“Stringimi Madre, ho molto peccato.
Ma la vita è un suicidio, l’amore un rogo.”
Voglio una pelle splendida – Afterhours
Guardarmi sciogliere il riflesso nello specchio e leccare le lacrime, che sanno
di carne. Che sanno dell’eco di risate lente a invecchiare. E ruggine. E lo
sfinimento, di essere solo un rincorrersi di note impazzite, che non accettano
sinfonie. Mi vedo annegare. Ma annegare nel sangue, che si attorciglia alle
caviglie e le consuma col fuoco. A supplicarti in un pianto di schianti
tremanti, chiunque tu sia. Di arrivare, a ricucirmi le ali nel petto, con un
coltello che incida questi silenzi disfatti. In un inferno di labbra e di
plastica, di defibrillatori in scatola, confezionati con tenera cura da mani
distratte. Vieni, ti prego, a distruggerli senza riguardi, a corrompermi la
pelle gelata. A spremermi il cuore, fino a farne colare l’essenza tra le tue
dita di sconosciuto. Mi basterebbe un istante di eterno e infinito, di stelle
disperse nel vento per gioco, di macchie bagnate di luna sul viso. Vorrei solo
assaggiare un attimo di quel temporale violento, vorrei succhiar via i lampi
crudeli e i tuoni divini. In un consumarsi stridente di ossa, in un ritrovarsi
di bocche sconvolte, in uno sfiancarsi a morte d’amore bruciante. Nel deserto di
questa tua assenza mi frugo nei palmi, alla ricerca di colpe nascoste. Vorrei
implorare perdono, ma in gola solo il raschiare di lame impigliate ed un segare
di vene indurite. E allora ti attendo, in questo mio farmi a pezzi che sa di
abitudine zoppa e ginocchia sbucciate. Ti attendo. E il calore del rogo appare
negli occhi miei stanchi, ogni notte un po’ più lontano.
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