Joy

di Luna95
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In primo luogo, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno lasciato kudos e commenti alla prima parte di questa mini-serie, Unsaid: li ho letti, riletti e amati molto, dal primo all'ultimo!

E come promesso, seppur con un ritardo imperdonabile, ecco la seconda parte della storia: spero vi piaccia! La dedico alla mia bellissima moglie pur senza alcuna ricorrenza/occasione particolare, semplicemente perché è una splendida creatura e merita tutto ciò che c'è di bello al mondo (e senza dubbio, merita storie più belle di questa). Buona lettura!

 

 

 


 

 

 

“Non posso crederci. Sei assurdo.”

 

Non è nemmeno ora di pranzo e Chuuya è già onestamente stanco. Ha deciso di seguire il malaugurato consiglio di Oda Sakunosuke e ha provato a dare una possibilità a Dazai Osamu, l’unica persona al mondo in grado di mandarlo fuori di testa – in tutti i sensi. Pensandoci, con il senno di poi, forse non è stata un’idea brillante accettare questo appuntamento, ma è anche vero che Chuuya non è mai stato bravo quando si tratta di usare prudenza.

 

Se ne pente. Se ne sta amaramente pentendo.

 

“Ma come sei diffidente, Chuu-ya!” replica l’altro, quel demone, trascinando il suo nome in una sorta di cantilena irritante. È totalmente da lui e Chuuya non sa nemmeno bene che cosa si stesse aspettando da quella maledetta serpe.

 

“Diffidente? No, è che ti conosco. I miei dubbi sono del tutto legittimi e fondati.”

 

Non è una coincidenza che Dazai abbia scelto proprio quel locale e quell'ora, non può trattarsi di un caso. Le probabilità sono vicine a zero, esattamente come il numero di neuroni nella testa di Dazai Os–

 

“Smettila di insultarmi nella tua testa.”

“E tu smettila di usare la Legilimanzia!”

 

È ingiusto e parecchio invadente. Sa che Dazai è un Legilimens alquanto potente, con un talento naturale, senza dubbio, e sa anche che a volte non riesce a trattenersi dal captare qualche pensiero errante, ma questo non lo rende meno indiscreto o fastidioso.

 

“Non l’ho usata, non serve: anche io ti conosco. E sei prevedibile.”

 

Chuuya inspira profondamente e si trattiene dal lanciargli una fattura. Sta solo cercando di innervosirlo, niente di nuovo; è la loro classica dinamica.

Non riesce a trattenere invece una punta di delusione: una parte di lui sperava che stavolta qualcosa sarebbe stato diverso.

 

“Allora saprai spiegarmi perché, di grazia, hai passato una buona mezz’ora a fissare altri due ragazzi nel bel mezzo del nostro appuntamento.”

 

Non è risentito, niente affatto.

Il commento piccato non è in alcun modo riferito al fatto che siano finalmente insieme, soli e fuori dal Castello e che Dazai abbia passato la metà del tempo a distrarsi. Non è risentito, va bene? Questo è solo l’appuntamento peggiore della storia ed è seccato per via del tempo perso, ecco tutto.

 

“Odasaku si è rifiutato di lasciare i ragazzini del primo anno da soli al Castello e Ango ha dichiarato da subito che non vuole avere niente a che fare con questa storia – qualcuno dovrà pur dare un’occhiata a quei due!” esclama il Serpeverde come se fosse un’ovvietà, cieco all’occhiata attonita che gli sta lanciando Chuuya. “Potrebbero farsi male! Potrebbero essere confusi! Potrebbero aver bisogno di una guida!”

 

Oh, Merlino, no.

 

“L’unica cosa di cui hanno bisogno è un po’ di tranquillità,” replica Chuuya, stizzito. “E di privacy. Lasciali in pace, dico sul serio.”

 

E quello spreco di bende ambulante ha pure l’audacia di zittirlo: “Shh, sono vicinissimi!” gli sussurra, facendogli segno di tacere.

Chuuya è sinceramente dispiaciuto per la scenata che sta per scatenarsi nel locale; Da Madama Piediburro è un locale grazioso, non merita le pagliacciate di Dazai, e Akutagawa non merita la tortura a cui lo sta per sottoporre il Prefetto della sua stessa Casa.

 

Il declino a questo punto è inevitabile.

 

Nello sguardo di Akutagawa si riesce a scorgere il tradimento vero quando Dazai inizia a cantare a squarciagola ‘Baciala!’ – e al diavolo le lezioni di Babbanologia che hanno dato libero accesso a tutto quel materiale ad un pericolo pubblico come Dazai. E per sicurezza: al diavolo anche il genitore babbano del pericolo pubblico in questione (o meglio, al diavolo chiunque gli abbia mai fatto vedere i cartoni animati).

 

Sorprendentemente, è Atsushi a lanciare un Incantesimo Ammutolente con un gesto secco del polso e senza la minima esitazione.

Chuuya è fiero di lui.

 

“Dazai,” inizia il Tassorosso, il tono più affilato di un artiglio di drago. “Ti prego, no. Almeno non in pubblico.”

 

E Chuuya vorrebbe tanto abbracciare il poverino e domandargli in che modo l’abbia torturato quel criminale, quella disgrazia ambulante. Nakajima è un bravo ragazzo: è rispettoso, positivo ed amichevole. Non merita l’amicizia di Dazai, perché l’amicizia di Dazai si traduce sempre in qualche disastro.

È una maledizione, una malattia contagiosa – altro che Prefetto pluripremiato: Dazai Osamu andrebbe rinchiuso nella Stamberga Strillante con tanti e cari saluti. Chuuya si offrirebbe volontario per dare l’ultima mandata e poi buttare la chiave.

 

Per qualche benedetto, santissimo momento, Dazai tace.

 

Chuuya non può che ringraziare Atsushi offrendo da bere a lui ed Akutagawa e trascinando il Prefetto di Serpeverde molto, molto lontano dal locale, scusandosi con la coppia e con chiunque fosse lì vicino – quei poverini che si trovavano nella sala da tè per puro caso non meritavano di sentire i gorgheggi striduli di Dazai, non hanno fatto nulla di male.


 

Lo trascina dalla collottola per tutta High Street, borbottando tra sé tutto il suo rimorso per aver acconsentito a questa uscita: una pessima scelta, davvero. Sentire Dazai cantare è stata la sua punizione, se lo è meritato per la sua ostinata stupidità.

 

“Se ti azzardi a disturbarli ancora ti lancio un dannatissimo Petrificus Totalus e poi ti butto nel Lago Nero, mi sono spiegato?” dice, e sa che è una minaccia risibile e che forse non è nemmeno una vera e propria minaccia per Dazai, ma il suo interlocutore non può farglielo notare né prenderlo in giro, quindi va benissimo così.

L’Incantesimo Ammutolente gli consentirà ancora diversi minuti di pace e Chuuya intende sfruttare ogni secondo.

 

“Per la cronaca, è il peggior appuntamento della storia. Quasi rimpiango di non aver accettato di uscire con Mark Twain… lui almeno capisce qualcosa di Quidditch. Avremmo potuto parlare dell’ultima partita di Dostoyevsky come due persone civili.”

 

A Dazai non servono parole per rispondere: lo sguardo che gli lancia è eloquentissimo.

 

“Anzi, quasi rimpiango di non aver accettato la proposta di mia madre e di non essere rimasto in Francia – a Beauxbatons sicuramente non ci sono maniaci del suicidio, è una scuola come si deve. Magari mi trasferisco, dopo l’estate.”

 

La voce di Dazai giunge così inaspettata da farlo sobbalzare.

 

“Cielo, cielo, non ti facevo così chiacchierone, Chuuya!” dice, ed è una miscela di paradossi – il tono è canzonatorio, ma il suo sorriso è stretto; la sua postura è rilassata, ma lo sguardo ha un che di freddo ed impenetrabile.

 

Il fatto che stia parlando è di per sé impossibile, poi.

 

“Ma com–”

“Controincantesimo non verbale,” spiega Dazai, quasi annoiato.

 

Naturalmente. Figurarsi se quel genio di Dazai non è in grado di eseguire un incantesimo non verbale che, a rigor di logica, richiederebbe anni ed anni di allenamenti complicati e una durissima disciplina.

 

Chuuya inspira profondamente e conta fino a dieci prima di rispondere; Dazai riesce a mandarlo fuori da ogni grazia in tempo record. “C’è qualcosa che non riesci a fare?”

 

E Dazai ride, lasciandolo di nuovo un po’ attonito, un po’ meravigliato.

“Certo,” dice, e le fossette sulle guance sono il segno manifesto del suo divertimento. “Più di qualcosa – un’intera sezione del libro di Pozioni, onestamente.”

 

Sul serio?

 

“Lo so,” sbuffa Chuuya senza astio, e finalmente smette di trascinarlo. “L’avevo intuito da tutti quei saggi che ti ho dovuto scrivere. E dal fatto che sono sempre io a fare tutti i nostri lavori di coppia, in Pozioni.”

“Ma non posso farci nulla, Chuuya è così bravo in Pozioni!” esclama Dazai, non senza un tocco (superfluo) di drammaticità. “È perché hai i capelli rossi.”

“Non c’entra nulla!”

“Se continui ad arrabbiarti per ogni sciocchezza non crescerai mai, Chuuya – la tua bacchetta si stancherà di eseguire Incantesimi di Appello per prendere la tua roba dagli scaffali più alti e si darà fuoco per la noia!”

“Se non la finisci ti do fuoco io.”

 

E Dazai ride ancora, prendendogli la mano per tirarlo verso i Tre Manici di Scopa – o forse vero Mielandia? – e Chuuya si odia un po’ per il pensiero che si è impadronito della sua mente: la risata di Dazai è il suono più bello del mondo.



 

*



 

“Sai, ti ho notato, l’altro giorno. La tua faccia da cane bastonato si vedeva benissimo anche a tre tavoli di distanza.”

 

Tanizaki Naomi non somiglia affatto a come se l’era immaginata; il suo visino innocente, quasi infantile, l’aveva distratto dai colori della sua cravatta, ma è bastata una singola interazione a cambiare la sua percezione su di lei.

Tanizaki Naomi è una Serpeverde abile e Michizou teme il giorno in cui succederà a Dazai o ad Ozaki.

 

Potrebbe protestare, dire che non aveva alcuna faccia da cane bastonato, che non ha nessun motivo di sentirsi come un cane bastonato, ma in verità non sa bene che risposta si aspetti la coetanea, perciò procede con tutta la cautela di cui è capace. “... e quindi?”

 

Tanizaki sbuffa un poco, divertita dalla sua finta indifferenza. “Quindi è vero, il Grifone nella vostra Casa rappresenta davvero un cervello di gallina collettivo,” replica, non meno tagliente di prima.

 

Michizou è molto, molto tentato dall’idea di lanciare un Incantesimo Ammutolente (o un meno innocuo Stupeficium), ma l’altra non gli dà modo di parlare.

 

“Prova a spolverare i neuroni, Tachihara: secondo te perché te ne sto parlando? Ovviamente intendo aiutarti.”

“Aiutarmi.” Dire che Michizou prova un certo scetticismo verso quella generosità così curiosamente esibita sarebbe un eufemismo audace.

“Sei un caso disperato e ho avuto pietà di te quando Akutagawa ha chiesto a mio fratello di uscire – la tua reazione era straziante, da spezzare il cuore – perché sono una ragazza molto gentile.”

Tachihara avrebbe un paio di riguardi a tal proposito. Anzi, più di un paio.

“Voglio aiutarti a riconquistare la tua, ehm, bella? Amata? Insomma, Akutagawa Gin,” spiega infine Naomi con il tono di chi deve spiegare qualcosa di molto semplice a un bambino un po’ tardo. “Non era ovvio? Siete fatti l’uno per l’altra! E poi aiutarvi sarà la mia buona azione del mese. Un progetto personale, addirittura.”

 

Tachihara Michizou non è un Serpeverde, è vero, ma è anche vero che non è un idiota.

 

“Frena, frena,” la interrompe prima che il sermone possa degenerare. “Riconquistarla? Faccia da cane bastonato? Ti stai sbagliando su tutta la linea, serpe.”

 

Be’, non proprio su tutta la linea – Tachihara era sorpreso come tutti quando la notizia della nuova coppia si è diffusa per tutta la scuola come un incendio in un pagliaio, e forse anche un po’ geloso, un po’ deluso – ma non c’è alcun bisogno che Naomi lo sappia. La Serpeverde ha sicuramente un secondo fine e lui non intende lasciarsi coinvolgere.

 

“Ne dubito: sembri sul punto di fulminarmi, direi che ti importa eccome. Non sei abbastanza acuto da rendertene conto, ma se mi segui passo passo non avrai problemi.”

“Ma non è ver–”

“Comunque, per fortuna ho furbizia a sufficienza per entrambi,” continua Naomi imperturbata, come se Tachihara non avesse mai aperto bocca. “E per la cronaca, nemmeno io sono soddisfatta di questa situazione! Gin e mio fratello sono assolutamente incompatibili, finirà male, tra loro: impedire questa relazione significherebbe far loro un favore, tutti soffriranno molto meno.”

 

Le intenzioni di Naomi gli sono più chiare, ora; resta solo da decidere se vuole farsi trascinare nella mischia.

Ma quando mai si è tirato indietro da una sfida? Tachihara Michizou non è un Grifondoro per nulla, e quel Tassorosso che pensa di avere una qualche possibilità con Gin se ne renderà conto presto.

 

“Hai un piano o mi hai portato solo un mucchio di chiacchiere?”

 

E Naomi gli restituisce un ghigno assolutamente feroce.

 

“Per chi mi hai preso? Certo che ho un piano,” dice, lanciandogli una sciarpa verde e argento ed un berretto nero. “Mettiti questi e copri bene i capelli, sono troppo riconoscibili. Andiamo ad Hogsmeade!”



 

*




 

“La formazione dell’Irlanda quest’anno è incredibile! Il Portiere soltanto ha vinto una dozzina di premi, è uno dei giocatori più talentuosi della nostra generazione,” continua Atsushi, illuminato dall’argomento della discussione; la sua passione è evidente e, se Ryuunosuke proprio dev’essere sincero con se stesso, è anche assolutamente adorabile.

 

Akutagawa resta in silenzio e lo ascolta senza interromperlo, bevendo il suo tè a piccoli sorsi per non fissarlo troppo a lungo. La loro uscita insieme sta andando davvero bene, molto meglio di quanto avesse immaginato, meglio ancora di quanto avesse sperato: una volta superato il primo imbarazzo (e Dazai), la tensione tra loro è svanita completamente, lasciando solo una compagnia piacevolissima.


 

“La nazionale bulgara ha un po’ perso dopo che Krum si è ritirato, ma hanno assunto un Battitore davvero bravo!”

 

Akutagawa gli rivolge un mormorio di assenso e avvicina la torta di zucca alla tazza di Atsushi – Madama Piediburro deve aver scambiato i piatti – mentre lo ascolta. Chissà se vendono ancora i biglietti per la Coppa del Mondo: se non ricorda male, dovrebbe tenersi in estate, ma non ne è certo, non ha mai seguito il Quidditch con molta attenzione. Potrebbe prendere due biglietti e invitare Atsushi, sembra un’idea carina e non c’è il rischio che non gli piaccia.

 

“Gin dice che sono le strategie del capitano a salvare il resto della squadra,” osserva, parlando per la prima volta dopo diversi minuti.

Atsushi lo guarda intento, con gli occhi che brillano un po’ per l’entusiasmo; nessuno l’aveva mai guardato così, come se la sua opinione avesse un qualche peso o fosse degna di una tale concentrazione, di tanto interesse. È stato quell’entusiasmo riflesso nello sguardo di Atsushi a incoraggiarlo a parlare più spesso, in verità: Akutagawa non è mai stato bravo con le parole e tende a evitare di esprimersi, quando può.

Con Atsushi è tutto diverso.

 

“È vero, il capitano è uno stratega abile, ma le strategie non bastano a vincere le partite, servono giocatori che sappiano metterle in atto,” replica Atsushi con un broncio impercettibile. La bravura del capitano bulgaro (Fyodor Dostoyevsky? Akutagawa non è del tutto certo) è innegabile, ma anche gli altri giocatori sembrano degni di stima, a quanto pare.

Akutagawa dovrà fidarsi, non si è tenuto aggiornato sulle ultime formazioni; è sua sorella l’esperta.

 

“Non ne so molto, probabilmente hai ragione,” ammette, e il Tassorosso sembra accigliarsi per un momento.

 

“Dovevi essere molto distratto!” La voce di Atsushi torna presto tiepida come il sole primaverile, “Dazai non ha fatto altro che distruggere verbalmente Dostoyevsky in questi ultimi giorni, credo lo detesti. Non l’hai sentito? Pensavo che non vi avrebbe dato pace, nella vostra Sala Comune.”

 

Non ha torto: Akutagawa ricorda vagamente un episodio, una sera in cui Dazai si era sprecato in filippiche infinite contro la nazionale bulgara, ma non ci aveva proprio fatto caso, sul momento.

 

“Quando attacca con uno dei suoi sproloqui in genere ci limitiamo a ignorarlo finché non diventa rumore di fondo.”

 

Atsushi prova a trattenere un sorriso ma finisce per nascondere il viso tra le mani e ridere di cuore.



 

*



 

“I numeri parlano da soli: quest’anno ci siamo difesi benissimo. Il bilancio è ottimo e i conti tornano perfettamente, per non parlare di quei due Prefetti che sono stati assunti dal Ministero della Magia subito dopo la fine dell’anno scolastico…”

 

Fukuzawa Yukichi è un uomo di poche parole; molti sarebbero sorpresi di apprendere che spesso ragiona ad alta voce, soprattutto quando si tratta di lavoro. Per fortuna il suo interlocutore è paziente e lo lascia parlare per tutto il tempo che gli serve, limitandosi a fissarlo con placida concentrazione.

 

“E il Caposcuola di due anni fa è diventato un Alchimista famoso, il più giovane da secoli: è l’orgoglio dei Grifondoro. Forse dovrei menzionarlo nel prossimo discorso di inizio anno… credi sarebbe ingiusto nei confronti delle altre Case?”

 

L’altro non risponde verbalmente ma sbadiglia senza alcuna remora.

 

“Certo, hai ragione, Serpeverde potrebbe prendersela, d’altronde uno dei suoi Prefetti attuali è un candidato molto ambito da più parti – il Ministro della Magia non fa altro che tormentarmi, vuole assumerlo al più presto – ma di certo non posso parlare di Dazai mentre ancora studia a Hogwarts, potrei metterlo in imbarazzo.”

 

Che guaio: forse sarebbe meglio evitare le menzioni. Sembra più ragionevole ed anche il suo interlocutore sembra pensarlo, visto come ha accompagnato il suo ragionare con un lamento acuto.


 

“Preside Fukuzawa.”

 

Fermo all’ingresso del suo ufficio, Mori indossa la solita espressione benevola, forse un poco esasperata, mentre si schiarisce la voce.

 

“La prego di dare da mangiare al gatto piuttosto che parlarci.”

“Ha mangiato un’ora fa.”

“Non si direbbe, da come miagola.”

 

Il Preside trattiene ogni commento – discutere con Mori non si è mai rivelato fruttuoso – e gli fa cenno di sedersi, mantenendo quell’espressione neutrale e stoica che Mori detesta.

 

Sono ormai passati, per loro, i tempi dei duelli e della competizione spietata, ma Fukuzawa non rinuncia certo a prendersi qualche piccola, meschina rivincita di tanto in tanto, soprattutto sapendo che Mori si concede un commento piccato di troppo fin troppo spesso. Sono ancora imbattibili, quando si tratta di irritarsi a vicenda.

 

“Confido che tu non sia venuto fin qui solo per parlarmi delle abitudini alimentari del mio gatto.”

“No, e anche se avrei diverse cose da ridire – per quanto è grasso, potresti dargli da mangiare anche una volta in più e farlo star zitto – sono qui per ricordarti che Kunikida e gli altri colleghi ci hanno invitato a bere qualcosa, più tardi… e per motivi istituzionali, principalmente.”

 

E quando mai; gli appunti sulla gestione di Hogwarts sono l’arma preferita di Mori. L’ha punzecchiato innumerevoli volte, sotto i suoi suggerimenti ricoperti di falsa modestia e di un’insopportabile condiscendenza.

 

“Temo sia necessario ordinare altri calderoni: ormai scarseggiano, e sono indispensabili per le mie lezioni.”

“L’Aula di Pozioni è ben fornita, mi pare. Ne abbiamo comprati una trentina all’inizio dell’anno.”

“Una trentina? Sicuramente ti sarai confuso, ne sono rimasti dodici in tutto.”

 

Pochi studenti potrebbero combinare un tale disastro in così poco tempo.

 

“... Dazai?”

 

E Mori sospira teatralmente, come affranto, “Dazai è un genio, ma purtroppo non possiede un talento spiccato per la mia materia. In compenso, la sua attitudine per le esplosioni è ben nota a tutti.”

 

Ripensandoci, forse il bilancio non sarà poi così ottimo, quest’anno.

 

“Ho capito, professore. Provvederò.”


 

Mori gli rivolge un sorriso che somiglia in modo sospetto a un ghigno e si dirige verso l’uscita senza dire una parola.

 

Ma la provocazione doveva essere troppo allettante, perché decide, infine, di dirgli da sopra la spalla: “Dovresti davvero smetterla di parlare con i gatti, comunque, o i nostri colleghi più giovani finiranno per spaventarsi e prenderti per matto.”

 

La voce di Mori stilla cordialità e melassa. Fukuzawa non si aspettava nulla di meno.

 

“Ti assicuro che per spaventarli basta il tuo tono caustico.”

 

Mori non lascia cadere il sorrisetto mellifluo e anche se non risponde a tono, non sembra impressionato dalla risposta tagliente di Fukuzawa. Lo saluta con un cenno del capo e si chiude la porta alle spalle con un sbuffo divertito.



 

*



 

“Stiamo infrangendo così tante regole, non pensavo che ne avrei mai avuto l’occasione.”

“Tecnicamente non stiamo infrangendo proprio niente.”

“Mi vengono in mente così, su due piedi, almeno una decina di argomentazioni che dimostrano che ciò che siamo al limite della legalità e sicuramente oltre ogni limite di moralità.”

“Eri d’accordo! E sta’ zitto o ci sentiranno.”

 

Naomi lo strattona verso I Tre Manici di Scopa facendogli segno di fare silenzio, concentrata sulle due figure sedute vicino alla finestra.

 

Tachihara si lascia tirare sbuffando, nascondendo una ciocca di capelli che era sfuggita al berretto per non dover star fermo; per quanto detesti ammetterlo, il travestimento pensato da Naomi è credibile: sembra un Serpeverde qualsiasi. Ora dovranno solo far finta di non odiarsi per dare l’idea che la loro sia solo un’uscita tra amici e non una complessa (e immorale) attività di spionaggio ai danni di due persone del tutto innocenti.

 

“Lo sai che se ci scopre il fratello di Gin diventeremo mangime per tritoni, vero?” le bisbiglia, ancora non convinto del piano che la Serpeverde gli ha snocciolato con troppo orgoglio e nessun sentore di coscienza o amor proprio.

“Akutagawa ha un appuntamento oggi, non pensarci. Parlami come se ci conoscessimo.”

 

E Tachihara deve mordersi la lingua per non replicare che, in verità, loro purtroppo si conoscono, non serve far finta. Che avrebbe preferito evitare questa rogna e scampare alle ambizioni di una Serpeverde con così poco buonsenso (Dazai Osamu gli è bastato, anzi, ne ha avuto anche in avanzo, tante grazie). Suo nonno di certo disapproverebbe la sua alleanza con una serpe, da buon Grifondoro d’altri tempi.

 

“Segui il piano passo passo e vedrai che andrà tutto a meraviglia… si va in scena!” gli bisbiglia Naomi all’orecchio, socchiudendo l’ingresso del locale e prendendolo per mano come se fosse una cosa normale.


 

Vedere Tanizaki e Gin seduti vicini non è una sorpresa, ma l’impatto non è comunque piacevole; sentirli scambiare chiacchiere sommessamente tra loro è anche peggio. Il sentimento acre che sente all’altezza del petto non gli fa onore, non dovrebbe nemmeno essere lì, ma non riesce a ignorarlo: gli lascia un sapore amaro in bocca.

 

Superano il tavolo di Tanizaki e Akutagawa con disinvoltura – merito di Naomi, è un’ottima attrice, Tachihara deve ammetterlo – per occupare quello dietro di loro; Tachihara si sente un po’ a disagio, così incastrato tra il muro, il tavolo dove stanno conversando alcuni professori di Hogwarts e la schiena di Tanizaki Junichiro. Il peso di una coscienza sporca poi non lo sta aiutando per nulla.

 

Per fortuna Naomi non sembra sentire il suo stesso impaccio e indirizza facilmente il discorso; iniziano scambiandosi qualche commento guardingo sul corso di Divinazione e la conversazione segue presto un suo corso spontaneo. E così in men che non si dica, Naomi e Michizou chiacchierano come vecchi amici – certo, il tono è più sarcastico che amichevole, ma almeno la conversazione procede – mentre armeggiano con gli altri oggetti magici che ha portato Naomi per l’occasione.

 

“Questo solvente è stupendo per pulire la saggina delle scope! Ho provato a replicarlo ma la formula non è ancora perfetta… appena l’avrò perfezionata, distribuirò la pozione a tutta la squadra di Quidditch!”

 

Tachihara non può che ammirare la naturalezza con cui Naomi sta mentendo e la scioltezza con cui tira fuori dalla borsa filtri di ogni genere per disporli vicino alle loro Burrobirre; la posizione di Tachihara nasconde quell’affaccendarsi sospetto al resto della stanza e l’atteggiamento di Naomi, per contro, non ha nulla di sospetto. Le boccette non hanno etichette compromettenti (ma Michizou dubita che il loro contenuto sia un innocuo solvente) e Naomi non ha attirato nemmeno un briciolo di attenzione sul loro tavolo. Forse riusciranno davvero a farla franca.

 

“Mi sembra una splendida idea,” replica, meno entusiasta di Naomi – lui non è altrettanto bravo a mentire, ma d’altronde è un Grifondoro per molti ed ottimi motivi – ma almeno riesce a non balbettare quando, dopo aver nascosto una delle fiale nella manica del mantello, ripete esattamente ciò che Naomi gli ha ordinato di dire. “Passami il boccale, offro io questo giro.”

 

L’altra gli risponde qualcosa di neutro, insignificante, con un tono così allegro che pare un cinguettio: è quasi adorabile se non si considera l’espressione soddisfatta, simile a quella di un serpente che ha finalmente intrappolato la sua preda.

 

I Serpeverde sono davvero spaventosi.

 

Si intrufola nelle cucine, passando tra la folla proprio come gli ha suggerito Naomi (la sua sicurezza tradiva una certa esperienza: Michizou non sa da cosa derivi o a cosa le sia servita e onestamente non è certo di volerlo sapere); raggiungere il retro del pub è un gioco da ragazzi e l’adrenalina sta rendendo quell’esperienza un po’ troppo divertente: la tentazione di fare qualcosa di spericolato è sempre più allettante, e stavolta non c’è Gin accanto a lui a riportarlo a forza sulla retta via.

 

Si aspettava più ostacoli, più disavventure, ma in verità è facile, comicamente facile, trovare i vassoi con gli ordini già pronti e versare il filtro Tumistreghi nel calice di Idromele, sbriciolare un po’ di Pasticciotto Svenevole sulla schiuma della Burrobirra e sgattaiolare via senza che nessuno lo veda.

 

La prima parte del piano è andata a buon fine e il suo ruolo è finito… ora tocca a Naomi. Lui dovrà soltanto aspettare.



 

*



 

Quando finalmente spingono la porta d’entrata dei Tre Manici di Scopa, il pub brulica di clienti; se solo Dazai non avesse insistito per passare da Mielandia, avrebbero di certo trovato meno studenti. Sono arrivati persino i professori: Chuuya riesce a scorgere gli occhiali del professor Kunikida e i capelli chiari del Preside Fukuzawa non lontani dalla finestra.

 

“Non riesco a crederci, è già pieno… ma quanto tempo abbiamo perso?”
“Perso? Il tempo a Mielandia non è mai tempo perso!”

“Hai impiegato mezz’ora solo per scegliere tra due varietà di Piperille quasi identiche,” replica Chuuya, impassibile, facendosi largo a fatica tra la folla.

 

Individua un tavolo stretto vicino alla finestra ancora miracolosamente libero e, con una prontezza di riflessi degna del suo titolo di Capitano della squadra di Quidditch dei Grifondoro, lo occupa in un batter d’occhio. Dazai non pare compiaciuto, a giudicare dal modo in cui aggrotta le sopracciglia – forse per la vicinanza ai professori: Dazai non ha mai potuto soffrire il professore di Pozioni, Mori – ma non può lagnarsi, visto che non hanno proprio alternative.

 

“Be’, ti ho promesso un appuntamento, vero, Chuuya? Ammetto di non essere stato molto presente, finora, ma intendo migliorare! D’ora in poi avrai tutta la mia attenzione… anche se non garantisco proprio tutta la mia attenzione in caso dovessimo imbatterci in qualche discorso sul Quidditch,” spiega Dazai, con aria quasi magnanima e del tutto condiscendente, “in quel particolare caso, posso impegnarmi a garantire la metà della mia attenzione. Diciamo un 65%, sì.”

 

Chuuya è pronto ad ammetterlo, ripeterlo, giurarlo davanti al Wizengamot: uscire con Dazai è stata una delle scelte peggiori della sua vita e se ne pente. Darebbe qualsiasi cosa per avere una Giratempo e poter impedire a se stesso di sbagliare così clamorosamente… o avere la soddisfazione di lanciare un bel Petrificus Totalus contro quel demone di Serpeverde per poi rimboccarlo per bene sotto il Mantello dell’Invisibilità, liberando così il mondo dalla presenza a dir poco molesta di Dazai Osamu.

 

“Dazai,” sbotta Chuuya, cercando di tenere la voce bassa nonostante il tono tagliente, “renditi utile e va’ a prendere da bere.”

 

A giudicare dal quel suo sorrisetto divertito, l’altro non sembra affatto impressionato ma decide di assecondarlo di buon grado, inclinando la testa e scimmiottando il saluto militare babbano.

 

Il Grifondoro approfitta del momento di tranquillità per darsi un’occhiata attorno: il tavolo dei professori attira subito la sua attenzione – si trova proprio nel suo campo visivo, davanti al suo tavolo ma leggermente spostato verso destra – ma il suo sguardo non vi si ferma per molto.

 

Ad incuriosirlo è, invece, il tavolo di fronte, dove Akutagawa Gin e Tanizaki Junichiro sembrano completamente assorti in una conversazione sommessa ma gradevolissima; a scuola si è discusso a lungo di questo loro appuntamento nei due giorni che l’hanno preceduto e molti hanno affermato che mai sarebbero riusciti a immaginare una coppia così stranamente assortita. Chuuya non è d’accordo: li trova carini, a dire il vero, e conoscendo Gin, non è davvero sorpreso nel vedere che è Tanizaki a dirigere il più della conversazione. Gin è un’ottima ascoltatrice, nonché un’interlocutrice davvero graziosa; Chuuya capisce alla perfezione lo sguardo rapito, oltremodo meravigliato di Tanizaki.

 

Chissà, potrebbero diventare una bella coppia, una di quelle che durano per anni. Forse Dazai aveva ragione, a conti fatti, forse ha fatto bene a suggerire a Gin di andare a parlare con il Tassorosso.

 

Questo sì che lo sorprenderebbe: sapere che Dazai ha fatto finalmente qualcosa di buono e costruttivo anche per gli altri, e non soltanto a fini egoistici, sarebbe qualcosa di a dir poco rivoluzionario. Una data da segnare sul calendario, un evento da segnare alla Gazzetta del Profeta.

 

Il ritorno di Dazai lo distrae per un momento dal piccolo caos che si sta creando poco più avanti, sulla destra, al tavolo dei professori – si tratta solo di una sua impressione o il professor Hirotsu ha veramente soffocato una risata…?

 

“Ecco qui la tua Burrobirra calda, tiranno che non sei altro,” annuncia il Serpeverde, allegro come non mai.

Chuuya lo ringrazia senza pensarci, distratto dal bizzarro subbuglio che sta nascendo davanti a lui.

“Uffa, Chuuya è stato così crudele con me perché non gli ho prestato la dovuta attenzione e ora guarda un po’! Sei tu quello disattento,” sospira Dazai dopo aver posato il boccale sul tavolo, non meno drammatico del suo solito. “A dire la verità, mi stai spezzando il cuore: non dovresti nemmeno essere in grado di distrarti da mio bellissimo vis–”

 

Chuuya si butta appena in tempo addosso a Dazai e il piatto che l’avrebbe altrimenti colpito in faccia lo manca per un soffio. Ignora il mugugnare soffocato e dolorante del Serpeverde, ora steso sul pavimento, imprigionato sotto di lui, mentre la sua testa scatta verso la fonte di quel disastro; con sua enorme sorpresa, è il tavolo dei professori.

 

“Mi venga un colpo…” rantola Dazai, mentre lo guarda come abbagliato, con una luce inspiegabile negli occhi, “Chuuya mi ha fatto da scudo con il suo corpo! Oh, come sei cavalleresco, un Grifondoro perfetto! Che riflessi affinati dal Quidditch!”

 

Tipico. Naturalmente Dazai ha notato solo questo, non il caos che si sta scatenando ad una manciata di metri da loro.

 

“Forse non ci hai fatto caso, ma il professor Mori ha appena ti lanciato un piatto e ti avrebbe pure preso, distratto com’eri.”

“E come potevo non esserlo? La tua espressione imbronciata è adorabile, è colpa tua.”

“Non è vero! E non ha nemmeno senso!” sbraita Chuuya, esasperato – ma Dazai non ha proprio alcun ritegno? – alzandosi sulle ginocchia: c’è ancora un rumoreggiare inquietante, ma almeno non volano più piatti. “Non vuoi capire cosa sta succedendo?”

“Posso lanciare un Incantesimo di Protezione sul nostro tavolo, così non dovremo più preoccuparci di incantesimi o di oggetti vari…”

 

Dov’è finito il gusto di Dazai per il dramma? Dov’è finita la sua voglia di ficcanasare? Vederlo così preso, contento di fissarlo senza mai distrarsi, inquieta Chuuya quasi quanto sentire il professor Mori strillare.

 

“Oh, Merlino, e ora che succede?”

 

Chuuya si volta di nuovo verso il tavolo dei professori e la scena che gli si para davanti è così surreale che per un momento è convinto di trovarsi in un sogno. Un incubo. Forse l’ha colpito un Confundus vagante e lui non se n’è reso conto.

 

“Dazai,” dice, ed è così attonito da far tornare serio persino il Serpeverde, “guarda… il professor Kunikida sta abbracciando Mori.”

L’altro, ora seduto, lo guarda con orrore misto a preoccupazione; forse anche lui è giunto alla sua stessa conclusione, qualcuno avrà creato un’allucinazione molto realistica con la magia, o forse Chuuya sta impazzendo. E pensare che era finalmente riuscito a far comportare bene Dazai: che spreco. L’appuntamento stava finalmente iniziando a prendere la giusta direzione.

 

Infine si gira anche Dazai, forse infastidito da quella distrazione costante, e il suo viso perde velocemente colore.

Sta provando a baciarlo,” balbetta, incredulo, sfregandosi gli occhi. “Mori gli ha lanciato una fattura… questo è il giorno più bello della mia vita.”

“Lanciami un Oblivion, ti imploro.”

“E perché mai vorresti dimenticarlo? Questo ricordo è oro! Potremmo venderlo… potremmo usarlo per ricattarli,” replica l’altro, come abbagliato da un’ispirazione improvvisa.

 

E non sta scherzando: Chuuya lo vede estrarre il ricordo e conservarlo in una fialetta proprio davanti ai suoi occhi, sfrontato come non mai. Chi si porta in giro una fialetta vuota per il Pensatoio? Dazai è fuori di testa, non c’è dubbio.

 

“Frena le tue fantasie di gloria, serpe, qualcosa qui non va,” sibila, afferrandogli il mento con forza per farlo voltare verso quella scena raccapricciante. “Non vedi com’è strano il professor Kunikida? Devono avergli somministrato un filtro d’amore.”

 

Le urla che provengono dal tavolo dei professori sembrano confermare l’ipotesi di Chuuya: le dichiarazioni accorate del professor Kunikida (che sta blaterando da ormai due minuti su quanto Mori non rispetti nessuno dei criteri da lui stabiliti per il suo partner ideale – in primo luogo, il fatto che non sia una donna – e dichiarando che non gli importa affatto) e l’insistenza di Mori nel voler somministrargli un antidoto, (borbottando su come l’altro sia decisamente troppo vecchio per i suoi gusti), non lasciano spazio a molti dubbi.

 

Il Preside Fukuzawa osserva la scena con la sua solita espressione seria; nonostante non abbia mosso un muscolo fin dal principio, il professore di Pozioni l’ha più volte intimato di smetterla di guardarlo con quell’espressione divertita e di aiutarlo. Chuuya è certo di non averlo mai visto ridere, ma la rivalità tra i due è così bizzarra che ormai nessuno si fa più domande.

 

Alla fine, il professor Mori riesce a trascinare il collega fuori dal pub in direzione del Castello, promettendogli un antidoto; il professor Kunikida sembra troppo stregato per capire davvero ciò che gli sta dicendo Mori, ma lo segue comunque come un anatroccolo sperduto.


 

Dazai e Chuuya osservano i due allontanarsi in un silenzio stupefatto. Chuuya ancora non riesce a capacitarsi di ciò a cui ha appena assistito.

 

“Be’, almeno il nostro primo appuntamento non è stato noioso,” dice infine Dazai, il tono un po’ dubbioso, così diverso dal suo solito da fargli quasi tenerezza. Quasi.

“Primo? Cosa ti fa pensare che ne seguiranno altri?”

 

Dazai lo fissa con uno sguardo indecifrabile e con le sopracciglia leggermente alzate, divertito ma serio al contempo, e senza rispondere alla sua provocazione esclama: “Tutto questo intrattenimento ci ha distratto! Le nostre Burrobirre si stanno raffreddando.”

 

Il Grifondoro sceglie di ignorare quel suo evidente tentativo di cambiare argomento e indossa un sorrisetto trionfante, tenendo il boccale con entrambe le mani; è ancora tiepido. Prende un sorso guardando Dazai da sotto le ciglia, un po’ divertito e inspiegabilmente soddisfatto dal modo in cui l’altro lo sta fissando: come se fosse l’unica cosa al mondo degna d’essere guardata.

 

Dazai dice qualcosa ma Chuuya non lo sente; il pavimento sta ondeggiando, sotto le sedie, e i rumori sono tutti ovattati. Macchie nere gli ostruiscono la vista e prima di poter capire cosa stia succedendo, perde conoscenza.



 

*



 

“I Tre Manici di Scopa è piuttosto affollato, oggi.”

 

Akiko risponde all’osservazione di Kouyou con un mormorio d’assenso; distoglie l’attenzione dai tavoli stracolmi e guarda la compagna, ancora meravigliata dalla realtà del loro primo appuntamento. Kouyou non le è mai sembrata più bella di così, illuminata dalla luce calda del pub e vestita con abiti informali; ha persino lasciato la spilla di Caposcuola nel dormitorio, prima di uscire. Non l’aveva mai fatto prima.

 

“Forse dovremmo andare da qualche altra parte.”

Kouyou ha ragione; anche lei dubita di poter trovare due posti liberi, in quel marasma.

“Vuoi provare ad andare da Madama Piediburro? I suoi dolci sono imbattibili e a quest’ora in genere non c’è molta gente.”

 

Kouyou annuisce, elegante come sempre, ma sembra distratta; alza una mano al petto e giocherella con il ciondolo che porta al collo, guardando un punto fisso in mezzo a quel caos di tavoli e studenti.

 

“Forse prima dovrei controllare che cosa sta succedendo – c’è troppo rumore, non è normale. Forse c’è un’emergenza…”

“Sai, oggi è il tuo giorno libero, non è un tuo problema,” sospira Akiko.

 

Sono passate settimane dal loro ultimo giorno libero; non vedevano l’ora di poter fare una passeggiata ad Hogmeade in santa pace, libere dalle loro occupazioni quotidiane. Akiko ha passato fin troppo tempo chiusa nell’Infermeria con Madama Pomfrey e per quanto lei abbia sempre preso più che seriamente la sua formazione di Guaritore, e per quanto ancora la prenda molto sul serio, aveva davvero bisogno di un giorno di riposo. Sa che Kouyou ne ha bisogno quanto lei, ma a differenza sua, la Caposcuola è fin troppo diligente, quando si tratta di adempiere ai suoi doveri.

 

“Hai ragione, ma–”

 

La Serpeverde non fa in tempo a finire la frase; s’interrompe a metà, distratta da una voce nota che grida il nome di Chuuya. È Dazai, realizza Akiko dopo un momento soltanto. Non l’ha mai sentito così preoccupato: il suo tono allarmato è sufficiente a far scattare Kouyou, che si fa largo tra la folla a gomitate per raggiungerlo; la segue anche lei, più curiosa che angosciata, chiedendosi cosa possa aver causato una tale reazione nel Prefetto di Serpeverde.

 

Comprendono velocemente quale sia la causa di quel caos… anzi, le cause: Dazai tiene tra le braccia Chuuya, che sembra svenuto, e poco più avanti Akiko intravede una ragazza della sua Casa – Gin? – rossa in viso, con un sfogo cutaneo sul petto, in piena crisi respiratoria.

 

Il suo primo istinto è girare i tacchi e uscire dal locale – è il suo dannato giorno libero, non ha nessuna voglia di prestare soccorso a mezzo corpo studentesco di Hogwarts – ma lo ricaccia a forza, ignorando la confusione e avanzando con decisione verso Gin un po’ per rispetto verso i principi etici della medicina, un po’ per solidarietà verso gli altri Serpeverde.

 

Non c’è dubbio: è una crisi allergica. Tuttavia non sa cosa abbia scatenato quella reazione e non ha a disposizione il suo kit medico, quindi dovrà fare come può: tamponare i sintomi in attesa di scoprire quale sia l’allergene, sostanzialmente. Non può creare un rimedio senza conoscere l’elemento da combattere.

 

Lancia un incantesimo per combattere l’infiammazione e liberare le vie respiratorie, dopo aver allontanato il suo accompagnatore, un Tassorosso nel panico. L’ha visto solo di sfuggita, concentrata com’è sulla paziente, ma dopo poco lo riconosce.

 

“Tanizaki, vero?” gli si rivolge bruscamente, l’attenzione ancora rivolta sulla Serpeverde in difficoltà.

Il Tassorosso annuisce.

“Gin sta avendo una crisi allergica. Ho bisogno di sapere cosa ha assunto.”

 

Lo osserva mentre fruga freneticamente nella sua memoria e poi dire: “Abbiamo bevuto solo delle Burrobirre, niente di alcolico. Non abbiamo mangiato nulla.”

 

Be’, non le è affatto utile.

 

“Sei sicuro che non fossero corrette? Non c’era niente di strano dentro?”

“No! Certo che no!”

“Tanizaki, non ti sto accusando, ho solo bisogno di sapere come arginare la crisi prima che vada in shock anafilattico,” replica, il tono forse un po’ troppo severo; non che possa evitarlo, ora che è rientrata nel suo ruolo professionale.

“È la verità.”

 

Akiko non ha più motivo di dubitare delle parole del Tassorosso: è chiaro che vuole aiutarla ma non sa come; il suo sguardo è sincero, lo riconosce, ma resta inutile quanto prima.

 

Ma Gin fortunatamente sembra aver riacquistato un po’ di fiato e, combattendo a fatica contro la gola chiusa, riesce a rantolare: “Sono allergica solo alle rose.”

 

Akiko sospira di sollievo. “In genere è un ingrediente usato nelle Pozioni d’amore, probabilmente l’hai assunta senza accorgertene.”

Non sarà difficile rimediare almeno in parte: i rimedi per le allergie causati da pollini e piante sono tutti parecchio simili e hanno pochi ingredienti.

 

Lancia un Incantesimo di Appello per recuperare gli ingredienti e prepara l’infuso velocemente, con pochi movimenti della bacchetta; la somministrazione è ancora più semplice: Gin ha ancora le forze per muoversi e riesce ad assumerlo da sola.

 

“Sei fuori pericolo, ma dovresti farti visitare da Madama Pomfrey,” le dice, cercando di rassicurare la compagna di Casa. “E tu che aspetti? Accompagnala in Infermeria, forza!” si rivolge poi al Tassorosso, che non sembra essersi ripreso del tutto dallo spavento.

 

Non può accompagnarla da sé: c’è ancora del lavoro in sospeso.

 

Sente Dazai urlare: “Yosano!” e trattenendo un sospiro esasperato – è il suo giorno libero ed è decisamente sottopagata – raggiunge Kouyou, che sta tenendo il fratello su un fianco, accarezzandogli i capelli; deve averlo strappato dalle braccia di Dazai… tipico, probabilmente aspettava solo una scusa valida per farlo. Akiko si sente incredibilmente fiera della Caposcuola: si è ricordata delle indicazioni di primo soccorso che le ha dato mesi prima e ha subito sdraiato Chuuya sul fianco.

 

Basta una breve ispezione per accertare che Chuuya è soltanto svenuto, che non c’è alcun pericolo imminente, e si premura di comunicarlo subito ai due Serpeverde che la stanno fissando con gli occhi sgranati: Dazai è ormai al limite dell’isteria e Akiko vuole evitare che vada in shock. Non ha nessuna voglia di soccorrere anche lui.

 

“Sta bene,” dice, mettendo Chuuya in posizione laterale di sicurezza – non c’è, in realtà, nessun rischio che insorgano problemi respiratori, ma Akiko preferisce sempre essere cauta. “Sospetto che la causa sia un banale Pasticciotto Svenevole, nulla di pericoloso. Riprenderà i sensi da sé.”

 

Il sollievo di Kouyou è palpabile; anche Dazai sembra respirare con meno difficoltà, ora.

Akiko sa che Kouyou si sta già preparando una paternale infinita ma non c’è tempo anche per quello, adesso – lei ha ancora diversi pazienti e Kouyou deve scoprire i colpevoli di questo disastro. Sospetta che sia uno scherzo finito male, ma lascia che siano i due Serpeverde a trarre le dovute conclusioni: per fortuna, investigare non rientra tra le sue mansioni.

 

“Bene, perdonatemi ma a quanto pare, c’è una prova pratica di Medicina Magica di cui non sapevo nulla: ho visto cinque altri studenti svenuti per terra, ci credete? Cinque! Ed ho intravisto anche un paio di epistassi,” sbotta poi, alzandosi in piedi per raggiungere gli altri ragazzi in difficoltà, “e pensare che questo è il mio unico giorno libero del mese…”



 

*



 

Non sa come sia riuscito ad evitare il baccano nei corridoi – l’Infermeria è piena e gli studenti sono in subbuglio: non stenta a immaginare il motivo – e a trascinare il collega più giovane nei sotterranei; per fortuna Mori aveva già un paio di rimedi pronti da poter usare su Kunikida. I Filtri d’amore sono pozioni estremamente insidiose e lui non vedeva l’ora di liberarsi dei effetti collaterali (leggasi: Kunikida che prova maldestramente a tastarlo o che gli dichiara eterno amore).

 

L’antidoto ha fatto effetto velocemente, lasciando il collega di Trasfigurazione dapprima confuso, poi disgustato; si è scusato profusamente più e più volte, e Mori ancora trova difficile non sogghignare al ricordo: se si ignora il disagio provocato dai suddetti effetti collaterali del Filtro d’amore, la situazione diventa immediatamente più divertente. Non c’è da stupirsi se Fukuzawa l’ha trovata esilarante… ma questo non significa che Mori sia disposto a perdonarlo per aver riso silenziosamente di lui, no di certo.

 

Avrà la sua piccola rivincita: non pensa ad altro mentre cammina verso l’ufficio del Preside, calpestando il pavimento di pietra come se gli avesse fatto un torto personale.

Quanto potrà mai essere difficile fargli cadere un po’ di Pozione Drizzacapelli nel suo succo di zucca?

 

Raggiunge l’ufficio più in fretta del solito grazie al passo svelto, ma si ferma poco prima della porta socchiusa: Fukuzawa non è solo.


 

“So che Dazai è una risorsa immensa per la scuola ma… trenta calderoni? Ci costerà parecchio rifornire l’Aula di Pozioni.”

L’unica risposta che riceve è un lungo miagolio.

“Temo di non aver capito.”

 

Sul serio? Sta parlando di nuovo con il gatto?

Le sue cattive abitudini stanno peggiorando: è la seconda volta in un solo giorno.

 

Si avvicina con decisione all’ingresso – è ora di porre fine a queste assurde conversazioni con i felini – e fa capolino dalla porta. Tutta la sua determinazione svanisce quando si affaccia per sbirciare.

 

Il gatto dal mantello nero e arancione con cui stava conversando il Preside salta giù dalla scrivania con un solo, elegante balzo, trasformandosi in un mago distinto e ben vestito prima di toccare il pavimento.

 

“Le mie scuse, Yukichi. Come dicevo, chiederò un accordo speciale con un produttore di calderoni a nome della scuola – è un mio caro amico, di certo sarà lieto di scontare il prezzo.”

 

Quasi gli viene un colpo: il gatto era Natsume Soseki in persona. Il precedente Preside della scuola, un mago stimatissimo, praticamente leggendario: scrittore, alchimista, creatore della Pietra Filosofale, nonché Animagus legalmente registrato.

 

Questo è troppo.

Fa marcia indietro senza nemmeno pensarci, prosciugato dalle assurdità a cui ha assistito: è troppo, decisamente troppo per una sola giornata.

 

Forse avrebbe dovuto accettare quel lavoro al Ministero della Magia; chissà se è troppo tardi per cambiare carriera…


 

 


 

 

Ebbene sì, questo è il sequel più inutile di sempre: nel caso aveste delle aspettative, vi chiedo scusa - il mio senso dell'umorismo non è migliorato, temo. Dovreste togliermi Internet dopo questa.
(E Naomi ha dirottato la storia spudoratamente, rendendola molto più lunga di quanto mi aspettassi: una criminale, invero!)
Grazie infinite per aver letto questa storia! Commentate pure, se vi va (ormai l'avrete capito: amo i vostri commenti) e contattatemi pure su Twitter, se ne avete voglia; ho creato un profilo per il mio account di AO3, dove potrete trovare informazioni sulle storie a cui sto lavorando, sugli aggiornamenti delle serie in cantiere e forse anche estratti di storie ancora in fase di elaborazione, se vi fa piacere!
(contattatemi pure senza problemi anche per messaggio privato, se volete fare due chiacchiere o se volete urlare con me per qualche storia/anime/libro, siete i benvenutissimi).
 




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