ReggaeFamily
Tutti
in traghetto!
Autobus
extraurbano, tardo pomeriggio
Oggi
all'andata tutto è stato tranquillo, quindi so già che
probabilmente non sarà lo stesso al ritorno.
Io e
mia sorella siamo sedute sul primo sedile accanto all'autista, la
nostra amica si è piazzata dietro di noi. Quando stiamo per
lasciare la stazione dei pullman, sale a bordo una tizia che si siede
proprio dietro il guidatore.
Il
mezzo si mette in moto e io cerco di rilassarmi, chiacchierando
sommessamente con mia sorella.
Poco
dopo, però, veniamo inevitabilmente
interrotte dalla quarantenne al nostro fianco. Questa, infatti,
comincia a parlare al telefono, mettendoci al corrente degli affari
suoi.
Ti
pareva...
«Sì,
sì, certo... ascolta, stavo pensando...»
Già
nell'udire stavo pensando
mi sorge qualche dubbio, così do di gomito a mia sorella e lei
soffoca un sospiro.
«Praticamente
stavo guardando i costi del traghetto... se parto alle dieci riesco
benissimo ad arrivare in ufficio nel pomeriggio, però costa di
più... ti rendi conto? Cinquanta euro in più, invece se
parto alle otto mi fanno uno sconto... solo che però devo
prendere il treno per arrivare al porto, e se
parto con il traghetto delle otto è troppo presto e non ce la
faccio...»
Sto
seriamente cominciando a non capirci niente. Non che la cosa mi
interessi più di tanto, ma visto che quest'esaltata sta
sproloquiando ad alta voce e vuole evidentemente metterci a parte dei
dettagli del suo viaggio, tanto vale cercare di decifrare qualcosa.
Magari le posso pure dare un consiglio.
«...
no, poi ho visto anche che se prendo il traghetto alle sei di sera,
mi fanno un ulteriore sconto... però non riesco ad arrivare in
ufficio, arriverei lì alle nove e mezza... ascolta, e se
faccio così? Possiamo andare a mangiarci una pizza appena
arrivo, tanto troveremo qualche posto aperto...»
Mia
sorella è diventata una mummia. Ha la faccia imbalsamata,
visto che sta tentando in tutti i modi di trattenere sospiri e
risate.
Mi
volto nella sua direzione e sussurro: «Interessante».
«Eh,
sapessi...»
«No,
ascolta... sono indecisa! Forse parto di mattina, però alle
dieci non mi conviene... ah per tornare a casa dici? Eh, allora...
arrivo lunedì e poi però mercoledì devo
ripartire, perché se parto venerdì è troppo
tardi perché devo sostituire Mario e non rientro con i
tempi...»
Oddio,
voglio morire. Mi chiedo come possa l'autista stare concentrato sulla
guida con questa pazza che gli grida in testa.
«Sì,
ascolta, parto alle dieci o alle sei? Secondo me
alle sei mi conviene perché spendo di meno, però se
parto alle dieci posso essere in ufficio nel pomeriggio... capito
qual è il problema?»
Vorrei
dirle che sì, lo abbiamo capito tutti qual è il
problema, visto che da cinque minuti non fa che ripetere sempre le
stesse cose. Ma poi, perché sta parlando in pullman dei fatti
suoi? Sono queste le cose che non capisco e non capirò mai.
«Okay,
e ascolta... allora andiamo a mangiare una pizza? Tanto troviamo
qualcosa aperto, dai... una cosa veloce, eh... una pizzetta al volo,
mica voglio cose complicate!» Ride e comincia a frugare in
borsa.
Siamo
solo a metà del viaggio e io vorrei avere a disposizione
un'arma per porre fine a questa tortura. Sarò tragica, ma
certi elementi mi distruggono psicologicamente. Sarà un
problema mio? Sono io che non riesco a vivere in mezzo agli altri?
Le
cose si aggravano quando la scellerata scarta una caramella e se la
mette in bocca.
Nell'ambiente
subito si diffonde un odore nauseabondo che assomiglia a un misto tra
puzza di piedi sporchi e frutta marcia. È un qualcosa di
vomitevole, dolciastro e insopportabile.
Il
mio stomaco si ribella e comincia a ribollire per la nausea.
Generalmente soffro di mal d'auto, ma mi capita solo in strade con
molte curve o se il guidatore è piuttosto spericolato.
Tenendo
conto che stiamo percorrendo un rettilineo, la mia nausea può
essere associata soltanto al
puzzo pestilenziale che proviene da questa orribile creatura che
staziona sulla fila di sedili accanto alla mia.
Mia
sorella tossisce e guarda fuori dal finestrino per evitare di
mostrare apertamente un'espressione nauseata.
La
tipa continua a succhiare beata la sua caramella e prosegue a
programmare il suo viaggio, ripetendo sempre le stesse due frasi in
loop per tutta la durata del tragitto.
Sono
quasi tentata di scaraventarmi fuori dal pullman alla prima fermata,
ma devo aspettare alla terza che è quella più vicina a
casa mia.
Una
volta giunta a destinazione, balzo giù dal pullman e tiro un
profondo sospiro di sollievo.
«Oddio,
ma che cazzo stava mangiando?» sbotta la mia amica in tono
contrariato.
«Forse
era un calzino sporco» brontola mia sorella.
«Io
voglio morire!» concludo in preda all'esasperazione.
Non
riesco a credere che anche stavolta sono riuscita a sopravvivere.
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- - -
Ragazzi
miei!
Scusate
per il ritardo, ma tra partecipazioni a contest vari e altri
imprevisti, non sono riuscita a scrivere qualcosa per questa
raccolta!
So
che i capitoli sono molto brevi, ma vedete, un comico – per
quanto poi rispecchi nient'altro che la realtà dei fatti che
mi accadono – per me è sempre molto impegnativo da
scrivere.
Per
certe mie long o per One Shot a caso, a volte scrivo capitoli di 3000
parole come se niente fosse; ma se devo dedicarmi a un comico, be',
tutto cambia.
Ma
basta sproloquiare, sennò faccio la stessa fine di questa
“simpatica” quarantenne che organizzava il suo viaggetto
in traghetto sul pullman in cui c'ero IO! ^^”
A
voi è mai capitato? E la storia della caramella poi... che
orrore! Ripensandoci, doveva essere una di quelle all'anice o
qualcosa del genere, ma era talmente puzzolente che aveva proprio il
sentore che ho descritto nel capitolo... e vi assicuro che non è
stato PER NIENTE piacevole!
Vi
ringrazio per essere ancora qui e per il tempo che dedicate anche
solo a leggere 'sta roba :D
Alla
prossima ♥
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