Capitolo 7
Il respiro di Rein piano piano si andò calmando, così come i
battiti del suo cuore. Mentre il principe della Luna la cullava tra le sue
braccia, le lacrime, che erano scese copiose dagli occhi azzurri della
principessa, si erano arrestate ormai del tutto. Tutto ciò che ormai era
rimasto, erano solo due ragazzi, avvinti in un caldo abbraccio, di cui nessuno
dei due sembrava volersi separare. Se in quel momento qualcuno fosse entrato
nello studio, tutto ciò che avrebbe visto sarebbe stato l’immagine di due
giovani avvinti in un abbraccio che, dall’esterno, sembrava tutt’altro che
platonico. E si sa, all’interno di una corte reale, i pettegolezzi, soprattutto
quelli che riguardano persone importanti, possono essere molto pericolosi, se
non addirittura fatali per la reputazione di qualcuno. Inutile dire le
terribili conseguenze che quella scena, se vista dagli occhi di qualcuno,
avrebbe potuto arrecare ai due giovani. Per fortuna, certe volte, il destino, o
fato se preferite, decide di intromettersi, e di salvare coloro che ritiene
abbiano ancora molto da dire. Ed è proprio ciò che avvenne quella notte. Il
principe Shade, infatti, si era totalmente dimenticato che nel suo palazzo
tutti conoscevano il fatto che era solito lavorare la notte, nel suo studio. E
dalle cucine, il personale, faceva sempre arrivare, poco dopo la mezzanotte,
una meravigliosa teiera piena di the nero appena fatto, il preferito di sua
altezza, accompagnato da una considerevole dose di tramezzini farciti e
biscotti ancora caldi. Naturalmente, le cameriere del palazzo facevano sempre a
gara per avere un’opportunità di portare di sopra il prezioso carrello per
avere la possibilità di ammirare il principe e di parlare, se pur per poco, con
lui. Nel momento in cui i due giovani principi erano ancora avvinti, nel
palazzo la solita vita stava continuando, e la solita routine notturna stava
avvenendo senza differenze dalle altre sere. Nelle cucine, il cuoco reale aveva appena
finito di riscaldare l’acqua, e vi aveva immerso le foglie del the per
l’infusione. Aiutato da un assistente, aveva preparato su un carrello tutto il
necessario per lo spuntino, tramezzini, biscotti e due tazze di porcellana
bianca, pronte per l’uso. Allo sguardo scettico del suo aiutante, il cuoco
aveva semplicemente scrollato le spalle
-Per il conte d’Orvail, spesso è assieme al principe-
Così due tazze furono poste sul carrello. Una giovane e
trepidante cameriera era entrata in cucina e con un sorriso enorme aveva preso
il carrello e si era diretta, veloce, verso il piccolo montacarichi che
permetteva dalle cucine di portare le pietanze alle stanze superiori. Il turno
notturno del palazzo era sempre visto con odio dal personale del palazzo,
perché per le cameriere e i camerieri voleva dire solo una cosa: pulizie. La notte,
infatti, era il momento dove le immense sale usate durante il giorno dalla corte,
potevano essere pulite senza disturbare nessuno dei nobili. Ma per la giovane
donna che spingeva il carrello quella notte, la possibilità di vedere il
principe rendeva sopportabile le lunghe ore che a seguire l’avrebbero tenuta
impegnata nello spazzolare e lucidare i pavimenti dei saloni. Il percorso dalle
cucine allo studio privato non era lungo, poiché i corridoi erano, in pratica,
vuoti. Ci sarebbero voluti solo cinque minuti per la giovane donna per arrivare
al piano e bussare alla porta. Ma, come abbiamo detto, il destino, quella notte
si mise di mezzo. La ruota anteriore del carrello, infatti, misteriosamente,
decise di impigliarsi in un tappeto. Per poco, tutto il contenuto del carrello
non finì sparso lungo il pavimento. La donna si lasciò sfuggire a un piccolo
grido, per la sorpresa dell’improvviso arresto del mezzo, e questo fece
allarmare una giovane sentinella, posta a guardia della porta che conduceva
alla stanza da cui si poteva accedere allo studio privato del principe. Quando
la guardia vide cosa era successo, si apprestò subito ad aiutare la donna a
liberare la ruota, ma sembrava proprio che quel pezzo di tappeto non si volesse
staccare dalla ruota. I due impiegarono molto tempo per liberarlo, e nel
frattempo la mezzanotte era passata da quasi dieci minuti. Quando la donna
bussò alla porta dello studio e la aprì, si meravigliò molto nel vedere che il
principe non era solo nello studio, o assieme al conte, ma era in compagnia di
qualcuno che non si sarebbe mai aspettata di vedere lì, a quell’ora di notte.
Ma la scena davanti ai suoi occhi non mostrava niente di piccante, o
sconveniente, solo era insolita vista l’ora. La scena che si presentava alla
giovane cameriera era quella del principe seduto al suo posto, mentre la
principessa Rein era seduta di fronte, intenta a leggere alcuni fogli che
portavano il sigillo del regno. Niente faceva intuire il momento d’intimità che
era avvenuto tra i due appena pochi minuti prima. Ma ovviamente, non poteva
essere stato solo il carrello ad aiutare i due giovani, anche un altro piccolo
oggetto quasi dimenticato nello studio si era messo in aiuto della giovane
coppia. Tornando indietro di pochi minuti, infatti, i due principi erano ancora
avvinghiati in quel caldo abbraccio, quando, poco dopo l’arrivò della
mezzanotte, che sarebbe sicuramente passata inosservata ai due giovani, un
orologio, un orologio fermo ormai da molti anni, scelse quella notte e quel
momento, per tornare a far sentire la sua voce. Il primo rintocco spezzò per
sempre quel momento d’intimità. Fu come una scossa elettrica, e sia Shade sia
Rein si allontanarono l’uno dall’altra, sul viso un misto di sorpresa,
incredulità e imbarazzo. Il secondo e terzo rintocco li sorprese ancora così,
intenti a fissarsi incapaci di capire cosa stesse succedendo. Al quarto
rintocco, Shade si voltò verso l’orologio, ormai totalmente incredulo.
-Non è possibile-
Disse, mentre si avvicinava all’orologio, posto su un
tavolino vicino alla finestra, dietro la sua scrivania. Rein rimase fermo ad
osservarlo, indecisa su cosa fare, ancora imbarazzata per essersi lasciata
andare alle emozioni così con lui.
-Non è possibile-
Tornò a dire il principe, osservando meravigliato
l’orologio, mentre risuonavano gli ultimi rintocchi della mezzanotte. Appena smise
Shade si voltò verso Rein, totalmente meravigliato
-E’ totalmente incredibile…-
-Cosa?-
Riuscì a dire Rein, con un tono di voce molto basso, ultima
traccia del suo imbarazzo, imbarazzo che Shade non colse, preso dallo shock di
quello a cui aveva appena assistito
-L’orologio, ha suonato-
-E’ quello che dovrebbero fare, no?-
Shade scosse la testa.
-Ma non questo. Quest’orologio non suonava più già dai tempi
di mio padre. L’unico motivo per cui si trova ancora qui è che ormai è un pezzo
antico e il suo valore supera di gran lunga quello della sua utilità. Per
questo è sempre rimasto qui, una antiva vestigia di un tempo passato. Ma sono
quasi trent’anni che non suonava eppure stasera…-
Shade si lasciò cadere sulla sua sedia, ancora perplesso.
Rein rimase un attimo in piedi, indecisa se andarsene o rimanere, ma visto lo
sguardo assente del principe, decise di sedersi e aspettare. Sarebbe stato
terribilmente maleducato andarsene. La principessa spostò lo sguardo sulla
scrivania, e intravide, mezzo sepolto da altre carte, un foglio, su cui era
scritto un nome che attirò la sua attenzione.
-Quello per caso è il programma giornaliero della
principessa Milky?-
Sentendo la voce della principessa, Shade si riscosse di
colpo. Osservò Rein, e quando il significato della domanda gli fu chiaro, e
osservando il punto che la principessa le stava indicando con la mano,
intravide il foglio.
-Si, esatto. Volevo consegnartelo oggi, ma tra una cosa e
un’altra…-
-La visita di mia madre ha sicuramente sconvolto la
giornata-
Disse Rein, un sorriso triste sul suo volto. Shade si limitò
ad annuire, mentre prendeva il foglio e lo porgeva alla principessa.
-Questo è il programma che era stato pensato potesse essere
il migliore. Ci sono lezioni a cui Milky non si potrà sottrarre, e abbiamo
cercato di trovare un modo per accontentare tutti-
-Abbiamo?-
Shade si fece leggermente rosso in viso
-Avrei dovuto consultarti, lo so. Ma ho chiesto aiuto a mia
madre e…-
Rein sorrise, un sorriso vero e divertito.
-Se tua madre ha deciso non ho nulla da ridire. Ma vorrei
comunque leggerlo attentamente, se posso-
-Prego-
E così Rein si mise a leggere il programma. Di per se non
era molto complicato, o troppo pieno. Le ore di lezione si dividevano tra la
mattina, dove Rein e Milky avrebbero passato quasi tutto il tempo insieme, e il
pomeriggio, dove invece, oltre a Rein, Milky avrebbe diviso le lezioni con
altri tre insegnati, uno di danza, uno di equitazione e uno di scherma, che si
sarebbero alternati durante la settimana. nel momento in cui Rein stava per
porre una domanda, un leggero bussare alla porta, seguito dalla sua apertura,
spezzò il silenzio dello studio. E fu così, che la sorridente cameriera entrò
nello studio, ma nel vedere la principessa il suo sorriso si fece meno ampio.
-Il vostro the, maestà-
Disse, mentre trascinava dentro il carrello con la bevanda
fumante. Shade fece solo un piccolo cenno con il capo, mentre rivolgeva la sua
attenzione alla principessa.
-Qualcosa non va? Credi che il programma sia troppo
difficile da seguire?-
Rein scosse la testa.
-No, assolutamente. Cercherò di concentrare le materie più
pesanti per la mattina e magari, al pomeriggio concentrarmi più su etichetta o
cose simili ma, c’è una cosa non capisco…-
-Cosa?-
-Scherma?-
Shade si limitò ad alzare gli occhi al cielo, sospirando
-Ha insistito. Ha detto che voleva imparare. Non c’è stato
modo di farle cambiare idea. Così io e mia madre abbiamo acconsentito, pensando
che vedendo la difficoltà e l’impegno
che avrebbe richiesto si sarebbe decisa a cambiare idea, invece…-
-Preferisce la scherma alle lezioni di danza-
Shade si limitò ad annuire, sconsolato. Poi la fissò,
perplessa
-Come fai a saperlo?-
Rein ridacchiò
-Tu non sei costretto a ballare con ampie gonne vaporose e
scarpe dotate di tacco, e non sai quanto sia difficile cercare di non
calpestare la gonna, mentre tenti di eseguire una giravolta o un passo di danza
sembrando distaccata, fluida e “regale”allo stesso tempo-
Shade si limitò a fissarla non sapendo bene cosa dire. Si
limitò ad alzare le mani, lasciando cadere il discorso, cosa che provocò una
leggera risatina da parte di Rein. Nel frattempo la cameriera, dopo avere
capito che non avrebbe ricevuto altre attenzioni dal principe, dato che era
concentrato a parlare con la principessa, si era limitata a preparare le due
tazze per i reali, e le aveva appoggiate vicino ai due, senza proferire parola.
Nell’accorgersi che la donna era ancora dentro la stanza, Shade si decise a
concentrarsi su di lei
-Grazie, non mi occorre altro. Potete ringraziare per me la
cucina, sempre accorta a non lasciarmi mai morire di fame?-
La cameriera si limitò ad annuire, sorridendo
-Sarà un onore per me riferire le vostre parole, maestà-
Shade le fece un sorriso, cosa che sembrò riempire la
giovane di gioia e le fece illuminare gli occhi
-Buona notte vostra maestà. Principessa-
Disse, prima di fare un inchino e lasciare i due giovani
alle spalle. Certamente, la giovane cameriera avrebbe riferito le parole al
cuoco, ma avrebbe accuratamente riferito ogni particolare a chiunque avrebbe
voluto ascoltarla, e ovviamente avrebbe raccontato che a mezzanotte passata, la
principessa Rein era insieme al principe Shade nello studio, e che si,
effettivamente era un’ora molto tarda della notte e quasi sconveniente per
farsi trovare insieme ad un uomo, ma non avrebbe potuto far altro che riferire
che i due avevano parlato solo della principessa Milky e del programma delle
sue giornate. Ma ovviamente, nessuno a palazzo avrebbe potuto avere nulla da
ridire sulla principessa in quella giornata. La visita della regina del regno
del sole aveva sconvolto la principessa, questo lo sapevano tutti, il distacco
tra la principessa Rein e la sua famiglia era ormai cosa di dominio pubblico, e
tutti a palazzo sapevano che la principessa era stata chiusa nella sua camera
tutto il pomeriggio e la sera, e che non si era nemmeno fatta vedere durante la
cena. Alcuni poi sapevano che non si era sentita bene, Dreamy aveva, infatti,
richiesto di non disturbarla e di lasciarla riposare, e per un attimo sembrava
avesse quasi chiesto di chiamare il medico di corte, ma poi era stata dissuasa
dal farlo. Quindi non stupiva poi più di tanto che fosse così tardi a parlare
con il principe del motivo per cui, infondo, si trovava nel palazzo. Anzi,
qualcuno avrebbe anche potuto osservare che la dedizione con cui la principessa
stava prendendo il suo compito, dedizione che la spingeva anche a tarda notte
ad informarsi sulla sua giovane nuova protetta. Certo, se la cosa si fosse ripetuta, allora
sarebbe certo parsa una cosa strana, degna di attenzione e di pettegolezzo, ma
per quanto riguardava il personale della corte, un solo incontro, giustificato
da fatti eccezionali avvenuti durante la giornata, non era sufficiente per
creare uno scandalo. Anzi, altri incontri ad orari strani dai due non furono
riportati molto presto, quindi ben presto l’episodio fu dimenticato. Certo è che
non sempre si conosce tutto quello che accade sotto un tetto, e non sempre chi
si crede aggiornato su tutto quello che succede nel palazzo, poi, si rivela
essere veramente a conoscenza di tutto. Certi
segreti sono fatti veramente per restare tali, e a volte, inaspettatamente,
possono venire in aiuto oggetti impensabili, come un carrello birichino e un
orologio che aveva ritrovato la sua voce.
Nello studio, il the caldo e gli ottimi tramezzini,
aiutarono a creare un ambiente ancora più accogliente, e i due giovani principi
si trovarono a chiacchierare per oltre un’ora nello studio. Quando però, uno sbadiglio
colse la principessa, Shade si voltò verso l’orologio, e rimase allibito nel
vedere l’ora.
-Principessa, è l’una e un quarto di notte. A questo punto
non ve lo chiedo, ma vi ordino di andare a dormire. Non voglio che si dica che
tengo la gente alzata e non la faccio riposare nel mio castello-
Rein si limitò ad annuire e a sorridere.
-Vi ricordo, principe, che sono un Altezza Reale, e che non
potete ordinarmi cosa fare e soprattutto a che ora andare a dormire. Tuttavia,
solo per questa volta, decido di accontentarvi. Anche perché, sono costretta ad
ammettere, il letto che mi avete offerto è terribilmente comodo, e non vedo
l’ora di raggiungerlo-
Shade ridacchiò
-Lieto di avere fatto una cosa giusta per una volta-
-Direi che per quanto mi riguarda, ne hai fatte fin troppe-
Il genuino sorriso sincero di Rein trattenne shade dal
pronunciare qualsiasi altra cosa. Rein si alzò dalla sedia, e si diresse verso
la porta. Sentiva su di se lo sguardo del principe, e non appena si ritrovò
alla porta, si fermò, perché il suo sguardo fu attratto da un oggetto che per
tutto quel tempo era rimasto lì, nascosto, ma sempre presente. Nel voltarsi, il
suo sguardo si fermò sullo scrigno che sua madre le aveva portato. Aveva
cercato di dimenticarlo, e mentre parlava con il principe, ci era riuscita ma
ora lo vedeva, di nuovo, il suo piccolo grande scrigno dei ricordi.
-Puoi fare in modo di portarlo nella mia stanza?-
-Certamente-
Non c’era bisogno di sapere a cosa la principessa si
riferiva.
-Grazie… buonanotte principe-
-Buonanotte principessa-
La luce improvvisa del sole colse di sorpresa il sonno della
principessa, che si rannicchiò ancora di più sotto le coperte, cercando disperatamente
di ritornare nel mondo dei sogni. Una voce continuava a chiamarla, ma lei, imperterrita,
faceva di tutto per restare aggrappata a quel piccolo sogno che ancora le
danzava davanti agli occhi. Ma la luce improvvisa, la colse di sorpresa,
obbligandola ad aprire gli occhi e a svegliarsi.
-Che cosa c’è?-
Chiese, in un misto di esasperazione e tristezza. Una donna
di mezza età, con uno sguardo arcigno, la stava guardando, mentre teneva tra le
mani la coperta della principessa.
-Principessa è giorno, e siete in ritardo. Avete meno di
dieci minuti per alzarvi, lavarvi, vestirvi e presentarvi a colazione. O volete
incorrere nelle ire di vostra madre, o peggio, nelle mie?-
Un brivido corse lungo la schiena della principessa Milky.
Erano poche, infatti, le persone in grado di farle paura, e una di quelle era,
senza ombra di dubbio, la sua capo cameriera, una donna che le era stata
mandata direttamente da sua madre, l’unica in grado di farla rigare dritto e di
farla arrivare in orario a qualsiasi cosa, miss Donaira. Milky non osò ribadire
niente, ma subito sveglia, si alzò dal letto e si precipitò verso il suo bagno
privato.
-Sarò pronta e in orario miss Donaria-
La donna fece un piccolo cenno del capo
-Ben detto principessa-
Milky riuscì a farsi vestire e pettinare in meno di cinque
minuti e si ritrovò di fronte alla porta della sala da pranzo della famiglia
reale in tempo per la colazione. Quella era stata una novità. Quando ieri sera
miss Donaria le aveva detto che la colazione sarebbe stata consumata nella
sala, assieme alla sua famiglia, per poco non era caduta dalla sedia su cui si
trovava
-E per quale motivo?-
Miss Donaria non le aveva saputo dare una risposta precisa.
Si era limitata solo a dire
-Ordine di sua Altezza Reale-
E questo aveva chiuso la conversazione. Così quella mattina,
mentre un servitore apriva la porta della sala, non sapeva bene cosa
aspettarsi. Tuttavia, niente di tutto quelle che l’era passato per la testa
poteva essere simile a quello che stava vedendo.
-Non ci posso credere!-
L’improvviso urlo della principessa aveva quasi fatto
soffocare il principe della luna, che preso alla sprovvista, aveva rischiato di
morire per colpa di un the. Per tutta risposta, l’altro uomo seduto al tavolo,
si lasciò andare ad una risata divertita, vedendo il suo amico perdere
totalmente il suo fascino, almeno per una volta. Una volte che Shade si fu
ripreso, e dopo avere tossito parecchio, si voltò verso la sorella
-Milky…-
-Scusa-
Si limitò a dire la piccola, mentre si avvicinava alla
tavola e occupava posto al lato del fratello e di fronte a Thomas, che le
rivolse un veloce saluto con il capo, mentre si metteva in bocca una fetta di
pane con sopra un abbondante strato di marmellata.
-Perché siamo qui?-
-Non guardate me, principessa. Dovete chiedere al vostro
regale fratello-
-Tu non dovresti nemmeno essere qui con noi-
-Stamattina non ho fatto in tempo a fare colazione…-
-Non è un mio problema-
-La tavola è abbastanza fornita per una persona in più-
-Con te non si può mai sapere… hai la capacità di divorare
ciò che un uomo mangia nell’arco di un anno-
-Mi stai dando del mangione?-
-Perspicace capitano-
Thomas non rispose, si limitò a prendere un pezzo di pane e
a lanciarlo contro la testa di Shade. Il principe osservò il pezzo volare dalla
mano del suo amico fino alla sua testa, e poi rimbalzare sulla tavola.
-Molto maturo signor conte-
-Puoi giurarci. Potevo lanciartene uno con della marmellata
sopra-
-Non oseresti..-
-E’ una sfida, principe?-
-Una costatazione più che altro…-
-Mi stai dando del vigliacco? Mangione e vigliacco nella
stessa mattina e in meno di cinque minuti… Vedo che sei di buon umore oggi-
-Ma perché devi sempre parlare tu? Non puoi essere come un
qualsiasi membro della guardia e fare il tuo dovere senza assillare me?-
-E togliermi tutto il divertimento?-
-Thomas giuro che…-
-Un giorno mi ucciderai, si lo so-
Shade stava per ribattere, quando una voce s’intromise
-Lo sapete che sembrate una vecchia coppia sposata?-
Entrambi si voltarono e si trovarono davanti alla
principessa Rein. D’istinto entrambi gli uomini si alzarono dalla sedia e le
fecero un piccolo inchino
-Non vale! Per me non vi siete mica alzati-
Si ritrovò a dire Milky, che era stata talmente silenziosa
mentre i due uomini parlavano che quasi si erano dimenticati di lei.
-Milky…-
Fu il calmo richiamo di Shade, mentre rivolgeva uno sguardo
di ammonimento a sua sorella
-Ma è vero. Siete rimasti seduti e mi avete praticamente
ignorata-
Rein si avvicinò al tavolo, e prese posto vicino alla
piccola.
-Non ci fate caso, principessa Milky-
Le disse Rein, mentre le appoggiava una mano sul braccio, a
tranquillizzarla
-Gli uomini sono animali imprevedibili, e come prima lezione
impara questo. Gli uomini sono animali, imprevedibili e soprattutto,
inaffidabili. Ti dicono che ti aiuteranno in qualsiasi cosa tu gli chieda, e
potrai stare certa che o se ne dimenticheranno o ti diranno la solita, vecchia
scusa “perdonami, ma avevo da fare qualcosa di più importante”. Quindi, come
prima lezione impartita, da principessa a principessa, ricorda sempre: le donne
valgono dieci volte un uomo, sia esso un principe, un conte o un semplice uomo-
Milky si mise a ridere mentre annuiva convinta. Thomas e
Shade si scambiarono uno sguardo, ma fu il conte a parlare
-Milady chiedo scusa ma… ci avete appena insultati?-
Rein tirò fuori un sorriso di cortesia, mentre rispondeva
-No, non oserei mai. Stavo solo esponendo una verità
universalmente conosciuta. Le donne valgono più degli uomini, tutto qui-
Thomas la fissò, poi si voltò verso Shade
-Si, ci ha appena insultati-
-Ma con grande cortesia, aggiungerei-
-Si, un insulto velato da
cortesia… tremendamente scortese-
-Queste principesse moderne…-
-Che ci vuoi fare-
Nel vedere le facce mezze divertite di Thomas e Shade, sia
Rein sia Milky scoppiarono a ridere, e furono presto seguiti dagli altri due. Quando
la risata si andò affievolendosi, Shade si rivolse a Rein
-E’ un piacere vedere che stai meglio-
-E’ un piacere anche per me-
Si guardarono, e per Shade fu come se il mondo sparisse,
mentre si tuffava negli immensi occhi azzurri della principessa. Si ritrovò a
sorriderle, seguita a ruota dalla turchina.
-Devo già avvertire il cappellano reale per la cerimonia, o
avete già fatto voi?-
Chiese con uno sguardo malizioso Thomas, tutto rivolto al
suo principe. Shade si fece bordeaux per l’imbarazzo, e questa volta si voltò
verso il suo amico con uno sguardo che la diceva lunga su cosa pensava in quel momento
di lui. Thomas scoppiò ancora più a ridere, mentre alzava le mani in segno di
resa
-Tranquillo lo so… prima o poi mi uccidi-
Shade lo fissò, poi scoppiò a ridere. Anche Rein si ritrovò
a ridere, cosa che le fece dimenticare il suo imbarazzo. L’unica che fissava
perplessa la scena era Milky
-Si può sapere cosa avete da ridere così tanto?-
Shade le si avvicinò e le passò la mano tra i capelli,
spettinandoli leggermente e provocando una reazione di protesta da parte della
sorella.
-Non crescere mai, mi raccomando-
Le disse suo fratello. Milky non fece altro che alzare un
sopracciglio ancora più meravigliata e la risata di Shade riprese da dove si
era interrotta.
Moon Maria era ferma sulla porta della sala, e osservava.
Guardava quei quattro ragazzi che stavano chiacchierando e ridendo, intenti a
fare colazione. Non l’avevano sentita arrivare, e così si era messa a fissarli.
Adorava vedere Shade e Thomas battibeccare e prendersi in giro. Erano rare le
vere amicizie nel loro mondo, e la regina non sapeva veramente quale dio
ringraziare per avere concesso un tale dono a suo figlio. E vedere la sua
giovane piccola donna cercare di stare al passo con i grandi, mentre si
sforzava di comportarsi in modo impeccabile, le fece sorridere il cuore. Ma la
vera gioia era vedere la meravigliosa donna che si stava rivelando quella
mattina Rein. Era serena, con il volto disteso, e sorrideva, un sorriso che le
arrivava anche agli occhi. Era incantevole quella mattina, non le serviva un
abito pomposo o gioielli imponenti per spiccare in bellezza. Aveva un semplice
vestito bianco con sopra ricamati dei piccoli fiori azzurri e rosa, un suo
vecchio abito, che aveva prestato alla giovane in attesa del suo nuovo
guardaroba, ma nonostante l’abito vecchio, la conciatura semplice e nessun
gioiello addosso, sembrava una vera e propria regina. E non l’era sfuggito di
certo il modo in cui suo figlio la osservava, discreto ma insistente. Sembrava
che non riuscisse a distogliere gli occhi da lei. Anche se l’idea non le
dispiaceva, dopotutto adorava Rein, l’idea di un possibile interessa amoroso da
parte del figlio, invece di renderla felice, le fece improvvisamente provare un
brivido di terrore. Se suo figlio avesse veramente voluto stare con lei, la
situazione, già di per se tesa con il regno del sole, poteva benissimo
diventare ancora più complicata. E qualcosa le diceva che Shade avrebbe potuto
certo amare una principessa del regno del sole, ma se avesse voluto veramente
la turchina, avrebbe dovuto lottare con tutto se stesso per averla. E
sinceramente, la regina non sapeva se la turchina avrebbe, nel caso, lottato.
Se fosse stata costretta a scegliere tra riavere l’amore della famiglia o suo
figlio, cosa avrebbe fatto? Tuttavia, mentre si trovava persa in quei pensieri,
si diede della folle. Dopotutto, non era detto che suo figlio provasse qualcosa
per la principessa, poteva anche essere un semplice sentimento di amicizia. E
poi non era neanche detto che, nell’eventualità che suo figlio provasse realmente
dei sentimenti per lei, lei ricambiasse.
-E’ qui da appena tre giorni e penso già a disastri
imminenti o matrimoni… Moon Maria riprenditi-
Dandosi della sciocca, si decise ad entrare nella sala. Al
suo ingresso, i quattro si fecero silenziosi e si alzarono tutti dalle sedie. La
regina sorrise ad ognuno dei presenti e prese posto a capotavola, in modo da
avere di fronte suo figlio.
-Buongiorno ragazzi. Vedo che non avete avuto problemi ad
iniziare senza di me…-
Tutti e quattro si trovarono ad osservare ognuno il proprio
piatto, dove i resti della colazione giacevano, indicando la loro colpa.
-Credo che tutti quanti dovreste fare un piccolo ripasso di
buone maniere… sono ancora la regina di questo palazzo e di questo regno, o
sbaglio?-
-No madre-
Disse flebile Shade.
-Da domani vedete di trattenere la fame e di aspettare tutti
i membri della famiglia-
-Si madre-
-E conte…-
Thomas sobbalzò dalla sedia, mentre alzava lo sguardo,
implorando perdono
-La mia tavola è sempre disposta ad accogliervi, spero lo
sappiate. Ma gradirei che riferiste in cucina che farete colazione con noi,
d’ora in poi, così non prepareranno due volte la colazione per voi… sapete quanto detesti l’idea che in questo palazzo del
cibo vada sprecato-
-Lo riferirò subito, maestà. Grazie maestà-
-Bene-
Moon Maria prese il tovagliolo dal tavolo e se lo portò
delicatamente sulle gambe, mentre con un cenno della mano, chiamava un
cameriere per riempirle la tazza di the.
-Allora, quale sarà l’argomento della lezione di oggi,
Principessa Rein? Che cosa avete in serbo per mia figlia come prima lezione?-
Rein si ritrovò un attimo spaesata, aprì la bocca un paio di
volte, prima di ricomporsi e trovare finalmente la voce
-Un argomento che sono certo piacerà moltissimo alla
principessa. Inizieremo dalla storia maestà-
-No, ti prego. Storia proprio no…-
Si ritrovò a supplicare Milky, mentre addentava triste un
biscotto al cioccolato.
-Sarà divertente, fidati-
Le disse sorridente Rein. Ma Milky, per tutta risposta,
afferrò un altro biscotto e lo divorò.
-Sono certa, principessa, che farete un ottimo lavoro con
mia figlia-
-Me lo auguro tanto maestà… me lo
auguro con tutto il cuore-
-Basta, non ce la faccio più-
-Ma non siamo neanche a metà della lezione, e il pezzo
migliore deve ancora venire-
-Lo hai detto anche cinque minuti fa-
Rein si portò una mano sugli occhi mentre cercava di
mantenere la calma. Era un’ora ormai che lei e Milky stavano facendo lezione.
Erano nella piccola biblioteca di Rein, posto che la turchina aveva pensato
fosse perfetto per le loro lezioni. Lì potevano avere la privacy e la
discrezione per le loro lezioni e in quel momento Rein non si poteva immaginare
di quanto ne avrebbero avuto bisogno. Milky era una studentessa, come dire… svogliata. Le importava poco di imparare qualcosa di
teorico, e il compito di Rein si era fatto da complicato a… terribilmente
difficile.
-Milky, so che storia non rientra forse tra le tue materie
preferite, ma è il tuo compito sapere queste cose-
-Come può essere il mio compito? Come possono fatti avvenuti
quasi mille anni fa avere un rapporto con me?-
-Perché riguardano la storia del tuo paese! Tu non sei solo
la principessa, tu sei l’incarnazione di ciò che è stato e sarà. Tu rappresenti
la corona Milky. Forse ancora non hai la totale percezione di questo, ma più
passerà il tempo, più sarà importante. E non puoi non sapere la storia della
tua famiglia-
-Ma chi mai potrà mai interrogare me? Sono una principessa,
la secondogenita, mica l’erede al trono! E poi chi vuoi che osi contraddirmi o mettersi
a interrogare me?-
-Io-
Disse risoluta Rein. Milky la guardò a bocca aperta
-Tu non puoi-
-Posso e lo farò. Sono la tua insegnante e sono un’altezza
reale, quindi una tua pari grado con la differenza che sono più grande di te,
quindi ho tutto il diritto e il dovere
di poterlo fare e, fidati, lo farò-
Milky la fissò senza sapere bene cosa dire. Le due si
fissarono per alcuni minuti, in silenzio. Alla fine Milky prese in mano la
penna, si sedette dritta sulla schiena e, come una condannata a morte proferì
la sua sentenza
-E allora facciamolo come si deve-
Rein sfoderò un sorriso soddisfatto.
-Bene. Come ti stavo dicendo, re Rudiar II si trovava
davanti ad un dilemma: se sposava la contessa di Vignon, avrebbe realizzato una
stabile alleanza con i territori del nord, mentre se avesse sposato la contessa
d’Arvent avrebbe annesso i territori a sud e a est e avrebbe così potuto avere
abbastanza terra e uomini, per potere essere preso in considerazione dalle
altre nazioni come un vero sovrano. Quindi, principessa, cosa fece il re?-
-Sposò la contessa d’Arvent ovvio. Territori in più batte
alleanza con il nord-
Rein scosse la testa
-Sbagliato. Sposò la contessa di Vignon-
-Ma non ha senso! Con i nuovi territori e con gli uomini
avrebbe di certo poi potuto conquistare i territori del nord e assicurarsi
tutto il territorio-
-E avrebbe così sottratto delle terre che legittimamente
erano state affidate ai conti cento anni prima dai suoi antenati, e non avrebbe
fatto altro che acquisire malcontento e la terribile possibilità di una
rivolta, considerando che gli abitanti del nord sarebbero stati fedeli ai loro
signori e non a quel re che in tanti non consideravano legittimo. Sposare,
invece, una donna stimata e apprezzata come la contessa di Vignon, che aveva
alleati potenti tra i conti del nord, gli permetteva in modo legittimo e senza
un solo spargimento di sangue, di acquistare la fiducia dei territori del nord.
E i signori del nord avrebbero avuto un canale diretto con il re, nella figura
della futura regina, per avere una certezza che le loro richieste sarebbero
state esaudite. Cosa che, nei fatti, avvenne. I conti del nord ottennero ciò
che chiedevano, maggiore autorità sul territorio, un controllo più diretto
delle loro risorse e un maggiore e stabile controllo del territorio, e nel
frattempo il re acquistava la fiducia e soprattutto la lealtà dei signori del
nord, che si sarebbero impegnati e avrebbero difeso il regno in caso di
pericolo e bisogno. E la potenza dell’alleanza con il nord si rivelò maggiore
di quanto re Rudiar poteva immaginare-
-Perché?-
-Perché ciò che erano destinati a diventare i futuri regni
della Goccia e del Mulino a Vento, iniziarono una trattativa con re Rudiar per stabilire
una alleanza. Il regno della Luna così, anche se non si chiamava ancora così,
ottenne una alleanza con le altre due nazioni che gli permise di acquisire peso
a livello internazionale. Questo voleva dire sedersi al tavolo con gli altri re
e decidere di quello che era meglio per il pianeta-
-Ok, geniale. Ma come la metti con la famiglia d’Arvent?
Aveva offeso loro, e così i territori del sud e dell’est-
-Giusta osservazione, ma il re trovò la soluzione ideale-
-E quale?-
-Fece sposare suo figlio con la figlia dei conti d’Arvent.
Diciamo che il matrimonio tra le due casate fu solo rimandato di una
generazione-
-Geniale-
-Già, considerando che il contratto di matrimonio fu firmato
quando ancora non era nato nessuno dei due eredi, da entrambi le parti-
-E se fossero nati due maschi? O due femmine?-
Rein alzò le spalle
-Chi lo sa… sta di fatto però che il giovane figlio di re
Rudiar, Marton I, sposò la figlia della contessa d’Arvent, Eleisa d’Arvent, e
il loro fu uno degli eventi del secolo-
-Perché li fecero sposare quando avevano dodici anni?-
-No, certo che no. La contessa aveva solo sette anni quando
fu data in sposa e il principe nove-
-CHE COSA?-
-Te lo avevo detto che la parte migliore doveva ancora
arrivare-
-Li hanno fatti sposare da bambini?-
-Esatto. E fu anche un matrimonio molto ben riuscito-
-E come mai?-
Rein, in quel momento, si alluminò all’improvviso.
-Che c’è ora?-
Chiese Milky
-Lo vedrai. Principessa, seguimi-
La guardia non sapeva cosa fare. Aveva degli ordini precisi,
lui. Ed erano ordini facili, che aveva eseguito per più di cinque anni.
Qualcuno lo avrebbe potuto trovare noioso come lavoro, ma per lui, con una
famiglia e un bambino piccolo da mantenere, si era trovato bene. Era un lavoro
semplice, ma di responsabilità, e mai, in cinque anni, aveva dovuto vivere
situazioni in cui i suoi ordini erano stati messi in discussione. La porta
doveva rimanere chiusa, e lui l’aveva tenuta chiusa, per cinque anni. Era
quello il suo compito. Nessuno doveva entrare da quella porta, quella parte del
palazzo era chiusa. Era il suo dovere, sorvegliare quella porta, e lui lo aveva
fatto. Ma ora, si trovava preso da un dilemma e una contraddizione
-Tenente, glielo ripeto. Apra questa porta, è un ordine-
-Ma io... gli ordini, principessa non..-
-Tenente, sono la principessa del regno della Luna, sono la
seconda nella linea di successione. Sono nel mio palazzo e lei è un tenente
della guardia del palazzo reale che protegge la famiglia reale, e quindi me.
Quindi, io sono un suo diretto superiore e le sto chiedendo di aprire quella
porta-
Lo sguardo risoluto della giovane principessa lo stava
mettendo in soggezione. Dietro di lei, la principessa Rein era indecisa se
scoppiare a ridere o portare via la principessa.
-Principessa, mi dispiace ma, gli ordini-
Milky si lanciò in un urlo di frustrazione
-Lei lo sa cosa sta facendo, vero?-
-Eseguendo gli ordini che il mio comandante mi ha dato?-
Tentò debolmente la guardia
-No, assolutamente no. Lei sta impedendo la mia istruzione.
la vede la principessa Rein qui?-
La guardia annuì
-Ecco, la principessa, che è qui per la mia istruzione, ha
bisogno di accedere alla sala che si trova dietro questa porta. Quindi lei ora
la aprirà, subito-
La guardia la guardò, sconsolato.
-Mi dispiace Principessa, ma gli ordini sono ordini e…-
Milky, per tutta risposta, urlò di nuovo, e si precipitò
verso le scale da cui lei e Rein erano arrivate
-Lo vedremo, lei e i suoi ordini. Lo vedremo proprio-
-Milky, ma dove vai?-
-A risolvere la cosa-
E sparì, in tutta fretta giù dalla scala. Rein rimase lì
ferma, assieme alla guardia, a vedere la scala ormai vuota. Imbarazzata, Rein
si voltò verso la guardia, che sembrava più abbattuta di lei
-Allora, tenente… lei ha famiglia?-
-… e questo spiega come mai l’aumento di tasse sia
necessario, maestà-
-Ma se aumentiamo ancora le tasse, le persone non sapranno
come andare avanti-
Il cancelliere del tesoro lo fissò
-Solo una piccola parte, maestà. Il resto della popolazione
non se ne accorgerà quasi-
Shade strinse i pugni, mentre la tentazione di tirare un
pugno al ministro si faceva sempre più forte
-E questa piccola parte sarebbe quantificata nel…-
-Dieci per cento della popolazione-
-Il dieci?-
-Si sire, lo so, ma se lo guarda in prospettiva…-
Le parole del ministro e l’insulto che il principe stava per
rivolgergli furono bruscamente interrotti dallo spalancarsi della porta, e una
furia dai capelli rosa si precipitò dentro
-Milky, ma cosa-
-TU, con me, subito. O giuro che ti odierò per il resto
della mia vita-
E detto questo, Milky riuscì, veloce com’era entrata. Il
principe fissò prima la porta, poi il ministro
-Ministro, credo che la nostra seduta sia appena terminata-
-Lo capisco maestà-
-E no. Le tasse in più non ci saranno. Quindi trovi una
soluzione alternativa-
-Ma maestà…-
-E’ un ordine, ministro-
Non lasciò neanche il tempo all’uomo di rispondere, che si
allontanò veloce dal suo studio, intento ad inseguire la furia che era in quel
momento sua sorella. Appena si allontanò dallo studio, sentì alle sue spalle la
presenza del suo amico
-Che cosa hai combinato questa volta?-
-Niente-
-Eppure qualcosa devi avere fatto-
-Non ho fatto niente-
-Sarà-
I due si diressero veloci verso le scale. Una guardia, posta
a guardia della sala che dava accesso allo studio del principe, vedendoli
arrivare indicò con una mano la direzione della principessa
-E’ andata di sopra?-
Chiese Shade alla guardia. L’uomo si limitò ad annuire
-Che ci fa di sopra?-
Chiese Shade a Thomas
-E io che ne so…-
-A quest’ora dovrebbe essere con Rein a fare lezione. Che ci
fa al secondo piano del palazzo?-
-Non ne ho idea-
Arrivati al secondo piano, i due si trovarono davanti ad una
scena strana. Milky, arrabbiata e impaziente, stava litigando con una guardia,
che non sapeva più dove guardare per non incontrare lo sguardo della
principessa, e Rein, sorridente, se ne strava seduta su una sedia, ad aspettare
-Che cosa sta succedendo qui?-
Chiese Shade, con un’improvvisa voce bassa e seria. Milky si
voltò verso suo fratello e indicando la guardia disse
-Questo’uomo non mi fa entrare.
Non mi fa entrare in una stanza del mio palazzo!-
-Sono gli ordini principessa. Non posso fare entrare
nessuno-
-Ma questo è il mio palazzo-
-E da quando sarebbe il tuo?-
Le chiese Shade
-Lo sai cosa voglio dire. Sono una principessa reale, e
questa è casa mia. Posso andare dove voglio, a casa mia-
-Veramente no-
Milky alzò gli occhi al cielo
-Ma io ci devo entrare!-
-E perché mai?-
-Storia-
Shade la fissò a bocca aperta. Thomas si lasciò andare ad
una risata.
-Storia?-
Milky annuì, decisa. Shade passò lo sguardo da lei, alla
guardia e infine a Rein.
-Posso sapere di cosa sta parlando?-
Rein si alzò dalla sedia, e dopo essersi lisciata il davanti
della gonna già perfettamente liscio, guardò Shade e disse semplicemente
-Marton II-
Shade la fissò, a bocca aperta. Poi, capì.
-Tenente apra la porta. Vorrei anche che riferisse un
messaggio a tutte le guardie del palazzo: le principesse possono avere ampio
accesso a tutte le sale del piano-
-Si vostra maestà-
Disse l’uomo, mentre apriva la porta. Milky sfoderò un
sorriso smagliante e trionfante, mentre entrava dentro la stanza. Rein sorrise
a Shade, un sorriso però misto tra malizia e autocompiacimento.
-Vuoi unirti a noi, principe?-
Chiese Rein, mentre si apprestava ad entrare nella sala.
-E essere testimone mentre illustri uno dei più celebri casi
d’imbarazzo della famiglia reale di questo paese? No grazie, preferisco andare
a tartassare qualche ministro-
Rein ridacchiò, poi si voltò verso di lui.
-Come vuoi, principe. A più tardi. Conte-
-Principessa-
-Buona lezione-
Si limitò a dire il principe, prima di voltarsi e iniziare a
scendere le scale. Tuttavia si ritrovò di fronte al suo amico che lo guardava,
allibito
-Cosa?-
-“Preferisco tartassare qualche ministro”. Ma ti sei bevuto
il cervello?-
Shade non gli badò, e si apprestò a scendere
-No sul serio, una bella ragazza ti chiede di stare con lei
in una parte isolata del palazzo… e tu preferisci vecchi bacucchi impagliati?-
-Sono un po’ cresciuto per le lezioni di storia, Thomas. E
poi non sarei rimasto solo con lei. Mia sorella era già dentro-
-Quindi se non ci fosse stata Milky saresti rimasto?-
Shade si voltò verso il suo amico, puntando un dito contro
il conte
-Non ti azzardare…-
-Cosa, ha pensare che come un vero uomo, avresti accettato
l’invito di una bella donna a rimanere da solo con lei? Ma figuriamoci,
principe, voi siete un vero gentil’uomo, non è così?-
-Esatto!-
Thomas mise una mano sulla spalla al suo amico, sconsolato
-Sei senza speranze, amico mio-
Shade decise di non rispondergli. Ma ovviamente gliela
avrebbe fatta pagare. A quanto pare il giovane conte si era vinto una guardia
notturna straordinaria. Dopotutto, chi mai poteva dire che un palazzo era realmente
al sicuro, di notte?
-Thomas, non hai impegni per le prossime sere, vero?-
-Allora, perché siamo in questa stanza, buia e coperta di
polvere?-
Chiese Milky a Rein, incerta su cosa fare o dove andare.
Rein non fece caso a lei, ma si avvicinò ad una finestra, e con un colpo
deciso, tirò la pesante tenda che la copriva. L’improvviso ingresso della luce
del sole accecò per un attimo la giovane principessa, che si coprì gli occhi
con una mano.
-Questa, giovane e impaziente principessa, è la galleria dei
ritratti della famiglia reale del regno della Luna-
Milky si guardò attorno, a bocca aperta. Si trovava in un
lungo corridoio e su tutte le pareti erano appesi quadri, ritratti di sovrani,
regine e membri della famiglia reale.
-Come facevo a non saperlo?-
-Credo perché queste stanze sono chiuse-
-E tu come facevi a saperlo?-
-In ogni palazzo c’è una galleria dei ritratti-
-Davvero?-
Rein ridacchiò, mentre annuiva.
-Ovviamente. Sono una testimonianza, Milky. I ritratti sono
ciò che rimane delle nostre famiglie, sono la rappresentazione di ciò che
siamo-
Rein si avvicinò a Milky, e le prese una mano, guidandola
verso una serie di ritratti posti verso la fine della galleria.
-Eri già stata qui e sapevi perfettamente dove andare,
vero?-
-Esatto-
Le due si fermarono alla fine del corridoio. Rein tirò
un’altra delle tende che coprivano le grandi finestre, e la luce illuminò un
dipinto molto grande, raffigurante più persone
-Principessa Milky, è un grande piacere presentarti re
Marton I, sua moglie Eleisa d’Arvent e i loro quattro figli, il principe Marton
II, le principesse Annite e Meritie
e il principe Mason-
Milky rimase ferma ad osservare il ritratto dei sei reali.
C’era qualcosa che non le tornava mentre osservava il quadro.
-Ma come mai il principe Mason sembra…-
-Diverso dal resto dei suoi fratelli e sorelle?-
Milky annuì. Rein le sorrise
-Perché è proprio qui che la storia diventa terribilmente
interessante-
-Cioè?-
-O niente di particolare, a parte un attentato ad una
regina, due sventurati amanti, e il mistero di un erede…-
-Rein, storia sta per diventare la
mia materia preferita-
La turchina scoppiò a ridere.
-Non ne avevo dubbi-
Le ore, all’interno del palazzo della Luna, erano scandite
da un grande orologio, vecchio e ingombrante, ma che non perdeva nemmeno un
secondo. Non era un oggetto molto prezioso, anzi, la sua anima in legno era
piena di fessure, in alcuni punti il legno si era addirittura imbarcato, ma la
sua precisione era indispensabile per la vita del palazzo. Infatti, il grande
orologio non era posto in vista, in un luogo di passaggio o dove la corte lo
poteva vedere, anzi, era quasi nascosto, nei piani interrati del palazzo,
quelli destinati alla numerosa servitù indispensabile per il funzionamento del
grande castello, e più precisamente, nelle cucine. Il cuoco, il supremo comandante
della cucina, ogni giorno, si affidava all’ora segnata sul gigante di legno per
sapere quando era il momento di iniziare la preparazione dei vari pasti. Ed era
sempre il gigante di legno che indicava l’ora in cui il pranzo, o la cena,
doveva essere posta sui carrelli e affidata ai camerieri, per essere consegnata
ai piani superiori, dove la famiglia reale e i membri della corte, aspettavano
il pranzo. E ogni giorno, il pranzo era servito allo stesso orario: alle 13
precise. E come ogni giorno, alle 12.50, il cuoco aveva posizionato ogni
singola pietanza sui carrelli, si era assicurato che tutto fosse impeccabile e
perfetto, e aveva autorizzato i camerieri a portare di sopra il suo lavoro.
Anche per quel giorno, la famiglia reale avrebbe mangiato, in perfetto orario e
senza nessun problema. O almeno così credeva.
La regina aveva stabilito una nuova regola con l’arrivo
della principessa Rein a palazzo. Prima, le uniche a mangiare insieme erano
Moon Maria e Milky. Shade era sempre troppo occupato per raggiungerle per un
pranzo intero. Perciò, di solito, il principe pranzava nel suo studio, un
piccolo pasto veloce, per poi tornare ai suoi impegni. A volte le due donne
erano raggiunte da alcuni membri della corte, le dame di compagnia di sua
maestà o qualche conte, o marchese, venuto in visita alla famiglia reale. Ma
con l’arrivo di una principessa, Moon Maria aveva imposto una nuova regola a
suo figlio, e non aveva permesso a nessuno, suo figlio compreso, di dirle un no
come risposta.
-Mangeremo tutti insieme, allo stesso tavolo, sia a
colazione, che a pranzo che a cena-
-Ma, madre, io…-
-Non lascerai una principessa reale alla sola compagnia mia
o di tua sorella o di qualche noioso o vecchio membro della corte. Tu pranzerai
con lei, e le terrai compagnia, e avrai con lei delle conversazioni consone,
sono stata chiara?-
-Ma…-
-Sono stata chiara?-
Shade aveva dovuto cedere
-Si, madre-
-Molto bene. E di anche al conte d’Orvail che l’ordine vale
anche per lui-
E così, nella sala da pranzo del castello della Luna, la
tavola era stata apparecchiata per i due principi del regno della Luna,
ovviamente per la regina, per la principessa Rein, per il conte d’Orvail, e per
una dama di compagnia della regina. I sei posti erano perfettamente
apparecchiati, la disposizione non era stata difficile. Moon Maria sedeva ad un
capotavola, la sua dama di compagnia alla sua destra e alla sua sinistra il
conte d’Orvail. All’altro capotavola sedeva Shade, con alla sua sinistra Milky
e alla sua destra, ovviamente, Rein. Moon Maria entrò nella sala, alle tredici
in punto, seguita dalla sua dama, ma trovò ad aspettarla solo due dei quattro
commensali previsti. Shade e Thomas si erano alzati, e avevano salutato la
regina. Moon Maria si avvicinò veloce al tavolo e prese posto. Le uniche
mancanti erano Milky e Rein
-Probabilmente la lezione si è allungata di qualche minuto e
sono leggermente in ritardo-
Provò ad azzardare la dama, cercando di spiegare il ritardo
delle due principesse. Moon Maria si trovò d’accordo
-Sono passati solo due minuti dalle tredici, sono certa che
arriveranno-
Disse la regina, sorridendo.
-Shade, la tua giornata?-
-Il solito madre. Ministri, consigli di stato… solita
amministrazione-
-Bene-
Il silenzio calò sui quattro. I camerieri in sala si
fissarono indecisi. Dovevano aspettare l’arrivo delle due principesse prima di
servire il pranzo, ma se avessero aspettato troppo, il cibo si sarebbe raffreddato.
Mentre l’agitazione tra i commensali stava crescendo, e proprio nel momento in
cui Thomas stava per alzarsi e offrirsi di andare a cercare le due donne, la
porta si aprì, e le due sorridenti principesse arrivarono
-Scusate per il nostro ritardo. Stavo spiegando una cosa e
ci siamo totalmente dimenticate di controllare l’orologio. Maestà perdonatemi-
Moon Maria fece solo un piccolo cenno con il capo, mentre
invitata le due giovani a sedersi e ordinava ai camerieri di iniziare a
servire.
-Allora Milky, piaciuta la lezione?-
Milky annuì
-Mamma, tu lo sapevi della storia della regina Eleisa e del
conte Mason di Avensaut?-
Moon Maria guardò la principessa Rein, uno sguardo un po’
stupito sul volto
-Hai scelto come primo argomento di lezione uno dei peggiori
scandali che questa corte abbia mai affrontato?-
Rein si sentì pervadere da un imbarazzo improvviso, e
abbassò lo sguardo sul suo piatto, incapace di dire guardare la regina
-Ovvio che non ho iniziato con quello ma… parlando della
storia antica del regno, non potevo non dirlo… cioè, dopo tutto…-
-Un figlio bastardo riconosciuto dal re e i cui discendenti
sono poi saliti al trono? Tradimenti, attentati, un amore travolgente…
perché non mi avevate mai detto che i nostri antenati potevano essere così
interessanti?-
Moon Maria guardò allibita sua figlia, poi spostò lo sguardo
da Rein a Shade incredula. Alla fine si girò verso il cameriere, che ad un suo
cenno si avvicinò
-Maestà?-
-Vino, per favore. A quanto pare dobbiamo festeggiare-
Il cameriere non batté ciglio
-Subito altezza-
-Madre, ne sei sicura? E festeggiare cosa, di preciso?-
-Un miracolo Shade, un miracolo. Rein è riuscita là dove
chiunque altro aveva fallito. Ha fatto apprezzare a tua sorella una materia
nozionistica come la storia…direi che non esiste occasione migliore per
brindare-
Il primo a rompere il silenzio che era sceso dopo le parole
di Moon Maria fu Thomas, che scoppiò a ridere, e ben presto, tutti gli altri
commensali si lasciarono andare alla risata, anche Milky, anche se, fino in
fondo, non aveva ben capito se sua madre avesse voluto fare un sincero
complimento a Rein, o un malcelato rimprovero a lei. Fatto sta, che quel
giorno, le fu concesso avere una doppia porzione di dolce. E questo valeva,
alla fine, più di qualsiasi altra cosa.
Il pomeriggio, Milky si doveva dividere tra le lezioni con
la principessa Rein e quelle con gli altri insegnati. Questo voleva dire che
dopo un paio d’ore passate insieme, Rein si trovava con il pomeriggio libero. Aveva
passato un paio d’ore con la giovane principessa, e avevano iniziato a parlare
di regole che come principessa doveva seguire, ma poi erano state interrotte
dall’arrivo della cameriera personale della principessina che l’era venuta a
prendere per la sua lezione di danza. E così Rein, libera, aveva deciso di
dedicarsi ad un passatempo che adorava, la lettura. Aveva preso un libro dalla
biblioteca e si era seduta sul divano del suo salotto privato, e nel silenzio,
aveva iniziato a sfogliare uno dei primi libri che aveva trovato. Era una
raccolta di vecchie ballate, e senza rendersene conto, aveva passato un’ora,
intenta a leggere e probabilmente ne avrebbe passata un’altra, se Dreamy non l’avesse interrotta, portando il the.
-Vi ho sistemato tutto il necessario sulla balconata,
principessa. È una così bella giornata che è un peccato restare chiusi
all’interno di quattro mura, non le pare?-
Rein si era trovata d’accordo, e si era così accomodata sul
grande balcone della sua camera da letto. I raggi del sole pomeridiano illuminavano
di giallo il marmo bianco, rendendo l’atmosfera calda e accogliente. Rein si
gustò uno dei migliori the della sua vita, mentre continuava a leggere. Nel
palazzo del Sole una cosa del genere le sarebbe stata impossibile da
realizzare. Nel palazzo della Luna, invece, sembrava la cosa più semplice e
naturale per lei godersi del tempo così, in ozio. Probabilmente sarebbe rimasta
sul balcone fino a notte se Dreamy, visibilmente
eccitata, non fosse tornata ad informarla che era arrivato qualcosa, o meglio,
qualcuno, per lei. Rein si apprestò veloce a dirigersi nel suo salotto, dove
trovò ad aspettarla la sarta reale, Chandra, e due
sue assistenti, che tenevano qualcosa di abbastanza voluminoso in mano,
coperto. Quando entrò in sala, le tre donne le fecero un piccolo inchino
-Principessa-
-Miss Chandra… cosa posso fare per
voi? Dovete prendere ancora qualche misura?-
La donna scosse la testa, sorridendole.
-No principessa, niente di tutto ciò. Sono solo venuta
personalmente a portarvi il vostro abito per stasera-
-Abito? Per questa sera?-
La donna annuì
-La regina Moon Maria mi ha chiesto il favore di farvelo
commissionare al più presto, dato l’evento previsto. Così ci siamo messe subito
al lavoro. Ovviamente se avessimo avuto più tempo avremmo potuto realizzare
qualcosa di più complesso, ma, sono certa che con la vostra bellezza anche un
semplice abito vi farà brillare-
Rein le sorrise, visibilmente commossa
-Vi ringrazio per le vostre gentili parole ma ancora non
capisco a cosa…-
Ma la turchina fu costretta a fermarsi, perché le due
assistenti avevano rivelato ciò che stavano trasportando. Davanti agli occhi di
Rein si materializzò uno dei più begli abiti che avesse mai visto. Era di base
di un tenue colore azzurro pastello, di taglio impero, la cui gonna era
composta da strati di tulle che scendevano morbidi. Ma era il corpetto la vera
meraviglia. Sul busto, infatti, erano state applicate delle rose, ricamate con
un tono di colore leggermente più scuro dell’abito. Era semplicemente
meraviglioso
-Vi piace principessa?-
-E’ meraviglioso-
-Volete provarlo?-
Rein annuì, incapace di togliere lo sguardo dal vestito. Le
due assistenti, guidate da Dremy, portarono l’abito
nella camera da letto, e furono presto seguite dalla principessa e da Chandra. L’abito era stato cucito alla perfezione, e non
era necessario fare nessun piccolo ritocco. Rein fissava l’immagine allo
specchio della donna riflessa e quasi stentava a riconoscersi
-Siete veramente meravigliosa, principessa-
Le avevano detto, più di una volta, le donne presenti. Rein
non faceva che passare la mano sul morbido tessuto della gonna
-E’ incredibile pensare che sia tulle e che sia così morbido…-
Aveva detto alla sarta, che si era limitata a sorriderle
-Segreti di una sarta, maestà. Ma provate a camminare. Come
ve lo sentite-
Rein fece qualche piccolo passo, sentendo l’inconfondibile
fruscio della stoffa suonare attorno a lei. Presa da una gioia che non provava
da molto tempo, si lasciò andare ad una piccola giravolta, che fece ruotare la
gonna, allargandola come se fosse una ruota.
-E’ un vestito meraviglioso Chandra.
Credo di non averne mai visto uno così bello-
-E ancora dovete vedere gli altri che vi stiamo confezionando… una settimana e avrete di sicuro uno dei più
belli guardaroba del regno-
-Non ho dubbi su questo-
-Principessa, visto che l’abito è perfetto e non necessita
di modifiche, noi vi lasciamo. Vi auguriamo una buona serata e buon
divertimento per stasera-
-Grazie.. ma a proposito, buon divertimento per cosa?-
Ma Rein non ottenne risposta, perché le tre donne, velocissime,
se ne andarono dalla stanza e presto dai suoi appartamenti. Rein continuò a
fissare l’immagine che lo specchio le stava restituendo, non capacitandosi che
la donna che vedeva fosse proprio lei.
-Siete veramente un incanto principessa. Sono certa che stasera
spezzerete molti cuori-
-Ti ringrazio ma… si può sapere di
cosa state tutti parlando? Cosa c’è questa sera?-
-Non siete stata informata?-
-Direi di no-
Dreamy la fissò, incredula.
-Lo sapevo che quell’idiota di Dwight se ne sarebbe
dimenticato, non ci posso credere. Aveva un semplice, unico compito, e credevo,
illusa, che come guardia se ne ricordasse. È il loro compito ricordarsi degli
ordini, vero? Insomma, doveva avervelo consegnato questa mattina il biglietto,
non ci posso credere. Ma appena lo vedo mi sente e…-
-Dreamy, di cosa stai parlando?
Chi è Dwight ora?-
-Una stupida, pasticciona e smemorata guardia reale che
doveva consegnarvi un invito-
-Quale invito?-
-Alla cena di questa sera-
-Cena?-
-Nulla per cui dobbiate preoccuparvi, altezza. Era una cosa
che era stata programmata già da tempo. Dato che la principessa che doveva
venire qui in qualità di istitutrice avrebbe dovuto passare tre anni nel
palazzo, la regina aveva deciso di organizzare una cena con alcuni giovani
membri della nobiltà per presentarvi-
Rein per poco non si accasciò sul pavimento sentendo quelle
parole.
-Principessa-
Dreamy corse subito da lei,
afferrandola al volo
-Andrà tutto bene altezza. Siete bellissima, questo abito è
meraviglioso e vedrete, dopo che vi avrò sistemato i capelli, nessuno vi potrà
distogliere gli occhi di dosso. E come avete conquistato chiunque ha potuto
ammirarvi in questi giorni, stasera vedrete che sarà lo stesso. Dopotutto cosa
volete che sia affrontare solo una manciata di nobili per cena?-
Rein fissò Dreamy, preoccupata
-E’ proprio questo il problema Dreamy..
sono io che verrò mangiata a cena-
-E allora faremo in modo che quando vi assaggeranno
rimarranno a bocca aperta, perché cosa più buona i loro nobili palati non
avranno mai assaggiato prima-
Rein fissò a bocca aperta la giovane. Mai nessuno, prima
d’ora, le aveva parlato in modo così schietto, soprattutto, mai nessuno della
servitù di un palazzo. Ma la turchina, si ritrovò a sorriderle, immensamente
grata
-Dreamy… sono veramente contenta
di averti al mio fianco, lo sai?-
Shade camminava avanti e indietro nella sua stanza. Si era
totalmente dimenticato di quella stupida cena, e soprattutto, si era
dimenticato quanto fosse scomoda la sua uniforme. Non solo detestava in modo
particolare gli eventi pubblici, aveva un regno da mandare avanti, non aveva
certo tempo da perdere a sopportare le inutili avance delle numerose giovani in
età da marito che speravano di attirare la sua attenzione e di conquistare,
così, il titolo di regina, ma più di ogni altra cosa, odiava dovere indossare
la pomposa uniforme di gala da alto ufficiale. Quanto gli mancava la sua
vecchia divisa gialla… ora si doveva accontentare di
quei stretti, pantaloni blu scuro con la banda gialla di lato, la stretta
camicia bianca e la strettissima giacca, in doppio petto, blu con i polsini
gialli e le mostrine. Ma la cosa che più detestava era la fascia gialla che
dalla spalla destra gli attraversava il petto. Quella fascia, infatti, non ne
voleva sapere di stare ferma al suo posto, e aveva la capacità di arrotolarsi
su se stessa in modi che il principe non si sapeva spiegare. C’erano voluti due
sarti per riuscire fissarla, ma in
questo modo Shade si sentiva terribilmente legato nei movimenti. Odiava quella
divisa. Odiava doverla indossare, e odiava l’idea di perdere una serata in quel
modo. era in quello stato d’animo, quando un leggero bussare alla porta lo fece
voltare
-Che volete?-
Un cameriere fece capolino dalla porta, lo sguardo basso.
-Scusate il disturbo altezza ma, c’è il signor Rube che
chiede di voi-
-Chi?-
-Il gioielliere maestà-
-Cosa vuole da me?-
-Non me lo ha detto, maestà. Ha solo chiesto di potervi
vedere-
Shade sbuffò, e si precipitò fuori dalla sua stanza, nel suo
salotto privato. Mastro Rube era in piedi, che aspettava, una scatola in mano.
Quando vide Shade si inchinò
-Altezza reale-
-Cosa posso fare per voi?-
Mastro Rube alzò leggermente la scatola che teneva in mano
-Sono certo di non avere ordinato dei gioielli-
-Non sono per voi, maestà. Sono per la principessa-
-Allora avete sbagliato porta. Milky sarà sicuramente
entusiasta all’idea di riceverli direttamente da voi-
Mastro Rube si schiarì leggermente la voce, un po’
imbarazzato
-Sono per l’altra principessa, maestà-
Shade si bloccò sul posto, interdetto.
-Per Rein?-
-Precisamente-
-Avete comunque sbagliato stanza io…-
-Ho tentato, maestà. Ma la principessa non poteva ricevermi,
almeno così mi è stato riferito. Si sta preparando per la serata. Ma temo
proprio che la principessa avrà bisogno di ciò che ho qui in questa scatola per
la serata-
-Vi chiamo subito la sua cameriera personale allora e…-
-Lei è con la principessa-
-Se è con lei allora..-
-La principessa non può essere disturbata, e la sua
cameriera nemmeno dato che si sta occupando della principessa-
-Mia madre allora…-
-Mi è stato detto che non si era sentita molto bene nel
pomeriggio, e dato che stasera dovrà comunque presenziare all’evento, mi hanno
chiesto di non disturbarla. Quindi, sono desolato ma…-
-Rimanevo solo io-
L’uomo si limitò ad annuire.
-Datemi allora ciò che portate, provvederò a farlo
consegnare alla principessa-
-Veramente maestà…-
-Che cosa c’è?-
-Dovreste essere voi a consegnarlo di persona alla
principessa-
-Che cosa?-
-Vogliate perdonarmi principe ma…
sono gioielli che non affiderei alla prima guardia che passa-
-Sta per caso insinuando che nel mio castello le guardie
rubano?-
-No maestà, assolutamente no, ma… il
protocollo-
-Protocollo?-
-La principessa è un membro di una famiglia reale e quando
vengono portati dei gioielli per lei o…-
-…O li porta il mastro gioiellerie
o un membro della famiglia reale-
Si ricordò improvvisamente Shade, risvegliando alla memoria
il cerimoniale di corte e le sue mille regole.
-Precisamente altezza-
Shade sospirò, di nuovo, poi si avvicinò all’uomo e gli
prese il pacco dalle mani
-Me ne occuperò io subito personalmente-
-Vi ringrazio altezza-
L’uomo sembrò sul punto di andarsene, ma poi rimase fermo.
Shade alzò un sopracciglio e lo osservò
-C’è dell’altro che posso fare per voi?-
-Veramente maestà… sono stato
convocato solo ieri a palazzo, e vostra madre ha chiesto che compissi
praticamente un miracolo per la giovane principessa. Non che non ne fossi
all’altezza, ma come potrete immaginare ho dovuto lavorare tutta la notte e
utilizzare pietre che mi erano state commissionate da altri-
Shade osservò, in silenzio, aspettando delle parole che già
immaginava
-Temo, maestà, che per questa occasione speciale, il prezzo
pattuito sarà leggermente più caro-
Shade fissò l’uomo e già si immaginò la faccia del pomposo
ministro del tesoro e le sue urla nell’apprendere la notizia. Non solo doveva
sorbirsi una cena di gala, ma avrebbe anche avuto da ridire con il ministro
-Almeno ne varrà la pena?-
-Come mi scusi?-
Shade indicò la scatola contenente i preziosi
-L’enorme dispendio delle casse del tesoro varrà la spesa?-
Mastro Rube raddrizzò la sua schiena, serio in volto
-Mai qualcuno ha avuto da ridire sul mio lavoro. Sono
assolutamente certo che il risultato finale soddisferà chiunque poserà gli
occhi sulla principessa-
Shade, si ritrovò ad annuire
-Perfetto. Almeno avrò questa carta da giocarmi con il
ministro. Me lo assicurate, vero?-
L’uomo annuì, convinto
-Ve lo assicuro, maestà. Anche se, se posso permettermi…-
Shade fece cenno di potere continuare
-La principessa non ha bisogno di troppo per brillare. La
sua bellezza va solo incorniciata per farla esaltare. Vedrete che questa sera,
la gemma più bella, sarà lei stessa-
E detto questo, l’uomo si inchinò e se ne andò, senza
lasciare al principe il modo di contro ribattere.
Rein, quel pomeriggio, era stata sottoposta a un bagno caldo
e ad un trattamento di bellezza per il corpo e per il viso
-Non che ne abbiate bisogno, altezza, ma dato gli eventi
passati, il vostro viso ha un po’ bisogno di distendersi-
Le erano stati lavati i capelli, che poi erano stati
asciugati e acconciati, le avevano leggermente truccato il viso e infine era
stata rivestita di nuovo, con il meraviglioso abito azzurro. Mentre si fissava
allo specchio, la turchina vide per la prima volta una vera principessa.
-Siete incantevole… peccato che
non abbiate dei gioielli, altezza. Così sareste perfetta-
-Anche se li avessi portati con me, non credo avrei avuto
qualcosa da potere abbinare con questo meraviglioso vestito. La mia tiara non
può certo essere all’altezza di un abito da sera come questo-
-Rimane comunque un peccato…-
Disse la sua cameriera, mentre osservava con aria triste la
semplice coroncina di Rein, appoggiata alla mensola del camino. Persino Rein si
ritrovò ad annuire, ma prima di potere ribattere, un bussare alla porta,
insistente, fece voltare le due giovani
-Ero stata chiara! Ho detto che nessuno doveva disturbarla
prima dell’ora stabilita. Una principessa ha bisogno di tempo…
Chi mai può essere?-
Dreamy si avviò veloce verso la
porta dell’appartamento, pronta per dirne quattro a chiunque fosse ad
attenderla dall’altro lato. Aprì la porta velocemente, e si ritrovò a guardare
una giovane guardia, mortificata, che la osservava.
-Dwight, cosa ci fai qui?-
Il giovane la fissò indeciso
-Io…-
-Non importa, non ho tempo da perdere con te ora. Si può
sapere cos’era tutto quel bussare alla porta? Mi sembrava di essere stata
chiara, con chiunque nel palazzo, ma evidentemente con te devo essere più
specifica. Cosa vuol dire, secondo te, non disturbare? So che non eri una cime
alle lezioni di Miss Dendy quando eravamo bambini, ma
questo non è difficile, vero? Allora si può sapere perché hai bussato?-
-Perché sono stato io ad ordinarglielo-
Dreamy rimase immediatamente
immobile, pietrificata, riconoscendo all’istante quella voce. Si voltò
leggermente e si ritrovò a fissare, niente meno, che il suo principe
-Altezza-
-Perdonami l’interruzione, e perdonami se sono stato
costretto a disubbidire ai tuoi ordini e a far sorbire a questo giovane una
ramanzina degna di nota, lo devo ammettere. Ma temo di non avere avuto altra scelta-
Dreamy rimase ferma immobile,
sempre pietrificata.
-Devo consegnare una cosa a Rein-
La giovane continuava a non rispondere e a rimanere immobile
-Le serve per questa sera-
Continuò il principe.
-Come?-
Fu tutto quello che riuscì a dire la giovane.
Shade sollevò il pacco che teneva in mano e lo mise
direttamente nelle mani della giovane
-Dai questo a Rein, lei capirà e saprà cosa fare. E dille
che tra mezz’ora ripasserò, va bene?-
Dreamy passò lo sguardo dal pacco
che teneva in mano, al principe a Dwight e di nuovo al pacco.
-Dreamy, hai capito cosa ti ho
detto?-
Sentendo il suo nome, la ragazza fu come riscossa
-Mezz’ora, certo, ho capito
altezza. Riferirò-
-Bene-
Senza dire altro, Shade si voltò e si riavviò verso le sue
stanze. Quando l’uomo fu fuori dalla vista, Dreamy si
voltò verso Dwight, incredula
-Era veramente il principe?-
Dwight annuì
-Ho appena fatto una figuraccia davanti a lui, vero?-
Secondo assenso
Dreamy alzò gli occhi al cielo, e sbattè un piede contro il pavimento, frustrata.
-Me la pagherai Dwight-
E detto questo, sparì nell’appartamento. Il giovane si
ritrovò a guardare la porta chiusa, prima di portarsi una mano alla testa,
confuso
-Cosa ho fatto di male io ora?-
Quando Dreamy tornò dentro
l’appartamento, si ritrovò a fissare la principessa. Subito Rein si rece conto
che qualcosa non andava
-Cosa è successo?-
-Ho appena fatto una figuraccia con sua altezza reale il
principe-
-Shade era qui?-
Dreamy annuì
-Cosa voleva?-
Chiese con troppa velocità Rein, ma Dreamy,
ancora sotto shock non se ne accorse
-Ha portato questo per voi-
Disse semplicemente, mostrando il pacco che teneva ancora in
mano. Senza esitare Rein prese il pacco e lo posò sul tavolo. Rimase un secondo
ferma ad osservarlo, poi lentamente lo aprì. Le due rimasero entrambe meravigliate
da quello che videro all’interno.
-Sono splendidi…-
Rein si ritrovò ad annuire.
-Sembra quasi che il principe abbia ascoltato quello che ci
siamo dette prima-
Rein annuì ancora
-Ora si che sarete veramente stupenda-
La turchina annuì ancora
-Così tutti capiranno che siete una vera principessa-
Allo scoccare delle venti, Shade era fermo davanti alla
porta dell’appartamento di Rein. Alle sue spalle Thomas, anche lui in alta
uniforme, attendeva.
-Nervoso?-
-Perché dovrei?-
-Stai solo per scortare una bellissima donna nella fossa dei
leoni…-
-Thomas…-
-E’ la verità. Al piano di sotto si sono concentrate le
peggiori belve che io abbia mai visto. I Dunnel, fratello e sorella, ci sono
entrambi, per non parlare della meravigliosa e adorabile Mitriel Santair, Nova
Dunagain, Bronn Gurganaish e, dulcis in fundo, la pettegola per eccellenza, la
dolce e affabile lady Matanaia-
A sentire quei nomi Shade fu pervaso da un brivido di freddo
-La crème de la crème del tuo regno, principe-
-Non è certo la prima volta che affronta una cosa del
genere-
-Ma è di sicuro la prima con lei come piatto principale
della serata-
-Fidati, lo è già stata altre volte. Siamo abituati a
situazioni del genere-
-Ma non così. Non doveva nemmeno esserci lei, qui, ora, con
te-
-Thomas…-
-Oh, andiamo, lo sai che ho ragione. E quelle belve fiutano
il sangue a tre regni di distanza-
-Thomas-
-Se la mangeranno viva. A pezzetti e in modo lento. La
faranno fuori come un tenero pezzo di carne-
-Volete smetterla tutti quanti di paragonarmi a un piatto di
portata?-
I due uomini, mentre erano intenti a parlare non avevano
sentito la porta alle loro spalle aprirsi e non avevano visto la principessa
uscire. Quando si voltarono, entrambi rimasero senza parole. Il vestito
scendeva morbido, un meraviglioso tono di azzurro che esaltava il colore
naturale degli occhi della principessa, e le fasciava il corpo mettendo in
evidenza la sua figura, ma senza renderla volgare. Ma quello che risplendeva
era il volto di Rein. i capelli erano stati raccolti attorno ad un meraviglioso
diadema di diamanti, che formavano un motivo floreale che si abbinava al
vestito, e al cui centro spiccava un meraviglioso diamante a forma di goccia.
Il diadema era accompagnato da due orecchini, anch’essi di diamante, a forma di
rosa e infine, un semplice braccialetto d’argento, da cui pendeva un ciondolo,
anch’esso di diamante, a forma di luna.
-Sei bellissima-
Le disse piano, Shade. Thomas rimase a fissarla a bocca
aperta, mentre faceva un impercettibile cenno di assenso con il capo alle
parole del principe. Rein sorrise, mentre un leggero rossore le imporporava le
guance al complimento di Shade
-Grazie… anche tu non sei male-
Shade le sorrise, divertito. Thomas, a quel punto si
riprese, e si ritrovò a incrociare le braccia al petto, alzare gli occhi al
cielo ed esalare un finto sospiro di rassegnazione
-Sempre i complimenti si prende. Quello che serve per fare
aumentare il suo piccolo ego…-
Rein ridacchiò, mentre Shade si voltava verso l’amico
-Non è colpa mia se con me non puoi competere…-
-Mi dispiace deluderti… ma se non fossi principe, mica si
girerebbero le donne a guardarti…-
-E se tu non fossi il mio capo delle guardie, nemmeno
noterebbero la tua esistenza-
-Se tu non fossi principe, non saresti per niente ritenuto
il migliore spadaccino del regno-
-Se tu non fossi il capo delle mie guardie, saresti un
misero conte dimenticato nelle tue sperdute tenute-
-Se tu non fossi un principe…-
-Se tu non fossi il capo delle mie guardie…-
-Se voi due non la smettete subito di comportarvi come due
bambini di cinque anni arriveremo in ritardo… ed io detesto arrivare in
ritardo-
Shade e Thomas si voltarono imbarazzati verso Rein. La
principessa, divertita dalle loro espressioni imbarazzate, si avvicinò e porse
la mano a entrambi
-Volete fare l’onore di scortarmi nella fossa dei leoni?-
I due le sorrisero. Shade le afferrò la mano, mentre Thomas,
dopo un breve baciamano, s’inchinò
-Vostre altezze, gli ospiti vi attendono-
-E non facciamoli aspettare oltre-
I tre s’incamminarono al piano di sotto, in silenzio. Una
volta arrivati davanti all’enorme portone della sala del trono, la trovarono
chiusa, guardata da due guardie reali, che alla vista del loro capitano, e dei due
principi, si misero sull’attenti e fecero il saluto. Poi, con un movimento
rapido, una guardia si avvicinò alla maniglia, e aprì la porta. Thomas fu il
primo a entrare. Dall’interno della sala, l’improvviso brusio s’interruppe.
Rein sentì la voce di un uomo, il banditore probabilmente, esclamare
-Il conte Thomas d’Orvail, quattordicesimo a portarne il
nome, capitano delle guardie reali del regno della Luna, colonnello
dell’esercito del regno della Luna, tenente colonnello del secondo battaglione
a cavallo-
Rein sentì all’improvviso la tensione salirle in corpo, e
prese a tremare leggermente. Shade, che le teneva ancora la mano, gliela
strinse ancora più forte, poi, avvicinandosi piano al suo volto, le sussurrò
all’orecchio
-Non temere. Lo so, ti guarderanno, giudicheranno, e sono
sicuramente pronti a farti a pezzi. Ma si aspettano una donna indifesa e che si
trova qui per uno stupido scherzo del destino. Invece troveranno una bellissima
principessa, perfettamente a suo agio nel mondo che le appartiene e che, sono
certo, conquisterà tutti i presenti-
-Come fai ad avere così tanta fiducia in me? Hai visto in
che stato ieri…-
-Ti ho visto affrontare una situazione simile. Ti ho vista
affrontare un esame, a cospetto dei saggi del regno, mentre eri sotto shock,
mentre mille occhi ti guardavano sconvolti. E non sei crollata. Ti ho visto con
tua madre, mentre volevi scappare ti ho vista affrontarla e tenerle testa. E ti
ho vista oggi con mia sorella, e a pranzo, sicura di te, sorridente. Cosa vuoi
che sia tutto questo stasera? Solo nobili-
Rein sprofondò negli occhi scuri del principe, rassicurata
dalle sue parole.
-Sarai al mio fianco?-
-Sempre-
La principessa annuì, mentre tornava a volgere la sua
attenzione alla porta.
-E andiamo allora. Te l’ho detto che odio arrivare in
ritardo, vero?-
Shade ridacchiò
-Sai qual è il bello di essere un reale? Che sono sempre gli
altri ad essere in anticipo-
Rein scoppiò a ridere, seguita dal principe. Approfittando
di quel momento di distensione, Shade s’incamminò verso la sala, la mano di Rein
ben salda nella sua. Fu così che ancora sorridenti e ridacchianti, i due fecero
il loro ingresso, mentre la voce potente del banditore li annunciava
-Il principe Shade del regno della Luna, erede al trono,
primo del suo nome, capo del gabinetto reale e generale dell’esercito del regno
assieme alla principessa Rein del regno del Sole, principessa istitutrice della
giovane altezza reale, la principessa Milky del regno della Luna-
Tutti i presenti osservarono la coppia, che era rimasta
ferma, sulla porta. il suono all’interno della sala era stato come azzerato.
Solo il banditore sembrava dotato, ancora, della facoltà di emettere suoni.
-Altezze reali, in nome dei nobili qui presenti e di tutto
il palazzo della Luna, vi diamo il nostro benvenuto-
A quelle parole, tutti i presenti s’inchinarono, tranne la
regina Moon Maria, che era rimasta in piedi, davanti al trono, in attesa della
coppia. E in quel mare di teste chinate, la giovane coppia reale s’incamminò
verso il trono, verso la regina, per renderle omaggio.
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Ciao a tutti!
Si, non è un miraggio, non è una apparizione, ma forse è un
vero miracolo! Sono riuscita ad aggiornare!!! Ho fatto solo passare quasi un
anno… ma meglio tardi che mai, no?
E mentre spero che non siate pronti a linciarmi, vorrei
ringraziare “mamma mia”, “_Insane_”, “Altramentum”, “Kajika”,
“Cate_bluemoon” e “Lilmoon” per avermi lasciato un
messaggio di incoraggiamento, e tutti colori che hanno pazientemente aspettato!
Non potete capire quanto io sia meravigliata, tutte le volte, nel vedere quanti
sono passati a leggere questa storia, e quanto affetto mi sia arrivato da tutti
voi. Grazie, come sempre, per avere avuto fiducia nella storia e anche in me.
Io come sempre vi aspetto al prossimo capitolo, anche
perché, fidatevi, non solo entreranno in scena dei nuovi personaggi che non
vedo l’ora di farvi conoscere, ma ci saranno tante cose che succederanno… forse
anche la scena di un ballo, ma di più non posso proprio dirvi.
Alla prossima, e questa volta non farò passare un anno,
giuro.
Un bacione, dalla vostra
Juls