Le memorie di Evèline

di Eeleonoravnt
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Era ufficialmente il primo giorno d'estate, quando mia mamma mi diede la notizia. "Devi andare per un po' da una mia amica, amore." mi disse. Non capivo. "In che senso mamma?" "Ti devi trasferire lì." Rispose frettolosamente, senza degnarmi di uno sguardo, mentre riponeva degli oggetti insoliti nell'armadio. Non ci feci caso e con voce ancora più decisa domandai "Perchè? Chi è questa tua amica? Quando devo partire?" Le domande che avrei voluto farle, sarebbero state molte di più, ma decisi di fermarmi. "Partirai domani mattina. Il biglietto è già stato preso, quindi non cercare di farmi cambiare idea Evèline." Sapevo che quando mia mamma usava il mio nome completo c'era ben poco da ribattere ma non riuscì a resistere: "Dovresti spiegarmi di più. Non credi? Non puoi spedirmi in un'altra città senza darmi delle motivazioni, mamma. Perchè tu non vieni con me? Perchè me lo dici solo oggi? Quando tornerò?" Urlai mentre sentivo la gola bruciare. Mi succedeve spesso, quando cercavo di trattenere le lacrime, ma anche questa volta non ci riuscì e una goccia mi scivolò sul viso. Chiuse l'armadio e si sedette sul letto, guardò prima in basso e poi mi fissò negli occhi "Non verrò con te perchè non posso ed il biglietto di ritorno non è ancora stato fatto. Vedremo." pronunciò "Capirai" Continuò. Non feci in tempo a domandare nient'altro, si alzò e prima di lasciarmi sola nella stanza mi disse: "Prepare le tua valige amore e prendi tutto ciò che ti è più caro, domani partirai." Vidi una lacrima accarezzarle il viso. Rimasi sola nella stanza, tormentata da mille domande ma sapevo che non avrei trovato nessuna risposta in quel momento. Capirai. Mi ripetetti un po' per consolarmi un po' perchè ci credevo, senza sapere che forse sarebbe stato meglio non capire nè ora nè mai. Non parlai con mia mamma per tutto il resto della giornata. Solo dopo l'ora di cena, mi domandò a che punto fosse la preparazione della mia valigia e dopo una risposta un po' troppo acida, si sforzò anche lei di non rivolgermi la parola fino alla mattina seguente. Rispettava sempre i miei spazi, ma in quel momento avrei voluto non fosse così. Desideravo uno dei suoi abbracci. Avevo bisogno che dimostrasse di tenerci a me. Mi sentivo abbandonata. Capirai, mi ripetevo in continuazione. Una mamma vuole sempre il bene per il proprio figlio. Avrei dovuto capirlo.


 

La stazione era più vuota del solito, sembrava che nessun'altro avesse intenzione di partire quel giorno. Solo io e il signore seduto sulla panchina a qualche mentro da me. "Starai benissimo credimi. Amabel è una donna adorabile. Siamo amiche da secoli." Cercò di tranquillizzarmi mia madre ma il suo tono di voce non riuscì a mentire. Aveva una voce tutt'altro che tranquilla. Parlammo per altri dieci minuti prima che il treno arrivò. Non sapevo quanto sarei tornata, quando l'avrei rivisto o quando avrei risalutato i miei amici, ma l'abbraccio che mi diede, prima di lasciarmi andare, mi confermò che sarei stata lontana da casa molto più di “un po''. Posto F8. Ci misi un po' per trovarlo ma fui felice di scoprire che avrei passato l'intero viaggio vicino al finestrino: amavo guardare il panorama, il cambiamento dei paessaggi e mia mamma lo sapeva bene. Aveva scelto quel posto appositamente per me. Mi aveva pensata. La pensai. Era una donna forte, dopo l'allontanamento di mio padre, quel padre che non avevo mai conosciuto, aveva dovuto affrontare tutto da sola. Ero in viaggio da un po'. Dal finestrino avevo potuto notare come i campi pieni di fiori e le graziose villette a schiera, tipiche della mia città, avevano lasciato spazio a palazzi cupi e strade trafficate. Anche se la curiosità era molta, non avevo letto ancora il nome della mia destinazione: era come se leggerlo significasse accettarlo e io non lo volevo. Feci un respiro profondo, ripresi il biglietto e lessi Roubaix: il nome del luogo dove da lì a poco avrei vissuto. Sorrisi e pensai che nonostante non avessi mai sentito quel nome, non suonava male. Forse mia mamma aveva ragione: mi sarei trovata bene.





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