Dark Knights

di Tefnuth
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Il sole aveva da poco iniziato a sorgere su Tokyo, preannunciando una serena giornata estiva. Ichigo salì le scale, mentre sentiva suonare per la terza volta una sveglia. Con cautela, entrò nella camera di Killua, suo figlio, e aprì le serrande per svegliarlo.

“Killua, tesoro. – Lo chiamò, sussurrandogli all’orecchio. – È ora di svegliarsi”.

Il bambino di otto anni aprì gli occhi ancora un po’ impastati per il sonno, mostrando lo splendido colore che aveva ereditato dal padre, e a malavoglia alzò le lenzuola.

“Buongiorno” ripetè Ichigo sorridente.

“Yawn, giorno” quella mattina Killua non riusciva proprio a svegliarsi.

L’ex paladina si alzò dal letto, dicendo che la colazione era pronta, e lasciò la camera in modo che il bambino potesse vestirsi in privato. Dovette comunque aspettare un buon quarto d’ora, prima che il figlio si sedesse finalmente a tavola. Pronto per fare la sua colazione.

“Papà?” domandò Killua, a fine pasto.

“È andato al lavoro. – Rispose la rossa, che già aveva finito di mangiare. – Ci raggiungerà al Caffè”.

Killua sbuffò, dispiaciuto, e la donna non potè far a meno di rivedere il marito nella sua espressione. Il bambino aveva veramente preso tanto dal padre.

Pianeta alieno.

“ZIO TART! Ti vuoi muovere? – Strillò la voce della dodicenne Akira, appoggiata al tavolino. – Arriveremo tardi!”
Finalmente, dopo alcuni minuti, un cresciuto Tart uscì dalla propria camera.

“Eccomi, insomma. – Esclamò, prendendo una giacca. – Sei peggio di tuo padre”.

“Dovevi svegliarti prima” lo criticò di nuovo la ragazzina. Voleva molto bene a suo zio, ma proprio non sopportava la sua tendenza a ritardare.

Fatti gli ultimi saluti, i due raggiunsero la navetta che li avrebbe portati sulla Terra.

“Ci voleva tanto? – Domandò Eriko, la gemella di Akira. – Stavo mettendo radici”.

“Non è colpa mia, se lo zio è un bradipo” puntualizzò la sorella, costringendo Eriko a cambiare di posto.

Tart si sedette alla postazione a sinistra di Pai, al posto di comando.

“Dovevi per forza portarle entrambe?” scherzò, mentre il fratello maggiore metteva in moto i comandi.

“Sono gemelle, valgono per una. – Puntualizzò l’altro. – E poi, avevamo un posto in più”.

“Belli, i tempi in cui facevamo il viaggio insieme”.

Le porte del gate si aprirono, e la navetta partì.

Nel giardino del Caffè Mew, ora di proprietà di Ichigo e Purin, tutto era pronto per l’arrivi degli amici alieni. Ormai era diventato un appuntamento annuale: i ragazzi venivano sulla Terra, e passavano l’estate con loro. Tutti insieme.
C’era già aria di gran festa: le paladine e i loro figli, chiacchieravano allegramente, sedute sull’erba.

“Mi auguro che arrivino presto” sperò Purin, giocherellando come una bambina.

Il suo desiderio fu esaudito un’ora dopo, e la festa di animò ancora di più. Tutti erano felici, ad eccezione di Killua che ancora mostrava un po’ di malinconia per l’assenza del padre.

“Quando arriva” pensò, facendo ciondolare le gambe dalla sedia.

“Cos’è quel muso lungo? – Gli domandò Mark, intuendo subito il motivo di tanto sconforto. – Forza, arriverà presto” gli sorrise.

“Lo spero” disse il bambino.

“Tuo figlio non sembra divertirsi molto” suggerì Lory a Ichigo.

“Sta aspettando suo padre. – Rispose la rossa. – Vedrai che, quando arriverà, diventerà l’anima della festa”.
In quel momento, una leggera sferzata di vento annunciò l’arrivo di qualcuno.

“Ehi! Avete cominciato senza di me? – Esclamò Kisshu, finalmente arrivato. – Che cattivi” fece un finto broncio.

“PAPA’. – Esclamò Killua, sovrastando tutto e tutti, e gettandosi tra le braccia del genitore. – Che bello che sei arrivato!”

“Scusami, ma il capo mi aveva rinchiuso nelle segrete del suo castello” scherzò Kisshu.

“E tu lo hai sconfitto, come hai fatto con Arkei?” domandò il bambino. Sapeva benissimo che il padre aveva detto una bugia, ma quello era uno dei tanti giochi che facevano insieme.

“Certamente. Mi sono liberto dalle catene, e l’ho messo al tappeto. – Il ragazzo, ormai uomo, accarezzò la testa del figlio. – Nulla mi avrebbe tenuto lontano da te e tua madre, soprattutto oggi”.

“Altrimenti ci avrebbero pensato i tuoi fratelli” fece Ichigo, avvicinandosi per salutare come si deve il compagno.

Ora la festa poteva veramente cominciare.
 
 
 
 




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