, farle il tatuaggio
martedì e magari la seconda seduta fargliela in pieno
inverno quando
i bollenti spiriti erano cessati insieme alla temperatura e il suo
corpo sarebbe stato molto più coperto! Ma il resto di
sé non aveva
intenzione di rivederla martedì perché poi sapeva
che l'avrebbe
desiderato anche mercoledì, giovedì,
venerdì, sabato... e sarebbe
andato avanti così in un loop infinito fino al momento in
cui gli
sarebbe passata, in qualche modo. Non era mai stato così
complicato
fare un tatuaggio ad un cliente!
“Devi
pensarci un po' su?”
Law
alzò un sopracciglio. Ora si metteva pure a prenderlo in
giro? Non
aveva ancora deciso se gli piaceva l'effetto che quegli occhi avevano
sul suo stomaco ma non avrebbe tollerato essere preso per i fondelli.
“Vieni
martedì alle 17 e faremo la prima parte.”
commentò asciutto.
Lei
sorrise soddisfatta e allungò il braccio per rubargli un
foglietto
dal bancone. “Questo è il mio numero, per le
evenienze...”
Law
prese il foglietto con l'espressione più impassibile che
avrebbe mai
potuto assumere e sperò che il martellare nel petto non lo
tradisse.
Koala...
Ghignò
allungandole il suo biglietto da visita. “Stessa
cosa.”
Koala...
gli piaceva, le stava bene!
Lei
gli sorrise di nuovo -non aveva mai smesso in
realtà- e lo
salutò con un cenno del capo prima di avviarsi con passo
sicuro alla
porta. Law seguì le sue gambe con la coda dell'occhio. Gli
sembrava
di aver intravisto qualcosa sotto la gon...
“Pensi
che finiremo tardi?”
La
guardò sorpreso, si era fermata con una mano sulla maniglia
e lo
scrutava pensierosa.
Scrollò
le spalle. “Sei l'ultimo appuntamento della giornata, credo
un paio
d'ore.”
Koala
annuì, sempre pensierosa. “Quindi finiremmo per
cena...”
Law
rizzò le orecchie.
“Che
fortuna, sono pure libera quella sera...” mormorò
lei al nulla
grattandosi una guancia e Law si leccò le labbra, il
martello
pneumatico sotto la maglia nera che lavorava indefesso.
“Ci
si vede martedì, allora.” gli fece l'occhiolino.
“Verrò vestita
in modo consono. Ah, per toglierti ogni
dubbio...” si
sollevò appena la gonna corta mostrando una piccola porzione
di
coscia fasciata in quelle che credeva semplici calze. Prima.
“Si,
sotto ho le autoreggenti...”
E
lo lasciò lì così, con gli occhi
sgranati e l'animo freddo e
insensibile che andava via via sgretolandosi come neve al sole, a
maledire Pen che lo lasciava da solo all'accettazione clienti, a
benedire Pen che lo lasciava da solo all'accettazione clienti, a
desiderare come un idiota che martedì arrivasse subito e
soprattutto
a sobbalzare per l'ennesima volta per il rumore simile ad uno sparo.
Solo che stavolta non avrebbe potuto dare la colpa alla porta che si
chiudeva dietro di lei, per il battito impazzito del suo cuore.
Angolo
Autore:
Allllèèèèèèèèèè!!
Ci sono riuscita!! In tremendo ritardo ma già lo sai che io
e
internet ci odiamo... o meglio è più lui che odia
me! Ma
comunqueeee ancora tantissimi auguriiiiiii!!
Con
questa finalmente abbiamo potuto decretare che io Law non lo so fare!
Mi dispiace c'ho provato tanto tanto!! Ma l'occ si sente fin dalla
prima riga...
Voleva
essere un regalo e ancora lo considero tale.. tu annuisci sicura e
fammi pat pat che ne ho bisogno..
Prima
o poi riuscirò a metter giù qualcosa di meglio!!
Un enorme bacione
e ancora auguri (in ritardo come tutto ciò che faccio..)
un
bacione,
Momo
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