Mi prostro ai vostri piedi per l
Mi prostro ai vostri piedi per l’enorme ritardo, non ho scusanti, lo so (_ _)
Ricordo che questa storia è nata solo ed esclusivamente per puro diletto della
mia Stat.
Per tutti gli altri, buona lettura!
Tra perle e sangue... oro
-Mi raccomando!-
-Sì, ho capito, ho capito.-
-Sasuke!-
Sasuke alzò gli occhi al cielo in modo quasi impercettibile, ma per chi, come
Sakura, lo conosceva da una vita, era un gesto più che evidente.
-Guarda che parlo sul serio. Neji deve riposare, assolutamente. È ancora
debilitato dal parto, quindi vedi di tenere le mani a posto per le prossime
settimane! Completamente!-
-E io ti ripeto che ho capito! Smettila di assillarmi!-
Sakura lo fisso per un po’, incerta se credergli o no, poi però prese un sospiro
e fece un piccolo cenno con la testa.
-Per qualunque cosa chiamami, okay? A qualunque ora.-
Sasuke rispose con un ghignetto dei suoi.
-Oh, lo farò senz’altro. Non mi faccio certo scrupoli, io!-
Dopo di che, con un braccio alzato in saluto, Sasuke Uchiha uscì dall’ospedale
di Konoha diretto a casa.
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Sasuke entrò nella camera da letto e si fermò di botto, accigliandosi.
-Che diavolo stai facendo?-
Neji si voltò a guardarlo appena, le cinghie ancora tra le mani. Gli concesse
solo un’occhiata e riprese la sua opera di allacciarsi la vestaglia, senza
rispondergli in altro modo.
Sasuke si incupì e fece qualche passo verso di lui.
-Sakura ha detto che non devi stancarti!-
-Sakura non ha mai parlato di non andare in bagno.- Rispose quello pacatamente,
con cipiglio ironico.
Le sopracciglia di Sasuke si aggrottarono ancora di più mentre lo fissava quasi
a volersi accertare del suo stato di salute attraverso quegli occhi candidi.
Neji scosse appena la testa sbuffando una risatina e si sporse a posargli un
bacio sulle labbra.
-Torno subito, promesso.- Mormorò, scivolando oltre per uscire dalla stanza.
Quando rientrò in camera si godette la vista del suo compagno steso nel loro
letto tutto intento a osservare il loro bambino.
Kin gorgogliava pieno di vita, gli occhioni perlacei spalancati a fissare il suo
papà, stringendogli orgoglioso un dito nella manina piccola. La agitava, felice
di quella piccola vittoria sul suo grande papà e pigolava soddisfatto,
guadagnandosi uno dei rari sorrisi che il suo papà concedeva al mondo.
Neji si sfilò la vestaglia e scivolò silenzioso accanto a loro, accarezzando con
un dito il piccolo torace nel pagliaccetto chiaro.
-Ehi, ciao piccolino.-
Kin gorgogliò in risposta scattando con i pugnetti e le gambine arricciate e
facendolo ridere quietamente. Poi sbadigliò e Neji gli picchiettò la boccuccia
arricciata con il dito, che si ritrovò imprigionato in men che non si dica e
succhiato dolcemente. I due suoi papà sgranarono appena gli occhi e
ridacchiarono.
-Hai fame, piccolo Kin?- sussurrò Neji sorridendo per il solletico che il
ciucciare del suo bambino gli provocava.
Sasuke sorrise e liberò il proprio dito dalla morsa del neonato.
-Vado a preparargli il biberon.-
Neji aspettò che il suo compagno fosse uscito dalla stanza, per scivolare più
giù disteso, mettere la mano ben aperta sul corpicino del suo piccolo tesoro e
sorridere. Rimase così fino a quando non percepì la presenza di Sasuke nella
stanza, vicino a lui, e un attimo dopo il suo compagno entrò nel suo campo
visivo con un biberon nella mano.
Kin prese subito a succhiare con voglia la tettarella, con gli occhi sempre
aperti e attenti a qualunque movimento, curiosi e vispi per rincorrere le figure
dei suoi due papà sorridenti. Lo sapevano loro, che in realtà non vedeva altro
che due macchie indistinte, ma l’idea che li seguisse sempre gli scaldava il
cuore.
Rimasero così, in silenzio, a fissare il loro bambino che succhiava il suo
biberon e emetteva tutti quei suoni umidi e teneri che li facevano sorridere e
ridere, finché non ebbe finito. Neji allora lo prese delicatamente tra le mani,
sostenendogli la testolina, e se lo portò al petto, dove Sasuke gli aveva già
preventivamente posizionato un asciugamano sulla spalla.
Passarono la giornata su quel letto, tra quelle lenzuola, combattendo con il
cambio dei pannolini e le poppate ogni tre ore, coccolandoselo, litigando per
chi dovesse cullarlo, fino a quando non calò la sera.
Kin venne adagiato nella culletta, nella sua cameretta azzurrina, mentre Sasuke
si preoccupava di preparare una cena leggera da poter consumare a letto con il
suo compagno.
Aveva disposto tutto perfettamente su un ampio vassoio quando entrò nella camera
da letto e si fermò.
Neji non era lì.
Si avvicinò al letto sfatto e vi appoggiò le pietanze sopra, voltandosi e
andando alla ricerca del suo compagno che non seguiva gli ordini del medico.
Lo trovò nella cameretta di Kin fermo davanti alla culletta stretto nella sua
vestaglia chiara con i capelli lunghi sciolti sulle spalle.
Sasuke si fece avanti e lo raggiunse alle spalle.
-Ehi.- Lo abbracciò da dietro e gli posò un bacio leggero sul collo.
Neji si lasciò subito andare tra quelle braccia amate, rilassandosi
completamente e trovandovi sostegno.
-Ehi.- rispose con un filo di voce.
Rimasero così per un tempo che parve infinito, intenti com’erano a osservare il
loro bambino dormire in pace.
Fu Neji a rompere il silenzio pacifico di quella sera, dando voce alle sue
paure.
-È uno Hyuga.-
Sasuke se lo strinse di più al petto –Starà bene.-
-È della casata cadetta.-
-Lo proteggeremo.-
A quel punto Neji si voltò, gli occhi perlacei sgranati e il panico a fargli
vibrare la voce.
-E se non ci riuscissimo? Se... è segnato, come tutti noi.-
-Neji, ascoltami.- Cominciò il moro, guardandolo serio –Lo proteggeremo noi e
crescerà forte e sano.-
Chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro quella del suo compagno –Crescerà e
sarà schifosamente felice, è una promessa.-
Neji chiuse anche lui gli occhi, sospirando in risposta per riprendere il
controllo delle sue emozioni, e annuì appena stringendosi ancora un po’ contro
il petto del suo uomo.
Kin era ancora piccolo e loro... avevano quattro anni davanti per prendere
quella maledetta decisione.
***
Noticina: per chi non lo ricordasse nella famiglia Hyuga la casata
cadetta è la seconda casata, quella cioè costretta a difendere la prima
per proteggere il segreto del Byakugan. È per questo motivo che verso i quattro
anni viene impresso sulla fronte di tutti quelli che non sono primogeniti il
Sigillo maledetto, questo per capirci. Oltre a essere un segno distintivo di
subordinazione, quel tatuaggio, tramite un jitsu, opera sui nervi di chi lo
porta, obbligandolo a sottostare alle regole della famiglia, pena la pazzia
comportata dal dolore. Inoltre, dopo la morte, funge da sigillo che impedisce a
chiunque di scoprire i segreti del Byakugan. È infatti per questo motivo che
Hizashi, padre di Neji, si uccise per prendere il posto del gemello Hiashi,
padre di Hinata, quando il capo del Paese del Fulmine, tramite un complotto,
pretese la testa del capofamiglia, Hiashi per l’appunto.
Spero di essere stata esauriente. Se no... andate a cercare notizie su Santa
Wiki, pigroni! XDDD
Alla prossima!
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