Amore per una donna, amore per la patria

di lmpaoli94
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Mario non riuscì a dormire per tutta la notte.
Aveva sempre in mente l’immagine di quella donna dai capelli castani e dagli occhi celesti.
E poi il suo vestito bianco dorato.
«Dimmi… Dimmi come ti chiami…» fece durante il suo breve sonno.
«Mi chiamo Ginevra.»
«Ginevra… Vuoi sposarmi?»
«Certo che voglio, caro.»
Ma quando Mario aprì gli occhi, vide che la voce in questione era di uno dei soldati che combatteva insieme a lui.
«Piaciuto lo scherzetto, Mario?»
«Michele. Accidenti a te e alla tua boccaccia!»
Oltre a Michele, anche gli altri commilitoni scoppiarono dal ridere.
«Lo so fare molto bene la voce femminile, non è vero? Vieni amore mio, vieni.»
«Ma smettila! Stupido che non sei altro.»
«Che cosa sta succedendo qui?»
Il generale capo del commilitone che combatteva sul Carso si fece avanti.
«Allora?»
«Niente, generale. Stavamo solo parlando tra di noi» spiegò un soldato.
«Non c’è tempo per parlare. Dobbiamo agire. Gli austriaci ci potrebbero attaccare da un momento all’altro. In posizione!»
La guerra in trincea era la cosa più snervante a livello fisico e psicologico che poteva accadere in quel periodo.
Il tempo non passava mai.
Non si riusciva a sapere se il giorno dopo saresti rimasto vivo oppure no.
Era come una condanna a morte.
Ma Mario non ci pensava.
Aveva i pensieri solo per lei.
«Germano.»
«Cosa c’è, Mario?»
«Dobbiamo ritrovarla…»
«Ma chi?»
«Chi secondo te? Quella donna.»
«Mario, te l’ho già detto: levatela dalla testa. Nemmeno se sborsi un sacco di diamanti riusciresti ad avere un solo minuto con lei.»
«Ma io voglio lo stesso provarci. Non riesco a non pensare a lei…»
«Allora ti do un consiglio: pensa alla guerra e alla patria. Non è il momento di queste stramberie.»
Germano era diventato freddo e rude.
Non voleva aiutare il suo unico amico.
Per lui la guerra era una cosa molto seria.
Soprattutto quando c’era da combattere il nemico.
«Avanti, uomini! Sparate!» gridò il generale dando inizio all’ennesimo giorno di guerra.
 
 
L’offensiva degli italiana non era servita a nulla.
Gli austriaci erano riusciti a resistere.
Il numero dei morti fortunatamente, non fu elevato come al solito.
Il generale del battaglione in cui Mario faceva parte, stava concordando con gli altri generali capi di spostarsi su un nuovo fronte.
«Ci sposteranno a Caporetto…> fece Michele con aria triste.
«E tu come fai a saperlo?»
«Lo so e basta. Io seguo il mio istinto.»
«E dobbiamo fidarci?»
«Fidarci o no, questa sarà l’ultima notte che passeremo qui.»
Nel sentire quelle parole, Mario ebbe come un sobbalzo alla gola.
Questo significava non rivedere mai più quella donna.
E questo non poteva sopportarlo.
Non poteva permettere che finisse in quel modo.
«Preparate le vostre cose. Ci sposteremo a Caporetto. Fate in fretta. Non abbiamo molto tempo> fece il generale senza mezzi termini.
I soldati radunarono le loro poche cose rimanendo in profondo silenzio.
«Avete visto? Che vi dicevo?»
«Zitto, Michele. E prepara la tua roba.»
Mario era fermo immobile.
Non riusciva a spostarsi.
«Mario, che cosa stai facendo?»
«Germano, non posso spostarmi da qui.>
«Perché?»
«Facendo così, non rivedrò mai più quella donna.»
«Ma cosa te ne importa? Smettila di fare il giovane innamorato e prepara la tua roba. Il generale non aspetta nessuno.»
«Ma non mi vedi? Io sono giovane. Ho tutta la vita dinanzi a me. Come del resto tu. Non posso morire per una causa così… stupida.»
«Zitto cretino! Se ti senti il generale, ti spedisce diretto alla corte marziale!»
«Che lo faccia. Io non rimarrò qui a farmi massacrare da dei crucchi in divisa. Mi sono spiegato?»
Mario era più deciso che mai.
«Che cosa vuoi fare? Vuoi forse disertare?»
«E’ l’unica maniera che conosco per rimanere vivo.»
«Io certe volte non ti capisco… rischiare la tua stessa vita per una donna che non conosci nemmeno.»
«Vedrai Germano… Riuscirò a parlare con lei.»
 
 
Le truppe italiane erano pronte per partire.
Era notte inoltrata.
Non si riusciva a vedere un palmo dal naso.
Per Mario sarebbe stata un’ottima occasione per scappare, ma i generali controllarono chiunque prima di partire.
«Soldato Cerrosi, che cosa sta facendo?»
«Sto preparando il mio zaino, generale» rispose Mario.
«Allora muoviti. Non abbiamo tempo da perdere.»
Lo sguardo serio e burbero del generale suscitarono in Mario un senso di paura.
Non poteva abbandonare così la sua patria.
Anche se combatteva da poco, non poteva abbandonare i suoi compagni in questo modo.
«Mario, allora vieni con noi?»
«Hai ragione tu, Germano. Non posso abbandonare l’Italia per una donna.»
«Molto bene. Anche se sei ancora giovane e inesperto, non sei uno scellerato come penso.»
«Lo devo prendere come un complimento?»
«Fai come vuoi. L’importante è continuare a combattere insieme. Nel bene e nel male.»
«Sì. Hai ragione.»
I soldati erano pronti al trasferimento.
Ora non c’era più tempo da perdere.
La vera battaglia iniziava adesso.




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