Ossessione & Follia

di Attendre et esperer
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“Ti prego, insegnami” un singhiozzo proveniente dall’oscurità, i battiti del cuore accelerati nel suo petto, impazziti, terrorizzati da ciò che non si vede e che potrebbe strisciare indisturbato, invisibile, tra le ombre che non consentivano alla luce di proclamare dominio in quell’angolo angusto; qualcosa se ne stava nascosto nei recessi della sua mente, qualcosa che non si poteva descrivere o anche solo raccontare – rendendo il predatore unicamente più spaventoso.

“Insegnarti cosa?” domandò l’anziano con tono stanco. Entrambi sapevano dove quel percorso di dubbi e domande li avrebbe portati; in un ambiguo ed eterno ciclo di paure e sfiducia – eppure ogni singola volta il prete rispondeva, conscio che Edmond doveva tenere occupata la sua mente e distrarla dallo straziante abisso di disperazione nel quale lentamente, ma immancabilmente, egli stava scivolando.

“Insegnami come credere” esclamò il più giovane “Insegnami – “ tossì “come credere di nuovo”.
“In cosa?” disse l’abate, già cosciente su quale sarebbe stata la risposta.
“In Dio” la sua voce ridotta in un mormorio disperato nel pronunciare il Suo nome – come se facesse troppo male, come se ci fosse paura nel proferire quella semplice parola.
“Già lo fai” rispose l’uomo, gli occhi appena socchiusi.

“Non è così” protestò, in un lamento acuto, spezzato da un singhiozzo di dolore “Non ho più fede in Dio, Faria” continuò, la voce assunse presto un tono angosciato, frenetico, disperato “E non so cosa sia peggiore, o più penoso, che incrementa la mia agonia; dimmi – la tremenda solitudine che non concede nemmeno il conforto della religione e la dolce illusione che essa ci dà; oppure credere in Dio pur sapendo che Lui ti ha abbandonato? Non ho più fede, Faria, e ho paura”.

Il longevo non proferì parola per lunghi minuti – e anche Edmond rimase in profondo silenzio, attendendo la sua risposta, paziente e fiducioso.
“Ciò non ha importanza” chiarì infine, pacato “Non importa che tu creda o meno in Dio; Lui crede in te”
“E cosa ti rende così certo?” chiese Dantès, la voce incrinata e senza fiato, e solo quando quest’ultimo riuscì a catturare nuovamente aria, Faria continuò.
“Perché non dovrebbe?” disse dolcemente, poi solo un pianto soffocato da singhiozzi frenetici e spezzati si udì nelle tenebre della loro prigione, di un uomo tormentato, solo, spaventato, eppure di nuovo speranzoso.





Angolo della Traduttrice: A chiunque sia giunto fin qui a leggere, grazie di cuore.
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