Lettere (non) d’amore

di Lawrence of DW
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4.
 
Mi hai detto: “Ti voglio bene, ma...”
In quella congiunzione c’erano tutti i “non ti amo” del mondo.
Ho teso l’orecchio, attendevo che quel coccio si infrangesse.
Pensavo sarei crollata, terremotata, come i muri della città.
Il colpo è stato sordo, ma la torre ha retto.
Tra la frustrazione, folle, si è fatta strada la paura. Ora che ogni speranza si è dissolta che ne sarà del profumo dei fiori?
Il mondo tornerà ad essere bianco e nero, ora che il mio sole si è spento?
Ma il glicine sotto casa, a dispetto di ogni previsione, è sopravvissuto al gelo; è carico di boccioli odorosi che frusciano al vento spandendo il loro odore. Il cielo è ancora azzurro, seppur tinto di nuvole lunghe come le lacrime portate via dalla bufera. I giorni continuano ad odorare di buono, di vivo, anche se non rispondono all’appello le mie giornate migliori.
Nonostante tutto si direbbe che questa passione, sbocciata sulla linea delle tue gote, sulle tue labbra colme d’affetto, mi abbia donato una primavera eterna.
E di questo te ne sarò per sempre grata.




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