In te -Non sono ancora pronto ad essere Padre
è in te
respira in te
gioca e non sa
che tu vuoi buttarlo via
C’è una vetrina rosa e azzurra in centro a Tokio.
È strano: non mi ci sono mai fermato davanti.
Di certo non ne ero interessato.
E non dovrei esserlo neanche adesso.
Hai detto che quel “coso”, o come si chiama, l’avresti fatto togliere, ma troppo è l’imbarazzo di dirlo a tua madre.
Troppo da parte tua e da parte sua accettare che, proprio tu, vuoi abbandonare tuo figlio.
È la prima volta che lo metto in questi termini e non mi dispiace...
Guardo all’interno e vedo la gente che sorride alla vista di quei cosi piccoli e complicati.
Sfigati.
Non l’avrei mai detto, ma farei di tutto per far parte di quegli sfigati assieme a lei.
Ma è lei a decidere e io non ho assolutamente voce in capitolo, io non ho quel “coso” dentro la pancia; non so come chiamarlo (è maschio o femmina?), Sana lo chiamava semplicemente “coso” o feto...
E se fosse già un bambino?
Il dubbio mi colse.
Il nostro bambino?
E quello strano flash-back, ora, fa ancora più male...
-Cosa c’è Sana?-
-Ti devo dire una cosa- disse lei riversa sul wc.
Annuisco, sicuro che con la coda dell’occhio lei sia scrutando ogni mio movimento.
-Io... sono incinta-
Stupefatto ma felice.
Tentai un sorriso
Ma non ci riuscii.
Ma è fantastico!
-Ma è fa...-
-Lo so, lo so- disse lei veloce -è orribile, lo so!-
Disse lei in lacrime.
Aprii le braccia e lei si accoccolò a me.
Pianse.
-Domani lo dico a Mama e appena posso mi faccio togliere questo “coso” dalla pancia-
-Ma...Sana-
-Non lo voglio, non lo voglio, non lo voglio-
-Sana- dissi stranito.
-È un mostro-
Esiste una malattia che ti impedisce di dire quello che pensi?
Se esiste sono sicuro che quella malattia, per quanto suoni bizzarro, si chiami: Sana Kurata.
per lui poi comprerò
sacchetti di pop-corn
potrà spargerli
in macchina
per lui non fumerò
a quattro zampe andrò
e lo aiuterò a crescere
lui vive in te
si muove in te
con mani cucciole
Per un attimo ci penso veramente... Ma è solo una frazione di secondo, non preoccupatevi.
Io, te e un bambino.
Ma non uno a caso.
Il nostro bambino.
Da quando sono diventato uno sfigato che si fa queste seghe mentali?
A giusto: da quando conosco Kurata.
Vedo quel bambino tendere le manine paffute verso di noi, mentre tu lo prendi in braccio e io... gli sorrido... lo vedo anche a cavalcioni sulla mia schiena, lo vedo mangiare la merenda in macchina, il disordine sarà all’ordine del giorno se ha preso da Sana, vedo i suoi capelli ramati e gli occhi dorati fissarci mentre parliamo. Forse sente già ciò che diciamo? Lo sa che tu non lo vuoi? Conosce i tuoi dubbi, le tue paure, il nostro amore...?
Conosce tutto questo?
Che consapevolezza assurda.
Lui vive in te
Lui ride in te
o sta provandoci
è in te, si scalda in te
dorme o chissà,
lui sta già ascoltandoci.
Se lo sapesse ci odierebbe, per la scelta assurda che stai facendo... stiamo facendo.
Poi mi rendo conto che anche io ho una voce in capitolo: Cazzo io sono il padre!
Modera i termini, Akito, tra qualche mese avrai in casa un minorenne.
Sorrido. Per la prima volta e sono sicuro che anche lui stia ridendo. O forse è una lei?
Sarà lo stesso...
Con gli occhi chiusi lui
la vita afferra già
.
Inizio a correre lasciandomi dietro il negozio per bambini in centro a Tokio. Avrei dovuto ringraziarli qualche mese dopo...
E corro.
Corro.
Corro.
E questa volta non devi avere paura, perché io sarò con te.
Forse non te ne rendi conto: quel bambino è nella tua pancia, ma soprattutto è nei nostri cuori...
Quel bambino...
Il nostro bambino.
il figlio che non vuoi
è già con noi...