Der perfekte Sturm

di DhakiraHijikatasouji
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Der Perfekte Sturm


Il raggio di sole combatté contro le tende per riuscire a penetrare all'interno della stanza e destare uno dei due ragazzi che stava al suo interno. Bill sentiva freddo addosso. Era ancora un po' incosciente, ma percepiva i brividi e la sua pelle farsi ruvida. Sentì la fonte di calore accanto a lui e si spostò automaticamente in quella direzione. Avvertì una pelle più calda e un profumo che già conosceva, e fu questo a farlo rinvenire totalmente. Sussultò quando vide il suo riflesso a primo attrito, e il suo gemello al secondo. Il suo cuore prese un ritmo sempre più veloce e il suo corpo ritornò al suo lato di letto. Appurò inoltre che era anche nudo, o meglio, che lo erano entrambi. Solo in quel momento gli venne in mente quello che era successo la notte scorsa. Si mise a sedere accarezzando le candide lenzuola, sentendo ancora l'odore del sesso che si era rappreso in quel punto. Le loro anime...mai le aveva percepite così unite come in quella notte in cui avevano commesso un atto proibito. Mentre ripensava alle mani di Tom su di lui, si mordeva le labbra, si accarezzava i ciuffi che, disordinati, gli cadevano sul viso. Fremeva, si toccava il petto, come se così facendo avesse potuto controllare il ritmo del suo cuore e cercare di placarlo in qualche modo. Non sapeva quello che stava provando. Se felicità, paura, vergogna...oppure tutte queste cose insieme. Sentiva solo un bisogno di gridare, non ce la faceva più...ma cosa avrebbe gridato al mondo? Avrebbe gridato felicità, paura o vergogna? Era un grosso problema. Problema che smise di porsi quando sentì il corpo di Tom muoversi, cingergli i fianchi con le braccia e appoggiare la testa sulla sua pancia. Istintivamente gli accarezzò i dreadlocks. Era dolce in quel modo e raramente poteva essere visto in questi atteggiamenti. Perfino con lui, quindi era meglio approfittarne.

- Mmh...- Lo sentì mugugnare qualcosa di incomprensibile ed improvvisamente gli saltò alla mente una cosa. Che cosa gli avrebbe detto una volta che i loro occhi si sarebbero incrociati di nuovo? Una volta che erano più coscienti dell'atto che avevano commesso? Una volta che non erano catturati dalla passione e dal desiderio l'uno del corpo dell'altro...e forse del cuore. Il "ti amo" della sera prima non se lo erano detti a caso, o almeno per Bill non era stato così, e anche Tom pareva essere stato piuttosto sincero al riguardo. Ma che diceva? Il loro era un amore platonico che per errore era andato a sfociare in qualcosa che non avrebbe dovuto essere minimamente alla loro portata. Ecco perché aveva paura. Ecco perché provava vergogna, anche davanti a quegli occhi così simili ai suoi. - Buongiorno- Disse Tom strusciandosi sulla sua pelle ancora non ripresosi totalmente. Bill sorrise ricambiando il buongiorno. - Come stai? - Gli chiese. Bill fece una faccia stranita, non era mai stato male, non c'era motivo che Thomas gli ponesse quella domanda, o almeno non per lui.

- In...in che senso, scusa?- Riuscì a dire. Tom sospirò.

- Sono stato troppo...rude ieri...con te?- Disse a spezzoni, come se fosse un dislessico che invece di dire la frase, la stava leggendo con la sua difficoltà. Beh, per Tom quella era una difficoltà. Riuscire ad esprimere i propri sentimenti non era facile, perfino quando si preoccupava per Bill...anche perché di solito lui capiva cosa volesse dire, ma quella notte aveva messo per un istante la loro simbiosi in stand-by. Bill arrossì e solo in quel momento si concentrò sul leggero dolore che stava pulsando sul suo lato B.

- Ah, ti riferisci...-

- Sì- Lo interruppe Thomas non volendo che finisse la frase e non guardandolo in faccia, rimanendo con la testa appoggiata sulla sua candida pelle.

- No...io sto bene...non mi hai fatto male...- Mamma mia che imbarazzo! A parlare di questo tra gemelli! Si sentivano in colpa, l'uno nei confronti dell'altro. A Bill sembrava di non essere stato capace di trattenersi, mentre a Tom pareva che lo avesse violato di forza nonostante fosse consapevole che non era la verità. In realtà non era né l'una né l'altra cosa. Semplicemente era stata voluta da entrambi e adesso non sapevano come comportarsi, perché sapevano che era contro natura un rapporto incestuoso...gay tra l'altro, ma dettagli.

- Bill...riguardo ieri io...volevo chiederti scusa- Disse. Bill non sapeva che rispondere, quindi gli dette il suo tempo per poter formare il discorso e potersi spiegare. - Non era mia intenzione...ma cosa sto dicendo!?- Era confuso perché la verità non era quella! E poi se invece per Bill avesse contato qualcosa, dicendo così lo avrebbe solamente ferito, e non era questo quello che voleva. - Allora, io voglio solo che tu sappia che se l'ho fatto, è perché l'hai voluto anche tu- Era meglio metterla così la cosa, sul piano della realtà dei fatti ma senza esporsi troppo lasciando ricadere il merito anche su Bill.

- Sennò non lo avresti fatto?- Eccoci. Ma perché Bill doveva incasinare il suo cervello con queste domande? Sarebbe dovuta essere una risposta semplice: "No, Bill, ma stai scherzando!?", eppure non riusciva a dargliela questa risposta. Non voleva dirgli così, non voleva negare l'evidenza.

- Bill...sei mio fratello...- Alzò lo sguardo incontrando finalmente gli occhi più belli che avesse mai visto.

- Sì...?- Lo incoraggiò a continuare Bill perdendosi anche lui negli specchi dell'anima di Tom.

- E sei parte di me, in un modo o in un altro...-

- E..?-

- Ma abbiamo fatto una cosa che non doveva essere fatta...-

- Però...?- Alla fine dovette ammetterlo.

- Però cazzo ti amo, ok?! Sì, ti amo e...e...hai un corpo stupendo, che mi farei ogni notte se potessi, ma non posso perché...sì, insomma...perché sei tu!- Aveva finalmente deciso di guardarlo negli occhi. Lo aveva osservato tutto il tempo dicendogli quelle parole come se le tenesse nascoste per un tempo quasi infinito. - E adesso...e adesso cosa dobbiamo fare? Fare finta che questa cosa non sia mai successa? Abbiamo una band, abbiamo dei fan, abbiamo una vita aperta a tutti e...non possiamo rischiare, Bill- Si era alzato cominciando a vestirsi di fretta e furia. A Bill dispiaceva vederlo andare via, sentirgli dire queste parole subito dopo avergli ribadito il suo amore per lui.

- Tom...aspetta- Lo chiamò quando, ormai vestito alla meno peggio, stava per aprire la porta. Tom si voltò e vedendo Bill coperto solo alle parti intime dal lenzuolo, sentì le proprie guance infiammarsi. - Io...ti amo anche io, Tomi. Non so come ti amo, ma sicuramente più di quanto ami me stesso- Thomas sospirò tornando ad osservare la maniglia, poi Bill, poi di nuovo la maniglia, e poi risospirò di nuovo. Appoggiò la sua testa sulla porta non sapendo che dire. Era confuso. Da una parte avrebbe voluto uscire, sbattere la porta e non parlarne più e così facendo sfuggendo ad una realtà alla quale non voleva credere e che prima o poi lo avrebbe travolto. Bill si alzò vestendosi con la tensione del silenzio. Aveva un tale disagio addosso che non sapeva per quanto lo avrebbe retto. Una volta finito, rimase impalato a non sapere che fare. Sarebbe dovuto uscire per cominciare con le prove...ma con un ostacolo piazzato lì era un po' difficile. - Tom...guardarmi, per favore- Thomas si girò non riuscendo a sollevare lo sguardo.

- Scusami, ma se lo facessi non troverei la forza di lasciare questa stanza- Ammise. - Non so cosa mi stai facendo, vorrei non vivere tutto questo! Perché l'amore deve essere così complicato!? Non l'ho mai sopportato!- Cominciò improvvisamente ad agitarsi mentre Bill non sapeva che dirgli. Aveva detto di provare amore e anche per lui era lo stesso, ma oltre all'amore avevano anche in comune la paura di ammetterlo, di guardarsi ancora nel viso...e questo Bill non l'avrebbe sopportato. Non parlargli, ma pensarlo sempre. E solo in quell'istante si accorsero del loro problema di dislessia con il proprio cuore e non con quello dell'altro. Bill si avvicinò piano appoggiandogli una mano sulla spalla. A quel punto Tom alzò gli occhi arrossendo a trovarselo così vicino. - Io odio quello che provo per te, ma non ne posso fare a meno...perdonami- Chiusero gli occhi ed unirono le labbra in un tenero e delicato bacio che li fece rimanere subito senza respiro per il batticuore impazzito. Si staccarono più volte, per poi riunirsi e Tom si rese conto per la prima volta...di non saper baciare. Ebbene sì. Cioè, lui aveva sempre saputo come fare, molto meglio di Bill, ma con lui non ce la stava facendo proprio. Era così fottutamente nervoso che non riusciva a controllare i propri movimenti, perfino quelli delle sue labbra. Quando si separarono definitivamente stettero in silenzio, semplicemente perché non sapevano cosa dire, ma durò poco perché Tom scattò di nuovo come una molla. - Dobbiamo andare adesso- Non dette neanche il tempo a Bill di ribattere, che sbatté la porta lasciandolo nel silenzio.

Tre giorni dopo...

Cosa avevano fatto? Si stavano allontanando o avvicinando? Questa era la domanda che attanagliava il cervello di Bill in quella che sembrava essere una quiete in mezzo allo spazio infinito. Quiete che venne interrotta da un clacson che lo costrinse ad affacciarsi alla finestra. Era la loro limousine nera che lo stava chiamando. Vide il gruppo giù riunito, compreso Tom con la sua chitarra che stava passando a Georg giusto per busyness. Doveva muoversi, era sempre solito essere in ritardo la mattina. Scese arrivando al veicolo un po' traballando e battendo le palpebre più frivolmente non appena la luce del sole lo accecò.

- Sei nato stanco?- Gli domandò Gustav mettendogli una mano sulla spalla. Bill sorrise per risposta annuendo impercettibilmente. Non si sentiva tanto bene, era davvero stanco. Prima si sentiva contento non appena si era svegliato, ma dopo la conversazione avuta con Tom, non avrebbe voluto fare niente. Non aveva la voglia, e non era mai successo, capitava pochissime volte e di solito perché era malato.

- C'è qualcosa che non va?- Chiese Georg ad alta voce sporgendosi dallo sportello della macchina. Bill scosse la testa oltrepassando Gustav, che non era tanto convito, e se ne andò dentro la vettura, spiaccicandosi al finestrino, incrociando le braccia e continuando a fissare il paesaggio e la strada sulla quale passavano ogni tanto le strisce bianche che costeggiavano il loro percorso, e apparivano e scomparivano senza un ritmo preciso. In quella macchina poche volte era regnato il silenzio più assoluto, anzi, di solito era proprio Bill che non stava zitto un secondo. Anche Tom non era messo meglio. Era dalla parte opposta al gemello, in una posizione più scomposta della sua, ma con lo stesso sguardo sul vetro. Tra Gustav e Georg cominciò a formarsi l'ipotesi che i due avessero litigato, ma non li avevano visti agitati, anzi, erano piuttosto tranquilli. I due ragazzi si guardarono facendo spallucce all'unisono. Georg poi si avvicinò a lui accostandosi al suo orecchio. - Pss, non credi che qui le acque siano piuttosto mosse o...troppo acquietate?- Gustav annuì senza dare una risposta. - E' strano-

- Molto strano- Poi gli venne un incentivo. - Bill?- Il ragazzo si girò dandogli attenzione, ed anche Tom fece lo stesso nonostante non fosse stato interpellato. - Sei sicuro di stare bene? Hai una brutta cera..- Bill sorrise annuendo.

- Sì, ho solo fatto tardi ieri sera e sono un po' stanco...che mi serva di lezione- Sospirò incollandosi di nuovo al finestrino non dando più segni di partecipazione alla conversazione. Anche Gustav immagazzinò aria per poi liberarla, ma in uno sbuffo. Non gli piaceva l'atmosfera.

- Tom- Questa volta fu Georg a parlare. - Come mai sei così silenzioso? Non vi si sente parlare da un po' e non mi sembra normale un comportamento del genere da parte vostra-

- Fatti gli affari tuoi- Eccoci. Solo perché era Georg aveva risposto in quel modo, se fosse stato Gustav molto probabilmente avrebbe reagito in maniera diversa solo per fargli un dispetto. A quel punto entrambi i due amici si arresero e non dissero più nulla. Che situazione! Odiavano quando non riuscivano a capire! Il problema era che proprio non comprendevano LORO! Il loro atteggiamento, il loro legame, il loro rapporto...che relazione avevano questi due che adesso erano più silenziosi di una foresta deserta in pieno giorno? Il veicolo finalmente arrestò e scesero per entrare nello studio per le prove. L'album che stavano incidendo era HUMANOID. Avevano deciso in quegli ultimi tempi di spostarsi più sull'elettronica mantenendo però il rock delle origini. Bill che stava pensando di farsi i capelli corti, ma ancora non aveva attuato questa cosa. David li accolse con la solita stretta di mano infilandoli dentro la sala di registrazione. Bill si sedette su quello sgabello sempre roteante e, che durante l'attesa, non faceva mai stare fermo al suo posto. Tom un po' più indietro con la sua chitarra, Georg con la tastiera e Gustav con la batteria dietro a tutti. Dovevano provare "World Behind My Wall". Il pezzo lo aveva come sempre scritto Bill, e sembrava che potesse decisamente funzionare.

- Ok...noi ci siamo- Disse David sistemando le ultime cose con i produttori. - Voi siete pronti? Bill, ci sei?- Bill annuì senza rispondere. Anche questa era una cosa stranissima, di solito diceva un "Ja!" oppure sorrideva, e frettolosamente si sistemava sullo sgabello pronto per partire, come se avesse dovuto fare un apparizione ad un pubblico smisurato. La base partì con Georg e Tom ed inspiegabilmente stava crescendo la tensione. Il cuore di Bill prese a battere forte. Sentiva una grande pressione allo stomaco, non era mai successo prima. Notò sulla vetrata davanti a lui che la sua pelle era piuttosto bianca, sentiva che doveva correre via assolutamente. Non avrebbe resistito a lungo, non riusciva a parlare. Non riusciva ad emettere nessun suono, perché percepiva che se lo avesse fatto, avrebbe sicuramente rimesso. Ad un certo punto capì di non poter più contenersi. Si alzò da quello sgabello rischiando quasi di cadere. Aprì la porta della stanza di registrazione con un gesto correndo al bagno. La base si fermò sotto gli sguardi sconcertati dei presenti. - Ma che succede, ragazzi? Che ha Bill?- Georg e Gustav scossero la testa in segno di ignoranza su quanto stava appena succedendo. Allora gli occhi vennero puntati su Tom che non li aveva staccati dalla porta nella quale era entrato Bill.

- Vado da lui- Dichiarò senza tante cerimonie lasciando la chitarra da una parte e dirigendosi lì dove provenivano strani rumori. Appena chiuse la porta dentro di sé poté udire chiari rumori di conati di vomito. Bill era chiuso in una delle cinque porte e stava rimettendo alla grande. Bussò in quella che gli parve la più rumorosa. - Bill?-

- To...!!- Non riuscì nemmeno a completare il suo nome che venne ripreso da un'altra violenta spinta alla quale il suo stomaco gli imponeva di sottostare senza poter opporre resistenza.

- Ma perché stai così? C'è qualcosa che posso fare per te?- Bill non poté rispondergli per qualche secondo in cui stava ripulendosi la bocca e tirando via l'acqua. Non aveva nemmeno fatto colazione, che accidenti aveva vomitato?! Uscì dalla porta incontrando lo sguardo di Tom e sussultando.

- Non guardarmi, sono uno straccio...non ce la faccio oggi, scusa- Tom si avvicinò ancora di più controllando ogni centimetro del suo viso. Glielo prese tra le mani guardandolo in quei occhi contornati di nero. Era bellissimo anche così.

- Mai nessuno capirà quanto ti amo, anche così, sei sempre meraviglioso. Non importa se non ce la fai, adesso torniamo di là e...e...Bill...- Stava piangendo. Le sue guance erano solcate da due righe nere. - Bill, che succe...- Non finì la frase perché si sentì il suo peso completamente addosso. Per un attimo lo aveva anche sbilanciato di brutto, ma si era ripreso in fretta. Aveva cominciato a piangere come non faceva da un po', per quanto Bill fosse una persona sensibile non piangeva spesso, non era un frignone. Tom non piangeva MAI, ma quando capitava a  Bill significava che era proprio una cosa seria.

- Sto...male...senza...di...te...- Disse tra i singhiozzi che non gli permettevano di formulare una frase scorrevole. - Voglio...parlarti ma...tu...no..- Odiava non riuscire a comunicare per bene. Avrebbe voluto frenare quelle lacrime, ma non ci riusciva. Per Tom però era sufficiente. Anche solo quei segni sul suo viso gli avrebbero fatto capire esattamente quello che voleva trasmettergli, ovvero solitudine per una cosa che invece avrebbero dovuto affrontare in due.

- Non devi neanche pensarlo questo. E' vero, quello che insieme abbiamo fatto è contro natura, ma se andare contro natura vuol dire poter avere te solo mio per sempre...allora sono disposto anche a rinunciare a qualsiasi cosa. Capito? Rinuncerei a tutto per te- Sì, lo aveva capito, ma non ce la faceva a trasmetterglielo perché il suo corpo era preso dalle convulsioni da pianto isterico. - Adesso stai male, qui ci sono delle stanze. Starò con te tutto il tempo, ma tu devi assolutamente riposare, ok?- Bill annuì incapace di emettere alcun suono se non qualche lamento e singhiozzo.

***

In quella stanza tutto era così silenzioso. Sentiva solo la pioggia che aveva piano piano iniziato a battere sulla finestra. Tom era con lui, ma non parlava mentre il suo corpo era fermo a guardare l'esterno. Bill si era calmato non appena aveva toccato il letto. Ci aveva pensato Tom a dire di annullare le prove per un malessere improvviso che aveva colpito Bill. Inoltre rifletteva sul pianto isterico che aveva avuto prima. Quando piangeva era sempre in silenzio, non aveva mai fatto così. Bill era decisamente strano in quell'ultimo periodo. Beh, nemmeno Tom era come sempre, lo avevano notato tutti...ma Bill riusciva ad eccellere anche in questo...possibile mai!?

- Tom...sto bene adesso...- Disse come un lamento.

- Non hai fatto neanche un'ora di sonno, non dire sciocchezze- Aveva ribattuto non staccando gli occhi dal vetro della finestra. Bill dovette ubbidirgli. Sospirò e si rimise su un fianco. Bastò quel piccolo movimento a fargli provare quella fitta di poco prima. Si sporse dall'altra parte rimettendo un'altra volta. - Dio Cristo, Bill!- Tom lo raggiunse subito salendo sul materasso e tenendogli i capelli.

- Passami...un fazzoletto...- Riuscì a dire tra un conato e l'altro. Tom non se lo fece ripetere, ma ancora si chiedeva perché stesse in questo modo. E se fosse stato il loro rapporto? - Ecco perché non dormo...pensavo di stare bene, accidenti- Tom gli mise una mano sulla fronte, ma era fredda. Cosa stava succedendo a Bill? Si ridistese sul letto.

- Bill? Non vorrei disturbarti...ma credi di stare male...per colpa mia? Per colpa di quello che...che insomma abbiamo fatto io e te...l'altra sera?- Bill stava per addormentarsi, ma si riprese subito destandosi da quello stato di torpore.

- Ma che accidenti dici? Come può il sesso introdurre una cosa del genere?-

- E se ti avessi passato una malattia sessualmente trasmissibile?-

- L'unica malattia che hai tu è di essere senza cervello!- Wow...era cambiato di umore in una maniera impressionante. - Smettila di sparare cazzate, non ne ho proprio bisogno in questo momento- Disse sbuffando. - Abbiamo scopato, ok, ma tu sei sano come un pesce, quindi non è colpa tua- Si stava man mano attenuando. Era...assurdo! Come mai tutto questo?

- Sai...sei strano-

- Tu trovi?-

- Adesso dormi che devo chiamare qualcuno per pulire...qualsiasi cosa tu abbia rigettato- E così chiuse la porta. Che discussione! Bill si massaggiò le tempie. Anche lui non si sentiva normale, non voleva reagire in quel modo con Tom, ma era come se non fosse stato in grado di controllarsi.

***

I giorni che seguivano erano continuamente così. Qualche scatto di nervosismo, un po' di vomito di qua e di là, ma finalmente la canzone World Behind My Wall erano riusciti ad inciderla almeno. In quei pochi momenti nel quale il sorriso di Bill spiccava come sempre sulle labbra. Tom lo osservava e ancora non riusciva a capire. Da quella volta che lo avevano fatto non lo riconosceva quasi più. Georg e Gustav invece cercavano di far finta di appunto fingere come se niente fosse. Non era facile visto che praticamente Bill era sempre stato la loro guida, quello che prendeva le decisioni, quello che capitanava. In realtà tra loro non c'era un capo, ma visto che era il cantante oltre che cantare si prendeva anche la briga delle altre questioni, spesso consultandosi con la band ovviamente, ma Bill era diverso...e quasi ne avevano paura certe volte. Avevano appena finito di mangiare...no, aspettate...Bill aveva finito di mangiare. Gli altri erano rimasti con la forchetta a mezz'aria a guardarlo.

-E' un demonio- Sussurrò Georg. Bill si era appena mangiato due piatti di primo, poi anche il secondo e adesso era in procinto di finire tutto il cesto della frutta, e chissà se poi non avrebbe chiesto anche il dolce!

- Manteniamo la calma- Suggerì Tom appoggiando delicatamente le mani sul tavolo, come se sotto ci fosse stata una bomba ad orologeria. - Alziamoci piano...- Eseguirono questa manovra all'unisono, ma l'occhio del "demonio" li catturò subito.

- Dove andate?- Chiese Bill con un pezzo di mela in bocca. - Non avete mangiato niente-

- Se ci avessi lasciato qualco...ouch!- A Georg arrivò uno scappellotto da parte di Tom.

- Il fatto è che non abbiamo molta fame, e ho notato che hai mangiato abbastanza, quindi puoi aiutare Georg a finire di sparecchiare..-

- COSA!?- Esordì questo. Rimanere solo con Bill!? In cucina!? Georg stava maledicendo Tom come mai aveva fatto.

- Sì, intanto io e Gustav andiamo nelle nostre stanze, siamo piuttosto stanchi, chiamateci se avete bisogno- Detto questo, Gustav e Tom se ne andarono lasciando Georg davanti ad un Bill che educatamente si stava pulendo la bocchina di fata tamponando con il fazzoletto.

- Ehm...Bill?-

- Sì?-

- Stai bene?-

- Mai stato meglio- Erano tutte risposte secche e inespressive.

- Eppure a me non sembra...- Disse cominciando a togliere i piatti.

- Perché!?- Sobbalzò a sentire il tono di Bill che stava diventando scontroso. Ok, doveva stare calmo e non contraddirlo troppo se non voleva morire.

- Mi sembrava...sei nervoso, mangi come...come...sì, insomma mangi tanto, ecco, troppo! Poi dopo vomiti! Cioè...sembri incinto!- Ecco lo aveva detto, aveva firmato la sua condanna a morte. Gli occhi di Bill sgranarono a quell'affermazione. Georg, se non una sfuriata, si aspettava una fragorosa risata, ma invece rimaneva serio come se fosse stato fulminato sul posto. - Bill?-

- C...cosa?- Si era ripreso. - Georg, ma come...come si fa?-

- Cosa, Bill?-

- Come si fa a rimanere incinti?- A Georg gli stette per andare di traverso la sua stessa saliva. Ma che domande erano!?

- Beh, facendo sesso, no?- Comunque non se la sentiva di lasciarlo senza una risposta.

- Eh, ma come lo capisci?- Perché dovevano parlare proprio di questo?!!

- Fammi pensare...c'è il test di gravidanza, e poi un metodo più casalingo...ma perché me lo stai chiedendo? Non ti riguarda minimamente, che ne vuoi sapere?- Disse ridendo ma Bill non aveva la sua stessa ilarità.

- Che metodo casalingo?- Ignorò le domande di Georg continuando con le proprie e pretendeva una risposta!

- Cioè...ok, funziona così: è un metodo utilizzato fin dall'antichità, praticamente si riempie un bicchiere d'acqua..- Prese un bicchiere di vetro riempiendolo con l'acqua del rubinetto della cucina. - Esattamente in questo modo, poi devi raccogliere un po' delle tue...urine, insomma, e metterle con l'acqua. Se rimangono a galla, un po' come la soluzione olio e acqua, allora sei in dolce attesa, se si mischia con l'acqua no, ecco tutto- Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio moooolto imbarazzante. Bill lo fissava e Georg stava sudando freddo. Poi mise appoggiò il bicchiere su un ripiano. - Ma adesso smettiamola di parlare di queste cose, ed è meglio che anche tu vada nella tua stanza, finisco io qui, poi anche io mi chiudo e dormo finalmente, che stanotte ho riposato davvero poco- Bill non rispose, si alzò semplicemente dalla sedia sparendo come un fantasma...strano.

***

Il bicchiere. Era ancora lì, che lo guardava, che lo chiamava. Stavano tutti dormendo quel pomeriggio. Georg aveva finito di mettere a posto tutto ma aveva lasciato quel bicchiere di prima solo soletto sul ripiano ed era sotto il mirino di Bill. Non poteva credere a quello che stava per fare. Doveva essere totalmente impazzito. Tuttavia, come un fulmine, afferrò il bicchiere chiudendosi nel bagno a chiave.

- Ok, siamo io e te, bicchiere!- Poi si guardò l'addome appoggiando una mano sopra delicatamente. - O almeno speriamo di essere solo io e te...Ma che accidenti sto dicendo!? Facciamo quello che dobbiamo fare solo per toglierci la soddisfazione!- Con un altro bicchiere raccolse quello che doveva raccogliere. Inutile dire che lo teneva con le unghie. Non era bello avere le proprie urine in mano. Appoggiò entrambi i bicchieri sul ripiano osservandoli un attimo. - Lo faccio o non lo faccio? E se fosse vero? Oooh andiamo! Non può essere, su!- Si fece coraggio ed eseguì osservando ogni movimento come se stesse mischiando due componenti con alto grado esplosivo. Aspettò qualche secondo nell'ansia...poi...la soluzione... - COSA!?- Fece di tutto per far scendere lo strato superiore nello strato inferiore, ma ormai era chiaro. - Io...non può essere...come è possibile? Come è successo? Io non posso, non posso assolutamente!- Stava impazzendo. Si stava mettendo le mani nei capelli cercando di non crederci. - E se Georg si fosse sbagliato? Magari non era sicuro di quello che diceva...- Scostò piano la porta del bagno fionandosi a prendere il computer e richiudendosi dentro. - Bene, arnese! DIMMI CHE NON E' QUELLO CHE PENSO!- Fece una ricerca riguardo il test che aveva appena effettuato. E pareva fosse...autentico. Era proprio come Georg aveva detto, e per sua sfortuna non si era sbagliato. - Io sto...aspettando un bambino...- Sussurrò con le lacrime agli occhi. Si mise in posizione fetale cominciando a piangere silenziosamente.

***

Tom uscì dalla sua stanza incontrando Gustav e Georg che stavano parlottando tra di loro. Si avvicinò sentendo un po' della conversazione, udendo parole come: "Bill", "Test di gravidanza", "strano", "assurdo"...e voleva capirci di più in questa storia.

- Ehm...che cosa state dicendo, di grazia?-

- Ah, ciao Tom, hai dormito?-

- Sì, ma non cambiare discorso, ho sentito che parlavate di Bill- Georg sospirò non volendo rispondergli, perché non voleva accendergli lui la reazione, perciò fu Gustav ad intervenire.

- Quando noi siamo tornati in stanza Bill ha cominciato a fare delle domande anormali a Georg, che aveva semplicemente fatto una battuta alludendo al fatto che Bill potesse...beh essere...incinto, ahah- Ci abbozzò una risata alla fine per sdrammatizzare ed anche perché gli sembrava tutta una grande assurdità. Entrambi si sarebbero aspettati una risata da Tom, come Georg per Bill, ma incredibilmente aveva avuto la stessa reazione di quest'ultimo rimanendo serio.

- E dov'è adesso?-

- Pensiamo in camera sua- Senza ascoltare più niente si diresse lì bussando energicamente.

- Bill! Bill, apri la porta!- Ma come mai stava reagendo in questo modo? - Bill, apri immediatamente!-

- Tom...- Sentì una piccola voce sottomessa e si girò vedendo la figura del suo gemello barcollare con il viso rigato dalle lacrime che gli avevano arrossato gli occhi, ma non stava più piangendo, ma era evidentissimo il fatto che lo avesse fatto.

- Bill...- Quest'ultimo aprì la porta della sua stanza guardandolo per un secondo prima di pronunciare un sonoro: "Vattene!" e sbattergliela in faccia. - No, Bill, aspetta!- Troppo tardi. - Cosa ti sta succedendo, Bill? Dobbiamo parlare, lo capisci? Non posso aiutarti se non mi parli!- Continuava a bussare. - Bill!-

- VATTENE!!-

- NO! PARLAMI, CAZZO!-

- VATTENE, LO CAPISCI!? TI ODIO! VATTENE VIA!!!- Quegli urli disumani avevano fatto diventare i dreadlocks di Tom bianchi per modo di dire. Era spaventoso, proprio spaventoso. Era tutto assurdo, nessuno stava capendo niente. Un attimo prima era come se non ci fosse nulla e adesso gli stava tagliando i ponti! Dovette rassegnarsi. Appoggiò la fronte al legno freddo della porta sospirando. Bill invece vi appoggiò la schiena scivolando a terra e portandosi le ginocchia al petto. - Ti odio...perché quello che ho dentro è sia me che te- Disse accarezzandosi la pancia che presto o tardi sarebbe stata troppo evidente per essere nascosta.

Non sapeva per quanto era rimasto nel silenzio di quella solitudine, e di quella paura che lo stava avvolgendo come una nebbia nera. Aveva anche vomitato ancora, e questa volta, sapendo che non era solo una malattia, piangeva nel mentre, e non solo per lo sforzo. Aveva timore di toccare la sua pancia, e più volte era passato davanti allo specchio figura intera indeciso se farlo o no, e alla fine aveva preso coraggio. Si era tolto la maglietta. Il suo corpo era ancora secco, o perlomeno nella norma. Si osservò a lungo prima di sospirare mettendosi di profilo osservandosi ancora. Fece un respiro mozzato dai singhiozzi residui del pianto e riuscì a toccare la sua pelle. Trattenne un gemito dato che la sua mano era ghiaccia e la sua pancia era caldissima. No, non ce la faceva ad immaginarsi...eppure fra poco sarebbe stato così. Afferrò una vestaia di seta nera mettendosela lasciando però scoperto l'addome. Abbassò lo sguardo mordendosi le labbra. - Ehi?- Disse piano accarezzandosi. - Ci stai bene lì dentro?- Non appena si accorse di quello che aveva detto sussultò e si tappò la bocca. - Che cosa mi sta succedendo? Non...non devo...non devo affezionarmi, accidenti!- Disse con grande sforzo, perché gli sembrava di sentirsi sporco a dire una cosa del genere, a pronunciare quelle parole, infatti se ne pentì subito. Cadde a sedere sul letto stringendosi la pancia. - Scusami, ti prego, perdonami, non volevo dire questo- Le lacrime stavano bagnando le sue guance ormai leggermente corrose da esse. - Sicuramente ancora non puoi sentirmi, ma...io...io sento di volerti bene in qualche modo- Ecco, lo aveva detto...e si accorse che per un istante aveva sorriso. Sì, le sue labbra erano increspate in una smorfia sorridente mentre si stava accarezzando la calda pelle che proteggeva la creatura che aveva dentro. - Ma...- E si rincupì. - Non so se anche lui te ne vuole- Disse con una nota sofferente. - Tuttavia ormai ci sei- Una folata di vento lo distrasse dai suoi pensieri. Aveva lasciato la finestra aperta e la stanza stava cominciando ad essere fredda. Si allacciò la vestaglia senza pensarci, con un istinto di protezione che lo aveva improvvisamente pervaso. Andò poi a chiudere. - Che freddo che fa stasera...- Il suo stomaco cominciò a brontolare. - Hai fame? Ma come posso uscire da qui? Non...ah-ah!- Gli venne il lampo di genio. Nascondeva sempre qualcosa in stanza da mangiare e aveva ovviamente dell'acqua. Così cercando cercando trovò un pacchetto di biscotti. - Ah, mi ricordo, li ho messi qui circa una settimana fa- Cominciò a mangiarli sul letto sbriciolando un po' dappertutto. Temeva che non gli sarebbero bastati, ma ormai non si stava più considerando una persona. Ormai quello che aveva dentro si era impossessato di lui, era lui ad avere fame, era lui ad avere freddo, era lui ad avere sonno...non Bill. - Basta così, non fanno bene tutti questi biscotti- Inutile dire che era un pacchetto maxi e ne aveva lasciati quattro o cinque, quindi il livello di salute lo aveva superato da un pezzo, ma a lui stava bene così. Si distese sul materasso in procinto di dormire, ma un bussare lo destò.

- Bill- Questo sospirò. - Sono Georg, non hai fame?- Decisamente no, dopo essersi strafogato un pacco intero di biscotti anche no!

- No, sto a posto così, non me la sento di mangiare, ho mangiato tantissimo oggi- Scusa eccellente, e tra l'altro era anche la verità.

- Posso entrare e parlare con te? Non è bello comunicare così-

- No, rimani fuori, non voglio vedere nessuno-

- Ma perché stai così male? Tom è preoccupato, io e Gustav pure, non puoi chiuderti dentro una stanza senza farti più vedere!-

- Eppure è quello che sto facendo-

- Lo so, ma è sbagliato!-

- Tu non puoi dire quello che è giusto e quello che è sbagliato per me, per favore, lasciami in pace! Ci vediamo domani, forse- Georg si rassegnò facendo un grande sospiro che pure Bill udì da dietro la porta, come se glielo avesse fatto al telefono. - Per favore..- Disse sommessamente essendosi accorto di aver usato un tono troppo scorbutico prima. - Non sai quello che sto passando, Georg..-

- Ma lo vorrei sapere, siamo amici, Bill-

- Un giorno, ti prometto che un giorno te lo dirò, ma non adesso, per favore. Non preoccuparti per me, non mi succederà niente- Si sentì di rassicurarlo con le ultime parole. Georg appoggiò la mano alla porta.

- Va bene, ma ricorda che se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi, io ci sono, ci siamo tutti-

- Ok, grazie- Finalmente erano di nuovo soli. Si rimise di nuovo sul materasso e trovò decisamente brutto cercare una posizione adatta. Era scomodo tutto! In qualsiasi modo si metteva non c'era verso. Vabbè, il sonno lo avrebbe colto prima o poi. Era solo il caso di aspettare ad occhi chiusi, che bruciavano dal pianto. E intanto pensava a Tom, se mai avesse voluto questo bambino, come l'avrebbe presa, cosa avrebbero fatto con la stampa, con la loro vita in generale. Istintivamente si mise in posizione fetale. - Nessuno ti toccherà, te lo prometto- Sussurrò prima di cadere in un sonno profondo.

***

Grugnì aprendo gli occhi. Era notte fonda, magari avrebbe dovuto approfittarne per andare a rubare del cibo dalla dispensa e tenersene un po', in modo da non rimanere mai senza in caso di emergenza pappa. Si alzò, aveva anche mal di testa. Gli facevano male gli occhi, stava malissimo.

- No, non dirmi che ho la febbre...Uff- Sbuffò pesantemente aprendo la porta e incamminandosi piano verso la cucina. Aprì gli sportelli della dispensa prendendo un po' di biscotti, patatine e anche qualche fetta di pane, con un piccolo coso di marmellata. Li riportò in stanza, ma si era dimenticato di chiudere la porta alle sue spalle. Tuttavia qualcosa gli impedì di farlo. Una volta nascosto il cibo, stette per dirigersi all'entrata, ma improvvisamente spuntò una figura che lo fece sobbalzare.

- Tranquillo, Bill-

- Tom, che ci fai qui? Vattene, ti prego- Indietreggiò, gli girava tutto intorno. - Non sto bene, potrei attaccarti qualcosa-

- Bill, lascia che ti aiuti- Ormai era entrato e aveva chiuso la porta.

- No, vai via!- Tom fece tutto il contrario. Lo prese per i fianchi cercando di tenerlo fermo. - Tom! Lasciami! Lasciami, per l'amor del cielo, lasciami!- Stava dimenandosi peggio di un anguilla. Tuttavia lo colse la debolezza e le sue gambe cedettero.

- Bill!-

- Tutto a posto...solo un giramento di testa- Tom gli appoggiò una mano sulla fronte.

- Sei caldo, devi stare a letto. Andare in giro anche a piedi nudi non era proprio il caso- Lo prese di peso e Bill si tenne a lui come un cucciolo di koala con la sua mamma. Stava benissimo tra le sue braccia, avrebbe voluto rimanere così per sempre. Infatti Tom si stese accanto a lui. - Posso sapere cosa ti succede? Non potrai scappare per sempre- Bill si girò verso di lui e gli prese la mano.

- Prima mi hai stretto forte...ho avuto paura...- Disse. Sembrava stesse delirando.

- Paura? Bill, sai benissimo che non ti farei mai del male!-

- Non a me...ma...- Stava respirando più affannosamente cominciando a sudare.

- Bill, non parlare, vado a prenderti una medicina-

- No!- Sembrò ridestarsi prendendolo per un braccio e tirandolo con quella poca forza che aveva. Non poteva introdurre delle medicine dentro al suo corpo. Aveva una creatura dentro. - Non essere irresponsabile!- Urlò senza accorgersene, infatti si tappò la bocca.

- Irresponsabile? Bill, stai male, hai bisogno di una tachipirina, sennò non ti passerà mai!-

- Mi passerà, non voglio nessuna medicina, non voglio niente...fidati- Tom si rimise giù un po' titubante.

- Allora rimarrò qui-

- Ascolta, mi dispiace di averti detto che ti odiavo prima, non volevo-

- Ssshhh, adesso dormi, amore mio- Era la prima volta che lo chiamava così. Era una sensazione meravigliosa. Questa volta non ebbe problemi a trovare il sonno.

***

Passarono le settimane ed a Bill fortunatamente quella febbre era passata anche senza medicine. Le giornate stavano scorrendo normalmente, perfino il comportamento di Bill era tornato nella norma. Cercava sempre di non sforzarsi troppo, andava alle prove, cantava i nuovi testi che aveva composto, e insomma faceva quello che aveva sempre fatto. Sapeva benissimo che piano piano avrebbe cominciato a sentire maggiormente quella vita dentro il proprio corpo che stava cominciando ad adattarsi. Cercava di nascondere la pancia come meglio poteva, e già un capellino inziava a farsi vedere. Ormai non aveva più nessun dubbio. Tre mesi e mezzo erano trascorsi, e tutto si capovolse in quella notte di temporale. Era in camera sua, dove trascorreva la maggior parte del tempo. Era seduto sul letto accarezzandosi la pancia dura e morbida allo stesso tempo.

- Tutto bene lì dentro?- Disse sorridendo teneramente. - Sei così piccolo ancora...sarai grande quanto un fiore di campo- Adesso non aveva più timore di quello che aveva al suo interno. Stava cominciando a percepire la felicità di una mamma in dolce attesa, e questo non sapeva se era una cosa normale, ma la verità era che non gli importava nemmeno. Improvvisamente entrò Tom, e Bill si affrettò a coprirsi con le coperte. Sentì il rumore di un tuono e sussultò.

- E' solo il temporale- Lo rassicurò Tom in procinto di chiudere le finestre.

- No!- Si fermò sul posto. - Lascia così, voglio vedere la pioggia- Tom non se la sentiva di contraddirlo e lo lasciò così. Nonostante fosse un temporale, le gocce cadevano fini e tranquille, e le luci dei lampi erano come quelle dei fuochi d'artificio con il rompo dei tuoni di sottofondo. Una bella ninna nanna. Tom si sedette accanto a lui, e Bill si discostò un attimo più vicino al bordo. Non gli piaceva che si avvicinasse troppo, aveva paura che lo avrebbe potuto scoprire, anche se prima o poi doveva dirglielo.

- Sono passato a vedere come stavi, e poi so che hai paura dei temporali, mi è sembrato strano il fatto che tu non mi abbia chiesto di chiudere- In effetti era strano, anche il fatto che non sia andato a nascondersi sotto il letto ai momenti, ma il punto era che non aveva paura, non più. - Insomma, mi sembra che vada tutto bene, per fortuna è passato quel periodo dove...sì, dove sembravi uscito di testa-

- Sto bene adesso, non ti devi preoccupare-

- Ma non ti fa caldo? E' estate- Infatti quello al quale stavano assistendo era un temporale estivo. Il vento con l'odore dell'acqua stava invadendo l'aria e sfiorando i capelli di Bill che se lo stava godendo tutto.

- Tom, posso mostrarti una cosa?- Una volta cominciato, sapeva che non poteva più tornare indietro, ma prima o poi ci avrebbe sbattuto il naso se non lo faceva subito, e lo sapeva.

- Ehm...certo, Bill- Non si stava minimamente immaginando cosa aveva da fargli vedere.

- Mi aiuteresti ad alzarmi?- Eh? Cioè, lo avrebbe sicuramente fatto ma..non era in grado di farlo da solo? Domanda spontanea per chi non conosceva ancora le sue condizioni. Si alzò prendendo Bill da dietro aiutandolo a mettersi in piedi. Il lenzuolo cadde piano, tanto che Bill dovette chiudere gli occhi per non sentire l'ansia che mano a mano si stava prendendo possesso di lui. Tom poté notare una lieve escrescenza, capendo immediatamente che quella non era una pancia normale. Sgranò gli occhi, iniziando a sudare freddo. Non sapeva perché, ma sentiva dentro di lui il sangue ribollire. - Tom...- Lo chiamò Bill senza ottenere la sua attenzione. Era certo di poter ormai vedere le gocce di sudore formarsi sulla sua fronte.

- Co...cosa...cosa è?- Chiese deglutendo rumorosamente. Bill lo osservò sospirando.

- Io...-

- Bill, cosa accidenti è quello!?-

- Non parlare in questo modo! E'...!!- Non riusciva a dirlo, aveva paura.

- Bill, mi stai facendo spaventare, dimmi cosa è immediatamente!-

-...-

- Bill!-

-...-

- BILL!-

- E' TUO FIGLIO, VA BENE!?-

-...- Solo il rombo del tuono e qualche lampo accompagnarono quel silenzio che si era instaurato. Bill stava per piangere, stava stringendo la pancia a sé mentre stava con le spalle al muro tremando. Si era sentito improvvisamente debole, la paura del temporale era tornata prepotente, ma questa volta Tom non sarebbe andato a chiudere la finestra, sembrava impossibilitato. - Cosa hai appena detto?- Chiese rimanendo gelato sul posto. Solo le labbra si stavano muovendo producendo piano quel suono. A quel punto Bill cominciò a piangere seriamente. Si mise una mano alla bocca cercando di reprimere i singhiozzi.

- Aspetto un bambino, Tom- Disse con il desiderio di tagliarsi la lingua per non dire neanche più una parola al riguardo. - Non so come sia successo, so solo che ormai c'è, che mi sta crescendo qualcosa dentro...ed io l'ho fatto solo con te senza protezioni e...passivo- Tom si era avvicinato a lui. Non voleva vederlo piangere, ma temeva che prima o poi sarebbe ceduto anche lui. Non sapeva cosa provare, era shockato, e non poco. - Tom, io gli voglio bene-

- Cosa?-

- Sì, io...lo sento già mio-

- No, Bill! Stai delirando, quello non è un bambino!-

- Ho fatto il test, è positivo!-

- Beh, allora abortisci!- Quella parola fece stavolta gelare Bill sul posto. Non voleva neanche credere a quello che Tom aveva appena detto, eppure quella parola, "abortisci", gli aveva fatto più male di una coltellata al petto. Il tremolio era preso più forte, non riusciva a parlare. Si spostò dal muro indietreggiando in un'altra direzione negando con la testa. - Bill, cerca di ragionare! E' tutto assurdo!- Aveva anche sbattuto su un soprammobile facendolo cadere al suolo, ma non rompendolo. Non riusciva a pensare, sapeva solo che si stava sentendo morire dentro. Stava piangendo ininterrottamente.

- Tu...vuoi ucciderlo...- Riuscì a sussurrare stoicamente. Avvolse la pancia con il braccio. - NO! Io lo tengo!- Un istinto gli imponeva di opporsi, e finalmente ci era riuscito.

- Sei completamente pazzo!? Hai idea di quello che comporterebbe questa nascita!?-

- SI! So quello che potrebbe accadere ma IO LO AMO, E' PARTE DI ME! E lo sarebbe anche di te, ma sai che ti dico? Se non vuoi prenderti la responsabilità non mi interessa!-

- Ma ti rendi conto che non puoi da un giorno all'altro dirmi che sarò padre!? In più avrò un figlio da...da te!-

- E ALLORA!? TI FA SCHIFO!?- Tom non rispose a questo. Sospirò semplicemente rimanendo in silenzio. - Questo bambino nascerà, sarà il più bello del mondo, e non importa se non avrà un padre, non importa se me ne dovrò occupare solo io. Io gli voglio bene di già, e so che anche lui me ne vuole. Non ti sto dando la colpa di questo, perché per me non è un errore! Che cosa credi? Che io abbia reagito bene quando l'ho saputo? Ho pianto ore intere pensando a cosa fare ma...ma...ero solo perché avevo paura di dirtelo, e anche adesso ho paura, ma tu non puoi capire quello che si prova se non lo senti dentro, se non lo senti con te, se non percepisci quel calore nella pancia...- Tom era rimasto in silenzio ad osservare il pavimento mentre sentiva Bill parlare piangendo. - Io ci parlo ogni giorno, e sono felice così, mi sta bene così, capisci? Tom, ti prego, guardami- Cercò di alzargli lo sguardo, ma Tom gli prese il braccio scostandolo dal proprio viso. - Non puoi lasciarmi così, da solo...nonostante tutto io ho bisogno di te, non lo avevo programmato nemmeno io e inoltre se avessi abortito la notizia della gravidanza si sarebbe diffusa presto, invece in questo modo possiamo raccontare tante cose mantenendo il reale segreto...-

- IO NON VOLEVO UN FIGLIO DA TE! IO NON LO VOGLIO, BILL!- Altra pugnalata, e lo stava uccidendo piano piano.

- MA SONO IO CHE STO IN QUESTO STATO! A TE SEMBRA NON IMPORTARE!- Urlò.

- E' ASSURDO, COME POSSO AVERTI MESSO INCINTO!? E' RIDICOLO!-

- MA E' COSI', IO SO CHE E' COSI'!- Aveva urlato così forte che il mal di testa gli era sopraggiunto e aveva cominciato tutto a girare. Cadde all'indietro appoggiando le spalle al muro cercando di riprendersi. - Ascolta, io lo terrò, che ti piaccia o no, questo bambino nascerà. Avrà delle persone che gli vorranno bene e se tu non vuoi essere tra queste, va' al diavolo- Disse con tono più basso ma deciso, un tono che ti spiazzava. - Ti rendi conto? Lo vedrai camminare, lo sentirai parlare...e non lo accetterai- Disse come se fosse più assurdo questo fatto, piuttosto che il suo stato. - Penserai che sia uno sbaglio nel momento che dirà il tuo nome, che non doveva venire al mondo quando nei suoi occhi vedrai te stesso...vedrai un individuo che non è stato capace di prendersi le sue responsabilità, e che ha sparato cazzate dicendo di amare una persona alla quale nonostante tutto batte ancora il cuore per lui ogni volta che incrocia il suo sguardo, nonostante questa non voglia bene a quello che insieme hanno creato- Si rimise in posizione eretta con un po' di fatica oltrepassando Tom dirigendosi verso la finestra assaporando l'odore del vento prima di chiudere i vetri. Si chiuse meglio poi la vestaglia addosso. - Bene, ora esci da questa stanza, lo spettacolo è finito- Si distese sul letto girandosi dall'altra parte in modo da non guardarlo, e poter piangere in santa pace aspettando di sentire la porta aprirsi e richiudersi. Nonostante questo non successe, lo fece lo stesso. Stava troppo male, voleva urlare di dolore per una cosa del genere e non si trattenne. Da semplici lamenti diventarono dei veri e propri gridi che insieme accompagnavano i tuoni ovattati dalle finestre. Improvvisamente avvertì un tocco sulla sua spalla e sobbalzò. Una mano gli stava accarezzando i capelli. Sapere che era Tom lo fece calmare in un attimo, ma continuava a versare lacrime copiosamente.

- Non piangere, ti prego- Come era possibile...? La sua voce...lui...

- Tom ma...stai piangendo- Disse sorpreso voltandosi e quello che vide fu come una cosa che mai aveva avuto modo di vedere nella vita. Tom, gli occhi leggermente arrossati, lo sguardo chinato per non farsi notare troppo. Bill si mise a sedere appoggiandosi ai cuscini con la schiena, almeno stava anche più comodo.

- Scusatemi, vi chiedo scusa...per quello che ho detto- Stava parlando al plurale. Bill si toccò la pancia come per dire al piccolo che era al centro dell'attenzione di entrambi finalmente. - Non so, Bill, se sei disposto a perdonarmi, io ti chiedo solo di capire come io mi senta-

- Lo so, non è facile- Disse serio. - Ma insieme possiamo farcela, Tom- Gli appoggiò una mano sulla guancia che poche volte era stata bagnata in quel modo da lacrime salate.

- Sì...lo sai che ti amo, vero?- Chiese con timore nella voce, come se avesse paura di perderlo.

- Sì...lo so- Si sporse verso di lui baciandolo delicatamente sulle labbra, e lo fece più volte finché Tom non si calmò piano piano. - Va meglio?- Tom annuì.

- Puoi aprirti la vestaglia, per favore?- Bill sorrise leggermente annuendo mentre si slacciava l'indumento riscoprendo l'addome. - E' davvero lì dentro?- Chiese cercando di sorridere. Bill lo aiutò a farlo allargando il proprio e prendendogli la mano.

- E' ancora piccolo, ma è più o meno...qui- La posò su un punto della propria pancia. Tom si godette quel tocco. Era così...strano, ma si sentiva felice, stava proprio bene adesso. Prese a massaggiare piano sentendo fremere Bill dal solletico. Quest'ultimo si morse le labbra. Una sensazione semplicemente unica. - Non vedo l'ora di sentirlo muoversi- Confessò, e Tom rise.

- Un piccolo Tomi, non ci sto credendo-

- Nemmeno io ci credevo, ma sì sarà proprio così...- Bill poi si rivolse al piccolo. - Ehi, amore...lo senti il papà? Sì, c'è anche il papà adesso- Era una scena così adorabile che Tom sarebbe rimasto a guardarla per sempre. - E' ancora così minuscolo...sarà grande circa così- Con le dita fece una misura che sembravano sui 5 centimetri. - Ci pensi? Come sarà?-

- Con te come mamma sarà senz'altro bello- Bill arrossì.

- Io...sono contento che tu non ci abbia abbandonato, Tom- Disse sinceramente. - So che un figlio non era nei programmi, e figuriamoci in questo modo! Ma lui è una parte di me e di te, non posso rinunciarvi-

- Non te lo chiederò mai più, te lo giuro-

- Ti amo, e anche lui ti ama- Tom si avvicinò baciandolo.

- Ti amo- Si abbassò baciando anche il suo ventre. - Ed amo anche te...infinitamente-

***

Adesso che lo sapevano entrambi, tutto era più facile soprattutto per Bill che non doveva fare le cose di nascosto. O meglio, non le doveva fare da Tom, ma dal resto del creato sì...quindi ancora risultava un grande problema di cui avevano risolto la parte quasi più insignificante.

- Tom, ehm...- Tom si girò sentendo Bill che lo stava chiamando. Era con i soliti pantaloni attillati...ma il punto era la maglia che ormai non gli calzava più.

- Non puoi nasconderti per sempre- Disse ridendo al notare che la maglia non gli stava arrivando neanche a metà pancia.

- Lo so, ma non posso andare in live così, capiranno tutto!-

- Avevo già una soluzione, ti presto una delle mie maglie e vai tranquillo-

- Ma i fans non si faranno delle domande? E se cominciassero delle storie false sul nostro conto? Lo dico perché gli Aliens sono entità dotate di grande intelletto essendo i nostri fans e potrebbero indovinare cosa ho qui- Tom intanto che lo sentiva parlare, gli stava togliendo la maglietta ormai strimizzita e messo una maglietta nera delle sue. - Mi stai ascoltando?-

- Saranno persone intelligenti e non lo metto assolutamente in dubbio, ma al massimo ci scriveranno qualche post...poi già ho visto anche degli edit con le immagini...cioè quello che sto cercando di dirti, è che tutto esisteva di già ancora prima che lo sapessimo, quindi qualsiasi cosa vedrai dopo quel concerto su internet o detto dalle fans...c'era di già da tempo- Beh, non aveva per niente tutti i torti. Ormai ne aveva sentite di così tante che non avrebbero dovuto fargli più nessun effetto, ma era così nervoso, e purtroppo la sua espressione lo dava a vedere. - Ehi, se non ti senti bene, dimmelo e interrompiamo tutto. Tu devi stare al cento per cento, tu...e lui- Bill annuì mostrandogli un sorriso, ma sussultò quando sentì bussare alla porta. - Tranquillo, sii naturale- Tom andò ad aprire dopo aver avuto il consenso di Bill. Entrarono Georg e Gustav.

- Ragazzi ma quanto vi ci vuole? Siete peggio delle donne, nel giro di un'ora dobbiamo essere ad Oberhausen e siamo ancora fermi qui!- Bill si sistemò giusto i capelli con la mano per apparire naturale, ma non era facile.

- Possiamo andare- Disse oltrepassando tutti.

- Ha qualcosa che non va?- Domandò Gustav notando il cipiglio che appareva nervoso di Bill.

- No, sta bene, ma lo sai che lui quando deve salire sul palco ha sempre tensione addosso- Lo giustificò Tom prima di affiancarsi a Bill lasciando nuovamente i due amici allibiti. Entrarono nella macchina riuscendo a dirsi qualche parola durante il viaggio. Georg notò che Bill tendeva ad appoggiarsi spesso una mano sulla pancia, anche distrattamente.

- Bill, ma devi andare al bagno, stai male?- Gli chiese ad un certo punto.

- No, perché?-

- Mi sembrava, ho notato che ti massaggiavi la pancia-

- Sto benissimo, come ve lo devo dire?- Disse con un sorriso rassicurante che per fortuna funzionava sempre. Infatti Georg non fece più domande. Una volta arrivati ad Oberhausen, dovevano mangiare prima del concerto, ma Bill stranamente non aveva un granché fame, però doveva mettere nello stomaco qualcosa, solo per il piccolo. Prese giusto dell'insalata e qualcosa che nemmeno lui sapeva cosa fosse ma pareva buona. Gustav e Georg si misero a parlare tra di loro riguardo alla performance che avrebbero adottato quella stessa sera e Bill ascoltava in modo confuso, come se non ci fosse e ci fosse allo stesso tempo. Fu la mano di Tom sul suo ventre che lo risvegliò.

- Ehi?-

- Eh?-

- Stai bene?- Gli chiese sussurrando. Bill annuì sorridendo un millisecondo per poi tornare serio.

- Pensi che la musica troppo alta possa dare noia al bambino?-

- Io non credo, anche perché se ci pensi, non è risaputo che una donna incinta non possa frequentare locali con musica alta, quindi non penso proprio. Comunque te l'ho detto, in caso ci dovesse essere qualche problema, vieni da me, fermo tutto e vi porto via- Da quelle parole Bill si sentì più rassicurato e gli strinse la mano. Tremava.

***

Eccoci. Era entrato, ed era riuscito a cantare la prima canzone di Zimmer 483, ovvero Uber Ende der Welt. Stava bene, non c'era nulla che non andasse. Era come al solito, ma con i movimenti doveva stare piuttosto attento. Non doveva sforzarsi troppo, anche perché non sapeva cosa avrebbe rischiato.

- Oberhausen! Mach etwas Lärm!- (NdA. "Oberhausen! Make some noise!" La nota in inglese ci sta di più). Tutta la gente urlò ed era ogni volta una sensazione meravigliosa. Per un istante chiudeva gli occhi e si godeva le grida delle persone che li sostenevano, che li amavano per la loro musica, e per come erano. I suoi Aliens non li avrebbe mai battuti nessuno. - Ich bin so glücklich, dass Ihr heute Nacht hier seid- (NdA. "Sono così felice che siate qui stasera"). Si voltò a guardare Tom che al coltempo stava cercando di guardare sia lui che i suoi fans. Non poteva permettersi distrazioni quella sera, di nessun tipo. Doveva lasciare perdere i reggiseni che sarebbero inevitabilmente volati in aria, doveva lasciar perdere tante cose pur di proteggere quelle a cui teneva di più. - Ihr alle kennt das nächste Lied, ich möchte, dass Ihr es mit mir singt. Ohne jetzt noch Zeit zu verlieren: "Spring nicht"!- (NdA. "La prossima canzone la conoscete tutti e vorrei che la cantaste con me. Senza perdere altro tempo, ora: "Spring Nicht"!" So che la canzone seguente è Reden, ma preferisco Spring Nicht). La base partì. Non era il caso che si concentrasse sul testo, tanto ormai le parole le conosceva ed uscivano da sole cavalcando le note della musica di sottofondo, ma più che altro doveva cercare di sentire il bambino, se andava tutto bene, ma ancora non lo aveva mai sentito. Cioè, aveva solo quella sensazione di gonfiore e sapeva che c'era una vita dentro di lui, ma non si era mai mosso, oppure sì, ma non a tal punto da essere percepito da Bill. - Ich schrei in die Nacht fur dich, lass mich nicht im Stich, spring nicht!!- E stava bene, poteva dire di sentirsi assolutamente al suo cento percento perché non stava capitando niente di brutto. - Bei unseren Konzerten kommt es nicht oft vor, dass es so viele Leute wie heute Abend gibt, und wir sind sehr glücklich damit. Lass dich hören, Oberhausen!- (NdA. "Sapete, non capita spesso ai nostri concerti che ci sia così tanta gente come questa sera, e ne siamo molto contenti. Fatti sentire, Oberhausen!") La gente cominciò ad urlare fortissimo e il sorriso di Bill si stava allargando di più all'aumentare del volume dei decibel, ma improvvisamente, come se una spada lo avesse trafitto da parte a parte, cambiò espressione in una che era totalmente il contrario. Era diventata come sconcertata, come se avesse sentito una cosa che in un nano secondo lo aveva fatto gelare sul posto. Tutto il pubblico era inquieto, non capiva. Fu Tom che notò una sua mano posata sulla pancia prima che corresse via lasciando le persone ancora più allibite. Bill si stava tenendo una mano sulla bocca e l'altra sulla pancia. In un momento solo venne circodato dalle persone del concerto, alcune che gli chiedevano cosa ci fosse, altre che gli domandavano se stesse bene, ma lui non le sentiva. Tom lo raggiunse immediatamente prendendosi Bill per sé allontanando gli altri. - Tom! Tom!- Continuava a ripetere una volta che si erano chiusi nel camerino.

- Bill, qualche problema?-

- No...-

- Allora perché sei scappato co..?-

- Tom, si è mosso!- Va bene. Il tempo di dare a Tom di realizzare e fra poco si sarebbe messo ad urlare dalla gioia. - Oddio, ancora!- Diceva mentre cercava di non saltellare a destra e a manca mantenendo il controllo.

- Lui...lo senti ora?-

- Sì, non te lo puoi perdere, dammi la mano!- Gliel'afferrò appoggiandola su un punto della pancia. Appena Tom percepì qualcosa sussultò.

- ODDIO SI E' MOSSO!-

- SI', LO SO!- Bill gli saltò in braccio calibrando i movimenti. Stava piangendo dalla gioia e il truccio gli si era rovinato. Sulle guance gli si erano formate due strisce nere che andavano a sfumarsi nel sudore per poi scomparire. - Tom, io spero tanto che stia bene, lo spero davvero tanto- Disse tra le lacrime. Era vero, nessuno poteva controllare la salute del bambino perché sennò si sarebbe sparsa la voce, era qualcosa di troppo scoinvolgente per non diventare scandaloso. Sarebbe bastata una parola e tutto sarebbe finito per sempre.

- Anche io; quanti mesi per adesso?-

- Quasi 21 settimane- Non ci vuole un genio in matematica per capire che corrispondono a ben cinque mesi. A vedere quel viso pallido Tom non poté fare a meno di intenerirsi a sentire la sua voce sussurrare tale traguardo.

- Manca meno della metà e poi...-

- Già- Gli vennero a bussare al camerino e sentirono la voce di David dall'altra parte della porta.

- Bill, Tom, geh raus!- (NdA. "Uscite") Non potevano dire di no. Tante persone stavano attenendo lì fuori e così avrebbero generato troppo sospetto e preoccupazione. Si rifecero vivi sul palco in poco tempo, e Bill si riappropriò del microfono.

- Ich entschuldige mich dafür, dass ich weggelaufen bin, aber in letzter Zeit ging es mir nicht gut. Ich verspreche, es wird kein zweites Mal passieren. Können wir weitermachen?!- (NdA. "Mi scuso per essere corso via, ma ultimamente non sono stato bene. Prometto che non ricapiterà una seconda volta. Possiamo andare avanti!?") Oberhausen fece sentire nuovamente il suo grido e poterono riprendere più scatenati che mai.

***

Purtroppo non potevano più andare avanti così. I mesi passavano e la pancia di Bill cresceva sempre di più, era diventata una cosa impressionante e nemmeno le magliette di Tom bastavano più. Erano passate altre 8 settimane, ciò significa che era arrivato di già al settimo mese e avevano dovuto prendere una decisione.

- Devi fingerti malato-

- Ma...come? Chiameranno medici, è un casino, non mi lascerebbero in pace-

- Non preoccuparti di questo, ci penso io. Tu devi chiuderti nella tua stanza e non uscire fino al giorno in cui il bambino nascerà, diremo che sei contagioso, diremo quello che è necessario ed io sarò con te per qualsiasi cosa abbiate bisogno...ma nessuno dovrà mai sapere niente di tutta quanta la verità- Bill annuì, era l'unico piano che potevano attuare. Per la loro situazione era giusto che si nascondessero. Certo, anche questo sarebbe diventato virale presto, ma meglio che una gravidanza maschile che fino a quel momento sembrava impossibile. Bill entrò quindi nella sua stanza preparandosi psicologicamente al fatto che ci avrebbe fatto una permanenza di due mesi. Tom gli accarezzò la guancia. - Ehi, andrà tutto bene- Disse vedendo la sua espressione parecchio preoccupata. Bill si spinse contro quel tocco poi si guardò la pancia. - E' sempre più grande-

- Già...- Tom si mise in ginocchio.

- Ehi tu- Stava parlando a suo figlio e Bill non poté fare a meno di sorridere tenero. - Ti voglio un bene che non hai idea- Appoggiò la fronte sulla pancia per poi dargli un bacio. Non aveva mai provato una sensazione del genere, era un amore che mai si immaginava di poter sentire. Percepiva un senso di protezione nei confronti di quella creatura che ancora non si era fatta vedere. - Vi proteggerò da tutto e da tutti, cascasse il mondo- Si alzò baciando Bill sulle labbra.

- Tom...Tom...- Lo chiamava tra un bacio e l'altro mentre intanto gli si formava un sorriso sulle labbra.

- Che c'è?-

- Puoi prendere la pianola, per favore?- Tom annuì e andò a prenderla per poi tornare e posizionarla. Bill si sedette sul letto. - Hai preparato quella base che ti ho detto? Ho scritto il testo e...avrei voluto fartelo sentire-

- Certo, l'ho già imparata a memoria, spero che il bimbo abbia il mio stesso intelletto- Bill rise.

- Sicuramente, adesso comincia pure- Tom annuì e iniziò con le prime note aspettando di udire la voce di Bill che intanto stava ad occhi chiusi attendendo il suo momento.

Is there anybody out there
Walking alone

Is there anybody out there
Out in the cold
One heart beat
Lost in the crowd

La sua voce era bellissima come sempre, ed era meraviglioso vedere che mentre cantava si accarezzava la pancia come se la dedicasse al piccolo che teneva in grembo.

Is there anybody shouting
What no one can here

Is there anybody drowning
Pulled down by the fear
I feel you don't look away

Sentiva che però tremava leggermente, sempre perfetta ma aveva una nota di tristezza dentro.

Zoom into me
Zoom into me

I know you're scared
When you can't breathe
I will be there
Zoom into me

Parole meravigliose. "Concentrati su di me, so che sei spaventato. Quando non riesci a respirare, io sarò lì, concentrati su di me". Forse era per questo che vide una lacrima scendere sulla sua guancia.

Is there anybody laughing
To kill the pain

Is there anybody screaming
The silence away
Just open your jaded eyes
Zoom into me
Zoom into me
I know you're scared
When you can't breathe
I will be there
Zoom into me
Come closer
And closer

Era letteralmente in lacrime, e Tom stava per fermarsi, ma non esitò e continuò.

When you can't breathe
I will be there

Zoom into me
Zoom into me
Zoom into me
When the world cuts your soul
Into pieces and you start to bleed
When you can't breathe
I will be there
Zoom into me

L'ultima nota fece eco in quella stanza. Ci fu silenzio fino a che non si fu dissolta completamente.

- Bill è...stupenda, non so che dire...ma come hai fatto a scriverla in così poco tempo?-

- Beh, in realtà era da un po' che ci lavoravo...era per lui- Abbassò lo sguardo cingendosi la pancia con un braccio. - Io...non voglio che gli accada nulla, non voglio essere costretto ad abbandonarlo, per nessun motivo, io voglio esserci ogni minuto della mia esistenza per lui, anche dopo che sarà in grado di fare tutto da solo, io...non potrò fare a meno di lui e lo dico perché so che ci sarà qualcuno che cercherà di fare di tutto per...portarcelo via- Aveva coperto il viso con le mani lasciando che le lacrime scorressero e i singhiozzi gli mozzassero violenti il fiato. Tom si asciugò una lacrima che non era riuscito a trattenere. Al sol pensiero di quello che Bill aveva detto aveva sentito una brutta sensazione dentro, non voleva più pensarci.

- Bill, noi saremo i suoi genitori, lo proteggeremo, lo ameremo e nessuno mai ce lo porterà via...nessuno-

***

Questa bugia stava andando avanti già da settimane. Tom aveva proibito a David di chiamare un qualche dottore, lo aveva fatto tassativamente senza dare troppe spiegazioni. Georg e Gustav gli chiedevano, ma lui rispondeva sempre le solite cose, che Bill era contagioso e che non lo avrebbero visto fino a che non sarebbe guarito.

- Allora perché tu entri? Non hai paura di ammalarti? Se venissi a mancare anche tu e questa malattia di cui parli potrebbe evolversi in qualcosa di più grave...è tutto finito- Giustamente i due avevano fatto una accurata riflessione. Tom sospirò, era difficile anche per lui, ma aveva giurato, aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per Bill e suo figlio.

- Io...non mi ammalerò mai- Aveva detto con tono che mano a mano acquistava sicurezza.

- Eh? Tom, non dire stronzate!-

- Georg- Lo chiamò aprendo la porta della stanza da tutti proibita. - Ricordatelo bene. Io non mento mai- E così facendo aveva chiuso senza dare tempo a nessuno di replicare. Non avrebbe retto altri discorsi. - Bill, è veramente una cosa assurda, dimmi che almeno tu stai bene- Disse stiracchiandosi non appena fu entrato. Bill gli sorrise, ormai era già di 32 settimane e tutto sembrava procedere per il meglio. - Comunque ecco la cena- Prese da un sacchetto del cibo da asporto che era andato a prendere lontano da occhi indiscreti. Lo porse a Bill che lo agognava come se non mangiasse da anni. Infatti non ci mise molto a sparire. Mentre mangiava, Tom lo guardava e sorrideva. Sembrava un bambino, era adorabile. - Ehi piano o mi fai soffocare il bambino-

- Il bambino sta bene, è del padre che mi preoccupo. Non deve essere facile là fuori-

- No, infatti- Nonostante questo però non cancellò il sorriso sul suo volto. Aspettò che ebbe finito per poi ripulire tutto e prendere la sua chitarra sedendosi nuovamente sul divanetto con Bill che si stava sorreggendo la testa con la mano, il gomito appoggiato sulla cima dello schienale e lo sguardo perennemente incollato a lui e al modo in cui muoveva quelle mani sulle corde.

- Sai, credo proprio che gli piaccia quando suoni, ha acquisito da un po' la capacità di sentire i rumori esterni ed è facile capire per me cosa stia provando, non so come ma...è così- Fece spallucce, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e magari lo era pure a questo punto. - Si sta muovendo piano...ah! Un calcio, ahah- Tom sorrise non smettendo di suonare la chitarra. - E' meraviglioso ascoltarti- Era come assorto e perso in quella leggera melodia che lentamente lo stava conducendo ad un sonno profondo. L'ultima nota risuono quieta prima di dissolversi in poco tempo e lasciare spazio al silenzio. Tom alzò lo sguardo notando che Bill si era praticamente addormentato continuando però a sostenersi la testa. Sospirò con gli occhi lucidi mordendosi un dito. Pensò che mancava davvero poco e poi chissà cosa sarebbe successo. Si alzò armandosi di tutta la forza che aveva nelle braccia per prendere Bill facendogli appoggiare la testa sulla sua spalla e le sottili braccia penzoloni, per poi stenderlo piano sul letto mettendogli la coperta. Guardarlo era sempre una bella visione per Tom, ma adesso poteva sentire di lasciarsi andare. Adesso che non sentiva poteva finalmente piangere silenziosamente con la testa rivolta verso la parete. Non aveva mai pianto in quel modo, poche volte aveva provato la sensazione di un nodo alla gola, perché raramente piangeva, ma pensando a Bill non poteva non farlo. Quando il sangue del suo sangue sarebbe nato, non aveva nessun piano in mente, avrebbero scoperto tutti tutto e non potevano più fingere che tutto andasse bene, o che tutto andasse male verso un'altra prospettiva come stavano facendo in quel momento. Pensava che non sarebbe stato in grado di fare più di tanto e si sentiva in colpa come mai nella sua vita. Mentalmente chiedeva perdono perché non aveva il coraggio di inginocchiarsi e domandare scusa mentre il suo cuore si stava spezzando ed ogni pezzo cadeva sulle proprie mani. Stava malissimo, voleva smettere di piangere ma non ci riusciva...solo che poi gli venne in mente che doveva fare una cosa molto urgente, ovvero preparare altri spartiti. Sì, sarebbe rimasto a provare tutta la notte. Tutto, pur di distrarsi al riguardo. Forse gli avrebbe fatto bene da una parte, ma male dall'altra a causa delle ore di sonno inevitabilmente arretrate. Diede un bacio sulla fronte a Bill e sulla montagnetta che i lenzuoli avevano creato coprendo la sua pancia prima di andarsene chiudendo la porta lentamente.

***

Toc toc!

Nessun rumore.

Toc toc!

- E' permesso?- Ancora nessun rumore. Georg allora fece spallucce e provò ad aprire la porta che stranamente non era chiusa a chiave e facilmente accessibile. Videro Bill disteso sul letto che dormiva profondamente. Camminavano a passi felpati lui e Gustav, intenzionati a scoprire la verità finalmente perché non avevano creduto neanche ad una parola a quello che Tom aveva detto loro. Si avvicinarono al materasso fermandosi gelati sul posto non appena Bill si girò nella loro direzione emettendo un sospiro più rumoroso del soliti respiri di sonno. Il loro cuore stava per esplodere, non dovevano scoprirli lì. Andarono ancora più accanto a lui osservandolo meglio.

- Non sembra avere nessun problema...-

- Ehm...Gustav, ma che cosa ha qui?- Georg si indicò l'addome. Gustav allora concentrò il suo sguardo su quella parte notando un gonfiore abbastanza importante.

- Oddio, non lo so proprio- Strabuzzò gli occhi cercando di capire qualcosa.

- Dobbiamo cercare di spostare il lenzuolo, così da poter dare un'occhiata-

- E se si sveglia?-

- Dorme come un ghiro, che si svegli è l'ultima cosa!- Non aveva tutti i torti. Una persona che dormiva normale li avrebbe già sentiti. Gustav allora si armò di coraggio, con le unghie afferrò un lembo del lenzuolo scostandolo lentamente dal ragazzo. Sgranarono gli occhi insieme quando notarono una pancia piuttosto importante, e non era una pancia normale. Non era una pancia da persona grasse, ma diversa.

- Non dirmi che...-

- Posso sapere che cazzo è?- Domandò Georg sconcertato al massimo, forse traumatizzato. Bill mugugnò nel sonno.

- Tom...il bambino...fa freddo- Il bambino!? Gustav e Georg rimasero a bocca aperta cercando di trattenere un grido disumano.

- Che ci fate qui!?- Si voltarono sussultando. Tom era sull'uscio della porta con un cipiglio abbastanza incazzato.

- Ehm...Tom...adesso credo proprio che ci devi delle spiegazioni! Cosa state nascondendo? Perché Bill è in questo stato e...COME!?-

- SSSSHHHH!! Non.dire.una.parola al riguardo- Gli tappò la bocca mentre il sudore freddo stava colando dalla sua fronte. Ormai era consapevole di non poter fare più nulla, che avrebbe dovuto spiegare tutto perché cercare una scusa non ne sarebbe stato capace. Era troppo evidente.

- Tom, che succede a Bill? Perché ha quel gonfiore sullo stomaco?- Gustav lo bombardò di domande essendo che Georg aveva la bocca tappata dalla mano di Tom.

- Bill...ha un bambino dentro di lui- Accumulò tutta la serietà possibile attendendo la reazione di Georg e Gustav che sgranarono gli occhi come volessero toglierli dalle orbite. - È la pura verità, ve lo posso assicurare-

- Ehm...ti rendi conto che quello che ci stai dicendo sembra ancora più trashata di tutto il resto, vero?- A quel punto Tom non resistette e tirò un destro in pieno viso a Georg che in un certo senso se lo aspettava. - SEI COMPLETAMENTE MATTO!?- Beh, ma fa comunque male.

- È la verità! Bill è incinto! Io e lui abbiamo...!!- Si fermò. No! Doveva dirlo! - Abbiamo fatto l'amore otto mesi fa e non so come qualche giorno dopo ha cominciato a sentirsi male e poi mi ha detto che era in attesa di un figlio che molto probabilmente gli avevo impiantato io quella sera. Credetemi a quello che vi dico, se continuo ad insistere sul fatto che fossi completamente ignaro che Bill, un ragazzo, potesse rimanere incinto da me. Sono sconvolto quanto voi, e preoccupato per la salute di mio figlio che fino ad adesso non ha mai subito controlli ovviamente, quindi vi prego, anzi, vi supplico di comprendere e di non peggiorare la situazione!- Aveva detto tutti i suoi timori in faccia a loro che si guardarono perplessi. Non avevano visto MAI Tom Kaulitz in quello stato.

- Tom...- Sentirono una voce e si girarono tutti verso il letto. Bill, il pancione avvolto da un braccio, si strofinava l'occhio assonnato guardando i presenti in modo confuso. - Che ci fanno Georg e Gustav qui?- Chiese con apparente calma.

- Bill, noi...- Iniziò Georg. - Sappiamo tutto adesso- Concluse. Bill non ebbe nessuna reazione in particolare, aveva troppo sonno per permettersene una. Tom si sedette accanto a lui.

- Eccomi, sono qui...come va?- Bill annuì.

- Bene, credo stia dormendo adesso. All'improvviso ho sentito freddo, perché stavate discutendo in quel modo acceso?- Era davvero tranquillo, come se la cosa fosse del tutto normale. Non aveva panico quanto Tom riguardo al fatto che adesso anche Georg e Gustav erano a conoscenza del loro segreto? Magari perché era troppo assonnato in quel momento per intendere la situazione.

- Tutto a posto, non è nulla, torna a letto, ok?- Gli sussurrò Tom lasciando che appoggiasse la testa sulla sua spalla e si riaddormentasse piano piano. - Non è facile nemmeno per lui, soprattutto per lui- Precisò una volta sicuro che Bill si fosse addormentato. I due amici osservavano la scena e si resero conto di quanto Tom Kaulitz fosse cresciuto in un nano secondo, con Bill incinto tra le braccia. Avrebbe prima o poi dovuto farlo, sciogliere il suo carattere ormai formato e riforgiarlo nuovo per prepararlo a quello che sarebbe inevitabilmente successo dopo quella notte d'amore. - Adesso che sapete la verità cosa volete fare? Dirlo alla stampa? Comunicarlo a David e diffondere tutto?-

- Ma che stai dicendo Tom!? Questo mai!- Sospirò di sollievo a sentire Georg pronunciare quelle parole. Meno male, per un attimo era quasi sbiancato. - Solo che siamo molto sopresi...-

- E lo so questo, è normale. Non ho reagito bene nemmeno io inizialmente, ma ci sono dentro fino al collo ed io...ed io lo amo, li amo entrambi- Ammise finalmente dando un bacio sulla fronte di Bill ormai dormiente e accarezzandogli la pancia con la mano. - E scusami Georg se prima ti ho dato quel pugno, era un mio tentativo di farti perdere conoscenza, farti battere la testa da qualche parte e così facendo subire un trauma cranico con una successiva amnesia- Disse tutto di un fiato i suoi diabolici piani che Georg accorse semplicemente con una pacca sulla spalla comprendendo che quelle di Tom erano scuse sincere ma fatte semplicemente a modo suo. - E adesso scusatemi, ma anche il neopapà deve andare a letto. Spero solo di potermi fidare di voi fino in fondo, anche se non ne ho mai dubitato. Ammetto che non so cosa succederà una volta che l'avrò tra le braccia ma...è parte di me, capite?- Georg e Gustav annuirono guardando Bill che stava venendo steso da Tom nuovamente sul letto e coperto. Sorrisero teneramente. Bill era sempre stato dolce, ma da questa prospettiva era un'altra dolcezza che lo contraddistingueva a suo modo.

- Posso dirlo, Tom? E' stupendo così- Disse Georg con l'assenso della testa di Gustav.

- Già...allora buonanotte, a domani...sì, a domani...- Cercò di sembrare calmo, ma era visibilmente agitato dalla situazione. Tutto perfettamente normale.

- Un mese...solo un mese...- Pensò a voce alta Gustav. Tom lo sapeva benissimo, ma sentirselo dire lo mandava in paranoia, quando realmente provava una felicità smisurata purtroppo a volte sopravvalsa dal timore che tutto non andasse per il verso giusto.

Un mese...

***

Un mese dopo...

-Tom...ehi, Tom!- Si svegliò di colpo sentendo le mezze urla di Bill che lo stava scuotendo energicamente gemendo di dolore di tanto in tanto.

- Bill, che succede?-

- Lo sento! Mi fa male! Tom!- Stava quasi gridando sul serio. Non ci voleva un genio per capire che il momento era arrivato. Il piccolo doveva nascere adesso che era notte fonda.

- Prendo la macchina, vieni!- Lo prese in braccio con mezza di fatica, ma dopo un po' già non l'avvertiva più. Corse fuori caricandolo nel retro della sua cadillac. - Ok, ok, ok...sto per diventare padre, ok...- Continuava a ripetere nel mentre metteva in moto la vettura per partire. Tom per fortuna non era per niente male a guidare, sembrava un ambulanza in miniatura, riusciva con le sue mosse a farsi spazio tra le altre macchine che non capivano la gravità della situazione. Si fermò al primo ospedale più vicino che gli venne in mente, bestemmiò per i posti a pagamento che ovviamente non si sognò minimamente di pagare e scese ad aiutare Bill che stava piangendo di dolore.

- Chiama qualcuno, sento che qui mi rompo tutto!- Tom non lo invidiava per niente, ma soffriva anche per lui. Corse dentro l'ospedale chiamando il primo dottore che gli parve a tiro. Non fu facile spiegargli la situazione in modo lucido e chiaro. L'unica cosa che disse senza un'imperfezione fu.

- Fatelo nascere, mi basta questo!- Bill venne subito portato in sala parto d'urgenza.

- Ovviamente dobbiamo eseguire un cesareo...pazzesco!- Disse il chirurgo che ancora non credeva a quello che vedeva.

- Tutto, ma fatelo subito- A Bill gli fu addormentata la parte che sarebbe presto stata tagliata da un bisturi. Ovviamente all'altezza delle spalle gli fu messa una specie di tenda che non gli permetteva in alcun modo di vedere come stava procedendo. Era per un fatto di mantenimento della lucidità mentale delle partorienti, del partoriente in questo caso. Tom invece stava assistendo a tutto, guardava ogni movimento mentre teneva la mano a Bill che stava sudando copiosamente e respirando ansimante...molto probabilmente per l'ansia.

- Tom...cosa sta succedendo? Tom!- Ma lui non rispondeva, troppo ipnotizzato per prestare la giusta attenzione a Bill.

- Eccola!- Sentì il dottore.

- Eccola? E' una femmina?- Domandò e Tom questa volta annuì continuando ad osservare il piccolo esserino che avevano tirato fuori. - Tom, perché non la sento piangere? TOM!- Lo scosse e finalmente il ragazzo ebbe qualche reazione. - Perché non piange?-

- Non lo so...non si muove!- Rispose nascondendo il panico che stava spingendo per uscire violento e repentino.

- Aspettate, niente è perduto- Li rassicurò il chirurgo cominciando a dare dei colpetti sul sederino del piccolo esserino insanguinato. Diede più botte con la giusta dose di forza, dato che non era la prima volta che capitava. E come per miracolo, sentirono un sottile lamento...e poi...un pianto.

- Oddio signore- Bill sospirò di sollievo lasciando cadere qualche lacrima.

- E' viva, Bill!- Tom si abbassò su di lui baciandolo dalla gioia.

- Adesso dobbiamo pulirla, poi sarà tutta vostra- Il chirurgo passò la piccola all'ostetrica che se la portò via.

- Dottore, devo chiederle una cosa-

- Prego, mi dica pure-

- Di tutto quello che ha visto le prego di non farle parola con nessuno. Lo so che è una cosa scoinvolgente, ma mi creda, se questa si diffondesse la nostra carriera sarebbe finita totalmente- Il chirurgo, mentre stava ricucendo il taglio, sembrò riflettere su quello che il ragazzo aveva appena detto. Tradire la sua fiducia e diventare popolare di un primo caso nella storia dell'umanità, oppure comportarsi da brava persona, rinunciare, ma garantire un futuro bello e certo a questi ragazzi così giovani con la loro bambina?

- Ha la mia parola- Aveva optato per la seconda, aveva deciso di essere magnanimo con sé stesso e con Tom e Bill. - Può giurarci- Precisò. L'ostetrica poi entrò tutta frettolosa con la piccola in braccio che lasciò tra le braccia di Bill, che fu ben felice di averla finalmente accanto a sé. Le prese una manina nella sua sudata.

- Ciao amore- Teneva ancora gli occhi chiusi mentre faceva dei piccoli versetti. - Sei bellissima- Gli sussurrò. Tom si avvicinò piano guardandoli come se li vedesse da lontano, come se avesse timore di tentare un contatto, o come se semplicemente non credesse che quella piccola creatura così perfetta fosse sua figlia, la sua bambina. - Guarda, c'è il papà...lo vedo che la vuoi prendere in braccio- Si mise meglio a sedere per poterla passare a Tom. Con delicatezza questo se la appoggiò al petto.

- Ok...- Bill sorrise a vedere la sua impacciataggine. Sempre sicuro di sé ma davanti a quel musetto si era sciolto come un ghiacciolo sotto il caldo sole di Luglio. Sorrise nervosamente. - E' perfetta- Realizzò per poi arrossire e voltarsi dall'altra parte. Bill non era stupido, aveva capito perché lo aveva fatto, ma non si azzardò a dire niente. Non sarebbe stato rispettoso verso l'orgoglio di Tom, tuttavia aveva compreso che il ragazzo con i rasta in quel momento stava piangendo, forse commosso, forse preoccupato...ma era felice, gli si leggeva in ogni lacrima che percorreva il suo viso. - Come la vuoi chiamare?-

- Ti piace il nome Ireen?- (NdA. Nella pronuncia tedesca il nome si legge "Arén") Tom annuì, era un nome molto bello. Non si erano mai curati di pensarne uno essendo che non sapevano il sesso del nascituro.

- Mi dispiace interrompere questo momento, ma c'è una cosa che non possiamo nascondervi- Disse il dottore con gli occhi velati di un'improvviso rammarico. Tom ridette la piccola a Bill che le stava accarezzando una guancia delicata. - Vedete, la piccola Ireen è...- Silenzio. Il silenzio cadde in quella stanza, la invase come un'improvvisa folata di vento ghiaccio quando apri una finestra, la quale sbatte producendo l'unico rumore all'interno dello spazio.

- Co...cosa?- Bill abbassò lo sguardo. - Come è possibile?-

- Che relazione c'è tra voi due?- Domandò il chirurgo ai ragazzi sconcertati dalla sua rivelazione.

- Noi siamo...fratelli- Altro silenzio, che però durò meno. Tuttavia venne spezzato dalle lacrime di Bill che si era abbassato sulla piccola chiedendole scusa per averla incasinata in partenza, si stava lacerando l'anima ad osservare quegli occhi che finalmente si erano schiusi al mondo. Occhi belli, di un marrone raro che andava a sfumare nel grigio, ma vuoti, vuoti come un pozzo senza fine.

Ebbene sì. La piccola Ireen era nata cieca...

FINE! (PRIMA PARTE!)

Beh, credo che dopo questo io devo per forza fare un sequel che ve lo dico, non so quando lo farò ma ci sarà. Non sperate subito, intanto godetevi questa. 14000 parole! VI RENDETE CONTO!? Sono contentissima! Alla prossima!

Hijikatasouji <3




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