Il concerto

di Parisien_
(/viewuser.php?uid=1018908)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Decido di alzarmi dalla massa di persone che aspettano eternamente un cantante a un concerto.

Decido di alzarmi ma senza giudicare chi è rimasto seduto perché ognuno è libero di capire i propri limiti e le proprie paure a proprio tempo. Io non dico che sono una donna senza paure, quello sarebbe una bugia bella e per niente buona.

Io di paure, ne ho anche tante. Sono paure con la lettera P maiuscola come un nome proprio.

Per esempio ho tantissima paura di stare in piedi e di essere assalita dalla folla, soprattutto da chi è seduto dietro di me, a gambe incrociate, sul selciato che mi grida “Signorina ma crede di aver mangiato vetro?”.  

Sono in piedi anche per quello, perché no,  non sono fatta di vetro ma di sentimenti, pensieri , muscoli e ossa e sono importante come ogni persona, nè più nè meno.

Ho preso una decisione:  starò tutto il tempo in piedi  a sudare sotto il sole cuocente di piena estate.

A cercarlo.

Cerco il suo sguardo fra la moltitudine, cerco quell’ uomo che mi sconvolgerà.

Lo cerco con la paura di poterlo non trovare. Questa, si,  è un'altra delle mie paure.

Sono arrivata solo con la mia solitudine al concerto e onestamente amo la bellezza nel godere di una qualsiasi cosa accompagnata dalla mia anima e niente più.

Spero che lui mi abbia già vista e che stia aspettando il momento perfetto per farsi notare e per poi scegliere di stare con me.

In piedi nella folla, magari anche in due posti lontani ma le anime, le nostre anime composte da quello che siamo  veramente legate semplicemente da uno sguardo.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3762819