Come un Arcobaleno

di lunedi74
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Cap. 1 - Nero

Cap. 1 - Nero, sempre più nero

 

Una folata di aria, come se un tornado avesse spalancato la porta, era entrata nella stanza, buttando a terra gran parte dei fogli che, un attimo prima, stavano sparpagliati sul massiccio tavolo in legno presente in sala insegnanti.

Uno sbuffo contrariato, seguito da veloce occhiata in tralice, accolse l’incauto nuovo arrivato, il quale, dopo aver mosso verso l’alto un sopracciglio, senza nemmeno accennare un saluto o una parola di scuse, si diresse alla macchinetta del caffè, dalla quale si servì abbondantemente.

- Non disturbiamoci a rimediare al danno, mi raccomando – il borbottio a mezza voce giunse senza difficoltà alle orecchie di colui che era appena stato ribattezzato “maleducato essere a due zampe”.

La donna nel frattempo si chinò ed iniziò a raccogliere i fogli caduti, che altro non erano che gli appunti per le lezioni della prima settimana, tentando inutilmente di ridar loro quell’ordine che aveva faticosamente ottenuto nella precedente mezz’ora di lavoro. Aveva ricevuto quel materiale da poco più di una giornata e già stava insultando il suo predecessore in ogni lingua a lei conosciuta, incluso il codice binario(1).

Inginocchiata a terra, guardava con disperazione il risultato ottenuto –tre sole pile di fogli, quando avrebbero dovuto essercene almeno cinque, una per ogni anno più i test di valutazione– e maledisse nuovamente l’intruso, cercando di raggiungere la scatolina piena di graffette che sapeva d’aver lasciato sul tavolo, accanto alla borsa.

Tastò in lungo ed in largo il ripiano in legno, senza distogliere lo sguardo da terra, quasi avesse paura che gli appunti si sarebbero ancora mischiati non appena si fosse distratta. Due scarpe da ginnastica bianche si fermarono a pochi centimetri dalla pila numero tre, quella più alta. Samantha le fissò con astio, forse còlta dalla tentazione di levarsi lo spillone con cui teneva sommariamente appuntati i capelli e piantarlo su uno dei due piedi, inchiodandolo così al suolo, stile tortura medievale.

- Cercavi queste? –

In tutta risposta alzò piano lo sguardo, facendolo scorrere prima lungo due gambe chilometriche fasciate da jeans blu scuro, passando per un maglioncino bluette, fino ad arrivare al viso.
Un sorriso strafottente, segnato dalla barba incolta, capelli ricci sparati in ogni direzione, che s’allungavano sul collo e sulla fronte in delicati boccoli -che avrebbero fatto invidia alla regina Maria Antonietta-, facevano da contorno ad occhi incredibilmente azzurri, che la squadrarono dall’alto in basso come se lei fosse uno gnomo da giardino.

Samantha gli strappò di mano con poca gentilezza la preziosa scatolina e pinzò il più in fretta possibile i fogli, ormai sgualciti, prima di rialzarsi da quella scomoda posizione. Una volta in piedi si prese del tempo, spazzolando la gonna del completo nero dall’inesistente polvere –quella scuola era più linda e disinfettata di un ospedale, grazie a Miss Brown ed al suo esercito di api operaie– prima di riportare l’attenzione sul suo interlocutore.

Purtroppo, nonostante il suo metro e settanta, unito ai tacchi dei sandali che indossava, dovette comunque guardare ancora più in alto per poter incrociare quegli occhi che, nel frattempo, non avevano perso un solo istante ed ogni sfumatura della sua rabbia.

- Nuova arrivata? – s’informò il biondino.
- Inizio questo semestre. Sostituisco il professor Fletcher. – rispose la ragazza, in tono evidentemente seccato.
- Ottimo. Era ora che la dirigenza svecchiasse un po’ lo staff. – fece una pausa, poi riprese subito – Wood. Inglese. –
- Davis – disse lei afferrando, se pur con una certa riluttanza, la mano tesa di fronte a lei.
La stretta tra i due fu breve, ma energica. Si squadrarono con diffidenza per qualche secondo ancora, prima che lui tornasse a dedicare la sua attenzione alla tazza di caffè, ignorando la ragazza.

Samantha finì di raccogliere le sue cose dal tavolo, infilandole nella capiente borsa, dopodiché prese la porta ed uscì, diretta verso l’aula che Samuel Higgs, il dirigente scolastico della West Point Academy(2), le aveva assegnato per i suoi corsi.

Aveva appena chiuso la porta dietro di sé quando sentì due voci:
- Ehi Alex, questa volta ti è andata buca! –
- Dai Mark, ma se nemmeno ci stavo provando – rise il primo – E’ troppo giovane –
E rigida – aggiunse tra sé.
- Tempo un mese e scapperà a gambe levate, dopo aver provato le classi di Fletcher. – profetizzò il primo.

Samantha entrò nella stanza e poggiò la borsa sulla cattedra, guardandosi intorno.
Quel… quel… Wood l’aveva decisamente indisposta. Troppo strafottente, per i suoi gusti.
Non sarebbe stato facile, ma non gli avrebbe dato soddisfazione.
Troppo giovane”, aveva detto. Come se lui fosse tanto più vecchio.

Samuel l’aveva prevenuta -Fletcher aveva la fama di pozione soporifera, tra gli studenti- e l’ultima cosa che le serviva in quel momento era ritrovarsi tra i piedi un collega supponente e pieno di sé.
Non poteva –e nemmeno voleva-  rinunciare a quel posto, benché ancora a titolo provvisorio. Il professor Fletcher, nonostante fosse oramai prossimo alla pensione, non aveva certo intenzione di mollare alla prima neolaureata la cattedra che deteneva da oltre quarant’anni, ma una brutta caduta dalle scale, con conseguente lussazione dell’anca giusto pochi giorni prima dell’inizio del semestre, lo aveva costretto a letto.

Higgs, suo ex professore di storia alla British Columbia(3), ed attuale dirigente scolastico della WP High School l’aveva contattata per una sostituzione in extremis. Sam aveva accettato l’offerta prima di tutto per riconoscenza. Samuel Higgs era stato uno dei pochi insegnanti che aveva saputo guadagnare il suo rispetto e la sua ammirazione, nonostante la sua materia fosse per lei del tutto… insipida.

L’altro motivo era proprio Higgs. Una vecchia volpe, doveva riconoscerlo. Le aveva prospettato la situazione come “estremamente appetitosa e conveniente”, per usare parole sue. Non ci aveva messo molto a convincerla. Il West Point era poco distante dalla British Columbia, che lei ancora frequentava per ottenere un secondo master, dopo quello in Linguaggio crittografico(4) già conseguito, e lo stipendio le sarebbe stato utile. Gli orari, inoltre, erano totalmente compatibili con le sue esigenze.

Quello che, però, aveva tralasciato di comunicarle era il livello a dir poco disastroso delle classi che lei aveva ereditato. Livello che, per inciso, lei aveva scoperto poco prima, dopo aver messo mano alle scartoffie riesumate dal fondo dello schedario riservato ai corsi gestiti da Fletcher. Dallo stato in cui li aveva trovati, dubitava che quei dati venissero aggiornati regolarmente.

Le risatine seguite al suo scasso –il vecchio, per dispetto, non aveva voluto darle una copia delle chiavi- non avevano certo contribuito a migliorare il suo umore, né a risolvere il suo problema che, in quel momento, sembrava in prospettiva ancor più nero del completo che indossava.

Non aveva esperienza nell’insegnamento, non ad un’intera classe, quantomeno. I suoi pregressi si limitavano a qualche ripetizione pomeridiana a singoli studenti, oppure ai compagni di corso, che le chiedevano delucidazioni sugli appunti che lei passava volentieri in caso di assenza.

Aveva chiesto a Samuel qualche consiglio in merito, per partire col piede giusto senza farsi prendere dal panico, e lui, per tutta risposta, le aveva “caldamente” consigliato di “rubare” ai colleghi più anziani.
Questo spiegava la sua presenza a scuola quel lunedì mattina. Le sue lezioni sarebbero iniziate solo la settimana successiva, quindi Samantha aveva deciso che, in quei primi giorni, avrebbe seguito i corsi degli altri professori, come una studentessa qualsiasi.

Si era quindi procurata, in segreteria, il piano completo di studi del primo semestre. Doveva solo decidere da quale iniziare. Non conoscendo nessuno di loro, pensò bene di affidarsi al banale, ma rigoroso e sempre utile, ordine alfabetico.
- Dunque, vediamo… A… A… A… nessuno il cui nome inizi per A – mormorò, facendo scorrere la matita sull’elenco.
- Passiamo alla B, allora… Ecco qua! Bright. Suzanne Bright, insegnante di geografia. –
 
La signora Bright aveva lezione l’ora dopo la pausa pranzo con la terza classe. Doveva solo trovare qualcosa con cui occupare la mattinata. Il nome seguente era Burns, Richard Burns, educazione civica. Poi c’era Rose Clayton, di chimica. Nessuno dei due aveva lezione il primo giorno.
 
C’erano poi Grant, Mc Key, Norton, Simmons ed infine Turner e Wood.
Wood. Alexander Wood, professore di inglese nonché responsabile del club di teatro. Il biondino riccioluto ed indisponente incontrato poco prima, dunque, era davvero un insegnante!
La sua lezione sarebbe iniziata dieci minuti dopo, giusto il tempo per Samantha di trovare l’aula. Non ci avrebbe creduto finché non l’avesse visto coi propri occhi.

Angolino di Lune:

Di che parliamo? Per chi mi conosce non sarà una sorpresa sapere che… mi son presa una cotta virtuale. Questa volta la colpa è di un riccioluto biondino dagli stupendi occhi azzurri, di cui non farò il nome nemmeno sotto tortura, ma se proprio volete un termine di riferimento potrei suggerire Simon Baker (Patrick Jane, The Mentalist - Nick Fallin, The Guardian), anche lui altrettanto biondo, ricciolino e occhi-azzurri dotato.
Lo dico perché, nonostante questa sia una Originale, alcuni tratti fisici e del carattere sono influenzati dalla mia, al momento, ossessione.
Il resto è tutto frutto della mia… tastiera. E dei personaggi che man mano si verranno a delineare.
Spero gradirete e… avviso subito: niente aggiornamenti a breve scadenza. Gnaa fo. Ma prometto di provarci, parola di… Patrick.

Per saperne di più:

(1) Il codice binario altro non è che il linguaggio macchina. In pratica è una lingua che utilizza solo due caratteri (zero e uno), chiamati bit, che opportunamente disposti in sequenze di 8 (ossia un byte) creano dei comandi eseguibili e/o elaborabili da un processore.
(2) Non esiste una West Point Academy a Vancouver. O forse sì. A me piaceva il nome, suppongo che da qualche parte ne esista davvero una con questo nome, anche se non in Canada.
(3) La British Columbia invece esiste ed è l’università principale di Vancouver, decisamente la più grande, sicuramente quella che offre più facoltà di studio. Si trova al 2329 di West Mall. E qui trovate l’elenco delle facoltà.
Con lo stesso nome viene definito anche il quartiere universitario.
(4) Il Master in Linguaggio Crittografico dubito che esista. Licenza poetica.
Il Bachelor’s Degree dura dai 3 ai 5 anni in Canada e corrisponde alla nostra Laurea quinquennale. Gli studenti che desiderano conseguire un baccalaureato o una laurea sono chiamati "undergraduate". L'ammissione a un corso di laurea prevede solitamente il conseguimento di un diploma di scuola secondaria superiore. Le lauree richiedono normalmente 3-4 anni di studio a tempo pieno, a seconda della provincia e del tipo di corso (specialistico o generico). Un Baccalaureato Honours indica di solito una specializzazione nella materia e un più elevato livello di impegno accademico. In alcune università il conseguimento di una laurea Honours può richiedere un ulteriore anno di studio.





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