33.
L'Epilogo di
Sour.
L'uomo dai capelli castani osservava l'orizzonte dai
camminamenti sulle
mura della città di Leah. Fissava un punto più a
sud con
nostalgia e dolore. Il leggero vento che si era alzato gli scompigliava
i capelli che non si voleva tagliare; con un gesto stizzito della mano
li
spostò distrattamente di lato e sospirò.
Menion Leah lo osservava da lontano insieme alla moglie.
- Non è nostalgia di casa. E' qualcosa di
più. -
disse
lei mentre i capelli rossi le danzavano intorno al viso nonostante
tutti i suoi sforzi di tenerli in ordine.
- Tu ne sai qualcosa di quella. - rifletté il
marito
osservandola.
- La mia città è stata distrutta. Ma
adesso ne ho
una
nuova. - gli sorrise con malizia. - E posso anche regnare! -
- Allora era questo il tuo piano! - rise.
Rimasero per alcuni attimi vicini in silenzio, contenti di
essere
ancora vivi ed insieme.
- Vai a parlargli. - disse poi Shirl iniziando a scendere le
scale.
Menion si avvicinò al giovane lentamente,
osservando la sua
città brulicante di vita.
- Uomo del Callahorn. - lo apostrofò quando gli
fu vicino.
- Maestà. - ripose l'altro senza staccare gli
occhi dal
panorama a cui erano avvinghiati.
- Mia moglie è preoccupata per te. -
- Me ne dispiaccio. Non era mia intenzione... -
- Lascia perdere. E' compito delle donne preoccuparsi degli
altri. Se
non ci fossero loro a quest'ora saremmo tutti morti. -
- Già. -
- Cosa non ti lascia in pace? -
- Tanti pensieri. Mi detesto per come ho trattato la
mezzosangue. -
Nonostante il rammarico non poté fare a meno di pronunciare
l'ultima parola con un tono aspro.
- Allanon direbbe che con la tua arroganza le hai dato un
motivo in
più per dimostrare il suo valore. -
- Allanon avrebbe detto "Al momento giusto saprai quale
è
stata la tua parte nella sua vita." - lo scimmiottò.
Menion non poté fare a meno di ridere. -
Più o meno. -
- E poi... - L'altro rimase in silenzio in attesa che il
vero motivo
della tristezza di Sour venisse svelato. - Ho abbandonato alla morte un
amico. -
Il ricordo di Brennar non lo lasciava mai solo.
- Brennar ha deciso della sua vita. - disse Menion. - Sour,
hai fatto
ciò che hai ritenuto giusto; hai fatto una delle cose
più
difficile che si possano immaginare; hai sacrificato la vita di un
amico per salvare la vita di migliaia di sconosciuti. -
Sour non rispose, incerto su come vedere la questione.
Con un gran sospiro Menion continuò. - Adesso ti
racconterò di quando un nano è morto per salvare
la mia
vita e quella di migliaia di sconosciuti... -
L'epilogo di Garvo
Lo gnomo era stanco, il viaggio era stato lungo e pesante,
soprattutto
per lui, reduce dall'amputazione del braccio sinistro. Sapeva che non
c'era stato altro da fare, il veleno delle bestie l'aveva reso
incurabile e il druido aveva proceduto con la rimozione dell'arto ormai
inservibile. Garvo non riusciva però a spiegarsi come mai a
volte lo sentisse ancora come una parte di sé, gli sembrava
di
poter muovere le dita.
Si fermò davanti ad una casa di Varfleet, non era
certo che
fosse quella giusta.
"L'unico modo per saperlo è bussare." si disse
percorrendo i
pochi passi che lo distanziavano dalla porta.
Fu un giovane dall'aria truce quello che venne ad aprirgli.
- Gli Gnomi non sono bene accetti in questa casa. - lo
respinse
bruscamente.
- Aspetta! Ho un messaggio per madonna Mailin... -
esclamò
Garvo mentre l'altro gli chiudeva la porta in faccia.
- C'è un solo uomo che chiama mia madre
così. -
disse il giovane.
- Allanon, vero? -
Il giovane si fece da parte e lo lasciò entrare,
poi lo
condusse
in una stanza sul retro dove una donna stava preparando il pane.
- Madonna Mailin? - la chiamò lo gnomo.
- Cosa ci fa uno gnomo nella mia cucina? - chiese lei senza
staccare
gli occhi dall'impasto.
- Mi chiamo Garvo e vengo da parte di Allanon. -
- Sarete stanco, sedetevi mentre
parlate. - Mailin continuò a massaggiare la pasta del pane
con
energia. Il ragazzo stava uscendo, ma Garvo lo richiamò
schiarendosi la voce.
- Allanon mi ha mandato in sua vece, dovevo tornare a
Varfleet e lui mi
ha chiesto questo favore. -
- Come avete perso il braccio? - chiese il ragazzo
visibilmente
interessato.
- Combattendo. E' stato il mio sacrificio. -
- Col druido? -
Garvo annuì; non gli piaceva particolarmente
parlarne, era ancora troppo
presto.
- Vi è andata bene. - disse Mailin.
Ci fu un momento di silenzio poi lo
gnomo estrasse una spada avvolta nella stoffa e la consegnò
al
ragazzo. Lui esitò mentre sua madre fece finta di non
vederla.
- Leian mi ha chiesto di dartela. -
Era stato il druido a riferirgli il desiderio della ragazza e lui non
se l'era sentita di rifiutarle una cosa così piccola.
Il ragazzo sciolse il nodo e dipanò la stoffa
sporca fino a
scoprire la lama della spada appartenuta a suo padre.
- Quando l'ha trovato ad Istrat ha pensato che era il minimo
che
potesse fare per voi dopo tutto il vostro aiuto. -
- E' stato un bel gesto. - disse Mailin dando forma alle
pagnotte.
Garvo si alzò e si diresse
verso la porta, aveva compiuto il suo dovere; ma il ragazzo lo
fermò. - Cosa farete adesso? -
- Tornerò a guidare spedizioni nell'Anar
Superiore quando le
acque si saranno calmate e i commerci riprenderanno. -
- Posso lavorare con voi? -
L'Epilogo di Nur
Valle d'Ombra era sempre stata
simile a se stessa, mai un cambiamento radicale, le case tenute in
ordine, le persone immutabili e sempre uguali generazioni dopo
generazioni.
Per questo la visita dell'enorme
Troll delle Montagne alla locanda fece un clamore che l'uomo in
questione considerò fastidioso come il ronzio di una
zanzara.
Flick fu
quindi abbastanza sorpreso quando questo gli si parò davanti
un
pomeriggio in cui sonnecchiava su una sedia nel locale deserto.
- Siete Flick Ohmsford? - chiese gentilmente.
- Sì. Con chi ho il piacere
di parlare? - Flick si era alzato e cercava una sedia abbastanza
robusta da sostenere un troll completo di armatura. Nur sorrise e si
sedette su una panca risolvendo il problema.
- Allanon mi ha parlato di voi. Avete cresciuto Leian. -
- Già. -
- Avete fatto un buon lavoro. -
Flick non rispose e cercò di
cambiare argomento e al contempo di sostenere la sguardo del troll. Fu
così che si accorse di un profondo taglio che deturpava il
suo
viso coriaceo. - Come ve la siete procurata? -
- Lottando al fianco di Leian e di
Allanon contro le bestie. Ho sacrificato il mio occhio destro, per
fortuna dal sinistro vedo meglio. - Rise, una risata che
rimbombò nel locale vuoto migliorando l'umore dell'uomo
della
Valle, anche se solo per un momento.
- Come mai siete arrivato fin qui? E' un po' lontano dalle
Terre del
Nord. - disse versando due birre.
- Non quanto si possa pensare. - considerò. - Ho
un ultimo
compito da svolgere. - spiegò poi.
- Da parte di Allanon? - chiese l'uomo caustico.
- Da parte di Leian. C'è una bambina che in
questa guerra ha
perduto entrambi i genitori... -
- Non sarà l'unica. - replicò sulla
difensiva.
- Si era persa quando Leian l'ha trovata. Ha pensato che qui
sarebbe
stata più al sicuro che da ogni altra parte. -
- Non credo che sia così,
Leian si è sbagliata. Io non posso... - Non
riuscì a
terminare la frase interrotto dall'entrata ad effetto di una bambina
dall'aria sperduta.
E Flick vide sul suo viso la stessa
espressione smarrita che aveva visto in Leian la prima volta che si
erano
incontrati, la medesima richiesta d'affetto e di protezione. E
capì che non avrebbe rifiutato.
Nur sorrise nell'ombra.
L'Epilogo di Allanon
Allanon era stremato, la lotta
l'aveva indebolito più di quanto avesse previsto. Ma c'erano
cose che non poteva rimandare. Si avvicinò alla riva del
Perno
dell'Ade e stese le braccia.
Dopo qualche attimo un forte vento
si levò nella valle e le acque presero a turbinare, mentre
voci
angosciose urlavano tutta la loro disperazione.
Poi dal centro del lago emerse una
figura solitaria, irreale e trasparente che si avvicinò al
druido. Attorno a loro due si fece silenzio mentre nel resto della
valle sembrava infuriare una tempesta di anime perdute.
- Padre. - mormorò Allanon.
- Dimmi. -
- Ho compiuto il mio dovere, Abaddon è stato
sigillato per
altre ere. -
- Hai fatto ciò che era tuo dovere. -
- A quale prezzo? -
- Le tue energie torneranno grazie al Sonno dei Druidi. -
Allanon non rispose.
- Hai ancora un compito, riportare le pietre a Istrat e
porle sotto un
altro incantesimo di protezione. -
- Vorrei proteggerle a Paranor. -
- Non si può, così
dev'essere fatto. Devi staccarti da loro. Tutti hanno sacrificato
qualcosa, così deve essere anche per te. -
- Ma io ho già sacrificato
qualcuno, ho sacrificato quella che era una figlia per me! -
urlò mentre sembrava che la furia del Perno dell'Ade
ammutolisse
di fronte a quella di Allanon.
- Così andava fatto, Allanon.
E non l'hai ancora sacrificata. Finché hai le pietre con te
senti la sua vita nelle tue mani. -
- Le ho fatto fare un viaggio che l'ha condotta alla morte. -
- Le Creature del Verbo non muoiono,
ritornano a lui. E il suo viaggio nelle Quattro Terre
è
stato felice. Perché tu l'hai reso tale. Avresti potuto
trattarla freddamente e considerarla solo come un mezzo per ottenere i
tuoi scopi. Invece hai fatto di più e nessuno te lo
riconoscerà mai. Le hai dato il calore di una
famiglia con Flick e Saraia e tutti gli altri che ti hanno aiutato ad
allevarla; tu le hai dato la conoscenza; Garvo, Adael e Nur
l'appoggio che
necessitava nel momento del bisogno; Brennar e Sour le hanno permesso
di capire che poteva scontrarsi con i più forti e vincere;
Dreiden le ha dato l'amore. Niente di tutto questo era scritto ma tu
l'hai permesso. Ha avuto una vita migliore della nostra. Adesso devi
lasciarla andare per sempre. -
Lo spettro scomparve e dopo di lui anche la furia del lago
si
placò.
Allanon si riposò seduto su
una roccia aguzza, poi, quando fu sicuro che le sue forze l'avrebbero
permesso, si arrampicò fuori dalla valle incurante delle
ferite
che i sassi taglienti gli procuravano alle mani. Arrivati in cima si
voltò verso est aspettando i primi raggi del sole nascente.
Quando lo colpirono, estrasse le pietre e le guardò
scintillare
nella luce aranciata del mattino. Sembravano sorridergli. Doveva essere
molto stanco.
-
Addio Leian. -
"Alla forza dei popoli delle Quattro Terre, che l'hanno
preservata dai
baratri oscuri in cui poteva cadere.
A Leian, Adael, Brennar e Dreiden, perchè il loro
spirito
protegga ciò che hanno contribuito a salvare."
***fine***
Dedico questa lunga storia ad Alberto che, nonostante fosse
completamente digiuno della saga di Shannara, l'ha letta tutta per me e
che alla fine ha commentato: "Sei troppo psicologica per il fantasy"
Grazie davvero.
Grazie a tutti quelli che mi hanno letto, messo tra i preferiti e
commentato.
Un grosso e personalissimo grazie ad Alaide che mi ha seguito fin qui
riempiendomi sempre di complimenti; davvero mi hai dato un motivo in
più per completare la mia più lunga storia.
Lettori come te sono un dono e a volte ho pensato di non "meritarti".
Spero che ti sia piaciuta anche la fine.
A presto, in giro per il web,
sku
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