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E' strano. Terribilmente, nel vero senso della parola.
Non ha senso per me sentire questo vuoto nel petto, questa sensazione
quasi di nausea, come se stessi su una nave e il mare fosse agitato.
Una sensazione di amaro... Di qualcosa di perduto. Ma cosa? Non c'è mai
stato nulla di serio tra di noi. Cosa significavano tutti quei baci? Erano solo
uno stupido gioco di seduzione? Non potrei crederci, eppure io ne sono la
testimone.
Mi sento vuota.
Sono qui distesa sul mio letto a sentire una stupida canzone triste che
mi hanno detto di ascoltare perchè era troppo bella, troppo profonda. In
effetti, è anche molto triste.
Mentre l'ascolto, non posso fare a meno di pensare a ciò che eravamo.
Semmai siamo stati mai qualcosa di più di baci e carezze...
I'm not quite sure how to breathe
without you here I'm not quite sure if I'm ready to say goodbye to all we
were Be with me Stay with me Just for now Let the time
decide When I won't need you
Need – Hana
Pestle
Ti risulta impossibile vedere dalla mia prospettiva?
Non c'è bisogno che mi tieni per mano, ne che mi regali dei fiori, o che
esca con me dichiarandoti 'il mio fidanzato'. Non voglio intrappolarti in un
rapporto, perchè so che non ce la faresti.
Eppure... Solo sfiorare il
pensiero di camminare assieme solo per bere un drink, mano nella mano, oppure baciarci fuori alla scuola come due
innamorati qualunque, mentre tutti ci osservano, mi rende triste e felice allo
stesso tempo.
Sono triste perchè sono consapevole che non cambierai mai idea così
facilmente.
Sei troppo un animo libero e perverso per pensare di poter stare solo con
una ragazza alla volta.
E sono felice... non so se sono felice, in effetti. Dovrei rimangiarmi il
mio pensiero, dovrei dire 'sarei felice, se'... Ma quelli, forse, resteranno
solo dei sogni. Così con il fatto stesso di poter ritrovare la felicità. Sarà
difficile anche se agli occhi degli altri sembrerò felice.
Tu sei felice così?
So che non lo ammetteresti mai, ma secondo me la risposta è no. Ti
conosco fin troppo bene per capire che dietro quella faccia da bastardo si
nasconde una persona migliore che ha solo paura di mostrarsi per ciò che è
veramente.
Ed io? Cosa devo fare?
Ti cerco, ma mi respingi... Penso proprio che dovrò dare un taglio netto
a questa vita dannata. Devo ricominciare, ma senza di te. So che è triste come
conclusione, ma non posso aspettare eternamente che tu mi dica ciò che provi
realmente per me. Io sono una persona umana che prova dei sentimenti, anche se a
volte non si direbbe. E tu, tu mi stai facendo soffrire tanto da morire, tanto
che sono arrivata alla conclusione che non posso più sopportarlo. Ne ho
abbastanza. Ti sei infischiato troppe volte dei miei sentimenti, e non credo
nemmeno che adesso tu mi stia pensando.
Sarei sempre stata una delle tante...
My hand searches for your hand In
a dark room I can't find you Help me Are you looking for
me?
Need – Hana Pestle
A meno che tu non mi venga a cercare, o non ti riveda per caso, io non ti
cercherò di mia spontanea volontà, anche se la tentazione sarà forte. Troppo
forte.
Cosa dire infine... Ho già detto troppo. Mi sono aperta abbastanza, per i
miei gusti.
L'unica cosa che posso ripeterti è che ti amo. Anche se non lo accetti.
Anche se pensi non sia vero, è così. Vado via perchè ancora una volta mi sono
accorta che per te non è lo stesso. Sei capace solo di ferirmi, e per il momento
non ci riesco.
Con questa breve lettera voglio solo dirti addio, anche se è troppo
triste scrivere questa parola.
Quando la leggerai – se la leggerai – io sarò già lontana. Parto tra
qualche giorno.
Ricordati che potevi contare su di me.
Blair
Quando Chuck lesse la sua lettera, lei era già volata a New Heaven, per
frequentare l'università di Yale. Il suo primo istinto fu quello di accendere il
fuoco nel camino e di bruciarla, ma decise di non farlo. Quella era l'ultima
cosa che le restava di lei. L'ultima cosa che lei aveva voluto che gli restasse.
Lei, in quanto persona, era stata posseduta solo nelle loro notti di sesso. Se
lui avesse deciso di seguire i propri sentimenti e si fosse impegnato, adesso
lei sarebbe ancora lì, magari tra le sue braccia durante una sera d'inverno in
cui per scaldarsi, e i due avrebbero fatto ripetutamente l'amore davanti a quel
fuoco scoppiettante nella sua casa.
Chuck decise di conservare la lettera nel suo cassetto, e sembrava quasi
conscio di ciò che aveva perso.
Serena gli aveva consegnato la lettera una sera di giugno, quando ormai
Blair era partita per la Francia per andare da suo padre, la prima tappa verso
la riabilitazione post-delusione prima di Yale. Lui restò allibito prima di
aprire la lettera.
Non avrebbe mai pensato che l'unica donna che valeva la pena rincorrere
nella sua vita l'avesse abbandonato realmente, per andar via. Non aveva ancora
capito il dolore che le aveva provocato rifiutandola più e più volte. Non
pensava davvero che lei se ne sarebbe andata una volta per tutte.
Non pensava nemmeno che gli sarebbe tanto mancata.
All'inizio disse a se stesso che sarebbe tornata dopo qualche settimana
di vacanza. A settembre, forse, sua madre abitava ancora qui. E invece no.
Era la prima volta che Chuck faceva una predizione sbagliata.
Blair non tornò ne a settembre, ne a Natale,con sua meraviglia e con sua
paura.
Allora... forse non sarebbe mai più tornata nell'Upper East
Side?
Per la prima volta, questa possibilità si prefissò nella sua testa.
Solitamente, cercava sempre di trovare le persone grazie all'aiuto di
detectives, ma questa volta non fu così.
Questa volta aveva paura.
Paura che, una volta trovata – perchè era sicuro di poterla trovare con
questi mezzi – sarebbe stato lui quello deluso. Era sicuro di trovarla con un
altro ragazzo. Quindi evitò con tutto se stesso di provarci, anche solo per
scherzo.
E così, passarono due lunghi anni.
Blair non era mai tornata a New York, anche se Serena era rimasta in
contatto con lei per tutti quegli anni. Chuck aveva continuato a pensare a lei
di tanto in tanto, più di prima, ma aveva comunque continuato anche a
spassarsela alla sua maniera, cercando di oscurare la sua
interiorità.
Sapeva che c'era qualcosa che non andava, ma non trovava il coraggio di
cercare la risposta.
Sapeva che se la pensava più di una volta al giorno c'era un motivo.
Non l'aveva ancora dimenticata.
La sera, prima di dormire, pensava sempre a dove fosse, a con chi fosse.
Mentre si divertiva con le solite ragazze, pensava a com'era diverso fare
quelle stesse cose con lei.
A com'era difficile tenere il controllo del suo godimento quando lei lo
faceva impazzire, o semplicemente quando lo fissava negli occhi con quello
sguardo che aveva in sé mille significati.
Con lei fare l'amore era semplicemente 'diverso'.
Chuck non aveva idea che Blair stesse per tornare.
Aveva preso la sua mini laurea in giornalismo a Yale con il massimo dei
voti, e adesso avrebbe dovuto lavorare in qualche giornale prestigioso della
città per fare tirocinio.
Visto che era originaria di New York, i suoi professori decisero di
rimandarla a casa, anche se lei era davvero restia, e ne conosceva il motivo.
Anche lei, come la sua anima gemella perversa, non aveva smesso di
pensare a come sarebbe stato il suo futuro assieme a lui, sognandolo quasi tutte
le notti nella sua bellezza misteriosa.
Non aveva voluto sapere nulla da Serena, per evitare, come lui, di essere
nuovamente scottata.
Si chiedeva se lui se ne fosse andato dalla città, così da essere più
serena una volta scesa dall'aereo, ma nello stesso tempo desiderava che lui
fosse ancora lì, e che forse, avrebbe riveduto alcune sue vecchie decisioni.
La settimana in cui Blair avrebbe rimesso piede a New York era la stessa
del suo ventunesimo compleanno. Sua madre Eleonor, aiutata da Serena, aveva
forzato Blair a tornare a casa perchè sua figlia avrebbe compiuto i ventun anni,
e avrebbe voluto tanto festeggiare con lei l'evento.
Quando l'aereo di Blair atterrò al JFK Airport di NYC, Eleonor, Cyrus, e
Serena, erano ad aspettarla.
Quando Serena la vide, indaffarata tra tutti i suoi innumerevoli bagagli,
le corse incontro e l'abbracciò, rubandole da mano qualche bagaglio.
“B! Sono davvero felice che tu abbia accettato!” disse Serena, più
euforica del solito.
“Si si anche io, ma adesso staccati che ho davvero tanto caldo. Il volo è
stato lunghissimo”
“Scusami, è che sono davvero contenta di vederti” rispose Serena
allontanandosi e mettendosi al fianco della sua amica “spero davvero che
resterai”
“Ebbene, sì. Mi hanno presa al New York Times, per qualche strana
coincidenza, quindi sarò costretta a restare qui per qualche mese”
“Ma è fantastico!”
Blair le sorrise, con il suo sorriso che usava quando voleva assecondare
le persone.
Quel sorriso infatti aveva dentro di se il messaggio: 'sì, è bello stare
a casa. Ma ho anche un po' paura di rivederlo'. Era inevitabile che la parola
New York e Upper East Side si legassero entrambe al nome di Chuck Bass. La città
era quasi sua per tutti gli edifici che possedeva.
Anche se non l'avesse mai incontrato nei mesi in cui sarebbe rimasta lì,
tutto ciò che la circondava gli ricordava di lui. Lui era in tutto.
“Blair, figlia mia stai proprio bene con questo abito che ti ho fatto
mandare”
“Già sono stupenda” rispose Blair a sua madre, mentre la
abbracciava.
“Sempre elegante” disse Cyrus abbracciando la sua figliastra. Blair non
amava particolarmente i suoi abbracci molto stretti, difatti rifilò lo stesso
sorriso di prima anche a lui.
I quattro tornarono a casa Waldorf – Rose.
Quella notte, Serena dormì a casa di Blair.
Evitò di parlare del suo fratellastro, e di qualsiasi cosa che si
riferisse a lui, perchè Blair aveva vietato di farlo già da un annetto, ormai.
Lo aveva fatto promettere anche a Serena.
Le cose stavano andando per il meglio, quando, mentre le due ragazze si
stavano provando per divertimento dei vestiti nuovi, squillò il cellulare di
Serena.
Quest'ultima era dietro il separé e si stava cambiando, così Blair prese
il suo telefono in mano.
“Chi è?” chiese Serena qualche istante dopo il secondo
squillo.
Blair restò quasi pietrificata. Non pensava che il contatto con il suo
passato arrivasse così presto.
Passò lentamente il cellulare alla sua amica, sorridendo a stento.
Non riuscì a capire cosa le stava succedendo dentro. Il suo cuore
cominciò a battere più veloce solo alla vista del suo nome sul display. Eppure,
pensava di averlo superato.
Certo, lo pensava spesso, ma non credeva davvero che si trattasse ancora
di amore. Pensava più che altro che pensarlo equivaleva ad essere curiosi di
sapere cosa stesse facendo senza di lei.
Serena rispose. “Sì, Chuck. Non lo so” iniziò a dire, “Esatto. A dopo” e
riattaccò.
Blair guardava la sua amica e nello stesso tempo era assorta nei suoi
pensieri.
“Mi dispiace”, fece Serena.
“Di cosa? Pensi davvero che mi piaccia ancora?”
“Probabile. Lo vedo dalla luce che hai negli occhi”
“Ti sbagli. Ho solo un po' di raffreddore e la luce che vedi è solo a
causa di questo”
“Se lo dici tu” Serena sapeva bene che bisognava solo assecondare Blair.
Cercava sempre di apparire forte davanti alle persone, quando in realtà non lo
era.
Blair e Serena passarono la giornata a divertirsi, finché lei non dovette
andar via perchè sua madre aveva stranamente bisogno di lei.
“Ci vediamo domani? Ti vengo a prendere alle sette e andiamo a fare un
giro nei locali, come ai vecchi tempi... E poi domani è anche il tuo
compleanno”
Blair fu eccitata dall'idea. A New Haven l'aveva fatto davvero
poco...
“Certo, S! Visto che ormai da due anni non faccio nessuna festa per
celebrare il mio compleanno, meglio andare a fare un giro per locali e filtrare
con qualche ragazzo carino”
Serena sorrise. “Ben detto! Allora a domani”
Blair fu un po' sollevata, ma tuttavia non poté fare a meno di immergersi
tutta la sera nei ricordi.
Si stese sul suo letto, e presse play sullo stereo, per sentire qualche
cd.
Stranamente, partì una canzone che non le era nuova.
Le tornarono alla mente le parole dette a Chuck due anni prima, poco
prima di partire per la Francia, e poi per New Haven. Si sentì nuovamente
male.
Le tornò alla mente quello stesso vuoto che sentiva quando scrisse la
lettera d'addio.
Dopo tanto tempo, sperò che lui fosse davvero diverso.
Si addormentò con lo stereo acceso, tanto che il mattino successivo, la
canzone stava ancora suonando.
“Dannazione! Dorota!”
La cameriera corse subito in camera.
“Sì, Miss Blair?”
“Spegni lo stereo. Non te ne sei accorta che è rimasto acceso tutta la
notte?”
Dorota non rispose, ma si fiondò verso l'oggetto, e lo spense.
Blair si gettò di nuovo nel letto.
“Blair, tesoro. Tanti auguri” disse Eleonor, che arrivò poco dopo Dorota.
La ragazza si mise di nuovo a sedere, e sua madre le si avvicinò per
darle un bacio sulla guancia.
“Da oggi sei maggiorenne, quindi ti avviso che non devi fare cose
sbagliate”
“Mamma, questa è roba da ragazzini. E poi, semmai dovessi mettermi nei
guai, ricordati che Cyrus è un avvocato. A proposito, dov'è?”
Eleonor fece una strana espressione, che fece pensare a Blair ci fosse
qualcosa sotto.
“No... Niente. Aveva delle faccende da sbrigare”
Blair sbadigliò e si stese di nuovo. Sua madre cercò di farla
rialzare.
“Cara, giù ci sono dei vestiti che vorrei provassi. Sono della mia nuova
collezione”
“Scendo tra un po'” disse la ragazza, ancora un po' assonnata e confusa.
La mattinata passò in questo modo.
Blair misurò moltissimi vestiti, ed alla fine Eleonor la convinse a
prenderne uno nero lungo fino al ginocchio, con una sola spallina, e con la
gonna molto stretta che dietro era un po' più lunga. Dietro la schiena c'era
anche un grande fiocco.
Decise di indossarlo per metterlo quella sera quando sarebbe uscita con
Serena.
Dorota le acconciò i capelli, lasciandoli in sciolti in tanti ricci, e
mettendole un fermaglio nero con un fiocco sopra che riprendeva il motivo del
fiocco del vestito. Questa cosa le sembrava strana.
Alle sette circa, Serena la venne a prendere, ed insieme andarono a fare
un giro per locali.
“Era da tanto tempo che non mi divertivo così” disse Blair quando ormai
erano andate in due locali a cercare qualche ragazzo carino con cui
filtrare.
“Mi fa piacere” rispose l'amica “ma adesso andiamocene da qui, sono
stanca”
“Già? Ma se sono solo le dieci”
“Credimi, preferisco tornare a casa tua. Mi sento un po'
strana”
“Bah, andiamo via”
Serena e Blair presero un taxi, che le portò in fretta a casa Waldorf –
Rose.
Non appena l'ascensore arrivò al piano desiderato, Blair e Serena si
meravigliarono di trovare tutte le luci di casa spente. Non era
possibile.
Blair fece qualche passo “Dorota! Dove sei! Ci dev'essere stato un
blackout” e le luci si accesero all'improvviso, mostrando tanta gente sorridente
che Blair conosceva molto bene.
“TANTI AUGURI!” dissero all'unisono, e Blair restò davvero impietrita.
Non si aspettava di certo di rivedere tutte queste persone il giorno dopo
il suo ritorno.
C'erano Katy e Isabel, Hazel, ed altre sue compagne che in passato erano
state le sue 'cortigiane'.
“Grazie, grazie” continuava a rispondere a tutti sorridendo, quando al
contrario aveva tanta paura.
Paura che prima o poi, tra tutti quegli abbracci, ci sarebbe stato anche
il suo.
Invece, per sua forse fortuna, non arrivò nulla. Lui non c'era, e Blair
ne rimase delusa. Nel suo petto sentiva ancora quel vuoto.
La festa andò alla grande, e Blair si emozionò quando tutti insieme le
cantarono la canzone di auguri, ma non per la canzone o per il momento in sé.
Quelle lacrime erano piuttosto di delusione.
Lui non era mai mancato alle sue feste, anche se in quel periodo avevano
litigato.
Adesso, forse, erano davvero finite le possibilità di vedersi.
Probabilmente, lui in quel momento era con un'altra e se la stava
scopando.
“Vuoi che resti?” chiese Serena, quando ormai anche l'ultimo invitato se
ne fu andato.
“No, grazie S, vorrei stare sola perchè sono stanchissima” mentì la
ragazza.
“Bene. Allora ci vediamo domani. Buonanotte, Blair” le disse Serena
facendole un sorriso radioso.
Blair rispose al sorriso con un ennesimo sorriso stentato, per far
credere all'amica che tutto stava andando bene, che la serata era andata per il
meglio, e che lei era felice, quando al contrario non era così. Avrebbe tanto
voluto tornare a New Haven, per evitare la festa e ciò che aveva immaginato
nella sua testa potesse accadere, anche solo per un istante. Invece lui non si
era presentato.
Decise di andare in cucina perchè era arrabbiata e molto triste, e si
fece indicare da Dorota dove si trovasse ciò che ne era rimasto della torta, o
di qualsiasi altra cosa, intimandola di andare a dormire, o di comunque
togliersi dalle scatole finché lei fosse rimasta lì.
Iniziò a mangiare avidamente, addentando ogni morso con intensità, mentre
dagli occhi le scendevano le lacrime che era riuscita a custodire per così tanto
tempo.
“Tanti auguri Blair” disse a sé stessa, cercando di imitare un'altra
voce, e ingoiò un altro boccone.
“Vedo che non hai perso l'abitudine” disse una voce conosciuta dietro di
lei, tanto che restò immobile, con gli occhi bassi e con la forchetta ancora nel
piatto, pronta ad afferrare un altro pezzo di torta.
“Non farlo di nuovo, per piacere” la implorò la voce, tanto che lei non
poté fare a meno di alzare lo sguardo per constatare che la voce era vera, e non
solo un'illusione data dalla troppa torta ingerita.
Chuck le era davanti, distante pochi metri. Aveva un completo scuro, con
una specie di sciarpa celeste chiarissimo al collo. La fronte era corrugata, e
gli occhi severi.
La implorava sul serio a non continuare. L'aveva anche implorata in
passato.
Lei gettò la forchetta sul tavolo, e restò a fissarlo, ancora impietrita,
tanto che lui dovette avvicinarsi per farla rompere di nuovo il silenzio.
“Sto solo mangiando una torta”
“No. So dove andrà a finire quella torta. Quindi non
continuare”
“Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?”
“E' per la tua salute, Blair. Non volevo che la prima volta che ci
rincontrassimo fosse in questa modalità”
“Sto bene. Tu come mai sei qui?” gli pose la domanda con asprezza,
impulsività, quando al contrario avrebbe voluto dirgli 'sono davvero felice di
vederti'.
“Ho pensato fino all'ultimo di non venire. Alla fine non ce l'ho
fatta”
Blair alzò le sopracciglia, quasi incredula. Era più un segno di sfida
verso di lui.
“Potevi deciderti prima”
“Non avevo ancora letto la tua lettera”
Blair si pietrificò di nuovo, e al posto del cuore le tornò il vuoto. Non
rispose.
“Non avevo capito come ti sentivi” cercò di giustificarti “ho giudicato
male”
“Non posso crederci che tu me lo dica dopo due anni, Chuck” disse Blair,
poi respirò profondamente “perchè adesso le cose sono cambiate”
Il volto di Chuck si rilassò. Tuttavia, non era ancora del tutto sereno,
aveva paura che le sue previsioni si erano avverate. Spalancò la bocca, pronto a
ribattere, ma Blair lo batté sul tempo.
“Sono fidanzata, Chuck. E tu non puoi farci nulla”
Chuck abbassò in fretta gli occhi ed inspirò “Bene. Let the game
begin”
detto questo, uscì senza nemmeno salutare da casa Waldorf. Blair restò
spiazzata dalle sue ultime parole, e chiamò subito Serena.
“Serena!”
“Blair...” rispose l'amica dall'altra parte.
“Devo trovarmi un fidanzato entro domani!”
“Cosa? Blair è tardi, stavo dormendo... Possiamo parlarne
domani?”
“No! Chuck è venuto qui, ed io gli ho detto che ero fidanzata. Devo
trovarlo subito!”
Dall'altro lato Serena sbuffò. “Okey, vedrò cosa fare. Verrò domani da
te... Ora fammi dormire”
“Scusami, scusami. Ma non posso perdere questa volta”
“Certo. Buonanotte, Blair”
“Notte!”
Blair si sentì più sollevata. Sperava davvero che la sua amica Serena
trovasse qualcuno.
Questa era un occasione per prendersi una rivincita con Chuck. Voleva
fargli provare il dolore che si sente quando qualcuno che ami non ti
corrisponde, o non vuole dirti che ti corrisponde, anche se sapeva che forse,
stava di nuovo giocando con il fuoco.
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